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Full text of "Bullettino"

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Library of the Museum 


OF 


"COMPARATIVE ZOOLOGY, 
| AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS. 


Founded bp private subscription, in 1861. 


| ISIS" 


Deposited by ALEX. AGASSIZ. 


3 No. AGD, do 
VARA DL, 
SAI SIBE— ÎSug 24 1850 


BEbLEE EhINO 


DELLA 


SOCIETA MALACOLOGICA ITALIANA 


BULLETTINO 


SOCIETÀ MALACOLOGICA 


ITALIANA 


VOLUME XI. 


1885 


SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 


Sull’ Helix homoleuca 


bee ETTPORAER CROATO 


La stampa periodica di scienze naturali in generale e 
della zoologia in specie ha preso ormai tali dimensioni per 
cui azzardo di dire, che come presentemente predominano 
nelle biblioteche i libri di teologia, di storia, di belle let- 
tere, così, se prendiamo in considerazione l'immenso mate- 
riale — voglio dire cioè le centinaia di migliaia di specie 
animali — che gli zoologi sono chiamati a studiare dal lato 
dell’ embriologia, dell’ istologia ed anatomia, della morfolo- 
gia e tassonomia ec., le opere zoologiche prenderanno in 
avvenire il primo posto non solo per importanza scientifica, 
ma anche per il loro numero. -- Specialmente in Germania 
quasi ogni professore universitario di zoologia pubblica un 
periodico dedicato ad una delle tante discipline zoologiche. 
Tale abbondanza non può essere che utile, tanto più che 
alle scienze zoologiche in particolare è riserbato il compito 
di sciogliere i più grandi problemi dell’ umanità pensante 
sull’ origine dell’ uomo, sulla sua destinazione e sul suo fine. 
Problemi, i quali occuparono le menti dei filosofi di tutti i 
tempi, di tutti i popoli. 

Ma a che poi tutto questo preambolo? Egli si è perchè 
appunto in prospettiva di questo progresso della letteratura 
zoologica, la quale vediamo già oggi ingigantire crescendo 
in progressione geometrica, non posso fare a meno di de- 
plorare il mal uso invalso negli ultimi anni fra naturalisti 
di scrivere note e noterelle, articoli ed articolelti di una, 


RIGO 


due o poco più e perfino di mezza pagina di stampa. Sic- 
come poi d’ altronde questo enorme numero di lavori, dirò 
microscopici, dovranno pure venire compresi nelle BIBLIO- 
GRAFIE SPECIALI dell'avvenire, queste diverranno una conge- 
rie indigesta. Il numero degli articoli di qualche mole è e 
diverrà sempre più grande; ma ove arriveremo poi con 
questo sminuzzamento della letteratura? Per una futura 
Bibliotheca zoologica come guella del Carus ed Engelmann, 
per una futura Bibliotheca entomologica come si è quella 
modello del Hagen, non basteranno più 2, ma 20 volumi. 
Per un futuro Catalogue of scientific papers non baste- 
ranno più 8, ma forse più di 60 volumi e, ciò che è peggio, 
il numero enorme di articoletti farà sì che ci perderemo in 
chiarezza. 

Finalmente chi procurerà allo specialista questa serie 
infinita di frammenti sparsi in centinaia di periodici e nelle 
innumerevoli pubblicazioni e società più o meno scientifiche, 
che pullulano come i funghi ? 

Ecco il perchè, se ancor io, nello stesso tempo che credo 
necessario dichiararmi avversario d’ ogni sminuzzamento 
della letteratura, pure azzardo di farmi innanzi con una 
nota di poco momento. Ma si tratta, come direbbe Crosse, 
di « un mollusque bien maltraité », si tratta di schivare 
ulteriori confusioni; si tratta cioè di stabilire la sinonimia 
di un’ elice croata, la quale ebbe la ventura di venire sco- 
perta ben tre volte nel breve corso di un decennio, e temo 
che, se non vi pongo riparo, seguiranno nuovi scopritori. 

Questa si è adunque una ZMelix, che io chiamerò tosto 
H. homoleuca, specie esclusiva al littorale croato. 

Come l’ ho già detto nel mio catalogo dei molluschi 
croati, Erjavec non solo raccolse la H. homoleuca a Popina 
e sul monte Vratnik presso.Senj (Segna); ma si fu anche 
quello, che mi fece attento, circa 15 anni fa, essere questa 
ben differente dalla H. candicans od obvia e simili. Poscia 
trovai nella collezione Sabljar altri esemplari della stessa 


LS 


specie determinati come H. homoleuca PaRrREyss. Pfeiffer 
ha ricevuto degli esemplari da Parreyss, il quale ultimo la 
nominò H. gyroides; ma senza punto descriverla secondo il 
noto suo costume. Pfeiffer l’ha descritta nel suo periodico 
malacologico e tosto osservò, che la MH. gyroides e quella 
da me ammessa nell’ elenco croato come H. homoleuca po- 
trebbero essere identiche, ed adduce a motivo del non averle 
unite la circostanza, che non gli era ben chiaro cioè, ciò 
che io intendeva nel mio catalogo sotto il nome di ZH. obvia 
BreLz. Tardi arriva ormai la mia spiegazione al celebre 
elicologo tedesco, pure devo qui darla, sebbene credeva di 
essermi spiegato abbastanza chiaramente. Io intesi cioè di 
dire: non sono certo quale si sia la vera H. obvia, dappoi- 
chè diversi autori sotto il nome di odvia hanno inteso forme 
diverse fra loro e dichiaro che la specie croata — e pre- 
cisamente quella della città di Zagreb (Zagabria) — è iden- 
tica alla specie della Transilvania descritta da Bielz sotto 
questo nome, per cui, sperando di scansare un maleinteso, 
non ho voluto citare altri che Bielz quale autore. 

Pfeiffer fu poì primo a darne una figura nelle sue Novi- 
tates conchologica, della quale nulla posso dire, mancando 
quest’ opera alla nostra biblioteca. Lo stesso citò nel VII. 
volume della sua grande opera sull’ elici, sebbene dubita- 
tivamente, la H. homoleuca SABLIJAR fra i sinonimi della 
H. gyroides. Lo stesso troviamo ripetuto nel Nomenclator 
Heliceorum viventium di Pfeiffer e Clessin. 

Quando Stossich nel 1880 viaggiò la Croazia ed ebbe a 
compagno Hirc, raccolsero questa specie a Kraljevica (Porto 
Re). Stossich credendola nuova la nominò Xerophila libur- 
nica e Hirc, al quale ciò non poteva essere ignoto, la ri- 
battezzò per la terza volta chiamandola Helix Vukotinovici. 
Stossich la disse affine alla vestalis, e siccome Hirc parla 
pure della sua somiglianza con quest ultima, ho tanto più 
motivo di credere, che a Hire non era ignota la determi- 
nazione dello Stossich.. 


Seen 


Kobelt nella seconda edizione del suo catalogo elencò 
naturalmente ambedue le pretese specie, la MH. homoleuca 
Sabljar cioè e la H. gyroides. Non conoscendo peraltro nè 
luna nè l’altra in natura ed avendo ricevuto esemplari 
della specie, la descrisse e figurò nella continuazione della 
Iconografia del Rossmàssler, sotto il nome col quale Hire 
venne inutilmente a sopraccaricare la sinonimia. 

Stabilita così la sinonimia, resta ora a decidere quale 
dei nomi è da adottarsi per questa specie. Le denominazioni 
del Prof. Stossich, come quella dell’ Hire sono senz’ altro da 
eliminarsi. Ci resta adunque da scegliere fra i nomi Romo- 
leuca e gyroides, ì quali per un caso nou punto raro ven- 
gono attribuiti ambedue al famoso Parreyss. — Questi in 
epoca lontana ha ricevuto assai probabilmente esemplari di 
questa specie costantemente candida e l’ha chiamata H. ho- 
inoleuca. La mia supposizione si fonda sul fatto che, come 
l’ho detto, nella collezione Sabljar, la quale conservasi nel 
Museo Nazionale Croato, trovai questa specie determinata 
come H. homoleuca PARREYss. È certo poi, che Parreyss 
in epoca posteriore spedì ai suoi corrispondenti sotto lo 
stesso nome di /7. homoleuca esemplari della mutazione 0 
varietà candida della H. candicans ed obvia, perchè ce lo 
attestano Pfeiffer, Clessin e tutti quelli che relegarono que- 
sta seconda H. homoleuca del Parreyss fra i sinonimi della 
H. candicans. Finalmente sempre lo stesso Parreyss negli 
ultimi anni di vita ha nuovamente ricevuto esemplari di 
questa nostra specie e la nominò H. gyroides. Può darsi 
maggiore confusione? Dunque da bella prima l avrebbe 
chiamata H. Romoleuca, poi andò vendendo sotto questo 
nome esemplari bianchi della A. candicans, o simili forme, 
finalmente la chiamò ZH. gyroides. Per farla finita sono di 
opinione, che il nome ZL. homoleuca è quello che si dovrà 
generalmente adottare; primieramente perchè si è il primo 
pubblicato, secondariamente perchè questo si è assai carat- 
teristico — questa specie è cioè sempre candida, con molti 


LT 


punti jalini, semidiafani, e mai fasciata — in terzo luogo 
perchè tutti i nomi in ofdes sono sempre da eliminarsi come 
barbarismi, ove ci è possibilità di farlo, come ne è questo 
il caso. Devo poi aggiungere, che siccome la paternità del 
primo nome del Parreyss non è scevra di dubbio, siccome 
sotto lo stesso nome Parreyss confuse altre specie, così 
devesi ritenere quale autore di questa specie esclusivamente 
croata Sabliar, sebbene non abbia in mente di farlo; ma 
Sabljar fu quello che l’ ha scoperta e distinta dalle altre. 
Questo procedere è giusto e lo richiede quel sentimento di 
pietà, che ci deve legare alla memoria del primo beneme- 
ritissimo malacologo croato di onestà e carattere integer- 
rimo in confronto allo speculatore senza coscienza ed autore 
di tante confusioni ('). La sinonimia di questa specie inte- 
ressante appunto perchè endemica ed esclusiva al littorale 
croato è la seguente: 


Helix (Xerophila) homoleuca Sabljar. 


1870 HELIX HOMOLEUCA Sabljar (an Parreyss) in Brus. 
Contrib. Malacol. Croatie 27. 


RISTORO GYROIDES Parr. in Pfeiff. Malacozool. Blat- 
90 SI 

IS70 < « Pfeiff. Monogr. Helic. viv. VIL 
25010 

Tsi i « « Clessin Nomencl. Hel. viv. 152. 

Magione << « Pfeiff. Novit. Conch. IV. fasc. 36, 


POR: 


1 (') Questa è già la terza volta, che sono costretto a ricordare il pro- 

cedere del Parreyss, come l’ hanno fatto Kiister; Strobel, Martens, We- 
sterlund e Blanc (Vedi il mio lavoro: « Die Neritodonta Dalmatiens und 
Slavoniens nebst allerlei malakologischen Bemerkungen » nel « Jahr- 
buch der Deutschen Malakozoologischen Gesellschaft. XI. Jahrg. 1884. 
pag. 114(98)). Anche Clessin ne fece parola —l’ho rilevato appena dopo 
la pubblicazione dell’ or citato lavoro — in una delle monografie del 
grande « Conchylien-Cabinet », che non sono in caso di indicare più da 
vicino per essere in vacanze lontano dalla capitale. 

‘’ 


SI 


1880 XEROPHILA LIBURNICA Stossich in Boll. Società Adriat. 


V. 335. 


1880 HEeLIx VugxoTINOvIcI Hire. in Verauhd. zool.-bot. Ge- 


1881 


1831 
1883 


sell. XXX. 524. 

« —HOMOLEUCA Kobelt Catal. Europ. Binnencon. 
ZICCATITI A. 

« —GYROIDES Koei, LG. 

« — Vukgorinovici Kobelt in Rossm. Iconograph. 
Neue Folge I. 46, T. 17, f. 159. 


Botinec presso Zagreb (Zagabria) 
1 Settembre 1884. 


S. BRUSINA, 


DESCRIZIONE 
di una forma nuova di MARGINELLA 
ED 
alcune osservazioni sull'uso dei vecaboli MUTAZIONE e VARIETÀ 


Nota di L. FORESTI 


Margineila Fornasinii Foresti. 


Testa ovato-elongata, lucida; longitudinaliter subtiliter 
plicata. Anfractus quinque parum converi, postice laeviter 
depressi et prope suturam striati; ultimus */, totius longi- 
tudinis sub-aequans, antice attenuatus. Apertura elongata, 
angusta; labro....?; columella plicis quatuor cincta; su- 
prema horizzontalis, ceterae obliquae. 


Lungh. 15 mm. — Largh. 5 '/, mm. 


(1) 
Conchiglia ovale allungata, lucente, un poco rigonfia 
nella porzione superiore dell'ultimo anfratto e regolarmente 


(‘) Le figure sono il doppio dell’ originale: e nel disegno sono state 
un, poco troppo esagerate le costicine longitudinali degli anfratti. 


mer a 


acuminata. Si compone di cinque anfratti leggermente con- 
vessi ed un poco depressi presso la sutura; la spira è abba- 
stanza lunga ed ottusa alla estremità. Una sutura sottile e 
poco profonda separa gli anfratti i quali posteriormente pre- 
sentano una stria abbastanza visibile che come un picco- 
lissimo solco li circonda; spesso questa stria è accompa- 
gnata da altre due molto più sottili e superficiali e sola- 
mente visibili coll’ aiuto della lente. L'ultimo anfratto forma 
quasi i tre quarti della lunghezza totale della conchiglia, 
misurando esso solo 11 mill; è superiormente rigonfio e 
scende poscia regolarmente restringendosi fino alla base. 
Tutta quanta la conchiglia presenta delle sottilissime pieghe 
longitudinali che sotto la lente si mostrano coine delle co- 
sticine piuttosto ottuse, numerose, disuguali, un poco obli- 
que e leggermente curve. L'apertura, stando alla grossezza 
dei resti della marna indurita che ne ha formato il modello 
esterno, sembra alquanto ristretta ed allungata; quanto al 
labbro esterno nulla posso dire, mancando in tutti i pochi 
esemplari raccolti. La columella è quasi diritta, ornata di 
quattro pieghe robuste di cui la prima posteriore è perfet- 
tamente orizzontale, le altre oblique ma di una obliquità 
crescente andando verso la base; l’ultima, limita interna- 
mente i! canale che è piuttosto largo, non molto lungo e 
profondo. 

Dei quattro esemplari che tengo nella ‘mia collezione, 
tre si presentano perfettamente identici fra loro per la forma 
generale della conchiglia, per la forma ed il numero degli 
anfratti, per il numero e disposizione delle pieghe columel- 
lari ecc., ma tutti si mostrano diversi per dimensioni; il 
quarto poi mentre per i caratteri principali suaccennati si 
mostra conforme agli altri, presenta poi l’ultimo anfratto 
più corto e più gonfio. 

Questa forma di conchiglia che per la spira elevata, per 
la disposizione delle sue quattro pieghe columellari farebbe 
parte del sotto-genere Gladella di Swainson fu raccolta nel 


1876 dal D.° Carlo Fornasini nelle marne bianche di S. Luca 

| presso Bologna, marne spettanti al miocene medio. Ha mol- 
tissima somiglianza colla Marginella ventricosa Cossmann 
raccolta nel calcare grossolano medio di Villier nel bacino 
di Parigi ('); ma ne diversifica poi per essere di dimensioni 
maggiori, di forma più svelta, per avere l'ultimo anfratto 
meno gonfio e più lungo e per presentare quella stria che 
percorre parallela alla sutura, non che le piccolissime pie- 
ghe longitudinali. — 

Probabilmente la grande somiglianza di queste due forme 
che si presentano in due piani geologici molto distanti cro- 
nologicamente fra loro, sarebbe un esempio di una così detta 
modificazione successiva, e perciò dovrebbe prendere il nome 
di mutazione, a seconda di quanto si è tentato stabilire al 
Congresso geologico di Bologna 1881. Ma essendo nella mag- 
gior parte dei casi ben difficile il precisare la distinzione 
fra una mutazione ed una varietà cioè una modificazio- 
ne contemporanea, io credo non si possa dare un valore 
tanto importante, come si vorrebbe da alcuni a questi 
vocaboli. 

A me sembra, che ben conoscendo per una lunga serie 
di individui i graduati passaggi che legano una forma ad 
un’altra, siano i due estremi in piani geologici cronologi- 
camente diversi, tenuto calcolo delle cause probabili o bene 
accertate per cui una di queste forme in un periodo di tempo 
più o meno lungo ha dovuto modificarsi, debbasi esclusiva- 
mente adoprare il vocabolo varietà già da lunghissimo tempo 
adottato dai naturalisti. Quando poi un lungo periodo è tra- 
scorso, per cui una data forma si è modificata in modo tale 
da non potersi ben distinguere i vincoli che alla forma ti- 
pica la legavano, sebbene nel complesso lasci intravedere 
la loro analogia, abbiasi in allora questa modificazione a 


( Cossmann — Descript. d'esp. nouv. du bassin de Paris (suite). 


Journ. Conchyl. Paris ser. 3.* XXII, 1882, p. 279, pl. XIII, f. 6, 
. 


PREPE (v: SS 
considerare come una forma nuova, non nello stretto senso 
della parola, ma in un senso convenzionale. 

Giustamente osserva il Fontannes (') come adoperando 
il vocabolo mutazione a seconda del valore attribuitogli oggi 
dai naturalisti spesso possansi avere degli anacronismi nella 
nomenclatura che non possono generare altro che dannose 
confusioni, dovendo spesse volte considerare come muta- 
zione una forma che era già prima comparsa; esso perciò 
avrebbe proposto fino dal 1882 (?) 1 vocaboli mutazione 
ascendente e discendente a seconda che avesse preceduto 
o succeduto la fase di massimo sviluppo della forma tipica, 
che sarebbe quella prima descritta e figurata. Ma anche in 
tal modo sebbene scemata, non credo del:tutto tolta la con- 
fusione che facilmente s’ingenererebbe nei naturalisti e per 
l’uso di questo vocabolo non ben definito e per l’ accrescersi 
delle abbreviazioni alla semplice denominazione binominale. 

Trovo anch’ io che il vocabolo varietà presenta esso pure 
alcune delle pecche del vocabolo mutazione; ma siccome 
da lunghissimo tempo si conosce il valore che gli si attri- 
buisce dai naturalisti, credo per ora debba questo ad altro 
preferirsi, finchè non si è trovato quanto sia veramente atto 
a precisare senza confusione ciò che si vuole significare re- 
lativamente a quei cambiamenti, a quelle modificazioni che 
spesso osserviamo nelle conchiglie fossili. 

La resistenza di una varietà di una data forma attra- 
verso un lungo periodo di tempo e la estinzione di altre 
varietà della medesima possono benissimo spiegare, come 
osserva il Fontannes queste modificazioni, e perciò anche 
quanto accennavo per la Marginella Fornasinii; per cui 


(') Fontannes F. — Sur une des causes de la variation dans le temps 
des faunes malacologiques è propos de la filiation des Pecten restituten- 
sis et latissimus. — Ball. Soc. géol. de France Paris ser. 8.* XII, 1884, 
p. 397. 

(*) Zontannes F. Nouvelles observations sur les terrains tertiaires et 
quarternaires de l’Isère, de la Dròme et de l’Ardèche, 1882, p. 17. 


i ire 


quand’anche non si volesse questa considerare come una 
forma nuova, ma invece come una mutazione della forma 
eocenica del Cossmann, in allora non sarebbe la M. ventricosa 
che poco per volta è diventata la M. Fornasinii per effetto 
di cangiamenti graduali nelle condizioni esterne, ma in- 
vece una forma affine alla forma eocenica od una varietà 
di essa che meglio organizzata ha saputo adattarsi ai nuovi 
mezzi, sopportando le vicissitudini della migrazione e sor- 
vivendo all’ estinzione del tipo. 

Per concludere, credo meglio citare le parole testuali 
del Fontannes riguardanti il vocabolo mutazione. « Il sem- 
« ble ressortir de tout ce qui prècède que la notation de 
« mutation si elle est appelée a rendre quelques services 
« dans des cas spéciaux, ne saurait étre que rarement em- 
« ployée dans des études d’un cadre étendu et pourrait 
« méme, dans des certains circostances engendrer quelque 
« confusion; — 2.° que le mot lui-méme de mutation ne 
« pourrait étre appliqué à toutes les variétés successives que 
« nous observons, ces variétés n'étant parfois que des mo- 
« difications contemporaines du type, isolées dans le temps 
« par des causes diverses (') ». 


(') Fontannes F. — Sur une des causes ecc. (opera citata) p. 363. 
» 


SOPRA TRE ELICI DELLA CROAZIA. 


NOTE D’ AGGIUNTA 
ALL'ARTICOLO SULL'HELPCHFHOMOLEEeA 


Quando durante le scorse vacanze trovandomi in cam- 
pagna scriveva il mio articolo sull' Helix homoleuca ('), lo 
scrissi in base a mie vecchie annotazioni e non avea sotto 
occhio gli esemplari delle varie località e le opere relative 
a detta specie. Pfeiffer e Clessin, sebbene dubitativamente, 
indicarono la H. homoleuca Sabljar, come sinonimo di H. 
gyroides Parr. Per me era d'altronde cosa indubbia che 
H. Vukotinovici non era nulla più che un nuovo ed inu- 
tile nome per la H. Ziburnica. Finalmente il fatto che la 
H. homoleuca, la H. liburnica e la pretesa H. Vukoti- 
novici tutte provenivano dal Littorale Croato, dalla stessa 
fonte avrebbe dovuto provenire anche Ja H. gyroîdes, tosto- 
chè l'avevamo eonsiderata essere identica alla H. homoleuca, 
tutte queste circostanze furono per me ragioni più che suf- 
ficienti per fare di tutto ciò un fascio. Ed ecco come ne 
venne, che da una parte non ho colto nel segno, e dall’ al- 
tra sono nuovamente costretto ad ingombrare la bibliografia 
malacologica con un altro piccolo articolo, io, che mi di- 
chiarai nemico dello sminuzzamento della letteratura z00- 
logica. La mia nota sull’H7. homoleuca riescì adunque in- 


(1) Per esigenze tipografiche l'articolo sull’. Romoleuca è stato pub- 
blicato nel presente fascicolo primo del Volume XI e non nel Vol. X 
come è indicato negli estratti dello stesso. | 


o eo 


completa; ma se non altro ha avuto almeno il merito di 
aver mosso questioni non puranco definite, e come spero, 
coll’aggiunta di queste osservazioni, condurci alla ricogni- 
zione del vero. 

Non appena avea distribuite fra i miei amici e corri- 
spondenti le copie tirate a parte del mio articolo « Sul- 
l Helix homoleuca del Littorale Croato », che tosto il di- 
stintissimo. zoologo tedesco D." Oskar Boettger, ed il mio 
vecchio amico il professore Adolfo Stossich mi scrissero 
dichiarandosi dissenzienti dal mio modo di vedere, soste- 
nendo, che delle quattro specie croate, da me a torto ri- 
dotte ad una sola, due di queste e forse anche tre doveansi 
ritenere quali « specie buone ». Ritornato in città, riesa- 
minati gli esemplari, riveduti gli autori, meno l’opera No- 
vitates Conchologicae, la quale ancor sempre manca alla 
nostra biblioteca, procuratimi esemplari della H. gyroides, 
mi sono ben presto persuaso, che Boettger e Stossich aveano 
ragione e siccome la verità è stata sempre la mia divisa, 
la verità è lo scopo ultimo d’ogni naturalista coscienzioso, 
eccomi pronto a dichiararla. 

Prima di tutto mi sia permesso di far noto, ciò che 
Boettger e Stossich mi hanno scritto in proposito. Il primo 
mì scrisse adunque, che dopo aver attentamente esaminato 
il materiale della sua raccolta, deve dichiarare essere due 
le buone specie. L'una dal Monte Kàapela e dal passo del 
Vratuik presso Segna (in croato Senj), la quale è costan- 
temente candida, nell'interno dell’apertura ha un labbro, 
o cingolo meno forte ed appartiene al gruppo della H. eri- 
cetorum, H. obvia ecc. L’altra specie da Buccarizza (in 
croato Bakarac) e da Porio-rè (in croato Kraljevica) ha il 
labbro riella parte interna dell'apertura notevolmente più 
forte, l'apertura stessa è di colore bruno-rossastro, carat- 
tere quest'ultimo di molto rilievo per la distinzione dei 
gruppi, o sezioni del sottogenere Xerophila, ed appartiene 
probabilmente al gruppo dell’H. profuga, H. striata ecc. 

Bull. della Soc. Mal. It. Vol. XI. 9 


Mea 

Con lettera del 24 Novembre 1884 Boettger facevami attento 
su due autori a me sfuggiti. Finalmente in altra della stessa 
data ebbe la bontà di mandarmi esatta copia non solo del 
testo relativo alla H. gyroides tratta dalle Novitates Con- 
chologicae, ma la ben nota gentilezza dello stesso volle 
aggiungetvi ancora copia delle tre figure date dall’ autore. 
A tutto ciò aggiunse la seguente osservazione, che quì li- 
beramente volto dal tedesco. « Le figure 16-18 della ta- 
vola 117 del IV volume rappresentano una specie di forma 
elevato-conica e fortemente striata, nella quale io non vor- 
rei riconoscere la ZH. homoleuca; anche il cingolo bianco 
nell'interno dell'apertura dell’. Romoleuca non si attaglia 
punto all’H. gyroides. Essendo però ignota la vera patria 
di quest'ultima, perchè nel periodico Malakozoologische 
Blatter sta detto semplicemente « Croatia », devesi collo- 
care provvisoriamente fra le specie dubbie. Ad ogni modo 
attenendosi alle figure dobbiamo ritenerla essere specie ap- 
partenente al gruppo dell’ H. profuga, H. striata ece. e 
non a quello dell’. ericetorum, ove va ascritta l’ H. ho- 
moleuca. Di più ritengo inammissibile l'unione dell’H. li 
burnica alla H. gyroides per la forte striatura di questa 
ultima ». 

Ecco ora la storia dell'H. Vukotinovici tale e quale mi 
viene comunicata dallo Stossich. « Rilevai con mia somma 
sorpresa negli Atti della Società zoologico-botanica di Vienna 
la pubblicazione sopra la fauna dei molluschi del Carso Li- 
burnico, presentata a quella Società il 6 Ottobre 1880 e 
pubblicata nel volume XXX dell’anno 1881. Lo dico con 
mia sorpresa, per la disinvoltura colla quale Hire diede 
alla luce questo suo lavoro, inquantochè vi trovo copiate 
tutte quelle specie da me determinate ed indicate nella mia 
relazione sul Carso Liburnico pubblicato nel Bollettino della 
Società Adriatica di scienze naturali e presentata nelle con- 
ferenze scientifiche di detta società nel Novembre 1879, come 
si scorge dalla relazione del Segretario sull’operosità so- 


Mo 

ciale del detto anno nel volume V pagina HI. Il Sig. Hire 
non poteva ignorare questa mia pubblicazione, della quale 
ricevette una copia, per cui quasi sembrerebbe, che io mi 
fossi permesso di far uso della sua nella mia relazione. Il 
Sig. Hire è un bravo raccoglitore di piante e di conchiglie, 
delle quali ultime da più anni mi faceva delle spedi- 
zioni colla preghiera di determinargliele. Fra le conchiglie 
avute da lui trovai una nuova specie da me denominata 
H. liburnica, ora questa nella sua Fauna è riferita colla 
mia stessa diagnosi quale H. Vukotinovici. Almeno il si- 
gnor Hirc avesse avuto la compiacenza di dare il mio si- 
nonimo! Parecchie volte ebbi da lui questa sua pretesa 
H. Vukotinovici col nome di H. liburnica, e lo provano le 
sue lettere, che io conservo ». La cosa è infatti così, per- 
chè Hire mandò anche all’impagliatore del nostro Museo 
Zoologico E. Vormastini da prima alcuni esemplari come 
H. liburnica Stossich, una seconda volta poi come H. Vuko- 
tinovici. Le cedole originali di pugno del Hirc si conser- 
vano in oggi nella nostra raccolta. 

Con altra lettera del 15 novembre 1884 Stossich mi par= 
tecipa, che nella raccolta dalmata avuta dal Sandri trovò 
lH. homoleuca Parreyss da Pago speditagli ancor nel de- 
cembre 1858, ed in prova di ciò mi mandò poscia anche la 
cedola originale del Sandri. Nella stessa lettera mi fa ac- 
corto d’ un paio di citazioni da me dimenticate e quì tra- 
scrivo ancor dalla stessa i seguenti punti: « La MH. libur- 
nica non trovasi che a Porto-rè e nell'isola di Veglia in 
una bella varietà colorata. Mio figlio perlustrò le vacanze 
scorse tutto il littorale Croato sino a Segna e non rin- 
venne in altre località la H. liburnica; trovò però in copia 
la H. homoleuca a Carlopago ed a Segna ». In lettera del 
27 Novembre 1884 aggiunge: « La H. homoleuca lho tro- 
vata a Fiume sulla strada in vicinanza al cimitero, a Novi, 
a Carlopago in massa, a Pago ed a Segna ». Finalmente 


con lettera. dell’8 del febbraio corrente mi partecipa: « a 
n 


POE 
Carlopago poi Inngo la marina la H. homoleuca è aderente 
a quasi tutte ,le piante, essa è comunissima ». 

Dal sin quì detto chiaramente alunque risulta, che la 
H. homoleuca e la H. liburnica sono due specie somiglianti. 
sì, pure non solo assolutamente distinte ma appartenenti 
anche a due distinti gruppi. Restava ancora a decidere della 
H. gyroiles, ed anche perciò mi vennero in aiuto il D. 0. 
Boettger ed il D. W. Kobelt, il quale ultimo non appena 
richiestone ben tosto mi manlò in comunicazione gli esem- 
plari della sua raccolta. 

Ora mi resta a trattare delle singole specie citando le 
opere, nelle quali ne fu fatto cenno. Spero di non averne 
dimenticata alcuna, e vi aggiungerò tutte le osservazioni 
più o meno interessanti tratte dagli autori, o che risultano 
dal sin quì detto. 

Ai signori D." O. Boettger, D." W. Kobelt ed A. Stossich 
le mie grazie le più sincere pel loro valido appoggio. 


Helix homoleuca Parreyss. 


1846 HrLix Homoreuca = Parreyss in Sandri e Kutschig 
Conchiliologia (La Dalmazia 
foglio letterario economico, II, 
455, n.° 44), pro parte. 

1854 « —OBvia Var. HomoLEUcA Bellotti “Moll. terr. race. 
in Dalm. (Strobel Giornale di 
Malacologia, Il 119, n.° (38), 
pro parte. 

1866 « « « « Kutschig Appendice (Brus. 
Contrib. Fauna Moll. Dalm. 
IO 7169) profpante: 


185660. « —ARENOSA Ziegler in Kutschig loco citato 
DEMO! 


1870 XeRroPHILA HomoLEUca Sabljar (an Parr.?) in Brus. 
Contrib. Malacol. Croat. 27. 


gia 


1871 XreRropHILA HoMmoLEUca Mòollendorf in Nachrichtstbl, 
Deut. Malak. Gesell. III, 28. 

? 1873 HELIX CANDICANS VAR. HOMOLEUCA Paetel. Catal. d. 

I Conch. — Samm. 88. 

1878 = «. HomoLEtcA. Stossich in Bollett. Soc. Adr. 
scien. nat. IV, 20 (16). 


1879 XEROPHILA « Clessin in Nachrichtsbl. Deut. 
Malak. Gesell. XI, 118. 

1880 HELIX « Boettger in Bericht Offenbach. 
Verein Naturk. 105. 

1880. « « Hirc In Verhandl. zool. — bot. 
Gesell. in Wien XXX, 524. 

1881 -« « Kobelt Catal. Europ. Binnencon, 
QSTA Maio: 

1883 XEROPHILA « Stossich in Bollett. Soc. Adr. 
scien. nat. VIII, 134 (3). 

1884-5 HELIX « Brus. in Bull. Soc. Malac. Ital. 


XCNOX(0)fpro parte. 


Hab. CROAZIA MONTANA MERIDIONALE: Monte Kapela 
(Reitter), Otocac (L. v. Heyden), Popina (Erjavec). 

LITTORALE CROATO: Fiume (Stossich), Novi (Stossich, Vor- 
mastini), Segna e Monte Vratuik (Erjavec, Stossich), Lu- 
kovo di Otocac (Sabljar), Carlopago (Stossich). 

DaLmazia: Isola di Pago (Freyer, Kutschig, Sandri, 
Erjavec). 

Questa specie è dunque propria a tutto il littorale Croa- 
to da Fiume a Carlopago (in croato Bag), e da questo si 
diffonde anche sull’altipiano della Croazia meridionale. In 
Dalmazia la troviamo poi soltanto sull’isola di poco disco- 
sta dal continente croato dirimpetto a Carlopago. 

La località di Pago è interessante perciò, che decide 
della denominazione della specie, come lo vedremo’ pas- 
sando in rivista gli autori sopra citati. 


Gli autori dell'articolo nel giornale Za Dalmazia furono 
, 


Ratio 00) 


i primi a citare questa specie, attribuendola a Parreyss, per 
cui con ciò è tolto il dubbio se a Parreyss od a Sabljar 
va annessa la paternità del nome. Gli autori dalmati ebbero 
però il torto di confondere la H. homoleuca SEMPRE CAN- 
DIDA, CON LA VARIETÀ BIANCA E PRIVA DI FASCIE COLORATE 
della H. obvia, H. candicans, H. Ammonis o come furono 
in diverse epoche chiamate le forme di Knin e Sinj. 

Nel catalogo Bellotti fu pure confusa l’H. homoleuca di 
Pago colla specie affine di Knin, Sinj e dell’isola Melada. 

Lo stesso fece Kutschig, il quale confuse la vera MM. ho- 
moleuca di Pago, con specie affine di Obbrovazzo e Vrgorac. 
Nello stesso catalogo della collezione Kutschig da me pub- 
blicato è compresa anche una /. arenosa Ziegler da Pago 
(teste Freyer); ora non v'ha dubbio alcuno, che e per la 
località, e per averla Kutschig collocata fra le IZ. obvia 
ed H. Babiudubii (= H. Ammonis), e poichè la figura 
519, che Rossmaessler diede della H. arenosa Ziegl. della 
Crimea potrebbe benissimo servire anche per la nostra spe- 
cie in discorso, Kutschig, seguendo Freyer, sotto il nome 
di H. arenaria intese certamente la nostra H. homoleuca. 

Dopochè questa specie venne così già da bel principio 
confusa con altre, appena nel 1870 l'ho rimessa in onore 
a merito principale del professore Erjavec, il quale regalò 
al nostro museo esemplari dal M. Vratuik presso Segna e 
di Popina, località quest’ultima, che trovasi nell'estremo 
angolo della Croazia montana meridionale fra la Croazia 
turca e la Dalmazia. Un esemplare poi da Lukovo a mezzo- 
giorno di Segna, da non confondersi con Lukovo a mezzo- 
giorno di Carlopago, conservasi nella raccolta Sabljar del 
Museo Nazionale. 

Mòllendorff nulla aggiunse di nuovo, perchè il suo ca- 
talogo non è che un estratto in lingua tedesca dei miei 
due lavori in lingua croata l’uno ed in francese l’altro sui 
molluschi continentali della Croazia. 

Nel catalogo della raccolta Paetel è compresa anche una 


costone e 


H. candicans Zieg. var. homoleuca Parr. dall’ Ungheria, del 
quale paese possiede anche la specie secondo lui, tipo. È 
assai verosimile, che Paetel possieda questa specie; ma man- 
candomene la prova, la collocai soltanto dubitativamente 
nella sinonimia. | 

Dai brani delle lettere sopra citate dello Stossich sap- 
piamo inoltre che non ne parlò nei due articoli pubblicati nel 
1878 e nel 1883. 

Clessin la cita fra le specie raccolte in Croazia dal D.' L. 
v. Hayden e dicesi disposto a ritenerla per una così detta 
« buona specie ». Osserva molto bene, che è simile alla H. 
bathyomphala Charp. degli Abruzzi e ne rileva le diffe- 
renze. 

Boettger la comprende come Z. homoleuca (Sabljar) 
Brus. nella sua enumerazione dei molluschi raccolti dall’ en- 
tomologo E. Reitter sul M. Kapela, ma pur troppo senza 
dirci in quale precisa località e se sul M. Kapela piccolo, 
o sul grande. Prende poi occasione per dichiarare, che an- 
che lui la ritiene una « buona specie ». 

Hire non ha raccolto la HY. homoleuca, sebbene tanto 
diffusa nel littorale Croato; ma la cita semplicemente in base 
al mio catalogo. 

Conchiuderò poi col constatare, che questa specie non 
fu ancora figurata da alcuno, nè ne fu fatta la diagnosi. 


Helix liburnica Stossich. 


1880 XEROPHILA LIBURNICA Stos. in Bollett. Soc. Adr. scien. 
nat. V, 339.(0). 

1880 HeLIix VugoTtIinovici  Hirc in Verhandl. zool. — botan. 
Gesell. in Wien. XXX, 524. 

1883 « LIBURNICA Westerl. in Jahrb. Deutsch. Ma- 
lakol. Gesell. X, 59. 

1883 « Vurotinovici  Kobelt in Rossm. Iconograph. 
Neue Folge I, 46, T. 17, f. 135, 


oi 


1884-5 HELIX HOMOLEUCA Brus. in Bullett. Soc. . Malac. 
Ital. XI, 9 (5), pro parte. 


Hab. LirroRALE CROATO: Buccarizza (Hirc, Stossich), 
Porto-rè (Stossich). 

IsrRIA: Isola Veglia (Stossich). 

Questa specie è adunque geograficamente molto più 
limitata della precedente, perchè finora non fu trovata, che 
nelle due vicinissime località di Porto-rè e Baccarizza e 
nell'Isola di Veglia (in croato Krk) rimpetto al littorale 
Croato. | 

Se è pur vero che Hirc, come dice, l’ ha raccolta nel 
1878, ciò non toglie che non seppe riconoscerla, se non 
allora che ne fu fatto attento dallo Stossich. 

Westerlund diede una diagnosi latina di questa specie. . 
Della patria dice: « Hab. Italia ad Pontone (Stossich) »; 
quest’ ultimo nome è certamente un errore tipografico per 
Porto-rè, non così il primo. La cittadella o Castello di 
Porto-rè, celebri nella storia croata ed il cui vero nome 
nazionale è Kraljevica è sulle sponde del Littorale Croato 
e non ha mai fatto parte dell’ Italia. 

Kobelt descrisse e figurò questa specie nella continua- 
zione dell’Iconografia del Rossmaessler e non sapendo della 
priorità del nome impostole dallo Stossich, si servì del nome 
posteriore del Hirc. 


Helix gyroides Parreyss. 


1870 HeLIX GyRorpes  Parr. in Pfeiff. Malacol. Blétter 
XVII, 143. 


1873! « « Paetel Catal. Conch. — Samml. 90. 
1876 « « Pfeiff. Monog. Helie. viven. VII, 251. 
SUOI « Westerl. Fauna Europ. Moll. Extra- 


MIEIRrode 00) 
1878 « « Clessin Nomencl. Hel. viven. 1532. 


RR e 
1879 HELIX 6yRoIDES . Pfeiff. Nov. Conch. IV, 42, T. 117, 
f. 16-18. 
ESS « Kobelt Catal. Europ. Binnencon. 
2.° Aufl. 46. 
1884-5 « -HoMOLEUCA Brus. in Bull. Soc. Malac. Ital. XI, 
i 9 (5) pro parte. 


Hab. CROATIA? (Parreyss). 

Gli esemplari gentilmente favoritimi in esame dal D." Ko- 
belt corrispondono benissimo alla descrizione e figure date 
dal Pfeiffer, ed erano accompagnati da cedola di pugno del 
Parreyss, per cui la loro fonte originale è fuori di dubbio. 
L’ ispezione di detti esemplari mi persuase, che la M. gy- 
roides è una terza specie assolutamente differente così 
dalla H. homoleuca, come dalla H. liburnica, la quale pure 
se non è probabile, è però sempre possibile possa appartenere 
alla sezione Trichia del sottogenere \Fruticicola; ma più 
probabilmente ancora alla sezione candidula del sottogenere 
Xerophila. Pfeiffer nel periodico Malakozoologische Blit- 
ter, come nelle Novitates Conchologicae dice, che tenendo 
conto della forma, dei giri e dell'apertura si potrebbe ri- 
tenere la H. gyroides essere una H. hispida calcinata, che 
però facilmente la distingue da quest’ultima la. tessitura 
più solida e l'essere fortemente rugoso-striata. Aggiunge, 
che l'aspetto generale degli esemplari esaminati non sem- 
bra quello di conchiglie calcinate, ma incolore e di Xero- 
phila raccolte in istato di freschezza. Tutto ciò Pfeiffer rie- 
piloga colle seguenti parole nel settimo volume delle sue 
monografie delle elici viventi: Habitus fere H. Hispipa L., 
sed testa solida, ruguloso-striata aspectum Xerophilae re- 
centis potius praebet. Non posso azzardare di contraddire 
questa dichiarazione del celebre elicologo; ma non sono 
alieno dal crederle calcinate. Il caso mi procurò una prova, 
se non indubbia certo di qualche entità. Uno degli esem- 


plari cioè comunicatimi da Kobelt arrivò del tutto frantu- 
. 


LEO 
mato e questo non era rotto così come si usano rompere 
conchiglie fresche; ma arrivò sminuzzato precisamente così, . 
come mille volte mi si sfracellarono fra le dita conchiglie 
più o meno calcinate. Concludo adunque, che questa 4. 
gyroides è sì assolutamente differente dalle altre due spe- 
cie croate, ma non è però impossibile possa essere identica 
ad altra specie già da prima nota e forse non croata. Non 
esiste in nessuna delle nostre raccolte, e chi sa se la pa- 
tria indicata da Parreyss è la vera. 

All’infuori di ciò che sappiamo da Pfeiffer nulla di nuovo 
troviamo nell’ opera del Westerlund, nè nei cataloghi degli 
altri autori citati, ove la specie è riportata soltanto nomi- 
nalmente, per cui questa va ancora annoverata fra le spe- 
cie dubbie. 


Zagabria (Zagreb, Agram) lò5 Febbraio 1885. 


S. BRUSINA. 


CONTINUAZIONE DEGLI STUDI 
SU TALUNE CONCHIGLIE MEDITERRANEE VIVENTI E FOSSILI 


del March. A. De Gregorio 


pubblicati nel Vol, X. 


——- Qt 


Appunti intorno al genere Trophon. 


Quattro sottogeneri. 


Il genere Trophon sta frammezzo ai fusi e ai murici. A 
me pare che il suo carattere precipuo stia nella forma turri- 
colata con giri quasi sempre posteriormente angolati e con 
canale anteriore dritto, e nella speciale ornamentazione con- 
sistente in molteplici varici assiali, lamellose, regolari. Tipo 
è il Tr. magellanicus L. (Enc. méth. t. 419, f. 4). Appar- 
tengono ad esso il fruncatus STR., clathratus L., Gunneri 
Woop, clavatus (‘) SARS (Moll. reg. arct. t. 15), laciniatus (*) 
MART., goniostomus (PARTSH.), HORN., varicosissimus Bon. 
(negli estremi limiti), etc. etc. 

Propongo il sottogenere Pinon per quelli in cui le va- 
rici sono poco sviluppate nella parte anteriore e posteriore 
dei giri, ma molto nel mezzo; sicchè diventano spinose e 
carineformi; mancano di funicoli spirali. Tipo è il vagina- 
tus Phil. Vi riferisco anche il /amellatus Purr., Bredae 


(') Io dubito che questa non sia una vera specie distinta ma una 
forma dipendente dal vaginatus. 

(*) La figura di Wood (Crag. Moll. Supplem. t. 3, f. 1) è molto di- 
versa di quella datane da Middendorff (Malac. Ross. t. 1, f. 8) per la quale 
ultima propongo il nome di Middendorfi. 

mn 


LAI 


(Mrcu.) BeLt., il pagodus Lesson (Chenu Man. p. 138, f. 591), 
il quale ultimo è affatto diverso dal muricatus Mon. e che 
quindi propongo di chiamarsi Hindsi. 

Propongo il sottogenere Chalmon per le specie ornate 
di funicoli spirali e di costolette assiali lamellose, sicchè 
la superficie appare graticolata. Tipo è il muricatus MonT. 
Ascrivo ad esso anche il craticulatus FABRIcIUS, medigla- 
cialis Woop, Billockbiensis Woop, fimbriatus Hrnps, Tor- 
noueri (MavER) BeLL. (fusus), elegantulus PuHir., sculptus 
BELL. (murex), pereger Bruan., cochleatus SPEYER ('). Lo 
squanulatus Brocc. starebbe in questo gruppo tendendo a 
passare al Pinon. i 

Propongo il sottogen. Pirgos per le specie a funicoli 
spirali granulati come il Tr. alveolatus Woob, consociale 
Woop, pustulatus BeLL. e Mica. (fusus) etc. 

Propongo infine il sottogen. Mipus per le specie a scul- 
tura semplice, o per meglio dire con superficie quasi levi- 
gata, e con una forte carena costeforme. Tipo è il giratum 
Hinps (Chenu Manuel f. 589). 


Trophon (Pinon) vaginatus (De Cr. e Jan.) Phil. 


1877 MuRrEx vagINnaTUS Phil. Monterosato Mont. Pell. e Fic. 


prsmeza 
1875 « « « Monterosato Nuova Rivista 
p. 99. 
1832 « « De Cristoforis et Jan. Catal. Re- 
rum Nat. Mus. p. 11, N. 22. 
« « CARINATUS Biv. Bivona Gen. e sp. Moll. p. 27, 
2 


(') Mi pare che la fig. 1 a b (Speyer Casseler tert.) rapportata al 
M. elegantulus, a giudicarne dalle figure è quasi identica alla fig. 4 e 
che rappresenta i primi giri del cocA/eatus SpevER. Io però mi permetto 
anche di dubitare di ciò, e che la f. 1 a b sia una specie distinta (cor- 
dellus De GREG.) cui anche si debba riferire la f. 4 c, 


delgghol 


1886 MUuREX CALCAR Sc. 


Scacchi Conch. Gravina p. 41, 
RO ASI (O 


« Fusus ECHINATUS Sow. Kiener.-Cog. viv. p. 19, t. 2, 


« 


1841 
1843 


1844 
1847 


« 


MUREX VAGINATUS Phil. 


« 


« 


« 


Fusus 


MUREX 


« 


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ALATUS Eich. 


« « 
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(SI « 
« « 
« « 
« « 
« « 


CARINATUS Biv. 


VAGINATUS Phil. 


« « 


nz: 

Philippi Molf. Sic. V. 1, p. 211, 
tar Ar 27: 

Calcara Conch. Altavilla p.58. 

Lamark (Deshayes) An. s. vert. 
V. 9, p. 464. 
hilippi Moll. Sic. V. 2, p. 182. 

Aradas Conch. foss. Gravit. 
peezio: 

Reeve Mon. Gen. Fusus t. 14, 
folk 

DIO bienya Erode Mpa. 

Petit Journ. Conch. V.3, p.190. 

Eichwald Leth. Ross. p. 198, 
borse li 

M. Horn. Moll. Wien. p. 229, 
ia. 

Chenu Man. Conch. p. 139, 
f. 594. 

Seguenza Geol. Mess. p. 29. 

Foresti Cat. Moll. Bologn. p.16. 

Petit Cat. Moll. test. p. 162. 

Coppi Cat. mioc. plioc. Mod. 
poi. 

D'Ancona Mal. Plioc. p. 46, 
Tao TS: 

Monterosato Not. Conch. Med. 
Ped. 

Bellardi I Moll. Piem. e Lig. 
Mel Tpi100. 

Cocconi Parma e Piac. p. 40. 

Seguenza Reggio p. 262. 


SI 


1882 Fusus vacinatus Phil. Boucq. Dautzenberg Doll. Moll. 
Ro0uss:p.O7 0 


E questa una delle più belle specie di gasteropodi del 
nostro postpliocene e delle più caratteristiche. General- 
mente si designa col nome di vaginatus Puin.; in vero la 
priorità sarebbe pel nome di calcar ScaccH., però Phi- 
lippi cita il lavoro di De Cristoforis e Jan che ha la pre- 
cedenza (lavoro che io però non ho potuto ancora avere 
e di cui ho anche stentato per conoscere l’ epoca della pub- 
blicazione). Io perciò propongo di unire le iniziali come ho 
fatto io. Il Trophon Gunneri Wood (Crag. Suppl. p. 27, 
t. 3, f. 18) è molto affine al vaginatus, ne differisce princi- 
palmente pel canale anteriore più breve; ha esso inoltre le 
varici più numerose e meno aculeate. 

Loc. Argille postplioceniche di Ficarazzi; fossile a Pezzo 
(Calabria). Philippi dice che non si trova vivente e che gli 
esemplari, che sono stati pescati, erano stati trasportati dai 
paguri dai depositi postpliocenici delle spiaggie. È però ci- 
tato nell’En. e Sin. del March. Monterosato p. 41 e dai si- 
gnori Dautzenberg et Boucq. (Moll. Rouss. p. 37, t. 6, f. 5 
Fusus). FRA 


Trophon (Trophon) varicosissimus (Bon.) Mich. 


Bonelli Mus. Tor. N. 2211 — 1841 Mich-tti Mon. Murex 
D. 9, t. 5, £. 14 — .... Bellardi I Moll. tert. p. 104. 


Siccome questa specie si conosce esclusivamente per Mi- 
chelotti, io propongo che si uniscano le due iniziali. Il sig. 
Bellardi vi annette nella sinonimia il Murex multilamello- 
sus (Phil. Moll. Sic. -V. 2, p. 182, t. 2% È Sea 
sissimus (M. Horn. Moll. Wien. t. 23, f. 9). Ho da osservare 
che l'esemplare di Philippi parmi una varietà a spira tur- 
riculata, per la quale si può adottare il nome di Var. mul- 
lilamellosus Pai. L’esemplare di Hòrnes rappresenta il 


Da 


massimo sviluppo della specie e si distingue dal tipo per 
esser più solido e di maggiore dimensione, e però propongo 
per esso il nome di F.° perdilus, considerandolo quale forma 
della stessa specie. Gli individui di Rometta corrispondono 
alla figura e dimensione di quelli di Michelotti. Il prof. Se- 
guenza descrive una varietà con strie spirali obsolete e ri- 
tiene il nome di Philippi; tale carattere è notato anche da 
Michelotti. 
Loc. Rometta (miocene). 


Trophon (Chalmon) muricatus Mont. 


1802 Montagu Test. Brit. p. 262, t. 9, f. 2; Idem Ed. 
Chenu t. 3, f. 15 (Murex).... Weinkauff Conch. Mitt. lerm. 
p. 105 (sinonimiae hujus adde: Jeffreys Brit. conch. V. 4, 
posto, V. 5, p. 218, t. 84, f. 4); = echinatus.in Sowerby 
(on Broce.) Mm. Conch. p. 226, t. 199, f. 4; Ed. Agassis 
piso Ripi Sic: V. 01, p. 206, t. 11, f: 10; Wood. Crag. 
MollMipao0 rt 60 5. 


Il Fusus echinatus Brocc. è una pleurotoma, general- 
mente intesa sotto il nome di PI. (Homotoma) reticulata 
Ren. ('). Il Tr. muricatus è una delle più belle piccole spe- 
cie di gasteropodi dei nostri depositi postpliocenici. È però 
sempre piuttosto rara, la località ove è meno rara è a Fi- 
carazzi. Io credo che il Tr. squamulatus Brocc. derivi da 
una modificazione dello stesso tipo. 

Loc. Postpliocene di Ficarazzi, Monte Pellegrino (Paler- 
mo), Contrada Trapani presso Messina, Altavilla (pliocene) 
assai raro. È citato pure fra le specie viventi del Mediter- 
raneo, io però non ne possiedo. - 


(') Bellardi I Moll. Piem. V. 2, p. 268 dà una ricchissima sinonimia 
di questa specie. — Il sig. Jeffreys (Note on Brocchi Collection p. 31), 
che ebbe fra mani l'originale crede rigorosamente dovrebbe darsi il nome 
di echinatus alla Defrancia vivente, e di reticulata Brocc. alla fossile, 

* 


REro ci SE 


Trophon (Chalmon) squamulatus Brocc. 


1814 Brocchi Conch. foss. sub. p. 422, t. 8, f. 13 — 18352 
Jan Cat. conch. foss. p. 12 (M. variabilis). — Johnston 
Edimburgh Philos. Journ. V. 13, p. 225 (Murex Barvicien- 
sis). — Forbes Hanley Hist. Brit. Moll. V. 3, p. 442, t. 111, 
f. 5 b (idem). — Jeffreys Brit. Conch. V. 4, p. 818, V. 5, 
t. 44, f. 5 (idem). — D'Ancona Mal. pl. It. p. 45, t. 3, £.9 — 
Bellardi I Moll. Piem. Lig. p. 103. 


Elegante specie sovente consociata al muricatus, del quale 
io credo sia una diramazione influenzata dal 7. vaginatus; 
ha infatti un inizio di carena spinosa analoga a quella di 
questo, ed è perciò che io tendo a riconoscere in essa una 
forma mimetica. Il M. (Corallyophila) lamellosa JAN. var. 
angusta Brugn. (Miscell. p. 18, t. 1, f. 26) ha molta rasso- 
miglianza con essa. Io ritengo poi che la varietà descritta 
da Cocconi (a p. 40) altro non sia che il muricatus. 

Loc. Ficarazzi (postpliocene) Gravina nell’Apulia (post- 
plioc.), Bolognese, Castellarquato (Piacentino), Calatabiano 
(Zancleano). 


Pr TY i 


Gruppo del Murex (Trophon partim) capito Phil. 


ossia M. capito Phil. sensu lato. 


È questa una delle più importanti specie terziarie, i cui 
limiti da un Jato entrano nel gen. Trophon, dall'altro nel 
gen. Murex e in una sezione di Murici perfettamente oppo- 
sta (quella del M. Lassagnei Bast.). È però certamente molto 
utile fare una rivista delle forme e delle specie con la me- 
desima connesse. Il tipo resta dubbio: Philippi infatti nel 


e erre. 


MIA ONG 

suo lavoro Tert. Nord. Deutsch. dà due figure del M. capito 
(p. 60, t. 4, f. 19, 20); ordi queste la 19 mi pare molto si- 
mile a quella del M. varicosissimus Bon. in Horn., la 20 è 
diversa e più somigliante alla figura di M. Hòrnes (Moll. 
Wien t. 23, f. 10), però ne è distinta per avere le coste 
oblique la spira più regolare e conica, gli anfratti non ca- 
renati, ma piani, appena appena eretti lungo la sutura an- 
teriore, carattere che assolutamente è dissimile di quello 
dell'esemplare di Hornes; pel quale propongo il nome di 
algortis. 

Il sig. Beyrich (Tert. Nard.) descrive due specie: il M. 
capito PHIL. (p. 203, t. 13, f. 4, 5, 6) e il M. octonarius 
Beyr. p. 207, t. 13, f. 7, 8. Or delle figure 4, 5, 6 la figura 
6 mi pare appartenga al tipo delle figure di Philippi (Nort. 
Deutsch. t. 4, f. 20); la fig. 4 una forma dubbia alquanto 
analoga alla fig. 4 di Philippi (di cui ho detto di sopra), è 
però spiralmente striata e io credo appartenga al M. octo- 
narius; la fig. © mi pare una forma distinta pel diverso 
svolgimento spirale affatto strombiforme e per essa propongo 
il nome di capirtus. Io credo che alla suddetta forma ap- 
partenza anche la fig. 7, riferita al M. octonarius BEYR.; 
sicchè la nostra forma sarebbe = al M. capito BEYR., par- 
tim + M. octonarius BEyR. partim. 

Il Murex octonarius Beyr., proposto per le figure 7, 8, 
mi pare debba esser circoscritto alla fig. 8; ritengo inoltre, 
come ho detto di sopra, che ad esso si possa riferire la 
fio. 4 a titolo di varietà, nella quale in ogni interstizio co- 
stale sorge una costoletta che rivaleggia con le altre. Ma 
è questa una supposizione. 

Il sig. Speyer nel suo grande lavoro Cassel. tert. descrive 
a p. 71 il M. capito e lo figura a t. 8, f. 1-10, 14. Mi pare 
che il tipo da lui esaminato sia molto simile a quello di 
Beyrich. Lo stesso Speyer descrive e figura un’altra specie 
Wirnioenese Spi poro, 8, FI 12, Io, 9 £ 1, 2. Or 
tali figure mi pare comprendano due forme: l’una (t. 8, 

'Bull. della Soc. Mal. It, Vol. XI. 3 


DI 


— o — 


f. 11, 12, 15) mi pare non si possa distinguere affatto dal 
capito, l'altra (t. 9, f. 1-2) ha acquistato un sufficiente grado 
di differenziazione e la si può considerare come una forte 
varietà o forma differenziata dello stesso tipo e per essa 
può rimanere il nome di f.° Mornesi (SpeyER) DE GREG. 
Un’ altra varietà dello stesso tipo mi pare sia rappresentata 
dalla f. 14, a, b (in Speyer) caratterizzata dalle varici di- 
sposte anteriormente a cercine formanti un ombellico ('), 
e per la quale io propongo il nome di dirnus, 

Il sig. Speyer nel suo lavoro (1866 Ob. olig. tert. Lippe 
Detm. p. 17, t. 1, f. 10) descrive una varietà del M. capito 
ed esprime la sua opinione che il M. Hornesi descritto da 
lui nel lavoro su Cassel non sia che una varietà del capito 
come anche l’octonarius Beyr. non solo ma che il capito 
altro non sia che il Deshayesi DucH. Posteriormente (1870) 
in appendice alla sua grande opera sul terziario di Cassel 
(p. 290) rettifica le sue determinazioni riferendo ad unica 
specie (Murea Deshayesi Ducz.) le fig. 1-14 (tav. 8) e fig. 
1-2 (t. 9), cioè includendovi anche il M. HMornesi. Intorno 
a ciò ho da osservare, che sebbene il M. Deshayesi ha mol- 
tissima analogia con talune varietà del capito, non solo, 
ma che negli strati inferiori del terziario superiore si pre- 
senta sotto molteplici passaggi e si continua e unifica con 
questa specie; pure nel tipo centrale della specie ne è molto. 
differente e meglio è distinguerlo; se no dovrebbero unirsi 
tutte le specie fra loro. Mi fa meraviglia come il sig. Speyer 
non citi punto le figure del Deshayesi. Egli infatti dà a 
P. 71 (Cassel. tert.) questa sola citazione « Boll. in Zeitsch. 
d. deutch. geol. Geselel. 1851, p. 459 », mentre il M. De- 


n 


\) E molto interessante osservare come le fasi delle mutazioni dei 
caratteri di una specie hanno spesso analogia con quelle di altra specie 
distinta. Le varici anteriori si attenuano o si sviluppano maggiormente 
in cercine secondo lo svolgimento delle specie e le condizioni di vita. 
l'enomeno simile si è osservato nel M. trunculus L. che si trasforma nel 
pecchiolanus D’Anec, 


OA 


shayesi fu illustrato da Nyst (1836 Recherch coq. Hoesselt 
Klein Sp. p. 34, t. 2, f. 90 — 18483 Coq. et Pol. Belg. p. 544, 
t. 41, f. 13) oltre essere stato citato da Konick (1837 Coq. 
Basel. p. 12) e dallo stesso Nyst (1843 Boll. Soc. geol. Franc. 
p. 453). E mi fa ciò tanto più meraviglia in quanto che egli 
possedea certo il libro di Nyst (Coq. e Pol. Belg.), mentre 
io ho comprato la stessa copia che egli avea nella sua 
biblioteca. 

Premesse queste considerazioni ecco il risultato di esse: 
io credo che anche qui si tratti di una grande specie divisa 
in sottospecie e varietà e il cui tipo si sia modificato se- 
condo il tempo e le condizioni di vivenza. La disposizione 
naturale di esse sarebbe la seguente: 


Murex Deshayesi (Duch.) Nyst. (') (Nyst. Kleyn Spauwen 
2 1. 90 Cog. e Pol. Belg. t. 41, f. 13). 


M. octonarius (BeyR.) De GREG. (Beyr. Nord. tert. t. 19, 
f. 8) = octonarius Beyr. partim. 


Murex capito Pair. var. ziplus DE GREG. (Philippi Beitr. 
tert. Ken. Nord. t. 4, f. 20 capito partim = M. capito Phil. 
in Beyr. Nord. tert. t. 13, f. 4) = M. varicosissimus Bo- 
NELLI? var. 


Murex capirtus De GREG. (Beyr. Conch. Nord. tert. t. 15, 
f. 5 tipo, f. 7 = capito, octonarius Beyr. partim) Strombi- 
forme, ricorda lontanamente il goniostomus PARTSH., ma ne 
è affatto distinto. 


Murex Hornesi (Spry.) De GREG. (Speyer Tert. Casseler 
t. 9, f. 1-2 = Hòrnesi Speyer partim). Questa forma si con- 
nette col M. Lassagnei BAST. 


(') Siccome questa specie si conosce unicamente per Nyst propongo 
di unire le due iniziali. 
n 


TICO GF 
Murex capito Pai. var. ansilus De GREG. (Speyer t. 8, 
f. 11, 12 = Hòrnesi SPEYER partim = capîto con labro 
subdentato). 


Var. birnus De GREG. (Speyer Conch. tert. Cassel. t. 8, 
f. 14). 


F.° permingus DE GREG. tipo (Philippi Beitr. Ken. tert. 
nord. t. 4, f. 19 tipo) Beyrich Conch. Nord. tert. t. 13, f. 6 
tipo), Speyer Casseler t. 8, f. 1-10. Speyer Lippe Detmol. 
t. 1, f. 10). Rappresenterebbe per me la forma centrale ti- 
pica’ della specie; non la ho però detta semplicemente £. 
tipo ma le ho dato un nome, perchè avendo Philippi de- 
scritto sotto lo stesso titolo due forme, non vi era ragione 
per scegliere l'una o l’altra come tipo e questo sarebbe 


restato sempre incerto. 


Murex capito Phil. f.* algortis De Greg. (M. Horn. Moll. 
Wien t. 23, f. 10). Intorno a questa sottospecie ho già detto 
di sopra. 


La posizione naturale delle dette forme sarebbe, io credo, 
presso a poco la seguente: 


Lassagnei 
Deshayesi — Hornesi 
ansilus 
goniostomus — capirtis.  — 
octonarius --.— permingus (= capito tipo?) 
ziplus _ 
varicosissimus birnus 
| 
algortis 


o 


Intorno ad alcuni Triton viventi e fossili. 


Triton nodulosum Bors. 


1821 Borson Orittografia Piem. p. 303, t. 1, f. 1 (estratto 
p. 57) Murex nodulosus — 1827 Sassi Sagg. geol. bac. Al- 


benga p. 480 Triton appenninicum — .... 1847 Michelotti 
Foss. Mioc. t. 10, f. 10-12 appenninicum — .... M. Horn. 
Moll. Wien t. 19, f. 3, 4 idem — .... 1873 D'Ancona Mal. 


plioc. t. 9, £. 7, t. 10, f. 10 idem — 1875 Bellardi. I Moll. 
p- 220, idem — 1884 R. Horn. Med. Stuf. t. 21, f. 2-7. 


Spiacemi di dover cambiare il nome a questa specie ge- 
neralmente intesa sotto il nome datole da Sassi. Infatti a 
me pare, che se la figura data da Borson è cattiva (ne con- 
viene egli stesso), la descrizione che ne dà non lascia dubbio 
nella identificazione della specie. Se Sassi ne avesse dato 
una figura buona, sebbene in data posteriore, avrei accet- 
tato il suo nome, che è generalmente noto; ma egli nep- 
pure ne dà figura. Anche l’illustre prof. Bellardì conviene 
sulla certezza dell'identità della specie di Borson ('). La 
| specie in questione è della massima importanza nello stu- 
dio del terziario superiore sì per la sua diffusione, che per 
le molteplici varietà sotto cui si presenta, talchè valentis- 


(‘) Siccome il lavoro di questo autore (Oritt. Piem.) è molto raro, 
vo’ riportarne la diagnosi: « Testa subfusiformis et longitudinaliter subti- 
lissime striata, anfractibus majoribus nodosis, nodis costatim dispositis, 
medio muricatis; minoribus confertim costatis; apertura ovata; labio 
dextero crasso, intus valide dentato. Non è raro nello stato fossile in 
Piemonte. I nodi di cui va coperto tendono ad essere spinosi nel mezzo 
dell’anfratto maggiore e vanno decrescendo presso la coda che è un poco 
allungata e incurva. Gli anfratti minori sono elegantemente costati, 1’ api- 
ce è glabro. Potrebbe avere qualche somiglianza col murice nodularia 
di Lamark, di cui però non esiste figura. Lunghezza 15 linee ». 


Mg, 


simi autori quali i sigg. L. Bellardi, ed R. Hòrnes, che ten- 
doro a scindere le specie in molteplici smembramenti non 
lo hanno fatto che a titolo di varietà. A_ studiare la descri- 
zione di Borson io come tipo della specie considererei la 
figura datane da Michelotti (Foss. Mioc. t. 10, f. 10) e quella 
ARE rne sere Az: 

Loc. Della forma tipo possiedo. parecchi esemplari di 
Tabiano (plioc.) e di Castellarquato e qualcuno di Cirnuta 
(plioc. presso Ciminna in Sicilia). 


Var. tuberculiferum (BRONN.) D'Anc. — (1831 Bronn. 
It. tert. p. 32 — .... 1873 D'Ancona Mal. pl. p. 67, t. 10, 
f. 6 —1872. Bellardi.I Moll: p. 222; di. 14° 0) oa 
osservare intorno a questa specie 1.° che essendo nota prin- 
cipalmente per la buona figura e descrizione del prof. D'An- 
cona è bene unire la iniziale del suo nome a quello di Bronn. 
: 2.° che non mi pare assolutamente possibile considerarla 
come specie distinta, perocchè, non solo ha un facies affatto 
simile a quello del nodulosum e piccole differenze ne la 
distinguono, ma queste talora mancano. Se il nodulosum 
fosse una specie rigida si potrebbe considerarla a parte, 
ma attesa la plasticità della stessa, riconosciuta general- 
mente (come s'è visto di sopra), mi pare assurdo il distac- 
carne il tuberculiferum. 

Loc. Altavilla (pliocene); Castellarquato. 


Var. parvulum MicH-TTI (1847 Michelotti Foss. mioc. 
p. 249, t. 18, f. 10 — 1856 M. Hérn. Moll. Wien p. 208, 
t. 20, f. 12 — 1872 Bellardi I Moll. p. 224 — 1884 R. Horn. 
Med. Stuf. p. 179, t. 21, f. 19-22). Anche questa, ritenuta 
generalmente quale specie distinta, mi pare di non doversi 
considerare che quale varietà o al più quale forma parti- 
colare della stessa specie di Borson. 


PS ESS 
Triton Parthenopeum Salis ('). 


(V. p. 95). 


Loc. Grande esemplare credo del postpliocene di Taranto; 
esemplari di mediocre grandezza del pliocene di Assaro 
(contrada Serre) e di Altavilla, nel tortoniano di Castellar- 
quato, fossile nelle arenarie del M. Somma (Vesuvio). 

Nel postpliocene di Ficarazzi ho trovato un bello esem- 
plare molto spesso e con varici più grosse del consueto, 
alludo specialmente a quella del labbro esterno; l'ho indi- 
cato col nome di var. stimum. Il prof. Bellardi ritiene il 
nome di olearium. L., però io a p. 107 ho chiarito le ra- 
gioni per cui non credo di adottare tal nome. Il M. Doriae 
BeLL. e abbreviatum BELL. (I Moll. tert. t. 14, f. 5, 6) cre- 
derei debbansi riferire a forme della stessa specie. Il Tr. 
doliare in D'Anc. (Mal. pl. t. 10, f. 9) deesi ascrivere nella 
sinonimia. Egli nel testo cita la priorità di Brocchi, nelle 
tavole quella di Basterot! certo per equivoco. Il Tr. Wim- 
meri R. HORN. (Med. Stuf. p. 177, t. 21, f. 17) è una forma 
strettamente collegata al Parthenopeum e al corrugatwn. 


Var. milonum De GREG. (p. 95), Var. peribrantum De 
GREG. (p. 96). Molte incertezze ed equivoci si eviterebbero 
nella scienza se si avesse la lealtà di confessare i propri 
errori « Umanum est errare » e non vi ha scienziato che 


() Sono in tempo arettificare l’equivoco incorsomi, cioè di aver dato 
la desinenza in « um » invece che « eum ». Vi fui indotto da quello 
stesso di Weinkauff, perchè, non possedendo l’ opuscolo di Salis, mi riferii 
alla di lui autorità. Però restandomi qualche dubbio scrissi al mio egregio 
amico March. Monterosato il quale or ora m’invia la sua gentile rispo- 
sta avvertendomi che fu da Salis chiamata la nostra specie Murex Par- 
thenopeus e non Parthenopus, e figurato nella t. 7, f. 4 non f. l, e ri- 
cordandomi che Tiberi rivendica l’ antico nome di pirsutum di Colonna. 
Devo io però aggiungere che nell’Index Hist, Conch. di Dillwyn (1823 
p. 41) è chiamato pure M. parthenopus, 


o di) — 


in cuor suo non debba smentire qualche suo asserto; però 
la pusillanimità per lo più induce a simulare, lo che è di 
grande inciampo al progresso della scienza. Esaminando. 
adunque molti altri esemplari del parthenopeum mi son 
reso proclive a credere che le due sopra notate varietà 
non debbano considerarsi come tali, ma dipendano dallo 
stato di sviluppo o di età; non ne sono però gran fatto 
sicuro. Sono in compenso in grado di far conoscere due 
nuove forme della stessa specie abbastanza interessanti che 
sono le seguenti: 


F.* sbilpum De GREG. Conchiglia più spessa dell’ordì- 
nario, con i funicoli assiali più fissi, più numerosi e più 
obsoleti; dei denti del labbro esterno geminati gli anteriori, 
trigemini i posteriori. 

Loc. Altavilla (pliocene). 


F.a antupum De GrEG. Le due carene dei giri son ri- 
dotte a una sola essendo i due cingoli unificati. Sulla 
detta carena decorrono fini strie spirali. I giri sono natu- 
ralmente anteriormente e posteriormente concavi. I denti 
del labbro esterno sono conici tuberculiformi. Questa forma 
si riattacca al disfortum BRocc. ed è perciò molto inte- 
ressante, perchè è anche essa di quelle che collega e quasi 
unifica il gruppo del corrugatum Lam. a quello del Par- 
thenopeum. 


Loc. Altavilla (pliocene). 
Triton heptagonum Brocc. 


1814 Brocchi Conch. Sub. p. 404, t. 9, f. 2 .... Bellardi 
I Moll. p. 224 = tessulatus Bors. (1871). 


Var. congum De GrEG. E somigliantissima al tipo di 
Brocchi, solamente le coste sono meno prominenti, e in 


ICI 


compenso è munito di una grossa varice (') situata nella 
prima terza parte dell'ultimo giro, i denti del labbro esterno 
esternamente tendono a divenir bifidi. Il sig. Fontannes 
fisura due esemplari di questa specie (Moll. plioc. t. 3. 
fi.8, 9). La fisura 9 è la Var. Pyrenaica Fonr., la f.8 a 
me non pare punto tipica essendo varicosa mentre nella 
f.è tipo non vi ha che una varice sola al labbro esterno 
e per ciò propongo il nome di Var. pasgum. 

Le figure di M. Hòrnes (Moll. Wien. t. 20, f. 5-6) paiono 
molto simili al tipo di Brocchi, solo la scultura è meno gra- 
nulosa che in questo e però propongo il nome di Var. 
pirmum. 

Quelle di D'Ancona (Mal. PI. t. 9, f. 5 a b) mi paiono 
però appartenere ad altra specie del tipo del Murex bractea- 
tus Brocc. È anzi somigliantissimo alla F.* canigus DE 
GREG. di quest’ ultimo. Però non può riferirglisi non essendo 
un murex ma un triton. Non sì possono le differenze ascri- 
versi all’età, perocchè io posseggo esemplari del Tr. hepta- 
gonum, che pochissimo differiscono dagli adulti. Io però 
propongo per gli esemplari di D'Ancona il nome di 7riton 
impitun De GREG., e mi fa meraviglia come da accuratis- 
simi autori come i signori Bellardi e Fontannes sieno rife- 
riti alla specie tipo. 


Triton corrugatum Lam. 


Avendo avuto altre collezioni di fossili sono in grado di 
fare qualche piccola aggiunta e rettifica al paragrafo pub- 
blicato a p. 96. 

Di Ficarazzi (postplioc.) ebbi fra gli altri un grande esem- 
plare lungo ben 110 mm. Gli esemplari giovani sono rari 
e simulano un aspetto diverso avendo l’ultimo giro sul tipo 


(') Altra prova della legge e teoria del compenso dei caratteri da 
metformulata V. Conclusione. 


o 


del M. bracteatus Brocc., tanto che dapprima mi erano parsi 
specie distinta. I primi giri sono ornati di costolette filiformi 
numerosissime, che rapidamente si fanno più rade e grosse 
nei giri successivi. I cingoli spirali son due. 

In generale nei postpliocenici l’ornamentazione è più 
marcata che negli individui viventi. 


kialaffine IDesH(N24p.797): 
Loc. Castellarquato (Tortoniano) — Bolognese. 


F.*° sicuum De GREG. Differisce dalla F.8a Doderleini 
D’Anc., cui l’avevo riferito (p. 97) a titolo di varietà, per 
i giri angolati, le coste più piccole e numerose, i denti del 
labbro esterno divisi esternamente in due o tre pieghe o 
per meglio dire per l'orlo del labbro ornato di pieghe ru- 
gheformi (oltre dei denti interni). Per gli stessi caratteri 
differenziali si distingue dalla F.* intermidens De GREG. 
Ha analogia con la F.a Suzenis Font. (I Moll. plioc. t. 3, 
f. 5), se ne distingue per le coste più numerose, e pel lab- 
bro esterno diverso etc. 

Loc. Altavilla (plioc.) 


F.° intermidens De GREG. (V. p. 97, etiam F.° vivopse 
De Greg. p. 98). Avendo avuto molto materiale scientifico 
nuovo sono in grado di rettificare un equivoco incorsomi. 
Infatti Ie due forme da me menzionate non si possono punto 
separare, perchè si concatenano intimamente, e per esse dee 
ritenersi il nome da me primieramente: proposto passando 
l’altro nella sinonimia. La nostra forma è strettamente le- 
gata alla F.*2 Doderleini D’'Anc. (Mal. pl. t. 9, £. 3), ne dif 
ferisce però per esser carenata; la carena risulta dall’ in- 
grossamento del funicolo spirale mediano, su cui decorrono 
molti funiculetti spirali, sicchè pare quasi risulti dalla fu- 
sione di essi. I denti del labbro esterno variano secondo 
l'età e lo sviluppo. La F.* Doderleini tipo è rara, anzi 


PASS, VELE 
forse non si trova ad Altavilla. Possiedo un esemplare di 
Fossetta (Piacentino) somigliante ad esso, ma nessuno per- 


fettamente. 
Loc. Altavilla (plioc.) 


SEZIONE DEL TRITON DISTORTUM Brocc. 


F.* distortum Brocc. (1814 Murex distortum Brocc. 
Conch. Sub. t. 9, f. 8. Bellardi I Moll. p. 218 Triton di- 
stortum). Grandi sono le analogie fra questa specie e il 
corrugatum e mi fa meraviglia come esse sieno general- 
. mente trascurate. Tanto che se non ho adottato il nome di 
Brocchi invece di quello di Lamark per designare il gruppo 
di Triton che ho fra mani, lo è stato solo perchè quello 
di Brocchi è poco noto, e rappresenta non il tipo centrale, 
nè il massimo sviluppo della specie, ma una forma laterale 
differenziata. 

Loc. Castellarquato, Altavilla (plioc.), Nissoria (Assaro 
Contr. Serre plioc.) 


F.° distortopse De GREG. (triton distortum BRocc. in 
D'Ancona Mal. pl. t. 10, f. 7). Differisce dal tipo distortum 
per esser i funicoli spirali meno accentuati, e î giri della 
spira non carenati. 


Fa ampitum DE GREG. Differisce dal distortum tipo per 
esser più cilindraceo essendo l’ultimo giro meno slargato 
alla periferia, e pel canale anteriore più dritto. 


F.° enneaticum Font. (Fontannes Moll. PI. t. 3, £.2 Tri- 
ton enneaticum). Io credo che la specie del mio illustre 
amico sia una forma differenziata di quella di Brocchi. 


Triton (Aquillus) cutaceum L. 


Rimando il lettore alla ricca e sapiente bibliografia di 
Weinkauff (Conch. Mittelm. p. 81), che è in parte riportata 


i 


dai signori Boucquoi Dautz. Doll. (Moll. Rouss. p. 31) col- 
l'aggiunta delle epoche. Costoro ne descrivono una bella 
varietà Var. curta (t. 5, f. 3 loc. cit.). Io ritengo che azioni 
mimetiche si esercitino fra questa specie e la Bufonaria 
scrobiculator L., di cui simula l’aspetto. Relazioni anche 
passano fra essa e il Murex erinaceus L. specialmente per 
la scultura e anche col Trifon parthenopheum SALIS. Come 
è noto, il cutaceum è il tipo del sottogenere Aquillus, di 
Montfort. 

Loc. Non è raro nei nostri mari. Alla Barra occorre di 
pescarlo anche con l’opercolo. L'individuo più grande che 
possiedo è lungo quasi 80 mm. Nel postpliocene di Palermo 
è raro, la località ove lo si rinviene e in buoni esemplari 


CS 


è il tufo calcareo della spiaggia di Sferracavallo. 


Var. gernum De GREG. Non ha la varice consueta la- 
terale, ma questa è situata nella metà del dorso, cioè l’ ul- 
tima quarta parte dell'ultimo giro. La varice del labbro 
esterno poi è per diritto a quella del giro precedente. Que- 
sta disposizione particolare delle varici parmi non dipenda 
dall'età; perchè non la ho riscontrata mai nei miei nume- 
rosi esemplari (più di 30), segno che l'accrescimento di 
questa specie non sì compie dall’estremità del labbro ossia 
dell'apertura, ma dall’insieme dei giri, tanto vero che anche 
i piccoli esemplari hanno sempre il labbro esterno completo 
(dentato marginato varicoso). Però nella varietà sopra no- 
tata pare invece si compia lo sviluppo dall’ apertura, e ciò 
sì per l’alterata posizione delle varici, sì per la forma più 
angusta della spira. 


Loc. Vivente alla Barra. 


Var. isgurum De GREG. Conchiglia a spira più allun- 
gata e subcilindrica. 
Loc, Idem, 


DIOVaBo, I- SAS 


Triton reticulatum Blainv. 


Blainville Faune Franc. p. 128, t. 4 D, £. 5.... Desh. 
Exp. Morée t. 19, f. 58-60 Phil. Moll. Sic. p. 211, t. XI, f. 28, 
kanella lanceolata MENKE .... Weinkauff Conch. Mittelm. 
p. 80 = 77. mediterraneum Sow., Cumia decussata Brv., 
Triton pygmeum REEVE, Tr. Bonannii ScACccHI (secondo 
Weinkauff), Epidromus reticulatus in MONTR. 


E uno dei più eleganti piccoli gasteropodi dei nostri 
mari e che si mantiene su per giù sempre con gli stessi 
caratteri. Varia però nel colore. Ecco le varietà principali 
che presenta (ex colore). 1 bianco, 2 nero, 3 rosso, 4 bian- 
co con zone rosse, 5 giallastro tendente a un bruniccio 
chiaro con zone dello stesso colore più seure. Di tutte que- 
sieglienvartoe 4 sono le più rare. i 

Loc. Vivente alla Barra, nella spiaggia di Carini, in 
quella che decorre dalla Bandita al Porticello, nelle spugne 
della costa africana (Barberia). 


ANN 


Appunti intorno al gen. Ranella. 


Ranelia reticularis (L.) Born, 
(Nepi: 


Fa isba De GREG. Differisce dalla F.* Meneghini DE 
GREG. (V. p. 110) per il canale anteriore esile e lungo, il 
labbro interno corrugato sino all’angolo posteriore. 

Loc. Castellarquato? 


Ranella marginata Mart. 


E una specie assai variabile e di primaria importanza, 
essendo molto diffusa nel nostro terziario superiore. Gli 


Eizo) > 

esemplari giovani sembrano appartenere a specie differente 
avendo una spira più conica e i giri tubercolati. Un esem- 
plare del pliocene di Altavilla conserva il colorito che è 
rosso giallastro (torlo d'uovo). Una ricca esatta sinonimia 
e bibliografia è data dal mio illustre amico prof. Bellardi 
(I Moll. p. 244. La f. laevigata (Marc. d. Serr.) Bell. parmi 
una forma della stessa specie. 

Loc. Altavilla (pliocene) — Castellarquato — Cirnuta 
(presso Ciminna) (') — Asti. 


Intorno a talune specie di Fasciolaria 


Neptunea, Fusus, Tudicla, Pyrula. 


Fasciolaria tarbelliana Grat. 


Grateloup Adour. t. 23, f. 14 .... Bellardi I Moll. Parte 
4, p. 8. 


F.° Tipo. Rimando il lettore alla ricchissima bibliografia 
e sinonimia pubblicata proprio adesso dall’ illustre prof. Bel- 
lardi. Come forma tipo considero l'esemplare di Grateloup 
(fig. cit.) e quelli di M. Hòrnes (Moll. Wien. t. 38, f. 1, 4). 
Loc. Turenna (mioc.) 


Var. andella De GREG. (M. Hòrnes Moll. Wien t. 33, 
f. 2, 8) con giri non carenati, coste obsolete nell’ultima 
parte dell'ultimo giro. 


sssne 


(‘) Presso Ciminna esistono due formazioni terziarie, quella di Stin- 
cone, Faldavaso, Quarara etc. puramente miocenica, e quella di Cirnuta, 
che mi pare affatto pliocenica. 


SE 
F.° D'Anconae De GREG. Questa, considerata come spe- 
cie distinta e riferita anche dal prof. Bellardi al gen. La- 


tirus (I Moll. Parte 4, t. 2, f. 5), mi pare una semplice for- 
ma della tarbelliana. 


Brongus n. sott. gen. 


Neptunea Bolten partim. 


Propongo questo sottogenere di Fusi per le specie con 
conchiglia a spira semplice, anfratti regolarmente convessi 
più o meno, senza coste assiali ma spiralmente solcati, primi 
giri submamillati, ultimo giro non molto protratto anterior- 
mente, canale anteriore piuttosto breve e largo. Tipo: Mu- 
sus antiquus L., contrarius LAMARK. ('), ventricosus GRAY, 
islandicus CHEMN., gracile Woo, altum Woo, elegans 
Woo, despectus Woo, Berniciensis King, Sarsii WooD, 
Turtonii Woop, Norvegicus CHEMN., elegans CHARLESWORTH, 
liratus Reeve (= N. decemcostata Say, = F. antiquus var. 
despectus Wood, la figura che Tryon dà per la lirata nel suo 
celebre manual of Conch. t. 48, f. 273 è molto simile alla figu- 
ra di Wood. Il suddetto professore di Filadelfia distingue nella 
prelodata opera la Nept. perversa f. 292, e la contraria f. 220), 
di cui le ultime 9 specie si trovano tutte nel Crag d'In- 
ghilterra e tutte le altre specie dello stesso tipo che sarebbe 
lungo enumerare. Ame pare questa una sezione di Fusi 
molto ben distinta e mi fa meraviglia come non sia stata 
ancora separata; mentre il gen. Neptunea, come è general- 
mente inteso cioè nel senso datole da Chenu (Mon p. 140), 
comprende delle forme diversissime. Neppure come è defi- 


(') Il nome di hezerostrophum Lister (t. 950, f. 44) avrebbe la prece- 
denza e forse potrebbe adottarsi, perchè parmi gli sia dato nel senso 
linneano. Una nota interessante su questa specie è stata pubblicata dal 
mio amico Dollfus (1883 Soc. Mal. Belg.), egli sostiene il nome Neptunea 


e fa un'interessante rivista storica della nomenclatura di questa specie. 
’ - 


Lea 
nito da Stoliczka (Cat. Ind. p. 116) lo si riconosce bene. Il 
sig. Fischer (Manuel p. 624) adotta il nome di Crysodomus 
(Swainson 1840), ma il nome di Bolten ha indiscutibile prio- 
rità (1798), e la stessa definizione che ne dà è affatto di- 
versa dalla nostra. Il nostro genere è molto interessante 
anche geograficamente, perchè serve a designare un gruppo 
di specie fredde. Ha qualche affinità col g. Trophon e col 
g. Eutrhia, ma è affatto distinto da entrambi. Equivale 
presso a poco al gen. Neptunea Sars (Moll. reg. Aret. p. 166). 


Fusus Schwarzenbergi Phil. non Sp. 


1843 Philippi Beitr. nord. tert. p. 59, t. 4, f. 15. 


Non vo’ fare quì uno studio particolare sinonimico in- 
torno a questa specie, solo mi limito a dire che il sommo 
Speyer mi pare si sia molto confuso intorno ad esso. Egli 
infatti (Casseler tert. p. 88, t. 10, f. 5) descrive una specie 
che chiama aequistriatus, la quale mi pare una varietà 
dello stesso tipo (forse anche allo stesso dovrebbe riferirsi 
l'elongatus Nyst. in Speyer t. 10, f. 7, 8 a titolo di varietà); 
non solo ma a p. 91, t. 10, f. 6 descrive un Fusus Schwar- 
senbergi SPRYER affatto distinto, pel quale propongo il nome 
di Montcherincola. 


Fusus (Glanella) Klipsteini Mich-tti sp. 


1847 Michelotti Foss. Mioc. D. 273; (OG RR ue 
zoni due lembi mioe. p. 16, t-2, fi 7. Rellard 000008 
PERlisze 

Esemplari tipici. 

Loc. M. Gibio (Tortoniano). 


Fusus rostratus Olivi. 


1792 Murex rostratus Olivi Zool. Adr. p. 153 — Weink. 
Conch. Mitt. p. 104 — Boucq. Dautz. Doll. Moll. Rouss. p. 36, 


Salfyg i 


t. 6, 3 — = strigosus LAMARK, provincialis BLAINV., aci- 
culatus Poi, pulchellus (LAMK.) PuIL., lamellosus Bors., 
elevatus BRocc., longiroster BRrocc. 


Parmi non vi sia dubbio sull’appartenere al rostratus il 
pulchellus, non solo ma anche il clavatus e il longiroster, 
i quali non sono che forme differenziate dello stesso tipo. 

Loc. Barra, Carini, Barberia (zona delle spugne!) 


Tudicla Burdigalensis Bast. 


1825 Basterot Bordeaux p. 66, t. 7, f. 11, Fusus Burdi- 
galensis .... 1884 Bellardi I Moll. Parte 4, p. 5. 


F.*° tipo (1825 Basterot Bordeaux p. 66, t. 7, f. 11). Il 
labbro esterno del mio esemplare ornato all’interno di denti 
pieghiformi. Il labbro interno è ornato posteriormente presso 
l'angolo di una forte piega, e anteriormente di una o due 
increspature che rappresentano pieghe rudimentali. Per que- 
sto carattere si riattaccano al gen. Fasciolaria, e fu per 
esso senza dubbio che al medesimo lo ascrisse D'Orbigny 
(Prodr. V. 31, p. 71), stanno framezzo al citato gen. Fusus. 
L'angolo spirale è appena appena maggiore di quello di 
Basterot. 

Loc. La forma tipo, di cui parlo, proviene da Saucats 
(Langhiano medio, Francia), però ne possiedo altri della 
stessa località e di Dax (Landes) che offrono delle diffe- 
renze sì per l'angolo spirale, sì per le costolette che occu- 
pano un maggiore o un minor numero di giri, e così si 
perviene fino al limite Var. recus DE GREG. rappresen- 
tata da Grateloup. (Adour t. 24, f. 8, 11) e alla var. cal- 
carala GRAT. (Adour t. 24, f. 10). 


F.° irpus De Greco. (M. Horn. Moll. Wien t. 32, f. 13-14). 
Sebbene, come ho detto, questa specie in Francia è molto 
variabile, pure (almeno che io sappia) manca generalmente 

Bull. della Soe. Mal. It. Vol. XI. 4 


SR 
della carena formata dal cingolo periferico crenulato del- 
l’ultimo giro che si prolunga anche per gli altri giri. 
Loc. Ne posseggo degli esemplari di Grand identici alla 
figura 13, ma in cui la carena è anche un pochino più 


sensibile. 
Tudicla rusticula Bast. sp. 


= pyrula rusticula auctorum Tudicla rusticula BEL- 
TARDI ola rie Ae 


È questa una specie primaria, molto caratteristica del 
mioceno la quale si presenta sotto molteplici forme. Io però, 
sebbene credo che sia utile lo studio di queste ultime, ri- 
tengo però che debbano sempre considerarsi come afliliate 
a quella e non indipendenti. Se no, sarebbe perduto un dato 
prezioso per la sincronizzazione dei terreni, e per l’orien- 
tazione dei geologi. 


1. F.° tipo Basterot Bordeaux t. 7, f. 9. 


2. F.° Grundensis De GREG. (M. Hòrnes Moll. Wien t. 27, 
f. 2). Identici esemplari io ne possiedo provenienti da Grund 
(Austria). 


T. gigantea GraTt. (Grateloup Adour t. 3, f. 2). Labbro 
interno posteriormente tridentato. 


o. F.° mupicella De GREG. Suture anteriori degli anfratti 
non spinose nè crenulate (M. Horn. Moll. Wien t. 27, f. 1). 


F.° reina De GrEG. (M. Hòrnes Moll. Wien t. 27, f. 4). 
Bella forma unicarenata. 


F.° ditena De GREG. (M. Hérnes Moll. Wien t. 27, £. 8). 
Non carinata. 


ES e 
F.a: trota Da GREG. (M. Horn. Moll. Wien t. 27, f. 9). 
Molto somigliante alla precedente, con un inizio di due cin- 
goli di tubercoli. 


F.à Seguenzae Cror. (Ciofal. Descr. nuov. conch. foss. 
t. 1, f. 1, 2). Abbastanza differenziata. 


Pyrula longiclava De Greg. 
P. clava BastEROT M. Hòornes Moll. Wien t. 28, f. 9. 


Si distingue dalla clava BasTt. per la spira assai più bi- 
slunga, pei cingoli dei tubeculi dell'ultimo giro meno pro- 
minenti e in numero di 3 (invece di 4), sicchè il labbro 
esterno ha un contorno più regolare. 


Pyrula (Myristica) cornuta Ag. 
an Pyrula rostrata (Grat.) De Greg.? 


P. melongena Lamk. Grateloup Atlas Adour t. 26, f. 1, 
io elio tab (juvenis), etiam var. rosirata GRAT. t. 
LASA 


Il mio amico Cossmann mi ha donato un bell’ esemplare 
di Mérignac, il quale è identico alle figure 1, 7, (in Grat.) 
che io considero come tipiche. Piccole differenze lo distin- 
guono, sicchè io l’ho notato come Var. Mérignacensis: i 
solchi spirali nell'ultimo giro occupano tutta la superficie, 
sono larghi marcati, poco profondi subirregolari, subundu- 
losi. I segni di accrescimento sono densissimi e distinti nel- 
l’ultimo giro, lungo la sutura mostrano un’insinuazione. Il 
penultimo giro (come nella figura di Grateloup) è mancante 
di tubeculi sul dorso, o per meglio dire la carena tubercu- 
losa dell'ultimo giro soffre un'interruzione nel secondo per 
un certo tratto; quindi ricompare più piccola formata di 


LIONE 


piccoli tubeculi crenulati e quasi pizzicati (pincés), e sì con- 
tinua così per tutta la spira. Tal forma dei tubercoli non 
si osserva bene nella figura di Grateloup, forse perchè mal 
fatta. 

Il sig. M. Hornes figura (Moll. Wien t. 29, f. 1, t. 30, 
f. 1) una pyrula molto affine alla cornuta; ha invero lo 
stesso facies, mostra però differenze rimarchevoli, e princi- 
palmente la spira assai più breve, e con anfratti privi di 
ornamentazione (tranne l’ultimo). Per essa propongo il nome 
di Cossmanni in onore del mio amico di Parigi. È molto 
probabile che gli esemplari figurati pure da Hòrnes (t. 29, 
f. 3, t. 50, f. 3), siano giovani individui della stessa, e che 
gli esemplari t. 29, f. 2, t. 30, f. 2 rappresentino una varietà 
adulta di più piccole dimensioni e con spira più saliente. 
Per questi ultimi propongo il nome di Var. indita. 

Generalmente si ascrive nella sinonimia di questa specie 
(M. Hòrn. Moll. Wien p. 274, Bellardi I Moll. Piem. e Lig. 
V. 1, p. 157) anche la minax e la stromboides GRATELOUP. 
Intorno alla minax ho da osservare che costui le rapportò 
due forme diverse, l'una (Adour t. 26, f. 4) che ei dà per 
tipo, la quale è molto diversa della cornuta; l’altra (minaa 
var. rostrata) che le è molto simile e che io anzi credo si 
possa considerare come un individuo della melongena La- 
MARK in GRAT. ( = cornuta Ag.). In questo caso però io 
crederei che forse importerebbe di far mutare il titolo delia 
specie (cornuta) in rostrata (Grat.) De GREG., nel qual 
inodo sarebbe rispettata la priorità. Vi ho aggiunto anco il 
mio nome perchè io allargherei il senso della rostrata; in- 
fatti chiamandola semplicemente rostrata GRAT. non si riu- 
scirebbe che a creare molta confusione e non altro. 

Io ho proposto questa novità con riserbo per un dubbio 
che mi nasce: gl’ individui giovani figurati da Grateloup 
(t. 28, f. 15) hanno la spira meno sviluppata dell'esemplare 
(20, E 9). 


POSRISE 


La P. stromboides GRAT. (Adour t. 27, f. 3), che gene- 
ralmente si ascrive nella stessa sinonimia della cornuta, mi 
pare distinta; come pure la melongena var. rarispina (t. 28, 
f. 12) alla quale parmi spetti il nome di rarispina GRAT. 

Il D’Orbigny crede riconoscere nella P. minax GraT. un 
fusus, ed esséendo precedentemente usato il nome di F. mi- 
nax, propone il nome di Y. subminaxc D'ORB. Tal parere 
però, si vede bene da ciò che si è detto, che è insosteni- 
bile, le figure 4, 9 (tav. 26) sembrano appartenere a vere 


Pyrula, di cui la 4 mi pare distinta, la 9 simile alla cornuta. 


— +7r7rT__RI.____ 


Su talune Ficule del terziario superiore 


con una rivista del gen. Ficula. 


Rimando il lettore a ciò che ha scritto il sommo De- 
shayes (Bassin Paris V. 3, p. 429) intorno al gen. Ficula 
Swains. Io ritengo che molte delle ficule del terziario su- 
periore, come quelle figurate da M. Hòrnes (Moll. Wien t. 
28, f. 1-8), non possano riguardarsi a buon dritto che dira- 
mazioni di unico tipo, cui per priorità spetterebbe il nome 
di Y. reticulata LAMARK. Un buono studio sulle Ficule ter- 
ziarie è stato eseguito dal Prof. Mayer (Cat. syst. et descr. 
Zurich p. 33). I 

Egli passa in rivista le seguenti specie: F. #ricostata 
DesH., Burdigalensis Sow. (= clava DeFR. Basr.), elegans 
LAMK. (= Greenwoodi Sow.), arata Mavy., concinna BEYR., 
nexilis BRAND., tricarinata Lam. (= nexilis LamK.) pli- 
catula BryR., condita BRonaT. (= reticulata BrYR.), Agas- 
stzi May., intermedia Sism., ficoides Brocco., (== bulla fico- 
îdes = undulata BRONA), ‘sheri Mavy., clathrata LAMK. 
(= cingulata BRonn Hoòrn.), Sallomaciensis Mav., helvetica 
May, geometra Bors. (pirula). 


OR e 


Ficula fasciata Bors. 


18210Borson Sas Ort pz RI a0) 


Io non conosco alcun esemplare di questa specie però 
dalla descrizione e dalla figura datane dal citato autore mi 
viene il dubbio che allo stesso tipo debba riferirsi la sim- 
plex BerR. (Nord. tert. p. 230, t. 15, f. 8) specialmente in 
Speyer (Casseler p. 83, t. 9, f. 16, 17); se nonchè in que- 
st ultima le costule spirali son più dense e più fini; pare 
abbia affinità con la F. ficus L. e forse anche ma più lon- 
tana con la Bulla rapa L. (Pyrula papyracea Lamk. spe- 
cialmente in Kiener). 


Ficula ficoides Brocec. 


1814 Brocchi Conch. sub. p. 280, t. 1, f. 5. 


Bronn per evitare lo scambio con la YF. ficoides di La- 
mark propone il nome di undatata (It. tert. p. 38), e questo 
nome è accettato anche dall’illustre sig. Cocconi (Moll. Par. 
e Piac. p. 115). Però mi pare che non abbia ragione; men- 
tre la priorità spetta al nome di Brocchi perchè quello di 
Lamark non fu proposto che nel 1822 (A s. vert. V. 7, 
p. 142). Il nome che dee mutarsi è invece quello di La- 
mark; e così sennatamente ha fatto Sismonda (1847 Syn. 
meth. p. 37), che ha proposto quello di infermedia. — D'Or- 
bigny alla sua volta mutò quest’ultimo nome in subinter- 
media, perchè il nome d’intermedia era già stato usato da 
Melleville; ma, come sennatamente osserva il Prof. Mayer, 
ha torto, perchè il nome di Melleville passò nella sinonimia 
non sorreggendosi; rimane quindi il nome di intermedia 
SIsm. per la ficoides LAMARK e della quale dirò in appresso. 
A paragonare per la figura 750 di Lister (per la quale fu 
proposto tal nome) coi nostri esemplari fossili si resta in 
dubbio dell’identità. Però tale figura non dee essere bene 


Le 

eseguita; infatti il sig. Deshayes (Enc. méth. V. 3, p. 865) 
dice aver confrontato degli esemplari fossili d’Italia con i 
viventi dell'oceano indiano ed essersi convinto dell’iden- 
tità anche per le teorie della colorazione! 

Della /. ficoides Brocc. tipo io non possiedo alcun esem- 
plare. Io ritengo che la F. trasversalis MARC. SERR. (Midi 
France p. 114, t. 3, f. 7, 8 pyrula) sia una sottospecie molto 
elegante affiliata a quella di Brocchi. 


Gruppo di Ficule del tipo reticulata LAMARK. 


1816 Pyrula reticulata Lam. Tabl. Enc. méth. t. 432, f. 2. 
Vedi specie precedente. 


La figura di M. Hòrnes (Moll. Wien. t. 28, f. 1) riferita. 
dapprima alla reticulata, fu nel supplemento p. 676 rappor- 
tata alla cingulata BRONN e come tale generalmente rite- 
nuta. Il sig. Mayer (Cat. syst. Zurich. p. 36) insiste sulla 
identità con la specie Lamarkiana e mette il nome di Bronn 
fra i sinonimi. Ritenendo io come tipo la figura dell’enci- 
clopedia (come la prima per cui fu proposto il nome di 
Lamark) son di parere che si debba dar ragione a Bronn, 
perocchè nella figura di Hòrnes prevalgono assai i cingoli 
spirali. Si potrebbe unificare la specie, ma allora molte altre. 
o quasi tutte le ficule del terziario (di cui parecchie pro- 
poste dallo stesso Mayer) dovrebbero riferirlesi. Tale idea 
non mi pare strana, anzi come ho detto in principio è coe- 
rente alla mia opinione. Ecco pertanto le varie forme che 
io ho passato in rivista. 


1. reticulata Tipo. Enc. Meth. t. 424, f. 2. Cingoli spirali 
prevalenti un po’ sugli assilari ma poco prominenti e sottili. 
In ogni interstizio di essi sonvi tre costolette spirali secon- 
darie di cui la mediana prevale sulle collaterali. Costolette 
assilari minori, disposte in modo che fra ogni due più gran- 
dicelle ve ne abbia uno più piccolo, Dirò di seguito come 


DAG 
la figura che ne dà Reeve è diversa dal tipo. Chenu ne dà 
delle buone figure nella sua opera Ilustr. Conch., ma io 
non la posseggo. 
Loc. Ne possiedo un bell’esemplare dell'oceano indiano. 
Il colorito è biancastro tendente al rosso-violaceo. 


2. Altavillensis De Greg. Differisce dalla precedente per 
la mancanza di costolette assiliari secondarie (0 per meglio 
dire funiculi); le costolette sono sempre minori di quelle 
spirali, ma fra loro uguali, di rado vi ha qualche tenue filo 
assilare in qualche interstizio. 

È similissima alla figura 6 (tav. 28 in M. Hòrn. Moll. 
Wien = condita BroneT. HORN. partim), il canale anteriore 
è però più dritto e bislungo. 

Loc. Altavilla (pliocene). 


3. germanincola De GrEG. (M. Hòrnes Moll. Wien t. 28, 
f. 4, 5, 6). La condita Bronar. tipo ha solo due costolette 
negli interstizi delle costole spirali con tre come il dettaglio. 


4. condita Brower. (Brongnart Vicent. p. 75, t. 6, f. 4). 
La specie tipo descritta da Brongnart ha due costolette spi- 
rali secondarie (strie) interposte in ogni interstizio delle 
primarie, « striis duabus in sulcis ». Sovente però se ne 
presentano 5, questa diversità non può costituire una diffe- 
renza specifica, come osserva lo stesso Brougnart; va bene 
però che sia distinta come varietà, ed io l’ho detto var. fri- 
filcondita. Alla medesima riferisco gli esemplari figurati da 
M. Hòrnes, tav. 28, fig. 5 a b. Come varietà considero pure 
l'esemplare fig. 4 (loc. cit.), che è caratterizzato dall’ avere 
l’ultimo giro posteriormente presso la sutura alquanto irre- 
golare, esso infatti manca quivi di costolette, è alquanto 
turgido e si distende sul giro precedente. Ha di più delle 
costolette intermedie fra le costole spirali non ve ne ha che 
una. Ho nominato la suddetta V.* Grundincola. Ad essa credo 


E Agra 
debba riferirsi anche l'esemplare figurato da Speyer (Cas- 
seler tert. t. 9, f. 14). 

La fig. 6 sembra (anche a detto di Hornes) la più vi- 
cina al tipo descritto da Brongnart e si può considerare 
come tipica, ne differisce solo per le costolette assiali un 
po’ più rare e regolari. 

Ad ogni modo io ritengo che (si voglia tener conto delle 
varietà come ho io fatto) è necessario però ritenere il nome 
di condita per l'insieme della specie e sarebbe dannosissimo 
alla scienza lo smembrarla in sottospecie. 

La fig. 5 (in Beyrich Conch. Nord. tert. t. 15 reticulata 
LAMARK partim) mi pare somigliante molto a quella di 
Brongnart, cui è riferita da Mayer; ha però pure 3 costo- 
lette spirali interposte. 

Loc. Ne possiedo esemplari del miocene di Asolo (Fora- 
bosco mioc.) e di varie località del vicentino. Un esemplare 
di Castellarquato parmi proprio tipico. Le costolette spirali 
secondarie sono in esso in taluni tratti due a interstizio, 
in altri tre; nella parte anteriore dell'ultimo giro sono al- 
quanto ondulate. 


5. Speyeri De GREG. (Speyer Casseler tert. t. 9, f. 12 a b 
= reticulata (Lamark) Sp. partim). È molto diversa dalla 
specie di Lamark e si avvicina molto più alla geometra 
Bors. in M. Horn. Si distingue da questa solamente per le 
costolette meno ravvicinate fra loro. 


6. supraornata De GREG. La forma della conchiglia è iden- 
tica a quella dell'esemplare figurato da M. Hoòrnes (Moll. 
Wien t. 28, f. 5), ha però le coste spirali primarie più di- 
stanti fra loro, e negli interstizi di essi sonvi 7 costolette 
lineari, delle quali la mediana è più prominente. Nella parte 
dell’ ultimo giro ultimamente formato fra le costolette assi- 
lari è interposta qualche stria assilare molto elegante, due 
o tre a interstizio. Più che a ogni altra mi pare somigli a 
talune varietà della cancellata in Grateloup (Adour t. 28). 


sog 
Loc. Léognan. Ne ho avuto due esemplari dal mio amico 
Peticlerc. 


7. clathrata LamAaRK (1823 Lamark An. Mus. t. 46, f. 8 
a b, foss. env. Paris 67 — An. s. vert. V. 7, p. 275 — Idem 
3 ed. V. 3, p. 688, Mayer Cat. syst. Zur. p. 36). Convengo 
col sig. Mayer che è veramente deplorevole come questa 
specie di Lamark sia stata così trascurata. Mentre i con- 
chiologhi hanno adottato invece il nome di reficulata Lam., 
e recentemente quello di cingulata BRONN (M. Hornes Moll. 
Wien Supl. p. 6, 76 etc.). La ragione io credo sia questa: 
che Lamark la descrisse e figurò fra i fossili eocenici dei 
dintorni di Parigi, e ciò evidentemente per errore; infatti 
essa è omessa nelle grandi ‘opere di Deshayes (Coq. env. 
Paris — Bassin Paris). Sarà io credo utile che si studino 
le varietà che presenta, ma non le si può mutare il nome 
di capo-specie. Dalle figure di M. Hòrnes di tav. 28 (loc. 
cit.). quella che mi sembra più vicina al tipo Lamarkiano 
è la fig. 3, la quale mostra anche una sola costoletta spi- 
rale secondaria in ogni interstizio delle costule spirali come 
appunto dice Lamark. Io considero la fig. 1 a b, 2, come 
F. clathrata Lam. var. cingulata Bronn. Di grande inte- 
resse è la spiccata affinità che corre fra la clathrata e la 
decussata tanto che questa entra forse fra i suoi sinonimi 
o al più fra le sue forme come dirò di -seguito. 


8. mirella De GreG. Ha una forma identica alla fig. 2, 
tav. 28 (in Hérn. Moll. Wien) solo è un po’ meno ventri- 
cosa e con la spira un po’ più rientrante. Ciò che più la 
distingue è l’ornamentazione per la quale si avvicina alla 
supraornata De GREG. I cingoli spirali sono assai più pic- 
coli di quelli della specie citata, identici a quelli della geo- 
metra (Bors.) Horn. però assai più distanti l’uno dall'altro 
quasi quanto quelli della figura citata. In ogni loro inter- 
stizio vi è una costoletta appena minore; negli interstizi poi 


da questa formati vi ha una costoletta terziaria ancor più 
piccola (di raro anche più di una). Le costolette assilari 
sono subregolari, avvicinate fra loro come nella fig. 6 (in 
M. Horn.) e quasi uguali alle spirali; nei loro interstizi havvi 
in taluni tratti qualche sottilissimo filo assilare. 

I cingoli spirali nella parte anteriore dell'ultimo giro 
sono alquanto tremolati per l’incontro delle costolette assiali. 

Loc. Ne ho trovato un esemplare senza etichetta nella 
collezione Tiberi, mi pare di Castellarquato ma non posso 
asserirlo. 


9. Sallomaciensis MAYER, (Cat. syst. Zurich p. 36). Leg- 
gendo la diagnosi che egli ne dà e sopprimendo i caratteri 
comuni a molte specie vicine, parmi che essa si riduca a 
questa « striis longitudinalibus crassiusculis, remotis, inae- 
qualibus, inaequidistantibus; cingulis undulosis spiralibus 
depressis interstitiis duplo minoribus ». Il carattere più sa- 
liente mi pare appunto risieda sulla forma e disposizione 
delle costolette (strie) assilari. Io non so raffigurarlo in 
alcuno dei miei esemplari. Ne ebbi da un mio amico degli 
esemplari di Salles ma non corrispondono a tali caratteri. 
Io mi permetto di dubitare che tale specie altro non sia 
che la turgida GRATELOUP (Adour tav. 28, f. 10) la cui 
figura parmi corrisponda presso a poco alla descrizione del- 
l’egregio autore. 


Ficula geometra (Borson) Hòrn. 


1825 Borson Sag. Oritt. Mem. Ac. Tor. p. 311. 


Siccome questa specie non fu figurata da Borson e si 
tratta di un genere variabilissimo, si rimane incerti quale 
scegliere per tipo. 

Io mi son convinto che molte forme sono state riferite 
a questa specie, e che il carattere distintivo consiste solo 
nell'avere i cingoli spirali e assiali ben definiti, ma non 


2 gone 


molto prominenti, piuttosto regolari, di grandezza uguale 
fra loro in modo che incontrandosi formano un elegante 
tessuto a rettangoli. Talora vi ha un cingolo spirale secon- 
dario a interstizio. La spira è molto breve, l’ultimo giro 
posteriormente abbastanza ventricoso anteriormente è più 
o meno allungato secondo le varie località e ì varii oriz- 
zonti. Siccome chi pel primo ne diè una buona descrizione 
è il sig. M. Hòrnes io propongo unire le due iniziali. Ecco 
pertanto le forme principali che io sono stato in grado di 
esaminare, talune delle quali collegano questa specie tal- 
mente col gruppo della reticulata che si continuano con essa. 


F.a geometra tipo (M. Horn. Moll. Wien, t. 28, f. 8). Nes- 
sun cingolo secondario o rarissimamente. Siecome Borson 
non diè alcuna figura nè sufficiente descrizione di questa 
specie io propendo a ritenere come tipo della specie gli 
esemplari di Vienna come son definiti e figurati da Hòrnes; 
e mi spiace in ciò di discordare del mio valente amico 
sig. Fontannes, che li reputa specie distinta. La var. Du- 
brueili FoNnT. (Moll. pl. p. 105) mi pare molto vicina al 
tipo e intermedia fra esso e la forma seguente. 


F.a berilla De GREG. Un pochino più allungata anterior- 
mente; una costoletta filiforme interposta in ciascun inter- 
stizio dei cingoli spirali. 

Loc. Ne possiedo un esemplare della collezione Tiberi 
senza habitat, mi pare di Castellarquato. Io credo che que- 
sta forma sia molto diffusa in Italia. 


F.* ilila Da GREG. Le costole spirali sono un po’ più rare 
che nella precedente, e in ogni interstizio di esse non una 
ma tre costolette filiformi. Le costole primarie per l’incon- 
tro delle assilari si mostrano alquanto tremolate o per me- 
glio dire crenulate specialmente nella parte anteriore del- 
l’ultimo giro. La forma nell'insieme è identica a quella 


SRI) (Si 
della reticulata Lam. (Enc. méth. t. 432, f. 2, Wood Crag 
t. 2, £. 12). Questa forma unisce il gruppo della geometra 
con quello della reticulata, e non si sa ove situarla. 
Loc. Esemplare pure della collezione Tiberi senza habi- 
tat; credo di Castellarquato (Tortoniano). 


F.° Sallesenis De GREG. Identica per la forma alla fig. 7 
(tav. 23 in M. Hérn. Moll. Wien) ha però tanto le coste 
| spirali che le assiali un po’ più rimarchevoli e un po’ più 
distaccate fra loro; in ogni interstizio delle prime vi ha una 
costoletta filiforme interposta; nella parte anteriore dell’ ul- 
timo giro sono anzi due quelle interposte, e tanto esse che 
le costole primarie sì mostrano alquanto tremolate per l’in- 
contro con le costole assiali. 

Loc. Salles (Gironda) tortoniano. Ne ho avuto due esem- 
plari dal mio amico M. Cossmann. 


Ficula Burdigalensis Sow. 


1824 PrruLa BurpicaLENsIS Sow. Sowerby Gen. of. shells 


fe: 

1820. CLAVA (Defr.) Bast. Basterot Bordeaux p. 07, 
dei) 

1856 « « Bast. Hòrnes Moll. Wien. p.272, 
Ta tas, 009! 


ISOr i BurpIigaLENSIS Sow. Mayer Tert. Zurich p. 39. 


Loc. Esemplari tipici di Saucats (Langhiano medio — 
Francia). 


ago 
Rivista di alcune Ficule viventi. 
(Appendice al paragrafo precedente). 


Ficula f.° decussata Wood. 


ex clathrata Lamk. 


FICUS TENUIS MAGNA CANCELLATA Martini Conch. Cabinet V. 


Sl 10018205) 

BuLLa DpEcUSSATA Wood. Wood Ind. Testac. Suppl. 

PYRULA VENTRICOSA Sow. Kiener Icon. Conch. t. 12, 
naz 

FICULA DECUSSATA Wood. Reeve Monogr. ficula t. 1, 
o 

PYRULA « « Tryon Struct. Syst. V. 2, 


D. 203, t. 62, f. 37. 


Un grande magnifico esemplare identico alla figura di 
Reeve, se non che fra ogni due coste spirali vi è una pic- 
cola interposta come nella detta figura ma un po’ più mar- 
cata. Esso si distingue appena dalla figura l (tav. 23, M. 
Horn. Moll. Wien) che come ho già detto appartiene alla 
clathrata LAMARK (V. p.), minime sono le differenze che 
si riducono a questa: nell’esemplare fossile le coste sono 
più larghe e un po’ più grosse; nel vivente in ogni inter- 
stizio vi è una piccola costa secondaria in mezzo a due co- 
stolette terziarie; questo carattere esiste pure nel fossile ma 
meno marcato. 


Loc. Reeve non dà l'habitat. Il nostro esemplare pro- 
viene dal Messico. 


Ficula ficus L. sp. 


Linneo Syst. Nat. Ed. 12, p. 1184 Bulla ficus — Kiener 
Spec. Conch. t. 13, f 1 — Pyrula ficus Lamk. — Ficula 


DAS FINIRE 
laevigata Resve Monogr. g. Ficula t. 1, f£ 4 — Tryon 
MSiruchi Syst. V. 2, p. 203, t. 62, f. 40 — Enc. Meth. t. 492, 
f. 1 — Lister t. 750, £ 46 a(') (Sow. fig. 46 rappresenta 
secondo Dillwyn una specie differente cioè la F. ficoides 
Lam.). 


Ho detto nella mia nota « su taluni nomi di conchiglie 
linneane » le ragioni per cui dee prevalere il nome di Lin- 
neo a ogni altro; mi limito quì a dire, che riconoscendo 
come tipo la figura di Lister, sono al caso di far conoscere 
due belle varietà, l'una con le costolette assiali più ravvi- 
cinate fra loro (var. toga De GREG.), l'altra (Var. coga DE 
GREG.) con le costolette assiali ancor più tenui che nel- 
l'esemplare di Lister e quasi non visibili ad occhio nudo. 

Al tipo ficus si riattaccano intimamente la Y. pellucida 
DesH. (Journ. Conch. V. 5, p. 184, t. 6, f. 1-2) vivente ma 
di patria ignota, e la pyruloides Say, e spirata Law. che il 
sig. Tryon ascrive al gen. Streptosiphon (Man. Conch. t. 58, 
f. 402, 403). 

Loc. Entrambi le sopraccennate provengono dalle Indie 
orientali; della forma tipo acquistai un esemplare che se- 
condo l'etichetta proviene dai mari della China, però in 
torno a ciò dirò di seguito a proposito della Dussumieri. 


F.° elipa De GrEG. Ha un’ornamentazione molto simile 
al tipo; però per tutto l’ultimo giro havvi una forte de- 
pressione nella quarta parte posteriore a guisa di strango- 
lamento, e nell'angolo concavo formato da questo vi è una 
specie di saldatura. Io sono molto in dubbio se ciò dipenda 
da antica frattura per la quale l’animale si sia avvezzo ad 
avere un'apertura che comprende due giri, sicchè l’ ultimo 
giro risulti dagli ultimi due senza il solito tramezzo. Tale 


(') La fig. 46 rappresenta secondo Dillwyn una specie differente cioè 
la Pegides LAMK. 


ORARI 


ipotesi però mi pare sarebbe troppo azzardata e inverosimile, 
perchè di mia saputa non trova alcun riscontro. E però in- 
vece che una mostruosità tendo a riconoscere nel nostro 
esemplare una forma o piuttosto una specie distinta; non 
ne son però sicuro. Il colorito è bianco vinaceo con circa 
5 zone spirali bianche e cen macchiette rossastre sparse quà 
e là. La lunghezza totale della conchiglia è di 70 mm. 

Loc. Non ne possiedo che un esemplare di cui ignoro 
la provenienza. 


Ficula f.° Reevei De Greg. 


ex reticulata Lamk. . 


= reticulata Reeve Monogr. gen. Ficula t. 1, f. 1 — 
ren eraieon eco Rip av O 


Unica costoletta interposta in ciascuno interstizio. Nel- 
l'insieme rammenta la F. geometra se non che in questa 
fra le costolette primarie e secondarie vi è meno disu- 
guaglianza e il numero totale delle coste è maggiore. La 
{.* Reevei differisce dalla reticulata tipo per gli interstizi 
delle coste primarie meno larghi e per la mancanza del- 
le costolette terziarie. Il nostro esemplare differisce dalla 
reticulata in Kiener (loc. cit. per la spira assai più breve 
anzi affatto piana. 


Loc. Oceano Indiano. 
Ficula Dussumieri Valenc. 


Kiener Iconogr. coq. 2 partie p. 25, t. XI, genere Pyrula — 
Reeve Monogr. genere Ficula t. 1, f. 2. 


F.° aspilla De GrEG. Magnifico esemplare, differisce solo 
dalla figura di Reeve per la presenza di costolette tenui 
assiali le quali si vedono negli interstizi delle coste spi- 
rali. Differisce dalla figura di Kiener per la spira anco 


EIA gior 


più breve e per mancare delle tre o quattro fasce che sì 
vedono nella figura, ma di cui non parla nel testo. 

Loc. Australia (secondo l’etichetta del mio esemplare, 
però potè esser nato un equivoco a chi me la vendè scam- 
biandola con quella della F. ficus che portava scritto « China»; 
tanto più che non erano determinate). 


Ficula intermedia (Sism.) De Greg. 


(Kiener Spec. Conch. t. 13, f. 2 Pyrula ficoides Lam.). 

Sono stato molto imbarazzato per determinare il senso 
di questa specie, che generalmente da noi si suol dare al- 
l’ esemplare figurato da Pereira da Costa (Portug. t. 21, f. 2, 
3 cingulata Bronn). Riandando la sua storia si ha: che fu 
proposto da Sismonda per la Y. ficoides Lamark (1847 Syno- 
psis p. 37). Or questa specie è vivente nell'oceano indiano 
e così definita da Lamark: « Testa ficoidea, cancellata, albo- 
« lutescente, fasciis albis, spadiceo-maculatis cincta; striis 
« transversis distantibus; spira brevissima, plano retusa, 
« centro mucronata; apertura albo-coerulescente. 

« Lister Conch. t. 750, f. 46 — Knorr Vergn. 6, t. 27, 
f. 46 ». 

Ora ho da osservare, che paragonando i nostri esem- 
plari alla figura di Lister non le convengono punto, e non 
sono punto « cancellati »; Lamark poi non parla di strie 
assilari (costule longitudinali). Io non so quindi come si 
possa riconoscere in essi la specie fossile del nostro terziario. 

Deshayes nella 2.8 e 3.* Ed. An. sans. vert cita le figure 
di Kiener t. 13, f. 2, e di Schub e Wagn. t. 226, f. 4014, 
(esclus. variet.) che io non conosco. Nell’ Enc. méth. poi egli 
dà qualche altro dettaglio dicendo che le strie trasverse 
(costule) sono inuguali: le une più grosse, distanti a inter- 
valli eguali, le altre più piccole interposte 3 o 4 a inter- 
stizio; le strie. trasverse s'incontrano con delle strie longi- 
tudinali fine e regolari. 

Bull. della Soc. Mal. It. Vol. XI. 5 


PIO 

Dal concetto che mi son formato, la F. ficoides LAMARK 
(e però l’ intermedia) non deve avere una ornamentazione 
molto dissimile dalla ficoides Brocc.; solo le coste spirali 
meno prominenti e un po’ più numerose, e l’ornamentazione 
in genere più cancellata; la sua forma dee essere molto 
simile a quella della Y. reticulata (in Wood Crag. moll. 
t. 2, f. 12). Malgrado l’asserzione del sommo Deshayes, di 
cui ho detto a proposito della Y. ficoîdes Brocc., io non so 
nulla dire intorno all’identificazione degli esemplari fossili 
con la specie vivente. 

Io però crederei molto più saggio limitare il nome di 
intermedia Sism. alla specie vivente descritta da Lamark, 
e riferire gli esemplari fossili a varietà della clathrata. E 
sono anche avvalorato a ciò da questo fatto, che Sismonda 
non descrivendo la sua specie vi aggiunse la seguente ci- 
tazione « reticulata LAM. sec. Auct. Ped. », ed è ormai pro- 
vato che la maggior parte degli individui fossili rapportati 
aila reticulata appartengono invece alla clathrata. Ho già 
detto di sopra a proposito della F. ficoides come e perchè 
sia da ripudiarsi il nome di subintermedia MELLEv., ma 
vo’ fermarmi ad osservare come grande imbarazzo vi sia a 
limitare la /. ficoides Lam. (e però la intermedia) dalla 
F. ficus L. — Dilwyn osserva che le due figure di Lister (t. 750, 
f. 46, 46 a), la f. 46 a rappresenta la vera Bulla ficus di 
Linneo, e la fig. 46 la pyrula ficoides di Lamark, la quale 
ha le strie cancellate più larghe e più distanti. Egli osserva 
che Klein copia la figura di Lister. Le differenze fra la in- 
termedia (ficoides) e la ficus constano secondo Lamark nel- 
l'essere le costolette della prima più rilevanti, la spira più 
retusa, le costolette spirali più distanti l’una dall'altra. Non 
avendo egli dato l'habitat ed essendo appoggiata principal- 
mente dalla figura di Lister, che è pessima e irreconosci- 
bile, resterebbe la sua specie molto incerta. Però Kiener 
ne dà una buona figura e una buona descrizione, studiando 
la quale io mi son convinto che dee ritenersi come tipo 


Wo, Gare 
della specie di Lamark l’esemplare di Kiener, e che la 
detta specie non dee considerarsi che quale varietà diffe- 
renziata della reticulata, in cui le costolette spirali sieno 
piuitosto rade con due costolette secondarie a interstizio, le 
quali sono intersecate da tenui e regolari costolette assiali 
presso a poco della stessa dimensione. La spira è breve, 
il colorito rossastro. 

Loc. L’esemplare di Kiener proviene dall’ oceano indiano. 
Io non ne posseggo. 


Due nuovi sottogeneri di Delphinula. 


Vermilla De Greg. 


Propongo questo sottogenere per la Delphinula muricata 
: CALC. (Calcara Moll. viv. e foss. p. 31,t. 2, f. 11) e specie 
vicine. È una conchiglia molto singolare che partecipa dei 
vermeti e delle delfinule, ma più dei primi che delle se- 
conde. Ha anche analogia con il gen. Trichotropis BROD. 
(in Tryon) specialmente con alcuni sottogeneri di questo. 
Però sì nella ornamentazione, che nello speciale sviluppo 
spirale ne è assolutamente distinto. Ma il genere cuì più 
si rassomiglia è senza dubbio il Laxispira GaABB., di cui 
tipo è la lumbricalis GaBB. cretacea di New Iersey; quale 
genere unisce le delfinule ai vermeti, infatti mentre taluni 
caratteri richiamano le prime, l'essere i giri affatto discon- 
tinui e liberi ci fa risovvenire dei secondi. Al detto genere 
di Gabb parrebbe doversi anche ascrivere la lawa SAY ri- 
portata da Chenu e citata da Stoliczka; però, come osserva 
il sig. Tryon, è questa una bivalve della sezione delle Ca- 
protine. Ma ritornando al nostro genere dirò che è inter- 
medio fra il Delphinula LAME. tipo e il g. laxispira. Impe- 


LS 
rocchè io comprendo in esso le delfinule che hanno i primi 
giri continui e alquanto irregolarmente involuti, e gli ultimi 
giri liberi, l'apertura svasata e divaricata. Io credo si pos- 
sano riferire ad esso oltre della muricata anche la distorta 
L., la tyria REEVE, la melanacantha (in Chenu), sebbene 
queste non presentino irregolarità nella spira. 

La superficie esterna è ornata di solchi spirali sovente 
spinosi, le spine hanno spesso una forma particolare slar- 
gate alla base (Ver. muricata) e subramificate e divaricate al- 
l'estremità (muricata e melanacantha). La superficie interna 
è sovente ornata di traccie di costolette spirali (muricata, 
melanacantha). 


Deiphinula (Vermilla) muricata Calc. 


1841 Calcara Conch. Altavilla p. 75, t. 2, f. 11 — 1849 
Cale SMo]lMvivifeMossip 156 ez AS 


Di questa interessate specie distinguo tre forme, tutte e . 
tre molto rare nel pliocene di Altavilla. 


F.° tipo. Spira subregolare, ovata, conoidea. 

F.° genota De GREG. Spira elongata, subcilindrica. 

F.* ganta De GREG. Spira subcilindrica, piuttosto breve. 
Ultimo giro assai sviluppato, libero, apertura divaricata sva- 
sata internamente, ornata di traccie di costolette spirali. 

Per la Delfinula muricata ReEvE Proc. Zool. Soc. 1847, 
Conch. Iconogr. t. 4, f. 18 propongo il nome di Reeves. 


Asga n. sottogen. 


Propongo questo sottogenere per la specie seguente: 


Dog AN 
De'phinula? (Asga) gomega 


Conchiglia ovato-conica, assialmente costata e spiral- 
mente striata. Le coste son circa 8, regolari, in serie per 
diritto; le strie molto dense. Tale ornamentazione cessa 
nell'ultima parte dell'ultimo giro per essere sostituita da 
una ornamentazione analoga a quella della Delphinula mu- 
ricata CALC. cioè irregolarmente spinosa. L'apertura è al- 
quanto svasata, o subdelfinuleforme e turritelleforme. Sono 
stato imbarazzato a qual genere riferire la nostra conchi- 
glia. Ha dessa rapporto con varii generi, e principalmente 
con i generi Delphinula, Turritella, Rissoa. Si tratta di una 
specie mimetica? 

Loc. Altavilla (pliocene). 


— sTTT_RI-—>*___ 


Appunti intorno al gen. Xenophora. 


Xenophora %. 


Non vo’ quì studiare il genere Xenophora, perchè non 
ne ho il tempo e lo spazio. È desso molto intrigato come 
quello delle Chame e delle Ostree etc. i quali generi atteso 
la variabilità delle specie avviene che da un lato offrano 
una grande resistenza e plasticità (sicchè con lievi muta- 
zioni perdurano per lunghi periodi), dall'altro riesce diffi- 
cilissimo al paleontologo poterle sceverare l’una dall'altra. 
Non mi limito quì adunque che a due parole di volo a due 
sole specie. 


Xenophora infundibulum Brocc. 


Brocchi Conchi. Sub ti 5 E V17 


RR (I 
È questa una vera grande specie. Ne posseggo grandi 
esemplari assai maggiori della figura di Brocchi. Taluni di 
essi presso alla sutura portano impronte di piccoli corpi 
attaccati. de 
Loc. Toscana (plioc.); Bolognese Altavilla (pliocene); Sal- 
les (Francia tortoniano). 


Xenophora aringus De Greg. 


Molto simile alla cumulans BRoNGT. in Horn. (Moll. Wien 
t. 44, f. 3) ne differisce per la spira più conica e simile a 
quella della Deshayesi (MicH-TTI) in Hòrn., e per la base 
munita di rughe subgranulose. Gli anfratti non sono piani 
come in quest'ultima, ma posteriormente un po’ angolati. 
L’ombellico è piccolo. 

Loc. Altavilla (pliocene). 


Appunti intorno a taluni Turbi. 


Gruppo del Turbo filosus Phil. sp. 


1844 Philippi Moll. Sic. V. 2, p. 155, t. 25, f. 24. 


F.* tipo. (Phil. loc. cit.) Con tre o quattro funicoli nel 
penultimo giro ecc. 
Loc. Rometta (miocene). 


Var. candus De GREG. Due soli funicoli nel penultimo 
giro. i 


Loc. Sampiero? (Messina miocene). 


Var. cupus De GrEG. Numerosi solchi spirali in parte 


Pi 
obliterati. Un sol funicolo nella parte mediana dei giri che 


sono angolosi. 
Loc. Rometta (miocene). 


Word brofis Priz. (Moll: Sie. V-25 p. 226, t.27, £. 10). 
Superficie sublevigata, qualche traccia di solco spirale; giri 
subangolosi con un funiculo spirale. 

Loc. Idem. 


Var. misus DE GREG. Giri rotondati, ornati di tenui nu- 
merosi funicoli spirali. 

Loc. Idem. 
Dalla F-* tipo originano le due forme o sottospecie se- 
guenti: 


F.a subsulcatus D'ORB. (1840 Grat. Adour t. 11, f. 16). 
Non differisce dal filosus che per la dimensione più piccola e 
per esser munito di un ombellico. Io dubito nondimeno che 
tali differenze risultino dalla età diversa. 

Loc. Rometta (miocene) — Mérignac (Langhiano). 


F.a mirus DE GREG. Piccola conchiglia con giri lenta- 
mente crescenti, stretti, anteriormente e posteriormente, 
ugualmente concavi, in mezzo acutamente angolosi. 

Si connette molto intimamente al 7. tricariniferus 
Woop (Crag Moll. t. 14, f. 6) e al ditropis Woop (loc. cit. 
t. 14, f. 9), e però anche al diangulatus HORN. (Moll. Wien 
t. 45, f. 15). Questo è differente del biangulatus Eichw. (Leith. 
Ross. t. 9, f. 15) e per esso propongo il nome di porellus. 
Tutte queste quattro forme formano con la miîrus un unico 
gruppo molto elegante. i 

Loc. Rometta (miocene). 


Turbo rugosus L. 


Non vo’ fare qui uno studio sullo sviluppo e estensione 
di questa specie, nè passare in rivista tutte le sue varietà, 


SE oe 
neppure tutte quelle che io posseggo. Mi limito solo ad enu- 
merare talune di queste che ho qui tra mani. Non hanno 
esse però grande importanza trovandosi dei passaggi dal- 
luna all'altra mancando un tipo centrale. 


V.s canaliculatus (Gum.) Cocc. (Parma e Piac. p. 216, 
t. 6, f. 1). La figura non è bene eseguita ovvero l’esem- 
plare originale è corroso, nondimeno paragonando ad essa 
un mio bellissimo esemplare son sicuro della identità. Come 
giustamente osserva Cocconi, elevando questa varietà a spe- 
cie, bisognerebbe cambiarle nome perchè già usato, nel 
qual caso dovrebbe secondo le consuetudini intitolarsi Gui 
dottii; ciò però non mi parrebbe punto opportuno. 

Loc. Altavilla (pliocene). 


V.s Cocconii De GREG. (Cocconi Parm. e Piac. t. 5, 18-19). 
V.s peripus De GREG. (Cocconi Parma e Piac. t. 5, f. 20,21). 


V.s corpillus De GREG. (M. Horn. Moll. Wien t. 44, f. 2). 
Loc. Altavilla (pliocene). 


V.s tuberculatus SeRR. (Serrès Midi France p. 103, t. 1, 
f. 8 — M. Hòrn. Moll. Wien p. 434, t. 44, f. 5. Turbo tu- 
berculatus). 


V.s affinis Coco. (Cocconi Parm. e Piace. p. 212, t. 5, 
f. 22, 28 Turbo affinis) Come la precedente non mi sembra 
punto specie distinta. 


V.s angorus De GREG. Giri piani! ornati di tre o quattro 
cingoli spirali di granuli e lungo la sutura anteriore di un 
cingolo di squame teguliformi imbricate. Spira conica. Su- 
ture strette, profonde, canaliculate (individui giovani). 

Loc. Altavilla (pliocene). 


SSIir o 
V.s asus DE GREG. Molto simile alla V.s perus De Greg. 
non ha però il cingolo di spine, ma una carena semplice, 
nella parte dei giri posteriore a questa vi sono coste mar- 
cate un po’ contorte, nella parte anteriore a questa i giri 
sono cilindrici ornati di un funiculo spirale in mezzo. La- 
melle tenui rughiformi, oblique, numerosissime. 
Loc. Vivente nel Mediterraneo. 


V.s perus De GREG. (Boucquoy Dautz. Doll. Moll. Rouss. 
t. 38, p. 2). È la varietà più comune nei nostri mari. 


V.s asdiucus De GREG. È similissima alla f 5 (in Boucq. 
Dautz. Doll. loc. cit.) ha però le spine ancor più erette e 
la dimensione maggiore (quanto la f. 1), sicchè le spine 
non dipendono in essa dall'età. Io non so bene quali rap- 
porti passino fra questa varietà e il Turbo armatus DILLWYN, 
come pure il 7. pseudocalcar TappaRronI. Potrebbe essere 
simile a uno di questi, ma non ho ora qui fra mani criteri per 
giudicarne, tranne ciò che ne dicono i signori Cocconi e gli 
autori del bel lavoro sui molluschi di Roussillon. I signori 
M. Hòrnes e i suddetti considerano il T. solaris Brocc. come 
giovane del rugosus, ma è tutt'altro secondo il sig. Cocconi, 
il quale propose per esso il nome di 7. radians; la pre- 
senza dell’ombellico è un valido argomento. 

Loc. Palermo (vivente). 


Turbo carinatus Bors. 


Var. sdillus DE GREG. 


M. Horn. Moll. Wien t. 44, f. 6, Turbo carinatus. 


Gli esemplari tipici avuti dall’illustre mio amico profes- 
sor Bellardi di Torino hanno l'apertura non così troncata 
obliquamente come la figura di Hòrnes e hanno i giri po- 
Sterlormente levigati non ornati di funiculi granuliferi. 


BENT 


Turbo granosus Bors. 


F.à tipo (1821 Borson Orit. Piem. p. 333, t. 2, £. 6). La 
figura e la descrizione dell'autore non sono sufficienti a ben 
precisare questa forma. Parmi però senza dubbio che devon 
ritenersi tipo gli esemplari conici con un angolo spirale di 
60° circa, ornati di cingoli di grani i quali vanno crescendo 
in grossezza gradatamente avvicinandosi alla sutura ante- 
riore. Presso la sutura posteriore (inferiore secondo Borson) 
havvi un grosso cordone formato di lamelle teguliformi 
imbricate. 


Fa mammillaris Ercaw. (Leth. Ross. p. 234, t. 9, f. 23). 
Questa forma distinta, che M. Héornes cita a proposito del 
Turbo tuberculatus Serr. (M. Horn. p. 434, t. 44, f. 5 il 
quale a me sembra una varietà del T. rugosus L.), mi pare 
abbia molta analogia con la specie di Borson specialmente 
pel dettaglio 23 c. Se ne distingue quasi unicamente per 
la presenza delle coste. 


F.* allus De GREG. (Turbo mammillaris Eichw. in Coppi 
Pal. Moden. p. 81)? Forma della spira meno conica del tipo 
e somigliante a quella del patulus Brocc. tipo, l'estremità 
specialmente è assai ottusa. La forma dell'insieme e degli 
anfratti ricorda quella del 7. Brocchii (Mayer) Coce. di 
cui però è affatto distinta per l’ornamentazione. I giri sono 
piani avvallati in mezzo (gli ultimi). I primissimi sono piani, 
posteriormente subplicati, alla sutura anteriore crenulati, i 
primi sono presso la sutura posteriore ornati di noduli, in 
mezzo ornati di due o tre fila di granuli, alla sutura ante- 
riore argutamente denticulati,i dentini sono piani, angolosi, 
incastrati nel giro anteriore; i giri mediani ultimi sono po- 
steriormente ornati di grossi granuli costiformi, in mezzo 
avvallati e ornati di tre o quattro fila spirali di granuli, 
presso la sutura ornati di un filo di questi granuli un poco 


Mn 
più grossi e lungo la detta sutura di un cingulo di lamelle 
teguliformi imbricate subcrenulate (erano gli stessi che da- 
vano origine ai dentini degli altri giri precedenti). L'ultimo 
è carenato, e alla base è un po’ gonfio come il 7. Brocchi 
e ornato di cingoli granuliferi concentrici, di cui uno presso 
alla carena è più grosso degli altri e quasi rivaleggia con 
essa. Manca l’ombellico. Il labbro interno è piuttosto cospi- 
cuo, presso la columella è ornata di qualche ruga forse 
accidentale. 
Loc. M. Gibbio (Tortoniano). 


DTACR-T_-TRA- 


Appunti intorno a taluni Trochi. 


Trochus (Gibbula) marginulatus Phil. 


is--eRanilippi Moll Sic. pi 227, 1. 27, f. 4. 


La depressione ombellicale è circoscritta da un funicolo 
come nella figura citata, però il vero ombellico non è così 
vasto come questa lo mostra, non cominciando dal detto 
funicolo ma essendo limitato alla prossimità della columella. 

Loc. Rometta (miocene). 


Trochus Ottoi Phil. 


ol sie V_2 p. 227, 2,, 69. 


Distinguo varie forme di questa bella e variabile specie. 


F.° Romettensis De GREG. Una serie di tuberculetti presso 
la sutura posteriore, e una presso l'anteriore. Nel tipo sono 
pure due serie, ma una presso la sutura posteriore e una nel 
mezzo dei giri, tre nell'ultimo giro. Inoltre nei nostri I’ om- 


CS 


bellico è assai più angusto che nella figura di Philippi. 


Pao 


Loc. Rometta (miocene). Un esemplare delle marne di 
vicino Messina (collezione Tiberi) si avvicina al tipo ma 
non tanto. 


F.è sdindus De GrEG. Manca la serie dei tuberculetti 
presso la sutura posteriore dell'ultimo giro. Primi giri, om- 
bellico e base come nella Romettensis. 

Loc. Rometta (miocene). 


F.° aminus DE GREG. Manca pure la detta serie di tu- 
berculi posteriore; quella anteriore è ridotta ad una carena 
che ad occhio nudo appare quasi liscia, e che con la lente 
appare serratamente crenulata. Primi giri ombellico e base 
come nella Komettensis.. 

Loc. Rometta (miocene). 


F.* tisgus De GREG. Prosegue il differenziamento della 
precedente. Nell'ultimo giro mancano entrambi le serie di 
tuberculi e la carena è liscia; nei primi però l’ornamenta- 
zione è come nella F.a Romettensis come pure l’ombellico 
e la base. 

Loc. Rometta (miocene). 


Trochus (Gibbula?) suturalis Phil. 
F.a aspirus DE GREG. 


Piccola elegante conchiglia di appena 10 mm. di diametro. 
Spira breve, anfratti angusti subpiani, l’ultimo turbiforme, 
carenato anteriormente non protratto, ma troncato, ornato 
internamente di fili lineari radi, regolari. Base convessa 
ornata di funicoli concentrici, subrenulati e di sottili rughe 
oblique. Ombellico angusto e profondo. Columella troncata 
e anteriormente contorta. L’estremità posteriore dell’aper- 
tura non arriva alla carena, ma ne resta un po’ in avanti. 


o A 
La superficie spirale dei giri è ornata di una fila di grossi 
tuberculi molto obsoleti presso la sutura posteriore (la quale 
però è assolutamente cancellata nell'ultimo giro), di funiculi 
spirali obsoleti visibili maggiormente nell'ultimo giro e di 
rughe esili oblique. 

Di specie affini potrei citare il Trochus suturalis PHIL. 
(Moll. Sic. V. 1, p. 185, t. X, f. 23 — Idem 2.° Vol. p. 156), 
da cui non differisce che per la presenza dei funicoli spirali, 
e per i tuberculi posteriori, i quali sono obsoleti, ma assai 
più grossi e meno numerosi che nella figura di Philippi. 
Sebbene ne è forse distinta, è a questa che la ho riferita 
per la grande affinità. Ha pure molta analogia coi giovani 
del Tr. erythraeus Brocc. (Sawigny Egypt t. 6, f. 37,12 
tantum). 

Loc. Fossile in Sicilia (ubi?) 


Trochus cingulatus Brocc. 


Brocchi Conch. Sub. p. 351, t. 5, f. 15 — Cocconi Parma 
evPiac. p. 224. 


Nel pliocene di Altavilla ho rinvenuto due individui ti- 
pici. Questa specie è citata da Weinkauff (Conch. Mittelm. 
p. 360) come mediterranea. Il 7. papilla Ercaw. in Horn. 
è forse una sua varietà. 

Loc. Altavilla (pliocene). 


Trochus pirimpus De Greg. 


Piccola conchiglia strettamente legata all’infundibulifor- 
mis Cocc. (Cocconi Parma e Piac. p. 220, t. 6, f. 3, 4), si 
distingue per aver l'apice meno acuto, la spira un po’ più 
pupoide gli anfratti ancor più piani e non nodulosi, ornati 
lungo la sutura anteriore di un tenue funiculo spirale, è 
in tal sito che resta qualche traccia di colorito consistente 
in una fascia formata di una serie di scacchi uno bianco 


LAI 


uno rossastro. Somiglia nell'insieme anche al turgidulus 
Brocc., l'angolo spirale maggiore e il profondo ombellico 
ne lo distinguono agevolmente. 

Loc. Altavilla (pliocene). 


Trochus fanulum Gmelin. 


Var. chesnus DE GREG. 


M. Horn. Moll. Wien t. 45, f. 1. 


Ha le coste più numerose e più piccole, i funiculi della 
base più radi e più marcati che il tipo vivente, di cui pos- 
siedo belli esemplari dei nostri mari specialmente della 
Barra. 


Trochus conulus L. 


Var. perigus DE GREG. 


M. Horn. Moll. Wien t. 45, f. 8. 


Parmi alquanto differente dei tipo vivente e che si trova 
fossile nei nostri depositi pleistocenici principalmente per 
la forma della spira. Di questa specie però non ho fatto 
uno studio particolare. 


Trochus patulus Brocc. 


Brocc. Conch. Sub. t..5, f. 19 — Gratel'Adone03: 
f. 28-29. 


F.*° tipo. È rappresentato dalla figura di Brocchi, che 
però (fig. 19 b) essendo disegnata a sbieco non lascia veder 
bene l'andamento della spira, la quale negli esemplari che 
ho esaminato è più ottusa di quella di M. Hòrnes (Moll. 
Wien t. 45, f. 14). Il Turbo speciosus MicH-TTI (Foss. mioc.. 
t. 7, f. 2) credo sia una varietà della stessa specie. 


Loc. Altavilla (pliocene) Bolognese. 


MEDI, (cOSR 

Var. algosus De GREG. Coi giri posteriormente subco- 
stati. E questa una bella varietà mimetica che rammenta 
il T. magus. 

Loc. Altavilla (pliocene). 


Var. andecus De GREG. (M. Horn. Moll. Wien t. 45, f. 14). 
Spira meno ottusa, solchi non crenulati. 


F.° carderus De GREG. L’ombellico è assolutamente co- 
verto da forte callosità, che forma un rigonfiamento. Non 
sì può ciò attribuire all’età perchè gli esemplari giovani del 
tipo hanno l’ombellico aperto e somigliano a delfinule. Nei 
nostri poi i solchi non sono punto crenulati. 

Loc. Sampiero (miocene presso Messina). 


Trochus magus L. 


Var. angutus De GREG. Spira scalariforme, coste molto 
protuberanti. 
Loc. Ficarazzi? (postplioc.) 


Trochus Brocchii (Mayer) Cocc. 


Brocchi Conch. Sub. p. 354, 


t. 5, f. 20 Tr. obliquatus L. 
var. Cocconi Parma e Piac. p. 222. 


Siccome questa specie non è stata descritta nè menzio- 
nata da Mayer, che io sappia, propongo che si unisca al suo 
nome l'iniziale di quello di Cocconi. 

Loc. Non ne possiedo che un bell’esemplare di M. Ca- 
stello (Toscana plioc.) 


Mi 


Intorno all’ Acteon tornatilis L. 


Non mi limito qui ad accennare che nelle argille postplio- 
ceniche di Ficarazzi ho trovato due individui colorati. Sono 
essi di una tinta roseo sbiadita, ornati nell'ultimo giro di 
due larghe zone spirali bianche ornate ai bordi di una li- 
neola rossa più carica del fondo, sicchè questa limita le 
fasce bianche e le rosee. Il sig. Weinkauff (Conch. Mittelm. 
p.202) ha pubblicato un'interessante sinonimia e bibliografia 
di questa specie che però io non ho potuto controllare. Egli 
vi riferisce la Tornatella fasciata LAMARK, la semistriata 
Basr., l’Act: striatus Sow. ecc. ecc. Gli esemplari pescati 
alla Barra, che io possiedo, sono di una tinta subrosea uni- 
forme, qualcuno ha qualche piccola zona spirale bianca. 


Appunti intorno al gen. Akera. 


Akera (Akera) spirata Brocc. sp. 


Voluta spirata Brocc. Conch. Sub. p. 644 tdi 
= Bullina spirata Bronn = Bulla spirata D’Orb. = Bulla 
Agassizi Sism. 


F.° imbila De GREG. Differisce dalla specie tipo per esser 
di dimensione doppia o più, con l’ultimo giro ancor più 
cilindraceo, assai angolato posteriormente, e per la spira più 
piccola. È un’ interessante e molto rara forma abbastanza 
differenziata. A me pare che poco o nulla differisca il ge- 
nere Tornatina Adams dal gen. Akera Miill. e questo ha 
la priorità. Il genere Bullina FERR., Utriculus BROWN., 
Diaphana Brown. si possono io credo considerare quali 
sottogeneri dello stesso. Così io dò molta estensione al ge- 


nere Akera interponendolo fra le vere Bulle e gli Actaeon. 
La Bulla spirata rappresenta una vera Akera sensu stricto 
e però secondo la mia convenzione generalmente approvata 


ho interposto in parentesi lo stesso nome. 
Loc. Altavilla (plioc.) 


Akera (Bullina) melinda De Greg. 


M. Horn. Moll. Wien t. 50, f. 7. Bulla Lajonkaireana 
BAST. 


Paragonando l'esemplare figurato da Hòrnes alla 2. 
Lajonkaireana BasteROT (Bordeaux t. 1, f. 25) e a degli 
esemplari di quest'ultima provenienti dal langhiano di Mé- 
rignac (favoritimi dal mio amico M. Cossmann, i quali cor- 
rispondono bene a quelli di Basterot), mi son convinto che 
quelli di Hòrnes differiscono da quelli di Basterot, sì per la 
spira più sviluppata che per le diverse suture ecc. Si vo- 
gliano pure considerare come forma particolare della specie 
di Francia, mi pare meritino però di essere distinti con un 
nome speciale come ho fatto io. 


Nassa corniculum Olivi. 


1792 Olivi zool. Adr. p. 144 — Boucq. Dautz. Doll. Moll. 
loussip-00,t. 12, f. 1-2. 


Io credo sia questa una vera grande specie e quali forme 
di essa debbano considerarsi molteplici specie citate degli 
autori, e fino anche la Nassa semistriata BRrocc. debba en- 
trare nel suo ciclo. Il sig. Bellardi ha studiato con molta 
accuratezza le specie del detto tipo, ma parmi le abbia 
smembrate di troppo. 


Var. Dautzenbergi De GREG. (Boucq. Dautz. Doll. Moll. 
Rouss. t. 12, f. 3, 4, var. raricostata Risso). Differisce dalla 
varicestata (Risso Eur. Merid. p. 174, t. 8, f. 106) per la 

Bull. della Soc. Mal. It. Vol. XI. | SO 


LEN 


spira con svolgimento più regolare, e coi primi giri costati, 
i mediani lisci, l’ultimo ornato di qualche costa grossa e 
tozza, l’ultima porzione di questo negli individui adulti 
torna spesso a ridivenire levigata. 

Loc. Vivente (a Palermo ai Ficarazzi). 


Var. mitrella De GREG. Tendente a divenir subcilindrica 
o per meglio dire mitreforme, essendo gli anfratti piani 
non convessi. I primi giri sono ornati di coste tenui il giro 
mediano levigato, gli ultimi ornati di coste regolari, rade, 
dritte, minori degli interstizi; tali coste si obliterano nella 
parte anteriore dell'ultimo giro. È molto simile alla figura 
5 (tav. 12 Boucq. Dautz. Doll. Moll. Rouss.) è però ancor 
più cilindrica, essendo l’ultimo giro lateralmente compresso. 

Loc. Vivente (Palermo) rara! — Ne possiedo anche un 
individuo subfossile (ubi). 


Nota su taluni Strombus. 


Strombus Sferracavallensis De Greg. 


D'immenso interesse è il rinvenimento di questa nuova 
specie di strombo di grandi dimensioni negli strati del no- 
stro postplicene, ove mai alcuna specie di questo genere è 
stata segnalata. Essa appartiene senza fallo al tipo del co- 
ronatus DEFR. caratteristico del pliocene, ma da cui è net- 
tamente distinta per la spira più conoidea, gli anfratti non 
incartocciati l’uno sull'altro, le coste nodulose nel mezzo 
di essi, nell'ultimo meno sviluppate che nel coronatus. Per 
questi caratteri si avvicina maggiormente allo S. pugilis 
L. vivente e allo S. tuberculiferus in Fontannes (Moll. plioc. 
p. 152, t. 9, f. 2), però ne è distinto per le coste nodulose 


OTO e PO 


AMIATA 


che non sono coverte dalla sutura posteriore. Io mi permetto 
osservare che lo Str. tuberculiferus MARC. D. SERR. (Midi 
France p. 119, t. 3, f. 3, 4) è abbastanza diverso della de- 
scrizione e figura di Fontannes, la quale io credo sia una 
forma differenziata dello Str. coronatus Defr., e per la quale 
propongo il nome di F.° Fontannesi. Lo stesso prelodato 
autore dubita anche di tale identificazione. Io credo che essa 
sia una delle forme di passaggio del coronatus al Bonellii 
BroneT., di cui il sig. R. Hoernes (Medit. Stuf.) ha fatto 
recentissimamente uno studio lodevole. Lo Sf. tuberculife- 
rus SERR. invece parmi una varietà giovane del Bonelli. 
Il sig. Serres cita anche uno Strombus di Roncà (Loc. cit. 
p. 119), per cui propone il nome di Aoncanus. Probabil- 
mente allude alla stessa specie per cui Brongnart avea già 
proposto quello di Fortisi. 

Ma ritornando alla nostra specie aggiungerò che un altro 
fatto interessante è questo: che non l'ho ritrovato mai nè 
nelle argille di Ficarazzi nè nel tufo calcareo di Palermo, 
ma solo nel tufo calcareo di Sferracavallo dello stesso oriz- 
zonte. Quivi essa non è molto rara, ma si ritrova sempre 
in cattivi esemplari. Vi raggiunge grandi dimensioni, da 
taluni frammenti rilevo che dovea talora superare 12 cm. 
in lungo. Il mio carissimo amico il prof. Seguenza nel suo 
grande lavoro su Reggio cita a p. 354 lo St. coronatus nel 
quaternario (esemplari piccoli a spira prominente), appar- 
tengono alla nostra specie? I nostri però non sono piccoli. 

Loc. Postpliocene (Sferracavallo presso Palermo). 


Strombus coronatus Defr. 


Rimando il lettore alle dotte disquisizioni del sig. D’ An- 
cona (Mal. plioc.), Foresti (Cat. Moll. plioc.), R. Hoernes 
(Med. Stuf.) ecc. intorno a questa interessante e primaria 
specie dei nostri depositi pliocenici; non mi limito qui che 
a notare le due seguenti varietà, che io possiedo: 


Zio RR 


Var. Fontannesi De GREG. V. specie precedente. 
Loc. Un individuo di M. Gibbio molto simile alla figura 


di Fontannes. 


Var. Altavillensis De GREG. Lo S. coronatus acquista un 
grande sviluppo nel pliocene di Altavilla, offre numerosi 
passaggi dall'uno all’altro individuo. Però la varietà pre- 
dominante ha un aspetto particolare avendo la spira quasi 
piana. L'individuo che considero come tipo della varietà 
ha l’ultimo giro lungo 125 mm., largo 120 mm., la spira lunga 
18 mm. Nell’ornamentazione è simile alla figura tipica di 
D'Ancona (Mal. plioc. t. 1), però le spine della carena del- 
l’ultimo giro sono ancor più grosse e sviluppate, invece 
quelle degli altri giri sono più brevi e quasi affatto coverte 
dalla sutura anteriore; i labbri sono ancor più callosi. Re- 
stano tracce dell’antico colorito, dovea esser rosso porpora. 

Loc. Altavilla (plioc.), Cirnuta presso Ciminna (plioc.). 


— Er === 


Appunti intorno a talune Natiche. 


Natica catena Da Costa. 


Interessanti notizie intorno a questa specie si trovano 
nel 4.° volume della Brit. Conch. di Jeffreys; egli cita fra i 
sinonimi la Nicolii FoRB., collaria Sow., britannica LEACH. 
Però a paragonare le figure e le descrizioni della N. sor- 
dida PuÙir., catena Da Cost., Alderi ForB., sì resta sor- 
presi della somiglianza. Nel 5.° volume egli cita con dubbio 
l'identità della fusca BLAINv. con la sordida e di ciò si 
mostra sicuro Monterosato, che ritiene il nome di Blainville; 
tanto più che, come osserva Jeffreys (V. 4, p. 220), la N. sor- 
dida di Swainson non è che la plumbea di Lamark; sic- 
chè resta il nome di sordida Phil. Da Costa nella 2.3 edi- 


— 85 — 


zione da pubblicarsi (che io possiedo) sì preparava a cor- 
reggere il nome di catena e sostituirle quello di glaucina 
(L. Syst. Nat. p. 1251 — Pen. Brit. zool. t. 87, f. 141). I 
signori Catlow e Reeve nel nomenclator citando questa 
specie le riferiscono come tipo la figura di Chemnitz t. 186, 
f. 1856-9. Ora, dando uno sguardo alle specie fossili dello 
stesso tipo, prima ci sì presenta la helicina Brocc. (1824 
Conch. sub. t. 1, f. 10), la quale è anche citata nel supple- 
mento della Brit. Conch. di Jeffreys p. 215 nel paragrafo 
della N. catena. Egli però non dice se la crede o no un 
sinonimo. La figura che ne dà il sig. Fontannes (Moll. plioc. 
t. 7, f. 11) mi pare tipica. Che dire poi se si esamini la 
N. intricata Don. (') vivente nel Mediterraneo? È certo che 
essa si distingue bene per la speciale colorazione e per la 
forma dell’ombellico. Però mi pare non vi sia dubbio che 
dallo stesso tipo sia ramificata. Ciò che più la caratterizza 
sono i due o tre solchi spirali dell'interno dell’ombellico. 
Però negli individui fossili della N. catena del nostro post- 
pliocene si riscontrano non di rado, sebbene meno sviluppati; 
qualcuno di questi ultimi ritiene parte del colorito rosso e 
paonazzo. I signori Boucquoy, Dautzenberg, Dollfus figurano 
un bell’esemplare vivente della N. catena (Moll. Rouss. t. 17, 
LO, 6) identico a quelli che si rinvengono abbondantemente 
fossili nel nostro postpliocene di Ficarazzi, e danno una ricca 
bibliografia e sinonimia riferendovi la canrena TURT. (*), 
ampullaria LAm., monilifera Lam., castanea Lam. Io in vero 
sarei propenso a considerare la N. catena come una grande 
capo-specie e le altre parte come sinonimo, parte varietà, 
parte sottospecie. Fra queste ultime noterei la intricata 
Don. e la heros SAY Var. Chalmersi MATTHEW. (Moll. post- 


(') Pochi o nessuno parlano dell’ opercolo. Io ne ho avuto qualche 
esemplare con l’animale e ho potuto bene osservarlo. Somiglia molto 
all’opercolo della N. Josephinia Risso. 

(**) Come è noto, col nome di N. canrena Linneo unia diverse specie 
fra cui la hebraea (millepunctata auctorum), 


— 86 — i 

plioc. Acadie trad. par Thielens t. 9, f. 2) e la Alderi FoRB., 
come varietà la sordida PHÙit., la groellandica (Beck) MoLt. 
la Dillwyni PayR., la Guillemini PayR. La N. proxima 
WooD mi pare un sinonimo come pure la varians Duj. (in 
Nyst.), e la helicina Brocc. La glaucina L. comprendea 
diverse specie, fra cui anche la catena, e però il suo nome 
(pars) dee passare nella sinonimia. La glaucina BRocc. in- 
vece si ritiene sinonimo della Josephinia Bisso. In generale 
non si può punto basare una distinzione specifica sulla sola 
tinta e su una lieve mutazione nella configurazione dell’om- 
bellico, perocchè, se ciò può esser permesso al zoologo, non 
lo sarà mai al paleontologo, che trova sovente che tali dif- 
ferenze non hanno alcuna fissità. 


Var. ella De Greg. Piacemi far conoscere questa interes- 
sante varietà, che forse potrebbesi considerare quale sotto- 
specie. Differisce dal tipo per avere i giri posteriormente 
subtroncati, sicchè la spira pare quasi subscalarina. 

Loc. È rarissima nelle argille postplioceniche di Fica- 
razzi, non ne ho infatti che un esemplare, però ben con- 
servato e di grande dimensione. Il sig. Da Costa nell’edi- 
zione nuova del suo lavoro credo volea sostituirle il nome 
di glaucina L., il quale vi è aggiunto manoscritto. 


Natica f.° perdofa De Greg. 


ex Josephinia Risso. 


= N. Josephinia M. Horn. (non Risso) Moll. Wien t. 47, 
f. 4. 


Non so comprendere come siano sfuggite ai varii autori 
le marcate differenze fra la josephinia Risso vivente nel 
Mediterraneo e gli esemplari del bacino di Vienna che ie 
sono riferiti dal sig. M. Hòrnes che hanno una spira assai 
più svolta e di diverso aspetto, la callosità ombellicale non — 


QUAI 


 circuita da profondo ombellico ecc. Io li considero come 
una sottospecie o forma affiliata della specie di Risso. 


Natica eblera De Greg. 


M. Hérnes Moll. Wien t. 47, f. 7 Natica helicina Hòrn. 
partim (non Brocc.). 


Mi pare una forma molto distinta per lo svolgimento 
spirale, che per mezzo della var. hemiclama NySsT, si con- 
nette alla N. catena. La detta varietà sta frammezzo alle 
due specie. 


Natica redempta Michelotti. 


Var. empina De Greg. 


= M. Hòrnes Moll. Wien. t. 47, f. 3 redempta. 


Avendo paragonato la suddetta figura a molteplici esem- 
plari del tortoniano di M. Gibio trovo che questi, e però 
anche la forma tipica, hanno lungo gli anfratti in prossi- 
mità della sutura posteriore un solco molto marcato, il 
quale manca negli esemplari di Austria. 


Natica hebraea Mart. 


1769-84 Martyn Univ. Conch. tav. 109 = millepunctata 
Lam. 


Spiacemi di molto dover cambiare il titolo ad una delle 
più note e comuni conchiglie viventi e terziarie, però la 
priorità di Martyn è affatto indiscutibile. I signori Boucquoy, 
Dautzenberg, Dollfus adottano entrambi i nomi, designan- 
doli come specie distinte, avvalorati dalle osservazioni di 
Troschel, Dunher, Weinkauff, che vi constatarono differenze 
nelle armature linguali. Io:credo però che queste sono affatto 
secondarie e accidentali e non possono assolutamente per- 


= gs 


mettere una divisione là dove tutti i caratteri più impor- 
tanti parlano eloquentemente in contrario. Del resto anche 
il sie. Weinkauff nella sua grandiosa opera Conch. Mittelm. 
riconosce l’unità della specie (p. 243) e ne dà una ricchis- 
sima bibliografia. Il nome di Lamark passa quindi nella 
sinonimia. 

La N. hebraea è davvero una specie primaria, che ha 
una diffusione e uno sviluppo estraordinario sì nei mari 
attuali, che nel terziario superiore. Nelle vicinanze di Pa- 
lermo è comune tanto nel postpliocene di Ficarazzi, che nel 
pliocene di Altavilla, e vi raggiunge grandi dimensioni. La 
N. catenoides WooD mi pare una varietà della stessa specie. 
Ne ho rinvenuto qualche esemplare nel postpliocene di Fi- 
carazzi. Or paragonando alla suddetta, e specialmente alle 
figure di Nyst (Tert. Scaldis. t. 5, f. 7) la ‘N. Burdigalensis 
Mayer (Journ. Conch. V. 12, t. 8, f. 6) si è sorpresi della 
quasi identità. 

Varietà pure della hebraea considero la N. meglecta 
MAYER (Journ. Conch. V. 7, t. XI, f. 2) e la plicatella 
MAYER (Loc. cit. f. 9); anzi forse entrambi non sono che 
semplici sinonimi. 

Varietà è la N. Saucatsensis Mayer (Journ. Conch. V. 12, 
t. 8, f. 7) almeno a mio credere, e moltissime altre potrei 
enumerare. Ma riserbo a farlo a miglior tempo; passerò 
allora in rivista anche le forme del terziario antico che ci 
si connettono intimamente. 


F.a Altavillensis De GREG. Ma vo’ far conoscere questa 
interessante modificazione della specie di Martyn, uguale 
in tutto alla figura di M. Hòrnes (Moll. Wien t. 47, f. 1, 
N. millepunctata) anzi forse identica. La differenza precipua, 
per cui si distingue dagli esemplari viventi, consiste nel- 
l’opercolo, la cui superficie esterna non è come in questi 


ornata di molteplici lamelle erette, ma è piano, levigato 
ornato di segni (non in rilievo) tortuosi e subraggianti, e 


ir 'iggice 
di una costoletta lamellare, eretta, parallela al margine. Il 
carattere principale consiste in quest'ultima. Già in taluni 
opercoli viventi si osserva, che delle lamelle, onde sono or- 
nati, quella vicina alla periferia è un po’ più rimarchevole; 
ma nei fossili tal carattere è di ben maggiore importanza. 
Restano tracce di colorito rossastre, fiammee, giallastre, o 
anche bruniccie, qualche esemplare ha una colorazione iden- 
tica affatto all’esemplare di Hòrnes. Io credo anzi che gli 
esemplari austriaci debbano rapportarsi alla nostra forma, 
però, non avendone esaminato l’opercolo, non posso giudi- 
carne. 
Loc. Altavilla (pliocene !) 


—@—_ 


Studi sui Coni mediterranei viventi e fossili 


conservati nel mio gabinetto geologico. 


. Grandissime difficoltà ho incontrato nella determinazione 
dei molti miei esemplari di Coni. Si tratta infatti di uno 
dei più intrigati e difficili generi che esistano; tanto da ri- 
valeggiare con quello delle ostriche, delle vulselle, delle 
patelle, anzi direi più difficile ancora. Perocchè, sebbene offre 
esso dei caratteri più numerosi di quelle, pure la classifi- 
cazione riesce difficilissima, non solo stante la plasticità 
grande delle forme, ma anche per la quantità grande di 
‘determinazioni e figure pubblicate dagli autori: figure so- 
vente non ben eseguite o incomplete, determinazioni spesso 
inesatte, sia per mancanza di criteri sufficienti, sia per bra- 
mosia di crear nuove specie o per altro motivo. 

In questo paragrafo seguirò lo stesso metodo già pre- 
cedentemente usato, raggruppando le varie forme sotto varii 
tipi di specie, e non limitandomi allo studio delle specie, di 
cui possiedo degli esemplari, ma irraggiando i confronti e 


LO 


le riviste anche alle specie affini; ciò però secondo me lo 
ha permesso la brevità del tempo, trovandomi impegnato 
nella pubblicazione di molti altri lavori. 

Uno dei risultati più importanti di codesto mio esame 
è questo, che moltissime forme fossili rapportate da varii 
autori a diverse specie, e fino anche a sottogeneri diversi 
non sono che modificazioni del C. mediterraneus (Hwas) 
Brug., che io ho anche trovato viventi nel Mediterraneo. 
Così molte specie di aspetto diverso, che in pratica con- 
viene separare (come anche ho fatto io), rientrano nel suo 
dominio. Risultato simile, ma assai più importante, di quello 
cui venne il Dott. Weinkauff. Sui coni viventi è da consul- 
tarsi con molto profitto lo stupendo manuale di Tryon, ove 
son figurate 713 specie. Sui coni del terziario superiore 
quelli che maggiormente sì sono versati sono i signori M. 
Hornes, Pereira Da Costa, R. Hoernes, Auinger. Però mi 
sembra che non abbiano avuto tanta conoscenza delle forme 
viventi, siechè molte rettifiche ho dovuto eseguire. È strano 
come i conì sieno rarissimi nel nostro postpliocene; anzi io 
non ne ho ritrovato mai alcuno tranne che a Sferracavallo, 
nuova località fossilifera da me scoperta, che ha un facies 
tutto speciale e che forse rappresenta un piano superiore. 
Un fatto analogo si verifica nel crag d'Inghilterra, causato 
probabilmente dalle condizioni climateriche. Nel nostro plio- 
cene invece i coni abbondano e raggiungono un grande svi- 
luppo. In ultimo a questo paragrafo ho composto, come in 
altri, un quadro di affinità delle principali forme e varietà. 
passate in rivista. Giova assai darvi un occhio per formarsi 
un'idea dell’intralciamento di esse e della loro posizione 
naturale. Si vede bene come il mediterraneus (sensu lato), 
cioè comprendendovi le forme fossili che ne segnano il mas- 
simo sviluppo, dee considerarsi quasi come un grande sche- 
letro, o per meglio dire come il tronco principale, da cui si 
siano ramificate tutte le altre forme e varietà, che come 
altrettanti folte fronde lo rivestono e in parte lo celano. 


D'ora 


Conus betulinoides (Lamk.) Hérn. (') 


M. Hornes Moll. Wien t. 16, f 1 — R. Hòrnes Auinger 
Med. Stuf. p. 17 Dendroconus. 


Il sig. M. Hòrnes annette nella sinonimia la figura di 
Grateloup (Adour t. 45, f. 20), che è affatto differente e per 
la quale il sig. D'Orbigny propose il nome di Bathis. Il 
betulinoides fu figurato primieramente da M. Hòrnes, ond’ è 
che io propongo di unire al nome l’iniziale sua, tanto più 
che lo stesso Lamark non ne diè alcuna figura e trattan- 
dosi di specie di un genere così plastico si resterebbe in- 
certi sul tipo. È molto difficile distinguerlo dal C. Aldro- 
vandi BRrocc. (Brocc. t. 2, f. 5 — Horn. 1, f. 2), tranne 
che quest ultimo ha l’ultimo giro meno lungo e anterior- 
mente striato; ma nella descrizione del betulinoides si parla 
pure di strie. Dei viventi parmi gli somigli molto il C. 
crosseanus BERN. 


Var. sgosus De GREG. Ad Altavilla ho trovato un ma- 
gnifico grande esemplare lango 95 mm., solo anteriormente 
un po’ rotto. Esso differisce dalla figura di M. Hòrnes per 
la spira al contorno più concava come nell’ Adrovandi, e 
per essere striato spiralmente all'estremità anteriore. Con- 
serva in parte la colorazione (che dovea essere di un bel 
rosso porpora), più delle sottilissime lineole spirali, rosse, 
subregolari, distanti l'una dall'altra, che somigliano a tante 
fine striature. 

Loc. Altavilla, pliocene! 


(') La figura che ne dà R. Pereira da Costa pare più breve e colla 
spira più rotondeggiante. Ciò però dipende forse dall’ esser guardato 
l'originale un po’ a sbieco o dalla parte posteriore; infatti le suture sem- 
brano curve, mentre nell’esemplare di Hornes son dritte. 


PERE o ISS 


F.a Aldrovandi (BRocc.) Horn. (M. Horn. Moll. Wien 
t. 1, f. 2). Non essendo ben riconoscibile la figura di Brocchi, 
propongo di unire alla sua iniziale quella di M. Hòrnes, 
che ne dà una bella figura, e ritenere questa per tipo. Il 
nostro esemplare è piccolo, ma molto somigliante. 

Loc. M. Gibio (Tortoniano). 


F.a sbilmus De GREG. Molto simile al moravicus HoERN. 
AuiNnc. (= fusco cingulatus BRONN in M. HORN. partim tav. 1, 
f. 4) in quanto alla forma, anzi quasi identico. Però ha una 
ornamentazione diversa. I primi giri della spira somigliano 
a quelli del C. austriacus HoERN. AuIng. (Med. Stuf. t. 2, 
MAZARA gli altri al betulinoides var. sgosus DE GREG., e 
all’Adrovandi Brocc. HoRN. La parte anteriore dell'ultimo 
giro è ornata di cordoncini rari, equidistanti, come nel- 
l’Adrovandi. Nel resto si vede qualche sottile lineola rossa 
come nella var. sgosus DE GREG. Io considero lo sgosus 
quale varietà di quest’ultimo, mentre lo sbilmus è più dif- 
ferenziato e sì può considerare quale forma o sottospecie. 

Loc. Altavilla (pliocene). 


F.a cacellensis Per. DA Costa (Moll. Tort. t. 3, f. 5). È 
una forma assai interessante per le molteplici analogie che 
presenta. È immensamente simile gl C. fulvocinctus CROSSE 
(Journ. Conch. V. 21, t. XI, f. 5) della costa occidentale di 
Africa, se ne distingue quasi esclusivamente per le suture 
regolari, poco marcate (mentre nella citata sono « bien mar- 
qués et un peu irrégulières »). E pure assai simile al C. 
(Dendroconus) Voeslauensis R. HorRN. e Avine. (Med. Stuf. 
t. 1, f. 8, t. 3, f. 4) è però alquanto più bislungo. 

Loc. Sferracavallo (postpliocene) presso Palermo. 


F.° funiculigerus Font. (Fontannes Moll. plioc. p. 140, 
t. 8, f. 8 C. Mercati Broco. var. funiculigera). Sono i miei 
esemplari affatto simili alla citata, solo con la spira più 


concava. Somigliano pure assai al fulvocinctus CROSSE, 
però col contorno della spira concavo ai fianchi; sono identici 
alla fig. 14 (Savigny Egypt tav. 6), che non ha avuto nome. 

Loc. Ne ho due esemplari, uno fossile di Sardegna (post- 
plioc. o quaternario), l’altro subfossile d’incerta provenienza, 
io lo comprai come vivente a S. Vito; ma non mi pare tale, 
potrebbe però darsi che lo sia. 


Conus avellana (Lamk.) Horn. 


(M. Horn. Moll. Wien t. 3, f. 3). Propongo di unire le 
due iniziali, non essendo questa specie ben conosciuta, tranne 
che per la figura di Hòrnes. Allo stesso tipo parmi appar- 
tenga il C. claviformis SpEYER (Cassel ter. t. 1, f. 6). 

Loc. Monte Gibio (Tortoniano) esemplari di passaggio al 
gibiensis. 


F.° gibiensis De GREG. Differisce dal tipo per avere l’ul- 
timo giro un po’ più lungo e anteriormente più marcata- 
mente solcato, e per la spira convessa, rotondata, non ap- 
puntita (pel quale carattere somiglia al rotundus R. HORN. 
AUING.) e per le suture più profonde. 

Loc. Monte Gibio (Tortoniano). 


Conus fuscocingulatus Bronn. 


Avendo passato in rivista molteplici forme appartenenti 
a questo tipo, mi sono convinto che allo stesso devesi anche 
riferire il C. Berghausi MicH-TTI; infatti le differenze fra 
entrambi sono queste: cioè che la spira di quest'ultimo è 
più irregolare e negli adulti (nel mezzo) un po’ rientrante, 
l’ornamentazione consta di « macchie gialle quadrangolari 
non contigue » (Mich. p. 343); mentre il fusco cingulatus è 
ornato di lineole rare, equidistanti. Intanto i miei esemplari 
partecipano della specie di Bronn per la colorazione, e di 


ci ge 
quelle di Michelotti per la forma, li ho titolato fuscocin- 
gulatopsis. 

Così parmi unica sia assolutamente la specie, cui per 
priorità spetta il nome di Bronn, tra le varietà che ad essa 
riferisco vo’ richiamare l’attenzione su quelle viventi (che 
sono assai importanti perchè rappresentano una ramifica- 
zione del C. mediterraneus innestata in mezzo al fusco cin- 
gulatus) e sulla var. turricula BRrocc., la quale minacce- 
rebbe di far sostituire tal nome a quello di Bronn. Però 
essendo essa poco nota e non perfettamente definita parmi 
preferibile mantenerla a titolo di varietà e non di specie. 


F.° fuscocingulatus (BRONN) HòRN. tipo (= M. Hòrn. Moll. 
Wien t. 1, f. 4 = Lithoconus moravicus R. HoERN. AUING. 
Med. Stuf. p. 29). Essendo stato il sig. M. Hòrnes il primo 
a ben descrivere e figurare questa specie, propongo di unire 
la sua alla iniziale di Bronn. Il tipo secondo lui è rappre- 
sentato dalla figura 4 (Moll. Wien tav. 1) e questo credo 
debba ritenersi per tale, mentre la fig. 5 è una varietà. 


Var. pyrula Brocc. (Broce- Conch. sub: pii2S8 166002: 
f. 8. Non so persuadermi come nessuno finora, ch'io sappia, 
abbia messo in rilievo l'affinità, anzi l'identità di talune va- 
rietà della specie di Brocchi e quella di Bronn. Parmi che 
la forma della conchiglia e la rotondità della sua periferia 
non lascino dubbio. Però, siccome questa specie è nota sotto 
il nome di Bronn, e Brocchi non ne dà dettagli tali da fare 
proprio esser sicuri del tipo, tanto più che non fa cenno 
alcuno della colorazione, io proporrei ritenere il nome di 
fuscocingulatus nel senso dato di M. Hòrnes, e ritenere 
quello di pyrula a titolo di forma o varietà. Posseggo un 
esemplare di Salles (Gironda tortoniano), il quale è molto 
simile alla figura di Brocchi e solo appena appena più corto. 
Esso pure corrisponde in certo modo al C. maculosus GRAT. 
var. lineata (Grateloup Adour t. 45, f. 6, ma questa figura 


De Go 
è molto mal fatta. Mi pare corrisponda bene alla figura di 
R. Hoern. e Auing. (Mol. Stuf. t. 6, f. 9), che rappresenta 
secondo loro un individuo intermedio fra il vindebonensis, 
e il mediterraneus. 

Un altro esemplare (fossile del Bolognese) ha invece 
l’ultimo giro più angusto e allungato e si avvicina assai 
al Suessi HoERN. AuING. tipo; differisce dal C. pyrula tipo 
per esser più bislungo. Ho detto l'esemplare di Salles sotto- 
varietà lineatus GRAT., e l’esemplare bolognese sottovarietà 
spiltus DE GREG. 

Loc. Salles (Tortoniano) — Bolognese (idem). 


Var. angus De GrEG. (fuscocingulatus var. M. Hòrnes 
Moll. Wien t. 1, f.5 — Cheliconus fuscocingulatus R. Hoern. 
Auinger Med. Stuf. t. 1, f. 10-12, 18). Mi meraviglio non 
solo che questi due egregi paleontologi spostino il tipo see- 
gliendo per tale la varietà, ma che l’ascrivano a sotto- 
genere diverso! 

Loc. Altavilla (pliocene). 


Var. embus De GREG. Differisce dalla figura 11 (tav. 1, 
in Hoern. Auing.) e però dalla precedente per aver l’ultimo 
giro posteriormente molto angolato. 


Var. imelus Der GREG. (C. mediterraneus var. imelus). 
Interessante varietà del conus mediterraneus vivente, che 
rientra e s'innesta nel fuscocingulatus specialmente con 
la var. angus De GREG. Differisce dalla figura di Hoernes 
e Auinger (t. 13, f. 1) per l’ultimo giro assai più angolato 
posteriormente. Del resto.per la forma è identica; la colo- 
razione e la scultura però son diverse. Ancor più si asso- 
miglia al C. striatulus BRocc., di cui dirò in appresso, e si 
può anzi considerare come un facies vivente della stessa 
forma. 

Si distingue facilmente per lo sviluppo particolare della 


RO TA 
spira, che è brevissima ricacciata in dentro, coi primi giri 
sporgenti in una piccola protuberanza conica submucronu- 
lata. Si mantiene sempre di piccole dimensioni, almeno che 
io sappia. È pure assai analogo a talune varietà del C. 


Dujardini Dub. 
Loc. Mediterraneo (zona delle spugne). 


Var. steppus De GrEG. Varietà transitoria fra la var. 
imelus e la endorus. Ha la spira più prominente della ime- 
lus, l’ultimo giro meno angolato di essa, ma più angolato 
che nella endorus. Corrisponde presso a poco alla fig. 19 
(R. D. D. Moll. Rouss. tav. 13). Avverto che i giri di que- 
sta sembrano molto angolati e crenulati, mentre ciò non è 
che un effetto di luce prodotto dalle macchie bianche. 

Loc. Zona delle spugne di Barberia. 


Var. endorus De GREG. Altra interessante varietà del 
conus mediterraneus come la precedente, da cui differisce 
per l’ultimo giro anteriormente un po’ più bislungo, e po- 
steriormente meno angolato, e per la spira un po’ più pro- 
minente; la colorazione è identica. 

Più che a ogni altro si assomiglia al C. Ottiliae HOERN. 
AuUING. (Med. Stuf. t. 6, f. 13), da cui differisce per la 
mancanza delle crenulazioni spirali, e per l’ apertura un 
pochino più larga (ciò può però dipendere dall’ esser il 
labbro esterno logoro nell’ esemplare austriaco). Si riat- 
tacca così anche alla var. angus e alla var. pyrula. I 
primi giri sono spiralmente striati, 1’ ultimo alla periferie 
nei giovani individui è molto angolato, negli adulti non 
tanto. 1 

Loc. Mediterraneo (zona delle spugne). 


F.° Berghausopsis DE GrEG. (1883 De Greg. Elenco Foss. 
a Card. Iouanneti p. 1). Di forma identica al tipo Berghausi 
MICH-TTI; però con colarazione identica a quella del fusco 


du Gue 


cingulatus tipo. Forse alla stessa forma dee ascriversi la 
figura 6 (Per. Da Costa t. 6 Conus splendens partim). 
Loc. Forabosco (Tortoniano). 


F.a Berghausi MicH-TTI tipo (1847 Michelotti Foss. Mioc. 
p. 542, t. 13, f. 9). Michelotti la dice sparsa di taches qua- 
drangulaires, però non precisa la grandezza di esse, cioè 
se sieno come quelle della figura di M. Hòrnes (Moll. Wien. 
t. 1, f. 3) ovvero di quella di R. Hoernes e Auinger (Med. 
Stuf. t. 1, f. 17-18). Io però sto per la prima tanto più che 
i miei esemplari vi corrispondono benissimo. La forma però 
è quella della figura di Michelotti. Piuttosto bene vi corri- 
spondono gli esemplari figurati da Pereira Da Costa (Moll. 
BOPEIor2:i 3-6). 

Loc. Monte Gibio (tortoniano). 


Var. Vaceki R. HoERN. Aurna. (Med. Stuf. p. 23, Den- 
droconus VacEKI = Berghausi MicH-tTTI in M. Horn. Med. 
Stuf. t. 1, f. 8). Differisce dal tipo di Michelotti per la spira. 
più regolare e più conico-convessa, e per la periferia del- 
l’ultimo giro più rotondata. 

Loc. Sferracavallo (postpliocene) — Dubbio esemplare 
senza colorazione del resto identico. 


Var. Neumayri R. Hoern. e Auing. (Med. Stuf. Litho- 
Cconus %. 1, f. 17-18). Parmi senza dubbio una varietà o 
sottoforma dello stesso tipo, tanto più che, come ho detto, 
non è specificata la dimensione delle macchie nella specie 
di Michelotti. E strano come è, non solo elevato a specie 
dai prelodati signori, ma ascritto a sottogenere diverso. 


Var. alpus De GREG. (Per. Da Costa Moll. Port. t. 1, 
i). 


F.° isgolpus De GREG. (Pereira Da Costa Moll. Port. t. 1, 
f. 3) a spira rientrante. 
Bull. della Soc. Mal. It. Vol, XI, 7 


— 98 — i 
F* Broteri Per. DA Costa (Moll. Port. p. 30, t. 9, f. 25, 
30). Mi pare che non debba considerarsi che quale forma 


della stessa specie. 


F.a miser Borv. (Boivin Esp. nouv. conus p. 39, t. 1, f. 9). 
Questa specie vivente al Capo Verde parmi una forma dello 


stesso tipo. 
Conus canaliculatus (Brocc.) De Greg. 


Avendo studiato accuratamente il canaliculatus, il Du- 
jardini DuB., il Brocchi BRoNN mi son convinto che altro 
non sono che modificazioni leggere di unica specie, e mi 
fa meraviglia, come da nessuno, che io sappia, è stata no- 
tata l’importanza del canaliculatus e la sua priorità. 


F.* Dujardini Dub. (1833 De Greg. Elenco fossili a Card. 
Jouanneti p. 1). Intorno a questa interessante mutevole forma 
numerose e belle figure hanno pubblicato i signori M. Hòr- 
nes e Pereira Da Costa. I signori R. Hoernes e Auinger 
la scindono in due: considerano tipo le figure di M. Hòrnes 
4, 5-7 (tav. 5, Moll. Wien) e come C. Brezinae le figure 
8 a-n. Mi pare che l'esame delle molteplici figure non per- 
metta affatto tale divisione; per esser coerenti bisognerebbe 
al più considerarla come varietà elevando in pari tempo a 
varietà anche ciascuna delle altre figure 3, 5, 6, 7. 

Io ne posseggo due varietà, l’una var. Asdensiîs corri- 
sponde alla fig. 3 di M. Hérnes, ha però la spira pupoide. 
È comune a Forabosco (Asolo), però la si rinviene in cat- 
tivi esemplari ed è raro a trovarne in buono stato. L'altra 
corrisponde alla fig. 6 dello stesso. La mia varietà si avvi- 
cina molto al C. Bredai MicH-TTI (Foss. mioc. EM) 
Il C. Dujardini passa e s'immedesima col C. turricula 
Brocc. giovine, cioè col C. striatulus Brocc. e con la F. 
imelus Da GREG. Dall'altro canto passa pure e s'immede- 


l'i 
sima col C. canaliculatus (Brocc.) De Greg. (= Cl. Brocchi 
BRONN). 
Loc. Forabosco (Asolo) mioc. zona a Card. Jouanneti. — 
Turenna (fig. 6) mioc. 


F.* canaliculatus Brocc. (1814 Conch. Foss. Sub. p. 636, 
t. 15, f. 28). Non differisce dal Brocchi, che per la man- 
canza del funicolo che decorre in quest’ultimo lungo l’ an- 
golo posteriore dell'ultimo giro; lo che può dipendere da 
causa accidentale. Il nome di C. canaliculatus fu pure pro- 
posto da Chemnitz (Conch. t. 181, f. 1748), però, come os- 
serva Tryon (Manual Conch. Part. 6, p. 33) è un sinonimo 
del C. Malaccanus Hwas (Enc. Méth.), resta quindi annullato. 


F.° Brocchi BRoNn (= C. deperditus Brocc. non Brug. 
— Brocchi Conch. Sub. t. 3, f. 2 — Fontannes Moll. Plioc. 
t. 8, f. 15 tipo). La figura di Fontannes mi pare quella che 
meglio mostra i caratteri della spira. La figura di Grateloup 
(Adour t. 44, f. 18), si suole staccare mentre a me pare 
molto vicina al tipo. Questa bella forma è assai interessante, 
perchè viene a ramificarsi con l’antediluvianus, specie che 
sembra a prima vista affatto distinta. 

Loc. Altavilla (plioc.!) Nissoria cont. Serre (plioc.!) Bo- 
lognese — Piacentino — Castellarquato. 

A questa sezione appartiene anche il C. elatus MIcH-TTI 
(Foss. mioc. t. 13, f. 16), il quale io credo non sia che va- 
rietà della stessa specie di Brocchi. 


Gruppo del Conus antedilluvianus Brug. 


DS 


Sebbene questa specie è assai differeziata e pare non 
possa aver relazioni con il grande gruppo di coni, che ho 


— 100 — 


passato finora in rivista, pure vi si riattacca direttamente 
per mezzo del C. canaliculatus Brocc. 


Conus antedilluvianus BRruG. E veramente meraviglioso 
come si sia perpetuata questa specie a traverso così im- 
menso periodo di anni con leggerissime insignificanti mo- 
dificazioni. Essa fu descritta primitivamente da Bruguière 
(1792 Enc. méth. V. 637) — Brocchi ed M. Hòrnes ne danno 
buone figure. Il tipo della specie eocena (Deshayes Coq. 
Paris t. 98, f. 14) ha solamente appena appena più corto 
i ultimo anfratto. Il sig. Beyrich lo figura a t. 1, f. 1 (Conck. 
Nord. tert.) — Bronn (Leth. geogn.) propone di chiamare 
le forme recenti appenninicus (non appenninensis in D'Orb.), 
ma parmi che non torni conto il farlo. — Anche i signori 
R. Hoernes e Auinger mantengono la specie. — Il loro 
Leptoconus Berwethi (Med. Stuf. t. 5, f. 11-12) non è però 
che una semplice varietà della specie di Bruguière. 

Loc. Castellarquato — Bolognese — Altavilla (plioc.!) 
— Nissoria contr. Serre (plioe.!) Ciminna (contr. Cirnuta 
plioc.) — Buonfornello (mioc. sup.?) 


Var. turripinus De GREG. Ha una forma angusta, la spira 
bislunga con la parte posteriore dei giri non troncata ma 
conoide, scavata. Il mio esemplare è largo 20 mm. lungo 
60 mm. Mostra il maggiore differenziamento della specie; 
è molto analogo alla figura di M. Hòrnes Moll. Wien t. 5, 
f. 2 b, è però più bislungo ete. 


Var. empenus De GREG. Spira piuttosto breve, le cre- 
nulazioni degli ultimi giri obliterate. È una varietà sub- 
transitoria verso il C. canaliculatus Brocc. (= Brocchi 
Bronn). 


Loc. Castellarquato — Nissoria contr. Serre (plioc.!) 


Al tipo dell’antedilluvianus parmi appartengano i viventi 


— 101 — 


C. subriferus A. Ad. turriculatus Sow. (ex cancellatus 
LAMK.), Orbignyi Aup., gennulatus Sow. 


Conus melitosiculus De Greg. 


1882 C. Russeggeri (HauER) DE GrEG. De Greg. Spec. 
e form. nuove Malt. e Sic. p. 3 (Nat. Sic.) 

1883 C. melitosiculus DE GREG. De Greg. Nuovi fossili 
terziari p. l. 

1884 C. Russeggeri AuER Simonelli. Il Monte Verna e 
e i suoi fossili p. 252 (Boll. Soc. Geol. It.) 


Sì tratta di una specie d’incerti confini, i cui caratteri 
sì possono sintetizzare così: conchiglia assai angusta e bi- 
slunga, submitreforme, spira molto sviluppata, uguale presso 
a poco all'ultimo giro. L'ho ritrovato sempre allo stato di 
modello, sicchè non posso non rimanere in dubbio intorno 
alla determinazione. Io ne pubblicai dapprima molti rag- 
guagli e una sinonimia e bibliografia, che fu riportata dal- 
l’esimio sig. Simonelli con piccole aggiunte; egli è da lo- 
darsi in vero del modo come tien dietro alle pubblicazioni 
sul terziario superiore. Dirò però che è ben giustificata la 
mia proposta del nuovo nome. Quello di Russeggeri non 
era che « pro modo » scelto da me per una determinazione 
artificiale, mentre fra tanta varietà di forme quel nome non 
dice nulla. Per indicare la nostra specie bisognerebbe al- 
meno aggiungerci la mia iniziale. Il conus melitosiculus 
tipo non è ancora figurato; lo sarà prossimamente nel mio 
lavoro sui fossili di Malta. Parecchie varietà però son figu- 
rate (Per. Da Costa t. 8, f. 5 b, Puschi Mich-tti — Locard 
Descr. Faun. Corse t. 1, f. 9 — R. Hoern. Auing. Med. Stuf. 
t. 5, f. 7 — Simonelli loc. cit. t. 6, f. 3-4). Io però, ripeto, 
non sono punto sicuro della sua determinazione, trattandosi 
d’individui fratturati o allo stato di modello; nè so se deb- 
bano riferirsi a varie specie note. Certo però è legato inti- 
mamente al C. antedilluvianus Brua. 


— 102 — 
Loc. Malta (mioc.) — Tufo calc. Siracusa? — Melilli 
(mioc.?) 


Conus virginalis Brocc. 


Brocc. Conch. Sub. t. 2, f. 10 — Grat. Adour t. 43, f. 8, 
t. 45, f. 23 — estremi limiti idem t. 48, f. 2. 


Lascio in bianco la questione se esso corrisponda al de- 
perditus (Brug. non Brocc.) come crede il sig. Cocconi. Dirò 
però che è una buona specie, che è un peccato non sia 
ben figurata, essendo basata su caratteri che non si sco- 


prono nella figura di Brocchi, ma solo nella sua descrizione. 


Var. postus De GREG. Con la spira più eretta che nel 
tipo, somigliante a quella del C. rotundus R. HoERN. AuU- 
ING. (Med. Stuf. t. 6, f. 3), che rientra così nello stesso 
ciclo. Si distingue da questa pei giri posteriormente al- 
quanto concavi, ornati di 4 strie spirali, anteriormente an- 
golati lungo la sutura, come nella descrizione di Brocchi. 

Loc. Altavilla (pliocene) —- Asolo Forabosco (miocene). 


Var. elgus De GREG. Spira ancora più eretta e con la 
estremità appuntita, primi giri subcrenulati sull’angolo an- 
teriore. 

Loc. Castellarquato (pliocene). 


Io credo certo che il nome di C. tarbellianus GRA. debba 
scomparire, perchè la priorità spetta al nome di virginalis 
Brocc. — Grateloup non parla dell’ornamentazione dei giri: 
taluni autori li descrivono semplici e piuttosto lisci e i loro 
esemplari devono ascriversi in una sezione del Mercati 
BRocc. Altri autori li descrivono striati, e subangolati presso 
la sutura anteriore e questi devono ascriversi al virginalis. 
Così gli esemplari da me già rapportati al tarbellianus. 
(Elenco dei fossili a Cardita Jouanneti p. 1). 


— 103 — 
Del tarbellianus, o per meglio dire del virginalis, noterò 
le seguenti varietà: 


Var. epellus Dr GREG. (M. Horn. Molli. Wien t. 4, f. 1, 
2, 3). Mi sorprende come i signori R. Hoern. e Auing. ri- 
tengano per tipo gli esemplari di M. Hòrnes, che sono dif- 
ferenziati e li ascrivono ad altro sottogenere (Leptoconus), 
mentre riferiscono al sottogenere Dendroconus esemplari 
molto simili al tipo, tranne però che per l’ornamentazione. 


Var. grolpus De GREG. (tarbellianus Per. Da Costa Moll. 
Port. t. 5, f. 1, 2; t. 6, f. 1-3). Designo con tal nome il mas- 
simo sviluppo della specie. 


Var. tarbellianus GRAT. (sensu stricto) Grateloup (Adour 
t. 43, f. 2, 5, t. 45, f. 2, 3). L’analogia del tarbellianus col 
virginalis non sfuggì a Grateloup, il quale ascrisse a va- 
rietà della sua specie quella di Brocchi. 


i e n  —mm 


Gruppo di forme e sottospecie del C. mediterraneus, 


sezione franciscanus (Hwas) Brug. 


F.a franciscanusHwas (1792 Enc. Méth. p. 698 — Atlas 
idem t. 397, f. 5). 

Designo con questo nome gli esemplari più sviluppati 
del Mediterraneo, e che corrispondono « perfettamente » 
alla Var. Pereirae De GREG., tranne che hanno l’apertura . 
anteriormente più larga. La colorazione tipica è quale la 
descrive Bruguière, però non è costante, ma passa a quella 
del mediterraneus tipo senza la menoma alterazione nella 
forma. Il maggiore esemplare, che ho, è largo 3 cm. Mi si 


— 104 — 


dirà da taluno, perchè scegliere il nome di mediterraneus 
piuttosto che di franciscanus, mentre questo rappresenta in- 
dividui più sviluppati? Ecco, il mediterraneus Brug. ha un 
senso più largo assai, è bene scelto a designare un com- 
plesso di forme, mentre il franciscanus rappresenterebbe 
piuttosto una varietà ex-colore. Di più il nome di mediter- 
raneus è accettato generalmente mentre l’ altro è ripor- 
tato nelle sinonimie. Io devo avvertire, che io col nome di 
franciscanus non intendo una varietà ex colore, ma intendo 
una forma del mediterraneo, che nell’aspetto somiglia alla 
figura dell’Ene. méth. 
Loc. Mediterraneo (Barra e Palermo). 


F.a ventricosus (BROoNN) DE GREG. M. Hornes Moll. Wien 
t. 3, f. 5-8 — etiam t. 2, £. 3, 5 clavatus partim — R. Hoer- 
nes e Auinger Med. Stuf. Lithoconus Tietzei HOoERN. AUING. 
t. 1, f. 3; — Dendroconus Neugeboreni H. A. t. 1, f.5, t.2, 
f. 6; — Voeslanensis H. A. t. 1, f. 8, t. 2, f. 4; — ventri- 
cosus BR. tipo t. 1, f. 6, t. 6, f. 5; — subraristriatus PER. 
Cost. tt. .1,f. 20,21, 22; — ‘Stemdachier E 
(Hochstetteri) Loroisi KIENER t. 3, f. 5; — Lithoconus hun- 
garicus H. A. t. 4, fl; — PFuehsi H. Alt. 4, DAS 
Chelyconus rotundus H. A. t. 6, f. 8} — Vindebonensis 
PARTSH p. 48; — Mariae H. A. t. 6, f. 7; — Suessi H. A. 
(Pactim) eso: 

Da lungo e paziente esame delle figure di dette forme, 
e dallo studio dei miei numerosi esemplari fossili e viventi 
sono venuto nella assoluta convinzione che il senso del 
ventricosus dee slargarsi assai, essendo sommamente ridi- 
cola la creazione di una forma o di una specie per una 
modificazione, che varia da individuo a individuo. Seguendo 
il metodo dei signori R. Hoernes e Auinger dovrei proporre 
un'altra cinquantina di specie per questa sola sezione. Non 
si può che ritenere qualche nome di questi a titolo di sem- 
plice varietà. Il nome di ventricosus da per sè non dice 


— 105 — 


niente, perchè, se ristretto, bisogna limitarlo a uno o due 
individui; invece come è inteso generalmente costituisce un 
gruppo di varietà punto naturale. Secondo me bisogna slar- 
garlo comprendendovi tutte le varietà connesse al franci- 
scanus, e considerarlo come una sottoforma dipendente da 
quest'ultima, dalla quale differisce solo per l'apertura an- 
teriormente più angusta. Il sig. De Stefani (Foss. plioc. S. 
Miniato p. 53) ascrive il ventricosus come giovane del pon- 
derosus Brocc. Convengo della simiglianza; però io credo 
molto più ragionevole dar maggior latitudine al senso me- 
diterraneus e considerar l’uno e l’altro quali forme dipen- 
denti da esso, tanto più che precisandone il senso come ho 
fatto io le differenze non possono trascurarsi. 
Loc. Mediterraneo (vivente). 


Var. Pereirae De GREG. Ad Altavilla si rinviene in belli 
esemplari somiglianti alla fig. 6 in M. Hòrn., però con la 
spira più sviluppata, e di una dimensione quasi uguale a 
quella dell'esemplare dei signori R. Hoernes e Auinger 
(t. 6, f. 5). Somigliano, anzi s'identificano con gli esemplari 
di Pereira Da Costa (Moll. Port. t. 4, f. 1 Conus clavatus 
LAMARK), che non possono chiamarsi col nome di Lamark, 
e che corrispondono alle figure di M. Hornes (Moll. Wien 
t. 2, f. 5 tantum). È impossibile distinguere le due forme, 
e non posso che considerare la detta figura di Pereira Da 
Costa, che quale var. Pereirae della specie di Bronn, o per 
meglio dire varietà del mediterraneus della sezione fran- 
ciscanus. Riferisco alla stessa varietà Percirae il C. Mercati 
(M. Horn. partim cioè t. 2, f. 3) essendo minime le diffe- 
renze. Esaminando i miei esemplari posso inoltre distinguere 
quattro sottovarietà e un'anomalia: sottovarietà afinus iden- 
tica al tipo Pereirae con i giri della spira ornati di strie 
spirali, endippus con l’ultimo giro ornato anteriormente di 
poche strie (tre o quattro) profonde lontane l’una dall'altra, 
equidistanti, operus con una piccola doccia all’ estremità del- 


— 106 — 


l'angolo posteriore dell'apertura. L'’anomalia o mostruosità 
consiste in ciò, che nell'ultima parte dell'ultimo giro la 
sutura posteriore si avanza di un tratto, restringendo l’an- 
fratto e lasciando una fenditura profonda interposta nel- 
l'angolo posteriore. Ciò io credo dipende non da frattura, 
perchè il margine dell’ antico labro è intero, ma da qualche 
altra causa perturbante lo sviluppo della conchiglia. 

Loc. Vivente nel Mediterraneo (sotto var. empismus, 
con l'apertura anteriormente un po’ più larga facendosi 
più esile il lato columellare) Barra, Palermo, anche nella 
zona delle spugne di Barberia; — Postpliocene a Sferraca- 
vallo presso Palermo; —- Pliocene ad Altavilla; — Postplio- 
cene? in Sardegna. 


Var. pallida Boucq. Dautz. Doll. (Moll. Rouss. t. 13, f. 20). 
Varietà, non ben definita, ma rimarchevole non pel colorito, 
che varia, ma per la forma. 

Loc. Mediterraneo (Palermo). 


Var. rotundus R. Hoern. Auing. (Chelyconus Med. Stuf. 
t. 6, f. 8). Esemplari molto simili, però coi giri non striati. 
Il loro colorito è roseo con zone bianche. Io dubito che 
nella sua sinonimia dee entrare il conus perpinianus FoNT. 
(Moll. plioc. t. 8, f. 14). 

Loc. Mediterraneo. 


Var. scherpus De GrEG. Differisce dalla fig. 5 (R. Horn. 
Auing. Med. Stuf. t. 6) per avere la spira più prominente 
e i giri della spira turgidi, posteriormente compressi, la 
spira convessa. 

Loc. Altavilla pliocene. 


Var. Vindebonensis (PARTSH.) R. HoerN. Aurne. — (M. 
Horo: Moll. Wien tif) 


Loc. Bolognese (fossile nel tert. sup. mioc.) 


— 107 — 


F.a elpus De GREG. Interessante forma del mediterraneus 
estremamente breve e larga. Somiglia alla figura 11 (tav. 
13 Boucquoy Dautzenberg Dollfus Moll. Rouss.) però assai 
più breve e larga. Ecco le sue dimensioni: lunghezza totale 
52 mm., del solo ultimo giro 26 mm., larghezza 21 mm. 

Loc. Mediterraneo alla Barra; — Vivente pure nella zona 
delle spugne di Barberia (raro). 


F.a scippus Dr.GRrEG. Llentico per la forma alla fig. 5, 
tav. 3 (in M. Hòrn. Moll. Wien ventricosus Bronn = Vin- 
debonensis Partsh fide R. Hoern. Auing.), però con la spira 
più convessa, e con una colorazione particolare consistente 
in zone gialle, ondulose, assiali (longitudinali). 

Loc. Altavilla (plioc.) 


F.a sfigus De GREG. (Per. Da Costa Moll. Port./t. 4, f. 10). 
Forma vicina al mediterraneus tipo. Posteriormente è sub- 
angolata, la spira è conica, prominente. 


Loc. Altavilla (pliocene); — Sferracavallo (postpliocene). 


Bidblohannce R. Hoern. Auing. (Med. Stuf. t. 1, f. 4). 
Magnifici esemplari identici al tipo; la colorazione solo è un 
po diversa ed intermedia a quella delle forme transylva- 
nicus (idem f. 14) e lapugyensis (idem f. 9). 


Conus ponderosus Brocc. 


F.° tipo (Broce. Conch. Sub. t. 3, f. 1). Magnifici esem- 
plari tipici ho rinvenuto ad Altavilla, con una dimensione 
maggiore di quella di Brocchi; la superficie a guardarsi con 
la lente mostra delle strie assilari sottilissime (di accre- 
scimento) e qualche stria spirale ondulosa cancellata. I giri 
della spira sono larghi, subpiani, leggermente convessi, nella 
parte posteriore appena appena depressi. Come dirò di se- 


— 108 — 


guito, io non so considerare questa specie che come una 
semplice forma del mediterraneus. 
Loc. Altavilla (pliocene!) 


Var. empigus DE GREG. Interessante varietà che in certo 
modo collega il tipo con la forma almenus, ma più vicina 
a quello che a questa. Differisce dal tipo per aver l’ ultimo 
giro più lungo e uguale all’almenus. Differisce da questa 
per la spira un po’ più prominente, gli anfratti più larghi, 
con suture marginate, impresse, subimbricate. Un piccolo 
solco decorre vicino la sutura anteriore come nel tipo e 
simula quasi l'impianto del giro seguente, quasichè questo 
se ne fosse ritirato. Questa varietà è perfettamente inter- 
media fra il ponderosus e il elbe BRrocc. 

Loc. Altavilla plioc. (tipo della varietà); — Castellar- 
quato Tortoniano (bello esemplare anteriormente in parte 
ricostrutto dallo stesso animale, sicchè pare un po’ più 
breve). 


F.° elmenus De GREG. (M. Hòrnes Moll. Wien t. 2, f. 6) 
differisce dal tipo ponderosus per avere i giri della spira 
più stretti e quest'ultima più breve. Infatti nel tipo essa 
è ‘/; circa dell'ultimo giro, nella varietà elmenus è circa 
'/.. Di più nel tipo è leggermente convessa, mentre nella 
varietà è più rigorosamente conica. Io non comprendo come 
i signori R. Hoernes e Auinger, tanto rigorosi nell’esame 
dei piccoli caratteri differenziali, si sieno lasciato sfuggire 
tale errore. Tanto più che gli individui da loro figurati a 
tav. V sono ancor più diversi dal tipo e irreconoscibili. La 
fig. 5 è una varietà della nostra forma, intermedia fra essa 
e il ventricosus var. vindebonensis. Anzi le figure 4, 6 credo 
si possano ritenere come tipiche del Mercati BRrocc. 


F.° subraristriatus PeR. DA COSTA (Moll'Port ski t,)e 
Non esito menomamente ad ascrivere questa specie quale 


— 109 — 
forma o piuttosto quale varietà del ponderosus Broce., come 
parimenti io la ritengo semplice varietà del C. mediterra- 
neus vivente. Un esame di molteplici individui di varie età 
mi ha perfettamente convinto che il ponderosus non bisogna 
riguardarlo che quale fase di sviluppo del mediterraneus. 
Loc. Altavilla (pliocene). 


F.a Noe Brocc. (') (1814 Brocc. Conch. Sub. t. 3, f. 5). 
L’esame delle forme sopra notate non permette di consi- 
derar questa quale specie a parte. I miei individui sono 
più piccoli del tipo e anteriormente un po’ abbreviati. Il 
sig. Fontannes descrive una varietà interessante il C. Lu- 
scinensis Font. Questa sezione di conì si continua intima- 
mente col marmoratus PHIL. 

Loc. Altavilla (plioc.) 


TT ZR2 - 


Altre varietà, forme e sottospecie 


dipendenti dal C, mediterraneus (Hwas) Brug. (?) tipo. 


C. mediterraneus (Hwas) Bru. Essendo stato Bruguière 
il primo a descriverlo e figurarlo, propongo unir la sua 
iniziale al titolo della specie. Come forma tipica ritengo 
quella della Enc. méth. V. 1, p. 201, n. 91 (1792) tav. 330, 


(') Nel mio elenco dei fossili dell'orizzonte a cardita Jouanneti (p. 1) 
avevo notato fra i fossili di Asolo anche questa forma; ma dovevo aggiun- 
gervi un punto interrogativo trattandosi di esemplari fratturati in pes- 
simo stato di conservazione, e che io anzi dubito che appartengano a 
tutt’ altra specie. Taluni autori, fra cui Fontannes, danno al Noe la desi- 
nenza in ae, ma è meglio ritenere il nome genuino datogli da Brocchi. 

—_ (*) Il sig. Weinkauff ne dà una ricca bibliografia e sinonimia (Conch. 
Mittelm. p. 146) riferendogli fra gli altri il C. Jaspis SALIS, ignodilis OLIVI, 
olivaceus SALIS, rusticus DeLLE CH. POLI. 


— 110 — 


fig. 4 (1816), citazioni generalmente omesse o travisate da 
tutti gli autori. Non scelgo il nome di franciscanus (loc. 
cit. n. 87, p. 698, t. 337, f. 5). perchè non rappresenta la 
specie nell'insieme, ma una varietà di essa come ho avuto 
occasione di osservare di sopra. 

Gli autori del bel lavoro sui molluschi di Roussillon 
danno come tipo della specie la figura 19 (tav. 12, non 21 
per errore di stampa) di Philippi, — fig. 3, 4, (tav. 8 di 
Blainville), — fig. 1, 1 a, 1-b, 1 d (tav. 56 di Kiener) e la 
loro fig. 11 (tav. 13). Non ho tempo di controllare tali ci- 
tazioni, però parmi che il tipo, più che alla loro figura 11, 
sia simile alla loro figura 21, cioè a quella che riferiscono 
come var. rubescens partim. La figura di Philippi parmi 
pure diversa dal tipo. Questo io credo sia identico perfetta- 
mente nella forma all’Enzefeldensis R. HorrN. Aurina. (Med. 
Stuf. = raristriatus Bell. e Mich. in M. Hòrn. Moll. Wien 
t. 3, f. 2). Le stesse lineole spirali spesso diventano strie- 
formi, soprattutto nella parte anteriore dell'ultimo giro; però 
esse sono più numerose e meno distanti che nella figura 
la quale si può appena considerare come una varietà della 
specie di Hwas. Come dirò di seguito, il pelagicus BrRocc. 
appartiene a una diramazione del tipo. Vicinissimo a questo 
sta pure il ventricosus (BRonN) in Per. Da Costa partim 
(Moll. Portug. t. 4, f. 10). La figura poi di Savieny (Eeypt 
Atlas t. 6, f. 15) è assai somigliante al tipo (il quale ha 
la spira appena più prominente), e mi meraviglia come non 
sia stata denominata dal prof. Issel. 

Loc. Mediterraneo. 


F.° turricula (BRocc.) De GREG. (= turricula sensu lato, 
etiam pelogicus Broce. striatulus Brocc.) Avrei da fare in- 
teressanti osservazioni: mi pare non vi sia il menomo dubbio 
nell’appartenere tutte e tre queste forme allo stesso tipo. 
La differenza precipua del palagicus sta nelle strie filiformi 
spirali o fili spirali. Tale ornamentazione, dice Brocchi, non 


# 


— lil — 


sì verifica mai nella specie vivente. Ciò in gran parte è vero 
ma io ho osservato individui della zona delle spugne, nei 
quali tale scultura si osserva benissimo. In quanto allo 
striatulus dirò che è una buona forma caratterizzata soprat- 
tutto dall’ estremità della spira appuntita, prominente e mam- 
millare. Però, avendo esaminato molteplici esemplari del 
C. turricula BRocc., mi son perfettamente convinto che 
quello non è altro che quest’ultimo nella giovine età. Esa- 
minando poi talune varietà viventi nel mediterraneo viventi 
nella zona delle spugne, come per esempio la var. endorus 
DE GREG. (fuscocingulatus), mi son convinto che esse pas- 
sano insensibilmente allo striatulus tipo, anzi ho trovato 
esemplari identici. In quanto poi all’ornamentazione del tur- 
ricula dirò che non è molto diversa di quella del pelagicus 
anzi quasi la stessa. Io però proporrei di designare le tre 
suddette specie di Brocchi con un sol nome. Quale scegliere? 
Il primo descritto e figurato è il turricula ed è questo che 
scelgo. Il pelogicus sarebbe una sottovarietà con l'angolo 
posteriore dell'ultimo giro arrotondato. Lo striatulus sarebbe 
la prima fase di sviluppo del turricula. Tutte tali sotto- 
varietà passano e si confondono col mediterraneus tipo, 
però è forse utile in taluni casi conservarle nel senso da 
me dato loro. — La var. major B. D. D. (Moll. Rouss. p. 
82) non è basata che sulla dimensione e non ha però al- 
cuna importanza. Come pure la minor MoxTER. è irreco- 
noscibile, dalle sole figure di B. D. D. Moll. Rouss. (t. 13, 
f. 18, 19) essendo diverse l’una dall'altra. La var. rubens 
B. D. D. (aut rubescens sicut in tabulis?) si rinviene nelle 
spugne di Barberia e comprende molte varietà in « ex forma » 
essendo una semplice varietà « ex colore ». 

Dalla zona delle spugne, oltre le varietà che ho già 
avuto occasione di menzionare qua e là, posso citare le 
seguenti: 


— 112 — 


Var. elongata B. D. D. (Moll. Rouss. t. 13, f. 14, 15). 
Varietà angusta e bislunga. 
Loc. Zona delle spugne Barberia. 


Var. alalmus De GREG. Di piccola dimensione (17 mm.), 
con l’ultimo e penultimo giro molto angolati, l’ultimo giro 
ornato tutto quanto di strie spirali regolari equidistanti 
(circa 23), gli intervalli delle quali anteriormente, diven- 
tano filosi. i 

Loc. Idem. 


Var. oblonga B. D. D. (Moll. Rouss. t. 13, f 1213) 
miei esemplari mostrano un ulteriore differenziamento per 
la spira breve e l’ultimo giro non turgido ma regolarmente 
conico. Essi rassembrano in piccolo alla fig. 1 a (M. Hòrn. 
Moll. Wien t. 2, Con. Mercati). 

Loc. Idem. 

Di varietà ex colore potrei aggiungerne due a quelle 
menzionate dagli illustri autori della monografia dei Mollu- 
schi di Roussillon: sudviridis De GREG. verdastra-chiara 
(loc. idem) — rufatra De GREG., che è di un color sordo, 
con un fondo giallo-rossastro che tende a farsi scuro seppia; 
è spesso incrostata (loc. idem). 


Var. emisus De Grea. (Philippi Moll. Sic. V. 1, t. 12, 
f. 19). Differisce solo dal tipo per la spira un po’ più breve; 
dal ponderosus Brocc. per aver l’ultimo giro un po’ più 
turgido e subpupoide, cioè meno regolarmente conico. I 
miei individui sono lunghi 52 mm., larghi 29 mm.; la spira 
è lunga 14 mm. La figura di Philippi vi corrisponde, però 
rappresenta un esemplare giovine. Taluni individui conser- 
vano l'epidermide che è sottilissima, e si stacca facilmente; 
secca è di color giallastro tendente al verde al rosso. 


Loc. Mediterraneo, 


— 113 — 


Var. amigus De GREG. Simile al tipo però coi giri della 
spira ornati di due strie spirali marcate. 

Loc. Mediterraneo vivente — Partanna — Mondello fos- 
sile (strati inferiori del postpliocene). 


Var. marmoratus Pai. (1836 Moll. Sic. Vol. 1, t. 12, 
fig. 17). I miei esemplari gli corrispondono perfettamente, 
in essi solamente l’ultimo giro è posteriormente un pochino 
subangolato, sicchè la spira dal contorno non si mostra 
perfettamente per diritto ad esso. 

.  Loe. Mediterraneo (Barra). 


Var. pinguis (GRAT.) DE GREG. (Grat.. Adour t. 45, f. 2, 
Conus antedilluvianus BruG. var. pinguis GRAT.) Ho ag- 
giunto l'iniziale mia, perchè Grateloup l’avea riferito a va- 
rietà di tutt'altra specie. Io ritengo che dessa non debba 
considerarsi che quale varietà del mediterraneus, o per me- 
glio dire come la stessa V.° marmoratus, che abbia rag- 
giunto un altro grado di differenziamento. Paragonando i 
nostri esemplari alla suddetta figura, vi corrispondono per- 
fettamente; solo in essi l'apertura è anteriormente un poco 
troncata all'estremità del canale; questo non è punto un 
carattere interessante e può dipendere da erosione o da 
altro; le strie sono nei nostri confinate all’ estremità ante- 
riore dell'ultimo giro. Il sig. Mayer (Journ. conch. V. 7, 
p. 83, t. 3, f. 2) osserva che l’antedilluvianus è affatto di- 
verso della figura della V." pinguis (lo che è evidente) e pro- 
pone per essa il nome di C. Burdigalensis. Ciò parmi asso- 
lutamente fuor di luogo avendo la priorità il nome di Gra- 
teloup. Gli esemplari, poi, figurati da Mayer parmi non 
sieno punto identici a quelli di Grateloup, avendo i giri 
più stretti, subangolati, e subcarenati; ma somiglino di più 
agli esemplari che i signori R. Hoernes e Auinger (Med. 
Stuf.), danno pel mediterraneus tipo, e che si potrebbero 
forse considerare come una var. Burdigalensis MAYER 
pactim. 

Bull. della Soc. Mal. It. Vol, XI. 8 


— ili — 


Io posseggo inoltre qualche esemplare vivente appena 
appena diverso dal pinguis e che è simile alla fig. 10 (tav. 6, 
R. Hoern. Auing.) rapportato al mediterranens. Or para- 
gonandolo al C. Suessi R. Hoern. Auing. tipo (loc. cit. t. 1, 
f. 1), non vi trovo affatto tali differenze da poter permettere 
la distinzione di quest'altra specie. Mentre la forma e l’or- 
namentazione è simile, comparendo negli individui un poco 
erosi una colorazione quasi identica. 

Loc. Mediterraneo. 


F.° Puschi MicH-TTI (1847 Michelotti Foss. mioc. p. 14, 
f. 6 — Noe Grat. non Brocc.). A questa sezione appartiene 
anche questa interessante sottospecie miocenica. 


F.° Suessi R. HoeRrN. Aurna. (Med. Stuf. t. 1, f. 1). Ne 
possiedo esemplari identici, ma piccoli. Mi rapporto a ciò 
che ho già detto intorno a questa forma e alle sue relazioni 
con il mediterraneus e il Burdigalensis. Aggiungerò che ha 
molta affinità col C. proelongus GRAT. (Adour t. 45, 25 non 
alsiosus) che avrebbe la priorità, però la figura di Grate- 
loup è imperfetta. 

Loc. Merignac (Langhiano inf.) 


Fa pimbrimbus De GREG. Somiglia più che a ogni al- 
tro al Suessi sopra notato. Differisce dalla fig. 1 (tav. 1 R. 
Hoern. Auing. Med. Stuf.) per esser meno bislungo, quasi 
quanto la fig. 4 (tav. 6, loc. cit.) e coi giri della spira pure 
striati. Le lineole gialle spirali dell'ultimo giro sono assai 
più rade, circa 7 in tutto e alquanto interrotte. 

Loc. Altavilla (pliocene). 


Conus granuliferus GrAT. Sono meravigliato come i si- 
gnori R. Hoernes e Auinger descrivano e figurino una spe- 
‘cie identica dandole altro nome non solo, ma non citando 
quella, neppure tra le affini (Stephanoconus Stachei H* Ay 


— 115 — 
Med. Stuf. t. 6, f. 14-16). Questa specie è vicinissima al 
Suessi infatti gli individui, in cui i cingoli granulosi sono 
cancellati, difficilmente se ne distinguono. Di essa posso di- 
stinguere 3 varietà: 


1. opellus De GREG. (R. Hoern. t. 6, f. 14). 


2. conoideus (GRAT.) De GREG. (Grat. Adour t. 45, f. 21, 
22 — R. Hoern. Auing. t. 6, f. 16). Grateloup la propone 
per la fig. 22 ma io vi riferisco anche la sua fig. V. 1, e 
anche quella di R. Horn. e Au. 

Loc. Di essa io possiedo varii esemplari di Merignac 
(Langhiano infer.). 


3. Drnowitzensis De GREG. (R. Hoern. Auing. t. 6, f. 15). 


4. ornatus MicH-TTI (1847 C. ornatus Michelotti Foss. 
Mioc. t. 14, f. 4). Io ritengo sia anche questa da conside- 
rarsi come dipendente dallo stesso tipo. 


Io ritengo che il granuliferus con la sue forme e va- 
rietà appartenga al tipo del vivente verrucosus Hwas, come 
anche i viventi C. echinulatus KIENER, sticticus AD., no- 
diferus KiENER, Mindanus Hwas, cretaceus KIENER, ana- 
glyptus CROSSE ecc. 


Conus Tarantensis De Greg. 


Piccola elegante specie dipendente dal mediterraneus, 
ma affatto individualizzata. Somiglia nella forma alla f. 11, 
(t. 13 B. D. D. Moll. Rouss.), e più ancora al turricula 
Brocc. (Conch. foss. t. 2, f. 7), però si distingue facilmente 
dalle specie affini per aver l’ ultimo giro ornato di profondi 
solchi spirali, i cui rilievi formano come tante costolette* 
(cigea 12). Pel carattere dei solchi rammenta il C. Wheatleyi 


— 116 — 


MicH-TTI (Foss. mioc. t. 14, f. 18) ma è tutt'altro. I giri 
della spira sono piani subangolati anteriormente, l'ultimo 
abbastanza angolato posteriormente. La lunghezza totale è 


di 15 cm., la spira è di 5 cm. 
Loc. Taranto (postpliocene credo). 


Conus Mojsvari R. Hoern. Auing. 


e specie affini. 


H. A. Med. Stuf. t. 3, £. 2. 


A dirla schietta io credo che questa specie non debba 
considerarsi che quale forma del Mercati BRocc., però es-. 
sendo quest'ultima una specie d'incerti limiti e dubbia, me 
ne astengo. Aggiungendo al Mercati Broce. l'iniziale anche 
di Philippi, io credo si farebbe cosa utile ritenendo per tipo 
la di lui figura (Moll. Sic. V. 1, t. 12, f. 16); il titolo sa- 
rebbe così: C. Mercati (Brocc.) Phil. se 

Ma tornando al Mojsvari dico che è una forma interes- 
sante, sebbene non molto differenziata, e meritevole di avere 
un nome particolare. Io ne ho due varietà. 


Vi nudus De Greg. Esemplari identici alla figura di 
R. Hoern. e Auinger, però coni giri della spira privi affatto 
di strie spirali. 

Loc. Altavilla (pliocene). 


V. spirgus De GREG. Meno ventricosa della detta figura, 
con la spira un po’ più prominente, i giri lisci. 
Loc. Altavilla (pliocene). 


Allo stesso gruppo di forme dee riferirsi il Daciae R. 
HoERN. Auina. | 


Conus mitus De GREG. Intermedio fra il Mojsvari e il 
ventricosus. Ha la spira identica a quella del primo (però 


— 117 — 


coi giri non striati), l’ultimo giro identico al ventricosus 
tipo (R. Hoern. Auing. Med. Stuf. t. 6, f. 5) solo un po- 
chino meno ventricoso. 

Loc. Altavilla (pliocene) — Nissoria (Contrada Serre 
plioc.) 


Conus pemus De GREG. Ha la forma della figura 21 
(R. Hoérn. Auing. Med. Stuf. t. 1, f. 21) riferito da loro al 
subraristriatus Per. d. Costa. Ha però l’ultimo giro poste- 
riormente angolato. La spira è all'estremità appuntita, al 
contorno nettamente concava. I giri della spira piani e 
striati, l’ultimo striato solo nella parte anteriore. Nessuna 
traccia di colorazione. Non è una specie ma una forma di 
passaggio del fusco cingulatus il ventricosus e il zalleigrus. 
Ritornando al subraristriatus dico che i suddetti signori vi 
riferiscano tre figure affatto distinte l'una dall'altra (t. 1, 
f. 20, 21, 22) strana contradizione con la loro abitudine di 
smembrare la specie. La fig. 21 mi pare un giovine esem- 
plare della fig. 8 (C. Voeslauensis); la fig. 23 è affatto di- 
versa per forma e colorazione e parmi più vicina al Suessi, 
e per essa propongo il nome di C. Auingeri, in onore del 
valente professore; la fig. 20 è connessa al SUE 
(R. Hoern. Auing. t. 5, f. 8). 

Loc. Altavilla (pliocene). 


Conus zalleigrus De GREG. Graziosa elegante forma 
lunga 42 mm., con la spira lunga 8 mm.; ultimo giro re- 
golarmente conico, posteriormente angolato, spira conica; 
anfratti un po’ scavati spiralmente striati, anteriormente 
appena appena convessi; colorazione molto elegante consi- 
stente in lineole color d’oro assiali, sinuose a zig-zag, il 
quale carattere rammenta lontanamente il C. virgatus REEVE 
vivente nelle coste orientali di America. Differisce dalla 
fig. 3 (tav. 3 R. Hoòrnes Auing. Med. Stuf.) cioè dal Den- 
drogonus Steindachneri degli stessi autori per l’angola- 


— 118 — 


zione dell'ultimo giro e l'ornamentazione degli altri, e per 


la colorazione. 
Loc. Altavilla (pliocene). 


Conus ampitus De GREG. Conoide con spira breve, sca- 
lariforme, con anfratti anteriormente angolosi posterior- 
mente piani! E similissimo a talune varietà del C. diversi 
formis DrsH. (Desh. Coq. foss. Paris t. 98, f. 9, 10). E si- 
milissimo al C. Charpeanus Per. Da Costa (Moll. Port. t. 7, 
f. 3) per i giri non scavati posteriormente, e per l’ultimo 
un pochino più breve. Tale specie è considerata dal sig. R. 
Héòrnes quale varietà del tarbellianus Grat. Ma più ancora 
si somiglia al C. Tschermarki R. HORN. AuING. (Med. Stuf. 
t.-1, (£ 2), davcui ‘si. distingue) per daspira. oradataQWN2ee 
l’angolazione dell'ultimo giro richiama il ventricosus BRONN, 
per la forma il detulinoides Lam. «È però distinto da tutti 
e due per la spira gradata. Dei viventi somiglia al C. Lo- 
renzianus Chemn. (Thes. Conch. f. 212, — Tryon Manual t. 3, 
f2137) 

Loc. Asti (plioc.) 


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APPENDICE 


Intorno ai generi Vulsella e Fundella, 
‘alcune conchiglie della baia di Assab 
ed una della nuova Caledonia. 


_ Parlando dei citati generi li riferii già alla zona abis- 
sale, sebbene a rigore non si possa dire provengano da 
questa. La zona abissale infatti varia secondo gli autori; 
però la maggioranza dei moderni intende per essa le grandi 
profondità al di sotto della zona delle spugne; lo che si 
collega col fatto già da me accennato, cioè che .i recenti 
scandagli hanno fatto abbassare assai i limiti delle zone 
malacologiche. Così potrebbe nascere confusione; però avendo 
io avvertito che provenivano dalla zona delle spugne ogni 
equivoco è diradato e fuor di luogo. 

Dissi già che non ero sicuro da quale località mediter- 
ranea provenissero; probabilissimo però dalla costa di Bar- 
beria. Avendo fatto delle ulteriori indagini per rintracciarne 
l'origine, sono venuto nella quasi sicurezza che provengano 
da Smirne. 

Recentemente il sig. G. Caramagna Capitano di fre- 
gata, mi mandava gentilmente talune conchiglie pescate 
nella baia di Assab. Fra esse ho distinto varie forme di 
vulsella, sempre differenziate dalla Vuls. vulsella L. Sp..(é 
poche altre specie che occasionalmente enumererò di seguito. 


— 121 — 


Vulsella f.* Assabensis Dr GREG. Differisce dalla F.° indipa 
De GREG. per la forma più rettangolare, la fossetta del li- 
gamento abbastanza più marcata, prolungandosi fino alle: 
estremità degli umboni, che paiono per ciò forate. Questi 
poi sono alquanto divaricati l'uno dall'altro, segno che il 
ligamento dovea esser molto grande. Appartiene al gruppo 
Madrela De GrEG., ma negli estremi limiti riattaccandosi 
al gruppo Abisa De GREG. Nei giovani individui le estre- 
mità degli umboni sono ancor più scanalate (') e divergenti. 
La ornamentazione non è differente della V. vulsella L. 
Lunghezza umbo-ventrale 58 mm., antero-posteriore 20 mm. 

Loc. Assab. 


Vulsella f.: Caramagnae. De GrEG. Interessante forma si- 
mile alla F.= pulchella De GREG., se non che è più rettan- 
golare, meno spessa di questa, e con ligamento assai più 
poderoso; le fossette infatti sono più larghe e profonde e 
gli umboni divergenti! 

. Lungh. 22, Largh. 18. Appartiene al gruppo Abisa pas- 
sante al Madrela. 

Ho dedicato questa specie all’illustre donatore in atte- 
stato di stima e di gratitudine. Egli è di quei pochi, i quali 
non si contentano di adempiere il loro dovere, ma fanno. 
di più procurando di essere utili alla patria, non solo di- 
simpegnando la propria carica, ma anche procurando di 
arricchire il patrimonio scientifico. Oltremodo lodevole e 


benemerito intendimento! 


Vulsella f.° peregrina (p. 66). Un bello é grande esemplare 
differisce da quello da noi descritto solo per la dimensione 
maggiore; è infatti lungo 66 mm., largo 24 mm. 


(‘) Questo carattere fu notato solo nella f.* lima di quelle già pas- 
sate in rivista. i 


Vulsella sp. Oltre delle citate ho estratto altiec forme 
poco distinte impiantate in una spugna. L'esame di tutte 
le suaccennate mi ha confermato sempre più nella mia idea 
che non si tratti di vere specie ma di differenziamenti 0 
adattamenti dello stesso tipo. 


Malleus (Malvufundus) regula FoRSHAEL sp. (Forsh. Descr. 
Anim. p. 124 = Ostrea regula DiLw. = Malleus vulsellatus 
LAMARK. — Savigny Egypt. tav. 13, fig. 1, 2,3, 4 bene. — 
Enc. Méth. tav. 177, f. 15). Mi pare non si possa confondere, 
come vuole Deshayes, questa specie col Mal. vulgaris L.; se 
no, tutte le specie dovrebbero unirsi fra loro. 

Il sottogenere da me proposto differisce dal gen. Mal- 
leus, perchè contiene le specie che hanno una sola appendice 
laterale sviluppata, l’altra abortita. Vi comprendo il M. re- 
gula FoRSK., e l’anatinus LAMARK. (Enc. méth. t. 177, £ 
16. Chenu Manual p. 163, f. 186) ecc. mentre mantengo per 
tipo del g. malleus il vulgaris L. e l’albus LAMARK. 

Questo sottogenere sarebbe intermedio fra il g. Malleus, 
il gen. Vulsella e il gen. Fundella. Quest'ultimo si distin- 
gue da tutti e tre per aver le valve disuguali, l'una più 
convessa, l’altra più piana. Si distingue inoltre dal gen. Mal- 
leus e Malvufundus per la forma delle appendici, che non 
sono per diritto al margine cardinale, ma si dipartono dal 
margine anteriore e posteriore a sbieco l'appendice ante- 
riore è semiabortita, la posteriore è munita di una costa 
interna, il quale carattere è accennato nel gen. Malvufun- 
dus (M. regula Forsk.), 


Cista sp. Ne ho estratto un piccolo esemplare rotto di 
incerta determinazione. 
Loc. Assab. 


Serpula milma De Grec. Elegantissima conchiglia con 
circa 6 coste, laminari, erette, fimbriate ed altre piccole in- 


terposte (per lo più una a interstizio). E una specie dubbia 

stante il mio piccolo corredo di cognizioni in proposito € 

non possedendone che un frammento, Mi si perdoni se la 

ho notata qui, sebbene appartenente al altra classe di ani- 

mali, e ciò solo per la grande somiglianza col gen. vermetus. 
Loc. Assab. 


Avicula Caledoniensis De GREG. Sebbene fuor di luogo, 
perchè proveniente da lontanissima località, vo’ far cono- 
scere questa specie stante la sua analogia coi gen. malleus 
e vulsella. 

La nostra conchiglia è tenue, ovato-obliqua, ornata di 
minute strie concentriche. La valva destra è subpiana, col 
margine cardinale dritto; l’orecchietta anteriore piccola, 
appendiciforme, sublamellosa; il seno bissale profondo, stretto; 
l’orecchietta posteriore è piana, bislunga, confusa col resto 
della conchiglia. 

Il colorito esterno brunastro chiaro, tendente al verde 
e al color di Siena; vi son poi delle zone e lineole rag- 
gianti color terra di Siena. Nell'interno la zona periferica 
è presso a poco simile all’esterno; il resto però è invece 
di un bel bianco con macchie plumbee, che simulano affatto 
l'aspetto di un marmo. i 

Questa specie mi pare che più che a ogni altra somigli 
alla A. papilionacea LAMARK (Enc. Méth. t. 177, f. ©) della 
Nuova Olanda; però non è nè bianca nè pellucida come egli 
dice, ed ha una forma più a sbieco, simile a quella della 
costellata Lam. (alacorvi Dilw. — Enc. méth. t. 177, f. 6. — 
Savigny Egypt t. 11, f. 11). Differisce da quest'ultima per 
non esser costata, per le orecchiette assai meno definite 
ecc., ecc. Atteso le mie poche conoscenze intorno alle forme 
esotiche e il breve tempo che ho per studiare le specie affini, 
non sono veramente responsabile della determinazione di 
questa specie. 

#Loc. Nuova Caledonia, 


— 124 — 


Intorno a taluni Pelecipodi e Gasteropodi 


(RETTIFICAZIONI E AGGIUNTE) 


Gastrana fragilis L. 


pag. 125. 
Sinonimiae adde fragilia fragilis Desh. 
F.° Turennensis De Greg. 


Recentemente ebbi un esemplare di Turenna, che diffe- 
risce abbastanza dal tipo per essere considerato quale sotto- 
specie. La sua forma è ellittica trapezoide, simmetrica; l’um- 
bone poco prominente. Del resto corrisponde al tipo special- 
mente per la scultura, consistente in lamelle concentriche, 
esili, erette, subequidisianti e finissime strie raggianti quasi 
invisibili. 

Loc. Miocene (Turenna). 


Pleurodesma Mayeri Horn. 
sp. dub. 


Moll. Wien p. 44, t. 8, f.3. 


Ascrivo a questa specie un esemplare, che sembrami le 
corrisponda bene riguardo alla forma e ai caratteri del- 
l'insieme. Però non posso esser sicuro dell’ identificazione 
non avendo dato il sig. Hòrnes dettagli della cerniera e del 
seno palleale. Quest'ultimo nel nostro esemplare è stretto, 
profondo, rotondeggiante, simile a quello delle lutrarie. La 
cerniera della valva sinistra ha un esilissimo dente ante- 
riore puntiforme, un piccolo dente laminare eretto, trian- 


y — 125 — 

1 golare, cardinale, composto di due dentini convergenti sub- 
saldati, una rimarchevole fossetta d'ingranaggio, un dente 

posteriore corto, tenue, laminare, fiancheggiato da una pic- 
cola fossetta marginale. Non ho esaminato la cerniera della 
valva destra; ma comprendo che dee avere un dente car- 
dinale triangolare, e un dente posteriore laminare rudi- 
mentale. 

Loc. Miocene (Turenna). E 


Lucina (Linga) columbella Lamk. 
pi21s; 


F.a Basteroti Ag. Ne ho avuto taluni esemplari del iio- 
cene di Turenna. 


F.° tolpa De GREG. Le lamelle concentriche sono obso- 
lete, la superficie è sublevigata però mostra dei segni di 
accrescimento subvaricosi. 

Loc. Miocene (Turenna). 


Crassatella concentrica Duj. 


M. Horn. Moll. Wien p. 261, t. 34, f. 13. 


-- Ne distinguo due varietà: var. tisa De Greg. a lamelle 

concentriche sottili e numerose, var. eba De Greg. a lamelle 

crasse, larghe, rare, alquanto cancellate. L'una passaall’altra. 
Loc. Miocene (Turenna). 


Intorno a talune Gardite. 
p. 146. 
Da aggiungersi le seguenti: 


Cardita antiquata L. F.° intermedia Brocc. var. ridulla 
De Greg. 
* Loc. Turenna (miocene). 


— 126 — 


Idem. F.* Zelebori HORN. Esemplari giovani. 
Loc. Turenna (miocene). 


Cardita calyculata L. F.* elongata (Bronn) Horn. 
Loc. Turenna (miocene). 


Pinna nigella De Greg. 


V. Volume 1885 p. 201. 


Dalla descrizione che il M. Monterosato dà per la sua 


P. ensiformis (Nomencl. conch. Medit. p. 8) mi pare che 
probabilmente si tratti della stessa mia specie. Or la de- 
scrizione mia, sebbene stampata molti mesi prima, non fu 
pubblicata che il 30 aprile epoca in cui uscì il fascicolo 
del Bollettino della società malacologica, mentre invece il 
lavoro del M. Monterosato fu pubblicato il 7 dicembre. Se 
si stasse alla data della composizione e stampa il mio nome 
avrebbe la priorità, ma avendo riguardo solo alla data della 
pubblicazione dovrebbe passare nella sinonimia di quello. . 


cm.! 


Pinna nobilis L. 
p. 199. 


Var. latella De GrEG. Grandi esemplari lunghi ben 52 
Loc. Mari di Sciacca. 


Pinna rudis (L.) Hanl. 
poco: 


Questa specie non è così rara come da me fu detto, non 
è però comune. Ne ho avuto adesso vari SRI fra cui 


qualche varietà. 


Var. blama De GREG. Breve, larga, all'estremità roton- 


— 127 — 


- 


data da entrambi i margini. Circa 5 coste primarie squa- 
mose, ed altrettante secondarie che quasi rivaleggiano con 
esse. Il colorito della conchiglia è di un bel rosso porpora. 
Lungh. 22 mm., Largh. 14 mm. 

Loc. Vivente a Solunto. 


Var. belma De GREG. Assai corta e larga. Il mio esem- 
plare misura 145 mm. di lungo per 103 di largo. È ornato 
di circa 8 coste con squame immensamente erette, sottili, 
subincartocciate. L’ ultima serie di esse è alta ben 20 mm. 

Loc. Mediterraneo alla Barra. 


Mactra Podolica Eichw. 
F.° embila De Greg. 


= M. Horn. Moll. Wien t. 7, f.8 = podolica Eichw. 
partim. | 


Il tipo è rappresentato dalla fig. 3 dello stesso; la fig. 8 
ha diverso contorno ed è una sottospecie distinta affiliata 
alla stessa. 


Pecten Leonardensis De Greg. 


V. Vol. 1884 p. 183 in nota. 


Questa specie, che si può considerare quale una forma 
del vindascinus FonT., come ho già detto, ha anche molta 
analogia col P. Fischerî VAssEL or ora figurato nel 1.° fa- 
scicolo (Serie 3, Tomo 25) del Journal de Conchyliologie. 
Quest'ultimo però ha le coste meno numerose, più larghe 
e meno quadrangolari. 


Saxicava arctica L. 


Non ho fatto ancora uno studio completo di questa spe- 


cie, nè ho indagato se dipenda essa dalla S. rugosa. Però 


— 128 — 
esaminando il tipo che si trova da noi postpliocenico e le 
figure di M. Hòrnes (Moll. Wien t. 3, f. 1-4), mi pare rap- 
presentino tre varietà: var. mella De Greg. f. 1, var. esba 
De Greg. f. 2, var. encla De Greg. f. 3, var. golba De Greg. 
f. 4. 


Tellina balaustina L. 
p.OlSie 


Îl sig. M. di Monterosato mi fa osservare che egli dà 
l'habitat adriatico non per la specie tipo che è mediterranea, 
ma per la var. a/bida. È superfluo notare che per errore 
di stampa fu scritto balamtina. 


Chama gryphoides L. 
f.° spongilla De Greg. 


‘A proposito di questa ‘specie avevo citato a pag. 206 la 
Ch. circinnata MontER. Il M. Monterosato mi scrive che 
egli non intese mai dare tal nome a chame della zona delle 
spugne e che però la nostra dee esserne distinta. A tale 
conclusione era venuto anch'io. | 


Ostrea f.*@ mimetica De Greg. 
p. 39. 


Mi vado persuadendo che invece di varietà o forma di 
pendente dalla edulis L. debba considerarsi quale sottospe- 
cie della stessa, mentre ha caratteri spiccati e costanti. 

Ne ho recentemente rinvenuto una bella varietà che ho 
detto empina, attaccata a vari sassi. Essa è piana, liscia, 
anomieforme, tenue, bruna con lineole raggianti. Si distin- 
gue dal tipo per avere una valva (quella libera) con dop- 
pia colorazione: la regione periferica è ‘come il tipo mime- 
tica, la regione umbonale e mediana sono invece bianche, 


— 129 — 


sicchè simulano perfettamente la sovrapposizione di un'altra 
valva, inganno che accadde a me stesso. 

Un' altra varietà, che ho trovato parassitica su un gran- 
chio, (credo l’eripia spinifrons) è di un bel colorito roseo 
prodotto certo da mimetismo. 


Triton gyrinoides (Brocc.) DE GREG. 
p. 100. 


F.a Ficarazzense De GREG. Ho comprato recentemente 
un individuo pescato a S. Vito che è assai simile alla forma 
postpliocenica pel grande spessore della conchiglia; non 
arriva però a quello della fossile. Il labro esterno è spesso, 


‘largo, marginato, ornato di circa 9 larghe ondulazioni, le 


cui selle son di colore bruno, risaltano sul fondo bianco, 
al margine interno son munite di uno o due denti tuber- 
culiformi. L'ultimo giro è munito alla periferie di una ca- 
rena di tuberculi abbastanza grossi. Io lo considero come 
una var. propeficarazzense della F.° Ficarazzense. 


Murex Spadae Lib. 
Boll. Soc. Mal. p. 286. 


Notando questa specie scordai di fare osservare che è 
assai interessante anche perchè offre un passaggio fra il 
M. scalaroides BLAINV. e il cristatus BRoco., dei quali par- 
teggia. 


Murex Edwardsi Payr. 
p. 253. 


F.° vimus Dr GREG. Molto breve e con un angolo spi- 
rale relativamente grande (65°). Coste dell'ultimo giro molto 
attenuate. Labbro esterno robusto, armato di cinque dentini 
conici. 

Loc. Vivente nella spiaggia di Solunto. 

Bull. della Soc. Mal. It. Vol. XI. 9 


— 130 — 


Murex imbricatus Brocc. 
Boll. Soc. Mal. p. 247. 


Scrivendo di questa specie mi era sfuggito il M. tran- 
sversalis Serrès (Geogn. Midi France p. 116, t. 2, f. 11, 12), 
che senza fallo appartiene alla stessa. La figura dell’ au- 
tore lascia a desiderare, però assai ben fatta è quella del 
sig. Fontannes (Moll. Plioc. t. 12, f. 21) e ad essa più che 
a ogni altra si assomiglia la nostra var. primus, non di- 
stinguendosene che pel funicolo anteriore. 


Il M. crassilabiatus HiLBER (Conch. mittelst. Medit. p. 17, 
t. 3, f. 1-2 — Hbern. Auing. Med. Stuf. p. 219, t. 26, f. 18) 
parmi forma differenziata dello stesso tipo. — Il M. D'Anco- . 
nae BeLL. var. subitus De GREG. (Boll. Mal. p. 246) è assai 
simile a questa, ne differisce solo per la carena, e per il 
canale anteriore (assai più stretto). Pel primo di questi due 
caratteri si riattacca al M. Dertonensis MayER (in Hoern. 
e Auing.). Così tutte le specie si collegano e si fondono re- 
ciprocamente formando come in un grande tessuto la diver- 
sificazione delle faune. 


Murex cristatus Brocc. 


F.® violaceus (Monter.) De Greg. È una forma rara, molto 
definita, non solo dal colore, ma dal tenue spessore della 
conchiglia, lo che non è stato da altri avvertito. È per ciò 
che vi ho unito la mia iniziale avendo modificato il senso 
del titolo elevandolo da var. ex colore a forma. 


Loc. Vivente nella spiaggia di Montepellegrino. 


La var. rubra Monter. ha molto minore importanza non, 
distinguendosi che pel solo colore; essa non è rara: 
Loc. Mediterraneo, Barra, zona delle spugne. 


Ì 
' 


«db 131 103 
Trophon Hindsi De Greg. 


A pag. 289, nel 1.° rigo fu omesso dal tipografo (per 
equivoco) di comporre le seguenti parole « e il muricatus 
Hinps » dopo la parola « Lesson ». Così cambiò il senso. 
Adunque il T. Hindsi sarebbe proposto per la figura 591 di 
Chenu. Mi manca ora il tempo di controilare tale asserto, 
certo però essa è affatto diversa del muricatus MonT. 


Fissurella graeca L. 


Var. ima De GREG. Con l'apice abbastanza più depresso. 
Loc. Mediterraneo (Palermo) — fossile a Castellarquato. 


Pleurotoma (Mangilia) Paciniana Calc. 


F.* Eliensis De GREG. Riservandomi a studiare le rela- 
zioni fra la specie di Calcara e le Vauquelini PaAYR, tae- 
niata DesH., albida DESH. e a indagare se debbano consi- 
derarsi quali modificazioni di unico tipo, vo’ far conoscere 
una interessante forma somigliante alla figura che i signori 
Boucquoy, Dautzenberg, Dollfus danno per la Paciniana 
(Moll. Rouss. t. 15, f. 7-9); però nella nostra le coste del- 
l'ultimo giro si alternano e quasi spariscono e son sostituite 


da tre grossissime varici (compensazione di caratteri). Il 


nome già generalmente annesso di Mangelia Risso è stato 
rettificato in Mangilia, essendo dedicata al naturalista Man- 
gili e ciò secondo hanno già scritto i prelodati signori, il 
sig. Tryon ed altri. 

Loc. Vivente nella spiaggia di S. Elia presso Capo Zaf- 
ferana. 


Euthria cornea (L.) Weink. 
Soc. Mal. It. p. 225. 


La ho ritrovata anche nelle spugne della costa d’ Africa. 
LaaClavella brevicaudata Belt. (I Moll. t. XI, f. 2) è pro- 


= RSS 


babilmente una varietà giovane della specie di Linneo la 
quale nei primi giri è infatti tubercolata. Probabilmente 
devono anche ascriversi al gen. Euthria la Cluvella striata 
e rarisulcata BeLLARDI (t. XI, f. 3, 4).In questo caso, sic- 
come già esiste una /. striata BrLt., sarebbe bene di mu- 
tare il nome di CI. striata BeLL. in Euthr. Bellardii in 
onore del grande Torinese. 


Bulla lignaria L. 


Var. Grundincola Dr GrEc. 


MECHocn Mo] Wienttri5 OE 


E similissima al tipo vivente, ne differisce però per le 
strie più rade e meno regolari; nella lignaria tipo infatti 
sono perfettamente equidistanti. 


Conus gen. 


Un'altra escursione nel postpliocene superiore (quater- 
nario) di Sferracavallo mi ha fornito queste forme: cacel- 
lensis Per. d. Costa, funiculigerus Font., virginalis Broce., 
mediterraneus Hwas tipo, Pereirae De Greg. 


Persona f.° tertiaria De Greg. 
Boll. Soc. Mal. p. 112. 


Riflettendo su quanto scrissi riguardo a questa forma, io 
credo che la priorità spetterebbe a quello di personata MARCEL 
SERRES (Midi France p. 118, t. 3, f. 11-12 Triton persona- 
tum), di cui dà anche una bella figura il sig. Fontannes 
sotto il titolo di P. tortuosa (Moll. plioc. p. 35, t. 4, f. 1). 
I signori R. Hoernes e Auinger l'hanno descritto efigurato 


testè pure collo stesso nome di Borson (Med. Stuf. p. 183, 
t. 22, f. 11-13). 


Vermetus panormitanus De Greg. 


V. Volume 1884, p. 119 — etiam Bivonia paetrea Mox- 
TEROSATO Nomencl. gen. e spec. Conch. Medit. p. 81. 


Bisogna notare fra i sinonimi di questa specie la Bivo- 
nia petraea Monter., mentre la mia descrizione fu pubbli- 
cata il 20 novembre 1884, e quella del M. Monterosato il 
7 dicembre dello stesso anno. Iì mio articolo era già stato 
composto e stampato molti mesi prima, ma non ancor pub- 
blicato; quando venne a trovarmi il mio egregio amico e io 
gli mostrai la mia nuova forma e alla gentile e insistente 
richiesta gli feci regalo di un bello agglomeramento di vari 
esemplari coi rispettivi opercoli. Egli me ne fu grato e mi 
scrisse una cortesissima lettera; ma dopo brevissimo tempo 
lo descrivea sotto altro nome! Però non fu in tempo a pre- 
venire il fascicolo del Bollettino Malacologico. È stato un 
curioso piccolo incidente, che non ha alterato menomamente 
la nostra amicizia stabilita su solide basi conoscendolo per 
gentiluomo perfetto ed ottimo amico. In questo piccolo epi- 
sodio infatti io non ho che ammirare la sua fervida pas- 
sione per la scienza malacologica. 


Umbrella mediterranea Lamk. 


Ho acquistato giusto adesso un altro grande esemplare 
pescato nei nostri mari, la cui dimensione è veramente 
estraordinaria, misurando il suo massimo diametro quasi 


85 mm. — Grandi esemplari si trovano nel nostro post- 


pliocenico (Palermo). 


Bufonaria scrobiculator L. 
peli 


Ne ho avuto un altro bello esemplare pescato nei no- 
strà mari con l’opercolo. Questo è ben raro a rinvenirsi, 


— 134 — 


è ungnicolato, tenue, con impronta muscolare angusta, bi- 
slunga, falciforme. 
Loc. Mediterraneo. 


Pisania maculosa Lamk. 
p. 279. 


1816 Lamark Enc. méth. t. 400, f. 7, Buccinum macu- 
losum, — Weinkauff Conch. Mitt. p. 112, — Boucq. Dautz. 
Doll. Moll. Rouss. p. 25, t. 3, f. 2-3 (= Voluta mercatoria 
Poli non L. pusio Phil. non L. etc.). 

Loc. Questa specie mi sembra abbastanza rara nei nostri 
mari, però è comune nella spiaggia di Capo Zafferana, So- 
lunto, Porticello, almeno a giudicarne dai miei esemplari. 


Dolium galea L. 
poobico 


Var. spirintrosum De GREG. Ne ho avuti altri esemplari 
fra cui uno tipico con la spira ricacciata del tutto in dentro 
e non prominente affatto, anzi un po’ concava. 

Loc. Mari di Sciacca. 


Var. fasciatum De GREG. (cx colore). Ornata di tre o 
più fasce spirali più rosse del fondo e più marcate. 
Loc. Idem. 


Var. rubroviolaceum DE GREG. (ex colore). Esterna- 
mente di una tinta rossastra più carica del consueto, inter- 
namente rosso-violacea paonazza, molto elegante. 

Loc. Idem. 


Del D. galea possiedo molti esemplari ben conservati e 
di grandissime dimensioni, taluni di essi arrivando a 240 
mm. in lungo. Parecchi conservano ancora l’ epidermide ora 


— 135 — 
in parte distaccata, ora aderente. Uno è rimarchevole per 
aver l’ultimo giro del tutto fratturato e completamente re- 
staurato dall’animale. 


Appunti intorno a talune specie 
nominate dai signori R. Hoernes e Auinger. 


Intorno al grande lavoro dei detti signori in corso di 
pubblicazione ho già detto, e dirò. Vo’ avvertire prima di 
ogni altro, che io non vo’ metter in dubbio la grande va- 
lentia paleontologica dei prelodati signori, che anzi io sono 
compreso di ammirazione pel loro molto accurato lavoro, 
che è una specie di continuazione dell’opera monumentale 
di M. Hòrnes ('). | 

Però siccome contemporaneamente al fascicolo del Bol- 
lettino della Soc. Mal. pag. 179-292 è stata pubblicata la 
5.2 dispensa del lavoro di R. Hoernes e M. Auinger (Gaster. 
Med. Stuf. pag. 193-232); mi sembra cosa .molto utile (se 
non necessaria) di eseguire un raffronto di talune specie da 
me descritte o nominate. 


Murex torularius LaMmARK. Var. gapus De GREG. (Vol. 1884, 
p. 231). I signori sopra citati (pag. 200) propongono per le 
stesse figure il nome di Murex (Rhynocontha) subtorula- 
rius. Come ho già detto non mi pare si tratti di specie o 
di forma, ma di semplice varietà. 


Murex erinaceus L. I signori Hòrnes e Hauinger (pag. 304) 
riferiscono a questa specie le figure 14, 16 della tavola 25 


(') Sebbene importi lo stesso scrivere 4 ovvero oe, in pratica parmi 
utile continuare ad abbreviare questo nome in Horn. e quello dell’ illu- 
stre paleontologo vivente in Hoern. 


— 136 — 


di M. Hornes, e al M. Sowerby Mich-tti la fig. 15, mentre. 
ho già fatto osservare (pag. 237) che l’erinaceus M. Hòrnes 
non corrisponde al tipo di Linneo, ma al M. orgellus DE 
GREG., di cui tipo è la fig. 14 e varietà le figure 15 e 16. 


Murex aquitanicus GraT. I prelodati autori p. 207 riten- 
gono il M. aquitanicus secondo l'estensione datagli da M. 
Hérnes, mentre io ho già fatto notare (p. 267 Boll. Soc. 
Mal.) le differenze dei tipi (calismus Dr GREG. mitopicus 
De GREG., astrogus DE GREG.). La figura, che essi danno 
(Med. Stuf. t. 25, f. 3), si assomiglia alla F.° astrogus DE 
GREG.. ma ne è diversa e intermedia fra la suddetta e la 
F.° subtrunculus D'ORB. var. argisus De GREG. ed io la 
nomino F.* Rudolphocrnesi in onore del sig. R. Hoernes. 
La si può anche considerare come un’altra varietà del 
subtrunculus. 


Murex cristatus Brocc. Riferiscono a p. 210 come tipo la 
figura di M. Hòrnes, che non rappresenta che la var. emus 
DE GREG. (p. 256). 


Murex subasperrimus D’OrB. (De Greg. p. 259). Il tipo di 
questa forma è diverso di quello della figura di M. Hòrnes 
citata dai detti signori (p. 211) e per la quale ho proposto 
(pag. 266) il nome di galippus; come pure il tipo del pro- 
fessor Bellardi, che è la Var. alcus De Greg. (p. 262). 


Murex Hoernesi D’Anc. (Hoern. Hauing.) Rimando il let- 
tore alle mie osservazioni su questa specie (p. 268). Devo. 
aggiungere però un avvertimento: nella sinonimia di essa. 
citai il M. Campanii De StEF. e Pant. Dopo che il mio 
articolo era già stampato non però ancora pubblicato è uscito 
il fascicolo n. 3 del Journ. de Conch. de Crosse e Fisher, 
nel quale è inserita una interessante nota dell’illustre e 
caro amico Prof, Pantanelli, nella quale sostiene il citato 


gg 


nome. Ammirandolo sempre, mi spiace che le ragioni da 
me già esposte nel citato paragrafo m'inducano a discor= 
darne. 


M. rudis Bors. (De Greg. p. 264). I signori Hoernes e 
Auinger ritengono come tipo una varietà da me nominata 
esplus. 


Murex austriacus HoeRN. Auing. Ignorano che già il pro-. 
fessor Tournoner propose questo nome per un murex; però 
ho detto (pag. 268-9) che non si sostiene. 


Murex craticulatus Brocc. Un grave equivoco è incorso, 
nella stampa del mio paragrafo relativamente a questa spe- 
cie nelle pagine 244, 5. Infatti nel mio manoscritto le tre 
forme catosus, perisus, pernutus erano state tolte via, so- 
stituendovi le due forme ergnapus, elingus. Nella stampa 
avvenne che per equivoco si composcero anche quei tre pa- 
ragrafetti che doveano omettersi perchè cassati. Nel cor- 
reggere le bozze non potei eseguire tale correzione nè ri- 
vedere i numeri essendo la fine del paragrafo mandato po- 
steriormente alla correzione delle bozze, sicchè ne nacque 
una grande confusione. Secondo me adunque i tipi riferiti 
da M. Hòrnes al craticulatus son due: ho inteso proporre 
il nome di ergnapus per le figure 9, 11, e di elingus per 
la figura 10 della tavola 24. 

Or la f.° elingus De GREG? corrisponde perfettamente al 
M. craticulatus R. HoERNES e AUINGER (Med. Stuf. p. 220, 
t. 27, f. 1, 2), che differisce alquanto dal tipo di Brocchi. 
La fa ergnapus De GREG. invece corrisponde al M. Boecki 
R. Hoernes e Auinger. 


Murex (lania) angulosus Brocc. Questi ultimi due autori 
figurano sotto questo nome due esemplari (Med. Stuf. t. 27, 
f. 19, 14). Di essi la fig. 13 appartiene alla var. gapilus 


— 138 — 
De Grea., la fig. 14 è più vicina al tipo di Brocchi. Essi 
descrivono e figurano pure la Jania mawxillosa Box. non 
vo' entrare in questione, ma parmi da considerarsi quale 
forma della specie brocchiana. 


Murex brandaris L. (De Greg. p. 227). Al detto tipo, se- 
zione brandaris deve aggiungersi il M. delbosianus GRAT., 
di cui i signori Hoernes e Auinger danno belle figure (Med. 
Stuf. t. 24, f. 9-11). Questa specie mi pare lo stipite del M. 
longicornis DuNKER (Tryon Manual Conch. t. 15, f. 156). 
Del brandaris var. trispinosus ho avuto un esemplare vi- 
vente dei mari di Messina. Dal tipo torularius credo siano 
originate le forme del tipo dell'haustellewm L., chrysostoma 
REEVE etc. di cui parecchie sono disegnate nelle tavole 11, 
12, 13 del grande manuale di Tryon. 


Murex condigus Dr GrEG. (Bol. Soc. Mal. p. 343 = sub- 
lavatus M. Hòrnes). Devo chiarire e rettificare talune osser- 
vazioni mie e altrui intorno a questa forma e le affini. I 
signori Hoernes e Auinger (Med. Stuf. p. 216) riconoscono 
come tipo del sublavatus Bast. la figura 14 (M. Horn. tav. 
24) e riferiscono al M. caelatus GraT. la fig. 15, che io 
avevo riferito al condigus Dr GREG. Quest'ultimo è invero 
similissimo al caelatus Grat. tipo (Grat. t. 24, f. 26), iden- 
tico alla fig. 10 (R. Hoernes e Auinger tav. 26) lo che mi 
era sfuggito; se ne distingue infatti solamente per essere 
munito di carena formata da un funicolo situato nell’ ango- 
lazione mediana dei giri. 

Secondo me i) caelatus GRAT. è una forma dipendente 
del sublavatus Bast. caratterizzata’ principalmente dalla 
spira più angusta e dalla forma dell'apertura un po’ di- 
versa. Le figure date dai suddetti signori pel caelatus so- 
migliano molto a quelle di Grateloup; però quella di M. 
Hòrnes (f. 15) ha le pieghe del labbro esterno assai meno 
numerose e più esili. Aggiungo che il M. Dertonensis MAavER 


CASE 


(in Hoern. e Auing. tav. 26, f. 15) è indistinguibile dal cae- 
latus. Forma affine è il M. Credneri Horrn. AuIno., in 
cui, contro il loro solito, riuniscono due forme (tav. 26, f. 
16-17). La figura 17 non è altro infatti che il M. Dbrelus 
De GREG. il quale segna un passaggio al M. imbricatus 
Brocc. e al crassilabiatus HrLB. 

Riassumendo, si ha secondo me: M. sublavatus BAST. 
(Bast. Bordeaux t. 3, f. 23 — M. Hérnes Moll. Wien t. 24, 
f. 14, 16). — Fa condigus De GREG. (Hoernes Auinger Med. 
Stuf. t. 26, f. 7, 10 — M. Hérnes Moll. Wien t. 24, f. 15 
= caelatus Grat. tipo con carena. — F.* caelatus GRAT. 
(Grateloup Adour t. 24, f. 27 — R. Hoernes Auinger Med. 
Stueatalizo: is) caelatus'var:R:“Hoern:Auing:t. 26,9; 
1], 12, etiam caelatus var. badensis, M. dertonensis). — 
F.a Credneri HoERN. AuING. (Med. Stuf. t. 26, f. 16 tantum). — 
F.* brelus De GREG. (Idem t. 26, f. 17). Tutte queste forme 


. dipendenti dal sublavatus devono rientrare nel gruppo del 


M. craticulatus Brocc. (in De Greg.). 


Murex moravicus HoERN. AuInG. (Med. Stuf. t. 24, f. 14-16. 
Parmi una varietà o forma dello scalaroides Blainv. 


Murex trunculus L. f.° subirunculus D'ORB. var. argisus 
De GREG. (Boll. Soc. Mal. p. 260). Ne ho avuto belli e grandi 
esemplari viventi a Trapani. 


Murex heptagonatus (Brown) R. HoreRN. e AuINGER (Med. 
Stuf. t. 24, f. 5-8). Mi pare che tali figure appartengano alla 
sezione brevicanthos del M. trunculus (Boll. Soc. Mal. p. 267) 
talune anzi sono identiche al Pontileviensis TouRN. (Idem 
p- 272), le quali, come ho già detto, sono anche interessanti, 
perchè mostrano dei passaggi dal tipo trunculus al tipo 


brandaris. 


Murex cristatus Brocc. Le figure 1, 2 della tavola 26 del 
laworo Med. Stuf. dei signori Hoernes e Auinger apparten- 


— ‘140 — 


gono alla var. emus Dr GREG. (Boll. Soc. Mal. p. 256). Il 
tipo vivente e pliocenico ha l’ apertura anteriormente più, 
bislunga. 


Murex (Aplus) plicatus Brocc. (Boll. Soc. Mal. p. 280). Nel 
paragrafo così nominato ho riunito le forme della Pollia. 
plicata Brocc. auctorum e quelle della Pollia d' Orbignyi 
PAyR., dipendenti evidentemente dallo stesso tipo. Allo stesso 
senza fallo appartengono la Pollia multicostata, moravica, 
lapugyensis, ranellaeformis, subpusilla R. HoERNES e AuIn-. 
GER figurate nella tavola 28 (Med. Stuf.). La P. subpusilla 
comprende due forme: la figura 12 (tav. 28) identica all’Aplus 
plicatus Brocc. var. adigus De Greg. (Boll. Soc. Mal. p. 283); 
e la figura 13, che si può considerare come una varietà 
subpusilla della stessa specie. Le P. multicostata, mora- 
vica, lapugyensis, sono parte esemplari tipici della P. D'Or- 
bignyi, parte leggere varietà. La fig. 1 per es. corrisponde 
bene alla var. trita De GREG. della D'Orbignyi. La P.. 
Philippi MIcH-TTI (in Hoern. e vAuina- Nt 280000) eno 
forma della D'Orbignyi molto interessante perchè mostra 
un certo passaggio alla Pisania maculosa L. 


Ranella reticularis (L.) Bisogna aggiungere (p. 105) alla 
mia citazione « 1884. R. Hoernes e Auinger Med. Stuf. » le 
figure datene nell'ultimo fascicolo cioè t. 23, f. 1-5, le quali 
sono intermedie fra la parivaricata De GREG., e la Mene- 
ghinii De GREG. 


Trophon (Pinon) vaginatus (De Cr. e Jan) Phil. (in De Greg. 
p. 289). Bisogna aggiungere alla mia sinonimia: 1885 Hoer- 
nes e Auinger Med. Stuf. p. 216. — Per equivoco sotto il nome 
alatus ErcH., fu omesso di ripetere il nome di vaginatus, 
sicchè le virgolette pare si riferiscano a quello. 


CONCLUSIONE 


Ragioni e scopo del presente lavoro — Schiarimenti — 
Estensione delle specie — Nistinzione fra forma e 
varietà — Melodo — Divisione in gruppi di specie — 
Alterazioni dei tipi — Origine delle sottospecie e del- 
Te modificazioni — Quadri di affinità -- Specie pri- 
marie — Sollogeneri. 


Alle poche parole dette in principio, e a quelle dette occa- 
sionalmente nell’esordio dei due primi paragrafi (sulle ostri- 
che e sulle vulselle), mi sento obbligato ad aggiungerne 
qualche altra, tanto per chiarire le ragioni che mi hanno 
indotto a scrivere questo lavoro non solo, ma a esporlo in 
una maniera e con un metodo che può sembrare strano. 

Studiando le faune del terziario inferiore nei loro reciproci 
rapporti mi sentii quasi costretto a estendere tale studio a 
quelle del terziario superiore, alle postplioceniche, alle vi- 
venti. Però mi trovai impigliato in un intricatissimo ginepraio: 
lo studio delle faune del terziario superiore è a parer mio 
quello che offre maggiori difficoltà in paleontologia. Vi si 
trovano infatti per così dire le radici delle specie attuali 
e le cime delle specie del terziario medio e inferiore. — A 
esaminarne isolatamente una sola, non si riesce a for- 
marsi un concetto esatto di una specie, e le deduzioni che 
se ne traggono, non riescono che ad accrescere la confu- 
sione già grande, che regna nella sinonimia. Gli antichi pa- 
leentologi, compresi della somiglianza di molte specie fos- 


— 142 — 


sili del terziario superiore con altre tuttora viventi, non esi- 
tarono a identificarle con queste. Rinvenuta una specie fos- 
sile si davano a tutt'uomo a ricercare fra le forme viventi 
quale più le somigliasse e da questa le davano nome. Pa- 
ragonando più attentamente le suddette specie non si tardò 
poi a convincersi delle differenze che fra esse esistevano; 
tanto più quando col progresso della scienza l’ estensione 
di ciascuna specie venne a restringersi, sicchè si finì col 
disdire ad una ad una tutte le antiche identificazioni. 

Adesso invece zoologia e paleontologia stanno ciascuna 
a sè. Il paleontologo descrive le sue faune e poco si cura 
di quelle viventi e viceversa. — Io ammetto che sì possa far 
ciò quando si tratti di specie dell’antico terziario, ma non 
però del recente. Non intendo con ciò criticare i paleonto- . 
logi poco periti delle faune viventi; è per loro una neces- 
sità ormai di non tenerne molto conto, atteso l'immenso 
accumularsi del materiale scientifico. Io stimo di grande 
importanza lo studio comparativo delle faune estinte con 
le viventi; e ciò, sì perchè esso allinea intorno alle ricer- 
che della genesi delle specie; sì perchè ci dà una norma 
sicura nella investigazione degli antichi bacini. 

Difficilissimo dicevo è questo studio; e ciò non solo pel 
moltiplicarsi delle conoscenze in ciascuna scienza; ma per- 
chè non si è perfettamente concordi intorno all'estensione 
delle specie. 

E invero i criteri che guidano il paleontologo non sono, 
gli stessi di quelli del zoologo. Il malacologo per esempio 
si contenta spesso del diverso colorito o della presenza di 
qualche tenue stria per la creazione di una nuova specie. 
Il paleontologo al contrario slarga maggiormente il senso 
della specie. Taluni dei moderni paleontologi però hanno 
voluto uniformarsi ai zoologi, anche forse a sorpassarli. In 
Germania per esempio recentemente i signori Hilber, R. 
Hoernes e Auinger stanno dividendo. in. molteplici specie 
quelle già considerate come uniche. 


— 143 — 


«Bisogna consolarsene sì per l'accuratezza con la quale 
sono condotti i loro lavori, che per la sottigliezza delle loro 
osservazioni. Però parmi, se non m'inganno, ch' eglino non 
abbiano molta domestichezza con le specie viventi nel Me- 
diterraneo, nè sufficiente materiale di confronto; e che invero 
abbiano ecceduto nel dividere le specie. Vi sono specie nel 
lavoro di R. Hoernes (Med. Stuf.) non solo scisse, ma rife- 
rite a generi diversi. Io non credo utile dividere talmente 
le specie; meglio è il distinguerle in. forme e varietà: 
perocchè, se tal metodo può adottarsi entro certi limiti 
e con molte riserve per le specie viventi, non lo si può 
per le fossili, laddove attesa la moltiplicità del numero 
delle specie, apporta confusione grandissima il non trovarle 
più distinte da un nome di orientamento, e mi ricordo, a 
proposito, delle sagge parole del mio amico Locard: « L’etu- 
de sérieuse et utile des sciences malacologiques comporte 
moins le besoin de creation d’espèces nouvelles, que la ne- 
cessité de rapprocher ces formes d'autres formes deja con- 
nues ». { 

E qui mi pare opportuno dare una parola di lode al 
mio egregio amico Fontannes, il quale nel suo grande 
lavoro sui Molluschi pliocenici del bacino del Rodano ri= 
tiene generalmente i nomi delle grandi specie (salvo ecce= 
zioni), descrivendone e figurandone le varietà. 

Il sistema, che oggi comincia a prevalere, di divider troppo 
le specie, ha un altro inconveniente, cioè che tende a isolare 
le faune dei singoli orizzonti, e fino anche delle singole 
località. Così è tolto ogni bandolo per distrigare la matassa 
già arruffatissima della concatenazione delle specie, e la 
scienza diventa un caos. Le specie infatti, quando non si 
estinguono o non si trasformano completamente in altre nel 
passar da un periodo a un altro, avviene che col cambiare 
delle circostanze esterne e quindi dell’ ambiente subiscano 
sempre o quasi sempre delle influenze alteratrici, che ne 
medifichino alquanto i caratteri. Ciò basta perchè i troppo 


— dd — 


zelanti paleontologi non vogliano più riconoscerle per quelle, 
nè titolarle con lo stesso nome. 

Malgrado tali riflessioni io non so astenermi di tributar 
le più sincere e profonde lodi e congratulazioni all’emi- 
nente autore dei Molluschi terziari del Piemonte e della 
Liguria. Il quale, se del resto considera come specie distinte 
anche le forme intimamente affini, ciò però nel suo lavoro 
non genera la menoma confusione, perchè le specie sono 
non solo descritte per iscalo di affinità, ma anche figurate 
con lo stesso ordine. Credo ad ogni modo che, se le specie 
fossero divise per gruppi che portassero per titoli i nomi 
delle capo-specie, sarebbe stato assai meglio, e ciò secondo 
le norme anche del mio egregjo amico sig. Arn. Locard: 
« Les Naturalistes qui ne veulent admettre que les anciennes 
types dits linnéens, n’auront donc qu@à prendre comme 
espèces nos tétes de groupes, ils trouverontà leur suite soit 
des sous espèces, soit tout où moins des variétés parfaite- 
ment definies ». 

Intorno al concetto della specie ho accennato altra volta 
(V. Prefazione alla Fauna di S. Giovanni Ilarione), nè vor- 
rei rituffarmi in tale disastrosa questione. Però mi pare 
necessario chiarire un po’ le mie idee in proposito: io adun- 
que considero le specie come tipi o centri di creazione at- 
torno a cui si possano coordinare le forme svariate, che 
fra loro si connettono. Talora. una singola forma è così 
individualizzata dalle affini da meritare il titolo di specie; 
tal altra invece, sebbene acquisti un aspetto caratteristico, 
pure resta così connessa alle altre vicine, che non se ne 
possa punto dividere. Allora io, studiando le stesse, cerco 
coordinarle attorno a quella di loro che acquista maggiore 
sviluppo o maggiore differenziamento, o anche che rappre- 
senti un tipo più generalmente noto, e da essa le do nome. 
Avviene così che talune, già riconosciute come specie, per 
la scoverta di altre specie intermedie o per un più accurato 
studio delle stesse, passino nel ciclo delle sottospecie o forme. 


È a 
w 
LA 
R 


— 145 — 


Avviene pure così, che mentre talune grandi specie risul- 
tano da un complesso di molteplici sottospecie e di molte- 
plici forme, altre restino limitate a un numero ristretto di 
forme e varietà o anche a una sola, alla' stessa guisa che nella 
Società umana ci sono famiglie composte di molti membri, fa- 
miglie poco numerose o ridotte a due o anche a un solo in- 
dividuo. Così l'estensione di una specie varia da autore a 
autore, non solo secondo del concetto che egli ha della 
stessa e dalle cognizioni che egli possiede delle forme affini, 


‘ma dall’importanza e dal valore che egli affiggea tali re- 


lazioni e affinità. — Io non alludo già alle specie delle 
classi degli animali superiori, nelle quali sovente i confini 
sono più spiccati e più netti e ì caratteri più rigidi (peroc- 
chè hanno acquistato un grado massimo di differenziazione), 
ma a quelle inferiori, i cui limiti sono meno definiti e i 
caratteri più plastici e meno importanti. 

Se mi si permette il paragone, le prime rassomigliano 
alle estremità dei rami di un grande albero, le quali spic- 
cano isolate nell'azzurro del cielo, mentre le altre rassomi- 
gliano alle ramificazioni frondose, che formano il centro 
dell'albero e che sono così intralciate e connesse fra loro 
da formare una cupola verde continua. — Per trovare le 
affinità e le affiliazioni delle prime bisogna sovente discen- 
dere agli strati inferiori, alla stessa guisa che per studiare 
le relazioni dei rami della vetta occorre seguirne l’anda- 


‘mento più in basso. Per studiare le affinità delle seconde 


spesso non occorre discendere agli strati inferiori 0 dl 
studiare la parte limitrofa di questi ultimi. 

Aggiungo che non sempre le specie si trovano indivi- 
dualizzate abbastanza: il grado di differenziamento dipende 
non solo dal tempo scorso fin dalla loro primitiva comparsa, 
ma anche dall'ambiente. Avviene infatti che in talune faune 
esse siano più differenziate che in altre. E giacchè sono 
nella via dei paragoni, se si spruzzi dell’acqua su di un 
magmo in parte netto e pulito, in parte polveroso o unto 

Bull. della Soc. Mal. It. Vol. XI. 10 


— 146 — 


di olio, avviene che là l’acqua si dirami formando uno strato 
continuo sottile laminare, quà invece si rapprenda in goc- 
cioline più o meno grosse; così le varie forme, che compon- 
gono una fauna, or si connettono fra loro inun tutto con- 
tinuo, talchè disagevole riesca separare le une dalle altre, 
ora si centralizzano in gruppi quasi autonomi costituendo 
vere specie distinte. 

Posto ciò, ecco in parte spiegata la ragione della spe- 
ciosa distribuzione del mio lavoro; si aggiunga che esso. 
non è affatto cosa completa, ma non consta che di brani 
staccati, o per meglio dire dei primi tocchi di un gran qua- 
dro, e si capirà così anche la distribuzione per paragrafi 
separati e per gruppi di specie, e si comprenderà pure, come, 
e perchè io, mentre da un lato tendo ad allargare il senso 
delle specie e ridurre a forme e sottospecie quelle ritenute 
generalmente specie distinte, dall'altro canto non trascuri 
di notare e descrivere le molteplici varietà e le singole forme 
di ciascuna specie. 

Ma su altri punti devo difendermi e spiegarmi: Perchè 
dare così succinte descrizioni di specie nuove? Che valore 
hanno queste senza le figure relative? Perchè distinguere 
le diramazioni delle specie in forme e varietà? Rispondo 
succintamente a tali quesiti: — Ho dato brevi descrizioni delle 
specie nuove, sì per non allungare di troppo questo lavoro, 
il quale non è che un saggio, sì perchè quei caratteri, che 
io ho dato, mi son parsi sufficienti alla determinazione e 
alla riconoscenza delle dette specie. Del resto, come ho detto 
altra volta, quando una descrizione non è accompagnata 
da una buona figura, sicchè occorra formarsi un'idea della 
specie da essa solamente, è forse meglio fermarsi ai ca- 
ratteri distintivi precipui, che dilungarsi in particolari di 
poco interesse e che sono comuni a tutte le specie appar- 
tenenti allo stesso genere o almeno allo stesso gruppo, 
caratteri la cui lettura fa divagare il pensiero impeden- 
dogli di formarsi un concetto esatto della specie. Io non 


— 147 — 


intendo con ciò che sia bene limitarsi a un catalogo di 
brevissime diagnosi, ma solamente che per le due ragioni 
sopra esposte stimo di aver fatto bene a restringerle. 

Non si creda però che io reputi le sole diagnosi, anche 
fatte in questo modo, sufficienti alla determinazione e de- 
limitazione della specie, chè anzi necessario io reputo 
sieno sempre accompagnate da una figura. KRiservandomi 
però a dar delle buone figure in altro lavoro, ho procurato 
intanto di supplirvi ingegnosamente, citando sempre le figu- 
re dei varii autori, che ho riferito alla stessa specie, e, in 
mancanza di esse, la figura della specie più simile a quella 
in questione precisandone le differenze. Di più, nel passare 
in rivista le varie sottospecie o forme di una specie pri- 
maria, le ho spesso disposte ordinatamente per affinità, 
sicchè dalla loro rispettiva posizione si possano indovinare 
in certo modo i caratteri rispettivi. 

Rispondo all'altra domanda: in che distinguo una forma 
da una varietà? Ecco: io stimo che sebbene talora si scam- 
bino e si confondano, essendo impossibile decifrare se si 
abbia fra mani una forma o una varietà, pure non di rado 
si trova una differenza marcata fra loro: la varietà implica 
in generale un differenziamento minore che la forma, tale 
differenziamento però non è passeggero e instabile come 
in questa, ma fisso e duraturo. Spiego meglio il mio con- 
cetto: se le circostanze dell'ambiente o altra causa hanno 
determinato in una specie taluni piccoli mutamenti (i quali 


lascino assolutamente inalterati l'aspetto generale e i ca- 


ratteri più salienti delle specie), e tali piccoli mutamenti, 


| perdurando le ragioni che Ji determinarono si son resi du- 


raturi e hanno acquistato una relativa fissità, io dirò che 
gli esemplari che studio rappresentano una varietà. i 

Se però le circostanze dell'ambiente o altra causa hanno 
determinato in una specie dei mutamenti un po’ più rimar- 
chevoli (ma che non alterino il facies e i caratteri più 
essenziali della specie), mutamenti però che non hanno 


-— 148 — 


acquistato che una piccola fissità essendo ancora sensibili 
all’azione esterna, io dirò di aver da fare con una forma. 
La varietà rimane sempre nel ciclo della specie, da cui di- 
pende, la forma invece può starvi ed essere anche più vi- 
cina al tipo, ma può pure scostarsene sino a certo punto; 
talchè una forte forma può esser considerata come una 
sottospecie, e può trasformarsi in una vera specie, quando 
avrà raggiunto a poco a poco un grado di fissità maggiore; 
come al contrario una debole forma, diventando più rigida, 
può trasformarsi in varietà. — La forma per me adunque 
è più plastica della varietà e sovente oltrepassa i limiti di 
questa; la forma dà origine alle varietà, alle sottospecie e 
alle specie rappresentando il primo stadio delle stesse. 
Tale è il concetto e la definizione che io ne do e tali sono 
le differenze fra la medesima e la varietà. Sono forse arbi- 
trarie, perchè solo da me introdotte e limitate, ma mi pa- 
lono utili, se non indispensabili, pel conchiologo. 

Un'altra novità ho inoltre introdotto, della quale avevo 
già dato un saggio nel mio lavoro sulla fauna eocenica di 
S. Giovanni Ilarione, cioè ho composto quà e là dei quadri 
di affinità (p. es. Boll. Mal. Vol. X, pagg. 152, 161, 274; 
Vol. XI, pagg. 36, 119), nei quali ho disposto i nomi del- 
le specie segnandone le relazioni per mezzo di un tratto 
di unione. Questo sistema mi pare abbia dei grandi van- 
taggi: quello di dare un concetto sintetico delle affinità di 
un gruppo di specie o di forme e di far rilevare agevol- 
mente le affinità reciproche; perocchè queste non seguono 
una linea retta, ma spesso s'intralciano e deviano lateral- 
mente e sicchè in un semplice catalogo, per quanto ordi- 
nato, non si può ben precisarne il sito, mentre in quel 
modo vi si riesce assai meglio. Comprendo che vi ha della 
congettura e dell’arbitrio, ma quando uno di questi quadri 
è composto con la maggior coscienza, aiuterà assai nella 
disposizione naturale e nella raffigurazione genealogetica 
della specie e fino anche per la determinazione della stessa. 


— 149 — 


Ho detto di sopra dell'utilità della conservazione delle 
grandi specie del terziario. Ma a tal uopo è necessario stu- 
diare accuratamente tutte le modificazioni delle grandi spe- 
cie tuttora viventi. Infatti accade sovente che per essere 
talune molto comuni si trascuri a darne esatte descrizioni. 
E ciò perchè naturalmente chi studia le specie viventi fa- 
cilmente può procurarsi un esemplare di quella specie così 
comune. Il paleontologo invece sovente non si forma una 
idea di quella specie che dalle figure che ne danno gli au- 
tori, e trovando una forma fossile, che non si attagli per- 
fettamente alla figura della vivente, ne costituisce una specie 
a parte. Intanto studiando le modificazioni di una specie 
primaria vivente sì ritroverebbe forse qualche forma, che 
con quella perfettamente si adatti. Vi sono infatti specie 
che attingono il massimo sviluppo all’epoca presente, e non 
sì presentavano nel terziario superiore che sotto un'unica for- 
ma con caratteri piuttosto saldi da costituir quasi una sotto- 
specie; mentre invece questa nell'epoca attuale non rappre- 
senta che una varietà o forma affatto secondaria, una delle 
tante ramificazioni, che pel zoologo non contan nulla, ma 
che invece pel geologo sono in certi casi di lume gran- 
dissimo. 

Or vi sono specie al contrario che attingono il massimo 
sviluppo nel terziario superiore e non sì presentano all’ epo- 
ca attuale che sotto forme affatto secondarie, come per 


esempio l’ostrea cochlear Poli. Se mi si permette il para- 


gone, chi studia le forme viventi e le fossili rassomiglia a 
chi studia le faune e le flore di un gran lago: ciascuna zona 
di profondità ha le sue specie, però ve ne sono talune di 
queste che passano dall’una all'altra zona, animali che vi- 
Vono in zone promiscue, piante che si sviluppano alla su- 
perficie e sotto non hanno che un lungo tralcio, piante che 
alla superficie si mostrano appena e intanto nelle zone me- 
diane si slargano in gran cespi frondosi, piante che nelle 


. dette:zone arrivano appena in guisa di fronde isolate mentre 


— 150 — 


nelle profondità formano delle grandi macchie e foreste. 
O, se mi si permette un altro paragone, il paleontologo, che 
studia il terziario, dee somigliare al zoologo o al botanico 
che studia le flore o le faune di un altipiano. L'esame di: 
talune specie lo fa salire ancora più in alto fin sulle eccelse 
cime, l'esame di altre lo fa scendere giù per la china sino 
a valle. 

Dicevo che di grande utilità sarebbe pel paleontologo se 
i malacologi descrivessero e figurassero anche le varietà 
delle specie viventi. Devo aggiungere però, a lode del vero, 
che molto si è fatto sotto questo rapporto in questi ultimi 
tempi: non parlando delle belle memorie inserite nel gior- 
nale conchiologico di Crosse e Fisher di Parigi e di Tryon 
di Philadelphia, vo’ ricordare però la magnifica monografia 
sui Molluschi di Roussillon dei signori Boucquoy, Dautzen- 
berg, Dollfuss, che non è abbastanza da encomiare sì per 
i saggi criteri dei limiti delle specie (tranne qualche ecce- 
zione), sì, e più ancora, per la bella disposizione delle figure 
nelle tavole e per il loro numero ragguardevole, che com- 
prende anche delle varietà assai poco note o non ancora 
figurate. Lo stesso lavoro poi ha pure il vantaggio di con- 
tenere delle figure anche delle specie comuni, che, per esser 
appunto tali, mancano quasi sempre nelle opere scientifiche, 
sicchè uno inesperto, e che si inizî nella palestra ma- 
lacologica, ovvero che non possieda una ricca libreria, oc- 
corre che si indugi a lungo a rovistare un gran numero 
di libri, ovvero che rinunzi a esaminarne la figura e si ri- 
mandi all'autorità di qualche suo amico conchiologista. E 
vo' lodare anco i lavori del mio caro amico sig. Marchese 
Monterosato ('), che è la prima autorità malacologica del Me- 
diterraneo e che possiede la più completa e rara collezione 


(') Intorno all’abbreviazione del suo nome in Monter. invece che in 
Monts. (come erroneamente si usa), ho già detto nella nota a Da: 213 
(Boll. Soc. Mal. V. X). 


— 151 — 


di conchiglie di codesto mare; di lui non è mestieri fac- 
cia io parola, perchè assai noto nel mondo degli scienziati: 
! sarebbe un portar vasi a Samo. Ma vo’ dire una parola del- 
l’ultimo suo lavoro sulle conchiglie littoranee: Nel suddetto 
egli fa uno studio molto accurato dei diversi mutamenti e 
delle modificazioni che subiscono le specie mediterranee. 
Se non che, invece di considerare tali mutazioni come di- 
pendenti dalla specie tipo, egli le considera come smembra- 
menti indipendenti da essa e propone per ciascuna di esse 
un nome particolare come titolo di specie. Da ciò ne nasce 
che le specie tipo o per meglio dire le specie linneane son 
ridotte alla ristretta forma tipica perdendo ogni esten- 
sione. Dall'altro canto egli sente la necessità di un nome 
per indicar le specie « sensu lato » e adotta nuovi sottogeneri 
ad ogni piè sospinto; sicchè, secondo lui ed altri dei mo- 
derni, il sottogenere viene ad equivalere all'antica gran- 
de specie. — Tal sistema è invero molto ragionevole, e, 
se usato fin da prima, sarebbe forse preferibile a quello 
attualmente comunemente adottato. Però, nello stato attuale 
della scienza, mi sembra che costituisca un vero regresso: 
perocchè per abbreviare una parola, si provoca una grande 
confusione, una vera torre di Babele. A coloro che adottano 
tal sistema (non alludo al mio illustre amico, la cuì rino- 
manza è su solide basi e la cui grande scienza è indiscu-. 
tibile) parmi sia utile ricordare le sagge parole dell'autore 
degli Studi sulle Variations malacologiques: « Bien souvent, 
sans se preoccvper de l’idée de fixité ou de variabilité gé- 
nerale, le naturaliste inexpérimenté trouve des espèces nou- 
velles dans toute differenciation, méme très minime observée 
entre deux formes voisines. — Nous ne parlerons pas ici 
du naturaliste imprudent, qui par simple satisfaction d’un 
amour prope mal placé, s'attribue une paternité illecite en 
créant à tout propos et sans discernement de noms nou- 
veaux. C'est ce qu'on nome l’amour des mihi ». 


j 


?areli: 


— 152 — 


Pubblicazioni scientifiche — Progresso della geologia 
dn Malia — “v_Pavuna pos!pliocenicer — Wuovo simrembra- 
mento dellu scienza paleontologica — Darwin. 


Arduo è lo studio del terziario superiore, anche per l’im- 
menso numero di libri di cui dee disporsi. Tutti quelli ci- 
tati in questo lavoro sono acquistati da me e sì conservano 
nella mia libreria, solo pochissimi ne ho trovati nelle nostre 
biblioteche, le quali non hanno che ristrettissimi fondi 
tutt'altro che sufficienti a seguire, non dico lo sviluppo di 
tanti rami scientifici, ma neppure uno di essi. Che studi si 
son eseguiti e che lavori si son pubblicati e si pubblicano 
intorno alle formazioni terziarie in Germania, Austria, Fran- 
cia, Inghilterra, Stati Uniti! E a lode del vero bisogna dire che 
in Italia si è fatto anche molto e non si è punto addietro 
alle altre nazioni; anzi pel terziario superiore ha forse dessa 
il maggior vanto. Questa cara nostra patria, che prima diè 
culla alle scienze, era rimasta pur troppo assai addietro alle 
altre nazioni sorelle. Il solito suo destino! Lei che diè al 
mondo l’ America, senza possederne un sol palmo, che diè'al 
mondo la scienza senza poi arricchirsi dei suoi tesori! L'Ita- 
lia per lo straniero è stata pur troppo una miniera aperta. 
È da essa che egli apprese il culto per le arti, da essa ebbe 
aperta la via alla colonizzazione, ottenne da essa la verga 
magica, per mezzo della quale arrivò a discorrere a traverso 
gli occani. La scienza sperimentale nacque in Italia. Io non 
ricordo ciò per un vanto; ne sono ben lungi! Una delle 


precipue cause del decadimento d’Italia è stato quello di 


credersi maggiore delle altre. Io non lo ricordo per un vanto 
ma lo ricordo bensì come una ammonizione: perchè Italia 
risorga veramente, occorre che legga nel suo passato non 
la sua gloria, ma un grande rimprovero; un incitamento 
potente a rivendicare, non dico il primato, ma il posto che 
le spetta. 


Fortunatamente non è così per la scienza geologica, la 


_ 1538 


paleontologica specialmente e più in particolare quella che ri- 
guarda il terziario superiore, per cui l’Italia ha progredito 
assai in quest'ultimo ventennio, ed è parallela, anzi supe- 
riore alle nazioni più colte. — Bastano i nomi di Bellardi 
di Seguenza, Cocconi, Pantanelli, D'Ancona, Capellini, Man- 
zoni, Coppi, Foresti, De Stefani, Parona ecc. ecc. per tenere 
assai alto il vessillo della paleontologia terziaria italiana. 
Ho detto di sopra dei lavori del prof. Bellardi, vo’ qui però 
menzionare quelli del mio caro amico il prof. Seguenza, che 
è una vera e grande illustrazione italiana e che possiede 
un così immenso tesoro di conoscenze delle forme terziarie 
recenti. Nè vo’ tacere del lavoro monumentale del prof. Coc- 
coni ricco di saggissimi criteri delle specie e assai ben con- 
dotto.... Rimarcherò nondimeno che non tutte le branchie 
del terziario sono ugualmente studiate in Italia, che p. es. 
gli acefali sono assai meno studiati che i gasteropodi. Ma, 
giacchè sono in via delle citazioni, ragion vuole che io ac- 
cenni anche al sommo lavoro del Philippi sui molluschi 
delle due Sicilie, lavoro eminentemente classico e insigne, 
e quello del Weinkauff sulle conchiglie mediterranee, che 
lo credo sia uno dei principalissimi, che ha prodotto la 
scienza malacologica germanica, e che per la ricchezza della 
bibliografia e sinonimia e per la erudizione non trova com- 
petlitore. Mi parrebbe ridicolo che io citassi la splendida 
monografia di Wood sui molluschi del Crag, o quella di 
Nyst sui molluschi del terreno scaldisiano, o quelle di Speyer 
e Koenen sui molluschi di Cassel, quelle dei due Hoernes, 
di Auinger e Hilber sui molluschi del’ Bacino di Vienna, 
di Fontannes su quelli terziari del Bacino del Rodano (di 
cui ho detto di sopra), di Carlo Mayer su quelli del terziario 
superiore in generale, sì perchè abbastanza noti, sì perchè, 
se no, non la finirei più. 

Di sopra ho detto che difficile molto è lo studio del ter- 
| ziario superiore, ma ancor più lo è quello del postpliocene. 
Esso infatti ha intima analogia non solo col pliocene e colle 


2 pe 


faune vicine, ma con le faune viventi lontane: dico di quelle 


dei mari glaciali. Alludo principalmente al postpliocene di 
Sicilia, che distinguo dal quaternario propriamente detto: 
questo ultimo comprende i depositi esostorici, le caverne 
ossifere, i depositi di acqua dolce più recenti; mentre nel 
postpliocene generalmente si comprendono i grandi depositi 
marini, che costituirono così estese e potenti rocce calcari- 
fere, tufacee e argillose; il piano siciliano Dop. (V. Seguenza 
Reggio). Quali sono i rapporti fra il postpliocene e il qua- 
ternario propriamente detto? Io non sono ancora al caso di 
stabilirli con precisione e quì sarebbe fuor di luogo il tentar- 
lo, non essendo questo un lavoro geologico. Dirò però che è 
molto probabile, non costituiscano due zone successive e con- 
tinuantisi, ma che il postpliocene alla parte superiore sia 
contemporaneo al quaternario. — Molte ragioni fanno cre- 
dere che il mare Mediterraneo comunicava allora all’ Atlan- 
tico per mezzo del golfo di Guascogna e dall'altro lato col- 
l'oceano indiano per mezzo del golfo gangetico (Jeffr. Last. 
report.); così anche si spiegherebbe la promiscuità delle faune. 
Sorprendente è infatti il succedersi di una zona fredda a 
una calda e il trovarsi simultaneamente in uno strato specie 


di natura e di habitus differenti (mi rimando alle dottissime 


osservazioni dell’illustre e caro amicò prof. Seguenza). — 
E quì nasce un’altra quistione: dall’habitus di una specie 
che si trova anche fossile si possono indagare le condizioni 
climateriche dei mari in cui essa abitava? Sì, senza dubbio, 
è questo anzi il mezzo più sicuro e prezioso, di cui disponga 
il geologo e di cui generalmente si avvale. A me pare però 
che in ciò non bisogna far poi troppo a fidanza e occorra 
andar cauti: non basta il rinvenimento di una sola specie 
per trarne grandi conseguenze. Le emigrazioni e le stazioni 
delle specie sono determinate anche da altre cause dipen- 
denti dalla natura dell'ambiente stesso. Quando però non 
sl tratti di una sola specie, ma di molte, e soprattutto, 
se appartenenti a classi differenti, ogni incertezza è eli- 


mn 


NO 


— 155 — 


minata. — Anche allora però è utile un esame accurato 
delle modificazioni secondarie dei caratteri, dal quale altre 
conseguenze possono ben trarsi non solo riguardo all’affilia- 
zione e relazione delle specie fra loro, ma anche al processo 
morfologico delle stesse e ai rapporti loro con l’ ambiente. 

Come si rileva dal detto finora, l'indirizzo di tali studi 
è abbastanza diverso di quello del geologo o del paleonto- 
logo, i quali tracciano con linee decise il succedersi e l’av- 
vicendarsi delle forme, senza indugiarsi nello studio minuto 
dei fenomeni del loro svolgimento e dei rapporti reciproci. 

Come la scienza esostorica si è resa affatto autonoma 
dalla geologia ein parte dalla etnografia, così questa nuova 
scienza un giorno starà a sè coadiuvata dalla zoologia e 


‘dalla paleontologia, ma indipendente da entrambi. È attual- 


mente camuftfata sotto l'uno o l’altro nome, ma non credo 
che tarderà molto a individualizzarsi schiudendo un campo 
assal vasto. 

Si loda tanto Darwin quasi come il fondatore e creatore 
di una scienza nuova. In lui generalmente si personifica la 
nuova ultima fase dell'indirizzo scientifico mondiale. I geo- 
logi però non lo citano quasi mai: non intendo menomare 
la fama dell’illustre osservatore, che ha spiegato tanti fe- 
nomeni, che erano prima mistero; ma in vero i suoi resul- 
tati, quando si paragonino a quelli del geologo, fanno la 
stessa figura di quelli di chi con grandi stenti arriva a 
misurare l'altezza di una guglia, paragonati a quelli di chi 
con una visuale misura l’altezza di un picco inaccessibile. 
L'uno con lunghi giorni di travaglio risolve il problema di 
un’ incognita elevata ad una piccola potenza. L'altro col 
calcolo logaritmico in un momento ne risolve una elevata 
alla milionesima potenza. L'uno con grandi sforzi di spe- 
culazione e con vista acutissima investiga e cerca di indo- 
vinare le leggi degli astri. L’altro con potente teloscopio li 
raggiunge, li numera, li coordina e col calcolo ne stabilisce 
e studia le leggi. 


— 156 — 


Tanto Darwin che Garibaldi sono fra i più grandi uo- 
mini che vanti l'umanità, e pei quali i posteri anche lon- 
tani avranno un culto; ma all'esito delle loro opere con- 
tribuirono non poco le condizioni della loro vita, della so- 
cietà e dell’ ambiente in cui vissero. Quando Darwin stu- 
diava le relazioni degli esseri fra loro e da ristrette osser- 
vazioni deducea grandi conseguenze, la geologia squarciava 
il velo al passato e togliea ogni campo alle congetture. 
Quando Garibaldi sbarcava coi suoi mille a Marsala, echeg- 
giava già in tutti i cuori il caro nome d'Italia, e la grande 
apparizione della grande patria si schiudea come un’aurora 
nell'intimo dell'animo di tutti gli italiani. 


Come avvengono le modificazioni nelle specie — Nuovo 
concelto sulle stesse — Sosfiluzione, addizione e s0i- 
frazione di caratteri — Sosliluzione omolega — So0- 
stiluzione per compensazione — Mismetlisimo — Stadio 
plastico e stadio rigido — Progresso dello sviluppo 
organico — La doiltrina della evoluzione in rapporio 
alla fede e alla religione — Un salulo a Gwyn JTef- 


frews. 


A pochi quesiti mi resta a rispondere: Si sono studiate 
in questi ultimi anni le ragioni modificanti i caratteri delle 
specie; ma come avvengono tali modificazioni? Accettando 
la teoria della evoluzione restano scalzati i principii della 
morale e della religione? i 

Convengo infatti che si sono con molto profitto scanda- 
gliate le cause determinanti tali modificazioni, ma ge- 
neralmente si è trascurato di studiarne il come. — In tre 
modi io ritengo che avvengano, almeno a giudicarne dai 
pochi e disparati criteri, che mi apprestano i fossili: Sosti- 
tuzione, addizione e sottrazione di caratteri. 

Supponiamo il caso di una conchiglia, che abbia i giri 
convessi e muniti di carena mediana: per infinite gradazioni 
la carena si va ritraendo indietro; contemporaneamente i 


— 157 — 


giri si van facendo più piani concentrandosi la potenza se- 
cretrice presso la sutura posteriore. Si ha allora una so- 
stituzione. 

Supponiamo invece che una conchiglia sia ornata di un 
sol filare di granuli presso la sutura anteriore: se a poco 
a poco comincia a comparirne un altro presso la posteriore 
senza alterarsi quello, sino a che si abbia una conchiglia 
con due filari di granuli, si avrà allora una addizione. 

Se invece una conchiglia è già ornata di due fila di gra- 
nuli e uno va gradatamente scomparendo senza che l’altro 
subisca alcuna modificazione, si avrà una sottrazione. 

La Turritella rotifera DesH. ci dà un bell'esempio di 
sostituzione e addizione di caratteri. Nei suoi primi giri in- 
fatti, o per meglio dire quando è giovane, i cingoli spirali 
sono presso a poco fra loro uguali; però i cingoli anteriori 
tendono tosto a diminuire e a ingrossarsi il posteriore, 
fino a che quelli quasi svaniscono e questo si fa eminente. 
Avviene adunque una vera sostituzione di caratteri. Non 
cessa però nei giri seguenti di accrescersi il cingolo poste- 
riore, sino a che si trasforma in una vera carena assai pro- 
minente: si ha allora una addizione di caraiteri. — Tali 
modificazioni però avvengono durante la stessa vita dell’in- 
dividuo, sicchè si ha in questa specie quello che si osserva 
nelle varie fasi di esistenza di molte forme embrionali di 
esseri superiori. 

Nell’alternarsi e scomparire delle coste assilari (per ci- 
tare un altro esempio) si ha una sottrazione; nel divenir 
esse grosse e prominenti sì ha un’addizione. Se però, men- 
tre talune di esse si assottigliano, altre si ingrandiscono; o 
se, mentre si attenuano tutte, s'ingrossano i cingoli spirali, 
sì ha una sostituzione. 

Talora, mentre scompaiono le coste, si accrescono le va- 
rici, e si ha una sostituzione contemporaneamente a un’addi- 
zione. Le differenze organiche allora acquistano una mag- 
giere importanza: infatti la presenza delle varici implica 


— 158 — 


una modificazione nella maniera di esistenza. Perocchè, come 
ho detto altra volta, la loro presenza suppone uno sviluppo 
a intermittenze; tanto vero che nel più dei casi sono par- 
zialmente riassorbite. 

Or appunto dalla complicazione di queste modificazioni 
nasce il differenziamento di una specie, mentre sovente, 
quando si tratti di una semplice sostituzione, si resta nei 
dominii della medesima specie, ma quando alla sostituzione 
si aggiunga l’addizione o la sottrazione, allora si entra so- 
vente nel ciclo di una specie differente. 

Ciò che più di sovente avviene è la sostituzione. Or 
questa può effettuarsi o per omologia, o per compensazione: 
se per esempio diminuendo un carattere ovvero un organo 
cresca un altro carattere a esso affine, ovvero un organo 
che gli equivalga, si avrà una sostituzione omologa (come 
per esempio quando diminuendo le coste assiali crescono i 
cingoli spirali, ossia quando le modificazioni si limitano alla 
ornamentazione). Se però diminuendo un carattere o un or- 
gano, sì sviluppi un carattere, che non è in così intimo rap- 
porto con esso, ovvero un organo che non è equivalente 
all’altro, allora si ha una compensazione. Per esempio, se 
un gasteropodo ha un guscio molto ricco di sostanza cal- 
carea (sia nello spessore o nell’ornamentazione), se per di- 
verso ambiente o altre ragioni viene ad assottigliarlo, ge- 
neralmente allora aumenta nell'angolo spirale, e viceversa. 
Così fra questi due caratteri, cioè del crescere l’ angolo spi- 
rale aumentando il volume dei giri e l’assottigliarsi del 
guscio havvi una specie di compenso o dualismo. Se per 
ciò si osservano degli individui di una specie, che sieno più 
spessi che all’ordinario e con giri più angusti, ovvero che 
sieno più sottili e con giri più turgidi, essi non rappresen- 
tano probabilmente che una semplice formao varietà, per- 
chè l’un fenomeno è all’altro inerente. 

Se però insieme al dilatarsi dei giri e dell'angolo spi- 
rale sì verifichi anche un ispessirsi della conchiglia, allora 


A 


a e 


Ti 
; 
v 
% 
5 
, 


— 159 — 


si ha grave indizio che non si tratti di una semplice forma 
o varietà, ma di vera specie distinta, che si presènti forse 
anche camuffata sotto altro aspetto per mimetismo. 

Di tali fenomeni si hanno grandissimo numero di esem- 
pi, molti ne ho anche notati nel decorso di questo lavo- 
ro. Nel Pecten hyalinus PoLI, per citarne uno, si ha una 
addizione quando da liscio si fa costato, e anche una sosti- 
tuzione per compensazione, poichè, crescendo nello spessore, 
diviene alquanto più turgido. Una vera sostituzione per com- 
pensazione avviene nella Cassidaria echinophora,i cui in- 
dividui con superficie non tuberculata hanno i giri alquanto 
più turgidi e la spira subpupoide; così pure nel Triton hepta- 
gonum Broce. var. congum De Greg. p. 301 (Vol. XI, p. 40). 

In quanto all’addizione e sottrazione di caratteri devo 
osservare che tal fenomeno si presenta parziale o totale. 
L’addizione totale risponde a un aumento di vitalità, come 
la sottrazione totale a una diminuzione o impoverimento di 
vitalità, nell’uno e nell'altro caso la specie conserva il suo 
facies. L'addizione parziale risponde a un aumento parziale 
di vitalità, come la sottrazione parziale a un impoverimento 
parziale di vitalità; nell’uno e nell’altro caso il facies della 
specie viene in parte modificato. 

La sostituzione è quella che più altera il facies della 
specie, però non è molto più importante delle altre due 
modificazioni cioè della addizione e sottrazione. — Però, a 
scegliere fra la sostituzione omologa e quella per compen- 
sazione, sì resta incerti a chi si debba dar più importanza. 
La maggiore o minore fissità di caratteri credo sia in que- 
sto caso il miglior criterio per giudicarne. 

In generale la addizione suppone un ambiente più fa- 
vorevole alla vita dell'individuo, la sottrazione un ambiente 
meno favorevole, la sostituzione un ambiente alquanto di- 
verso. — Vi hanno però delle eccezioni, in cui un ambiente 
meno favorevole, invaso da specie carnivore o parassitiche 
(per parassitiche in conchiologia s'intendono quelle, che vi- 


—- 160 — 


vono attaccate alle altre), determina spesso un'addizione di 


caratteri (sia nel maggiore spessore della conchiglia, sia 
nell’ornamentazione più ricca, che ne renda più scabra la 
| superficie), e ciò senza che le condizioni dell'ambiente di- 
ventino più favorevoli. Però in questo caso lo sforzo della 
specie nel rinforzar sè stessa e nel fortificarsi non può man- 
tenersi che per breve durata, essendo inferiore al principio 
di vitalità interno e non potendo così lottare con condizioni 
di vita esteriore; così la specie è condannata a modificarsi, a 
emigrare, o a perire. 

Quasi mai avviene un fenomeno disparato: addizione, 
sottrazione, sostituzione sovente si complicano insieme. Ra- 
ramente accade infatti una sostituzione tale, che il valore 
del carattere scomparso sia perfettamente uguale a quello 
che lo sostituisce. Contemporaneamente adunque alla sosti- 
tuzione avviene una addizione o una sottrazione. È appunto 
per tali fenomeni e modificazioni che si va formando la 
grande scala degli esseri. 

Mi è sfuggita di sopra a caso la parola anita Que- 
sta serie di fenomeni è invero dai geologi affatto trascu- 
rata, mentre io ritengo che molta importanza si abbia, e 
ben maggiore di quella, che generalmente le si appone. Le 
specie, non solo tendono ad assumere il colorito dell'oggetto 
che le attornia, ma anche in certo modo l'aspetto dello stesso. 
L’azione imitatrice inoltre si esercita mutuamente fra le 
stesse specie. Ho trovato in parecchie specie (appartenenti 
a generi diversi) una somiglianza spiccata di ornamenta- 
zione, che può esser causata o dall’assumere una specie 
frugivora l’ornamentazione di una carnivora per sfuggire 
agli attacchi dei suoi nemici o anche per spontanea imita- 
zione. Alludo alle mie osservazioni fatte sulle conchiglie 
fossili e che sono citate qua e là in questo e in altri miei 
lavori. Avviene così, per esempio, che una specie ordinaria- 
mente granulosa, in certe località si presenti subcostata, i 
granuli sì dispongano in serie e tendano a unificarsi. Ciò 


— 161 — 


può dipendere o da varie cause esterne, o anche, come è 
stato da me osservato, dal trovarsi la specie in questione 
consociata ad altre molto costate. Un curioso fenomeno di 
mimetismo fu da me osservato a p. 295 (Vol. XI, p. 34). 

La ornamentazione esterna delle conchiglie io credo co- 
stituisca inoltre una specie di mezzo di difesa, sì per diffi- 
cilitare le specie carnivore di forarle, sì per impedire alle 
specie parassitiche di aderirvi e incrostarle. È così molto 
utile, dato il caso che si trovi una specie con una orna- 
mentazione alquanto diversa che di consueto, esaminare 
tutti gli individui, che si hanno, per vedere se ve ne siano 
con dei fori, come non di rado accade (questi si trovano 
nei gasteropodi quasi sempre nella base, dalla parte del- 
l'apertura, nella parte posteriore dell'ultimo giro; nelle bi- 
valvi nella regione medio-umbonale); studiare poi quali 
specie di generi o di classi diverse (che si trovino insieme 
agli stessi) abbiano potuto esercitare un'influenza su di loro. 
E quì ho a lodare il prof. Seguenza, il quale nel citare 
ogni specie parassitica (specialmente di briozoi), dà sempre 
il nome anche della specie, cui si trovi aderente. 

Due stadi io distinguo nella vita animale: il plastico e il 
rigido. Generalmente una specie (alludo principalmente alle 
conchiglie) al primo apparire e alla prima diffusione si pre- 
senta sotto un aspetto grossolano, rude e tozzo; e la ragione 
ne è evidente: le modificazioni organiche sono allora paral- 
lele e armoniche all'ambiente, che le ha determinate, l’at- 
tività organica più che mai fervida, perchè giovane, e il 
fermento della vita nel primo stadio di esistenza. Avviene 
così che spesso una specie, sin dal primo suo apparire, rag- 
giunga il suo massimo sviluppo. Per la mancanza di con- 
suetudine e per mancanza (per così dire) di orientamento, 0 
in altri termini per non avere ancora scelto la forma, che 
meglio si adatti alle condizioni dell’ ambiente e con queste 
si equilibri, si presenta allora con caratteri alquanto esa- 
gerati e dimostranti una esuberanza di vitalità. Diffonden- 

Bull. della Soc. Mal. It. Vol. XI. HI 


— 162 — 


dosi ancora, sia per casualità sia per elezione, 0 piuttosto per le 
diverse condizioni delle varie stazioni di sua dimora, va su- 
bendo varie modificazioni e assumendo diverso aspetto; sic- 
chè quasi ogni esemplare si differisce dall'altro. Tutto que- 
sto stadio è detto da me primitivo o plastico. Qualche volta 
però avviene, che una specie nel suo esordire non acquisti 
affatto il suo completo sviluppo, ma sì mantenga tapina e 
povera di vitalità. Ciò dipende, o dal mutamento rapido delle 
condizioni dell'ambiente, o dall'essere le modificazioni, che 
determinarono la comparsa della specie, dipendenti non dalle 
condizioni esterne, ma dalle interne cioè organologiche. In 
questo caso la specie va estinguendosi sin dal primo suo 
apparire, ovvero sì mantiene per un certo tempo sparuta; 
ma di seguito, trovando per emigrazione un ambiente più 
consono a sè,.o cambiando questo casualmente e modifican- 
dosi in modo favorevole e prospero per lei, essa acquista 
un grande improvviso sviluppo. Ond’è, che ciò non costi- 
tuirebbe una vera eccezione, dipendendo da cause di altro 
ordine e accidentali, e resta vera la legge sopra annunziata. 

Ma, quando è già corso un periodo di tempo più o meno 
lungo dalla prima comparsa della specie, avviene che essa 
perda in parte la sua vitalità, o almeno la parte esuberante 
della stessa, non solo, ma che scelga la forma più adatta 
e consona all'ambiente generale, in cui abita, e non si pre- 
senti più sotto molteplici varietà, ma in generale assuma 
un aspetto particolare costante. 

Forse a ciò contribuisce anche una certa modificazione 
nell’ambiente, che subisca un certo impoverimento di fer- 


tilità e un certo aumento nella costanza e omogeneità delle 


condizioni di vita. Allora la specie va assumendo un aspetto 


sempre più fisso, costante, inalterato ed entra in quello, che 


io chiamo secondo stadio, o stadio rigido. 
Molte specie, come per esempio la Ostrea cochlear POLI, 


la Euthria cornea L. ecc. si presentavano nel terziario su-. 


periore nello stadio plastico, mentre vivono ora nel Medi- 


Migsio.... 


lai RSA 


— 163 — 

terraneo ‘allo ‘stadio rigido. Citerò, anco come esempio degli 
animali superiori, il cavallo, il bove e l'elefante; che nel 
terziario superiore l'uno, nel quaternario gli altri, attraver- 
savano lo .stadio plastico, mentre ora vivono allo stadio 
rigido. Il cerithium vulgatum vive nel Mediterraneo ancora, 
nello stadio plastico, ma tende a passare all’altro stadio. — 
In generale le specie attualmente viventi si presentano assai 
più sovente allo stadio rigido che allo stadio plastico. Fe- 
nomeni analoghi osserva il glottologo nella evoluzione e. 
trasformazione delle lingue. 

»' Lo stadio rigido è precursore dell'estinzione della specie: 
sia, che perdurando ancora a lungo la vita di essa, il prin- 
cipio di attività perda la sua efficacia, sia, che le condizioni 
dell'ambiente cambiando, essa non sia più capace di adat- 
tarvisi, deperisce. Però taluni individui sopravvivono: indi- 
vidui che, o per incrociamento, o per casualità, o anche per 
mostruosità, hanno caratteri alquanto diversi dalla specie 
tipo, sicchè alle condizioni nuove di esistenza si adattino. 
non solo, ma diversamente sviluppandosi e modificandosi 
finiscano per. trovare l’ambiente favorevole alla loro vita. 


x 


E così che una nuova specie s’inizia allo stadio plastico, 


ed è così che si avvicenda la grande ruota delle genera- 
zioni e delle faune e la portentosa diversificazione délle 
stesse. Il mondo organico procede per così dire in un ter- 
reno frastagliato a gradini, in taluni dei quali fa sosta come 
ad una tappa, in altri si ferma appena, in altri invece, ove 
il terreno è più erto, passa velocemente. Sentendo appros- 
simarsi un terreno più disagevole si trattiene più a lungo 
in quello che lo precede; quando sa che invece lo attende 
una via migliore, affretta il suo cammino. Grande viaggia- 
tore sale, sale e giunto alla vetta discende dall'altro ver- 
sante, e. sempre si avanza, si avanza. Chi lo dirige è la mi-. 
steriosa multiforme forza vitale, che il fiat dell’ Onnipotente 
gli infuse e che agli occhi del vero scienziato rappresenta 
la più alta meraviglia del creato........ 


= 


Tutto questo ragionamento non è che un risultato delle 
mie osservazioni sui resti fossili degli strati, che ho studiato 
e precipuamente delle conchiglie; io quindi non affiggo ad 
esso che una limitata importanza, tanto più che io non vo- 
glio arare in campo altrui, nè internarmi in questioni, che 
non mi riguardano; tanto più anche che i criteri, mi offrono 
le specie che ho fra mano, sebbene valevoli, hanno un'im- 
portanza per quanto grande, sempre limitata, essendo rela- 
tivamente ristretta la cerchia delle osservazioni e dei feno- 
meni, su cui la mia investigazione ha potuto aver luogo. 
Da osservatore scrupoloso, che tutti i fatti, benchè minimi, 
pone in disamina e di ogni osservazione fa tesoro, avrei cre- 
duto di mancare alla mia coscienza di scienziato, se non avessi 
agito conformemente al risultato delle mie investigazioni. 
Io però non vo’ la taccia di infallibile: forse avrò potuto erra- 
re nella esegesi di qualche fenomeno, avrò potuto errare nel 
dare esagerata importanza a qualcuno di essi, avrò potuto er- 
rare divagando forse un po’ troppo nelle congetture. Non è il 
mio infatti un lavoro generale paleontologico, ma un semplice 
saggio incompleto e rudimentale. Non ho fatto che accen- 
nare il campo, che può esser da altri lavorato e che potrà 
dare ubertosi prodotti. Non ho che indicato la via, la quale 
può condurre in plaghe più fertili e più ricche. 

Rispondo all’altro quesito: da tutto ciò che ho detto in 
queste ultime pagine e dal metodo usato precedentemente 
nel descrivere le specie, sembra che io sia pienamente con- 
vinto della legge della evoluzione degli esseri; or come ciò 
si può conciliare con l’idea mistica della creazione e con 
la fede? Ormai non si tratta più di teorie: unico obietto 
della scienza sperimentale è la verità. E la verità piena- 
mente rifulge nella grande analogia degli esseri, nella loro 
armonica diffusione, nel loro multiforme avvicendarsi, nel 
tnodo meraviglioso come s'intrecciano e ramificano, si svi- 
luppano, deperiscono, emigrano, si succedono. Chi è che ne 
regge e dirige le sorti? L’ho detto di sopra e altra volta 


— 165 — 


nella prefazione del mio lavoro su S. Giovanni Ilarione. Io 
credo, e son convinto che non vi possa essere grande scien- 
ziato nel senso più largo della parola, che contemplando tutto 
l'insieme dell'universo, come è, e come fu, non riconosca il 
concetto altissimo di un ente ordinatore, non intravveda un 
gran piano prestabilito. Io non alludo ai pretti specialisti, che 
per quanto insigni nella loro materia, hanno sovente vedute 
molto grette e meschine, e son dotati sovente da debole 
ingegno e da poca forza intuitiva; alludo ai veri e potenti 
scienziati, che, oltre all’ essere specialisti, hanno vaste co- 
gnizioni, grandi vedute e sono dotati da intelligenza forte 
e comprensiva. No: lo studio delle faune e delle flore estinte 
e quello delle leggi della loro successione, anzichè scemare 
il concetto della creazione (giova ripeterlo ancora una volta) 
lo nobilita, lo eleva, smisuratamente lo ingrandisce. La 
dottrina stessa della evoluzione, così ampiamente concepita, 
non tarpa le ali alla fede, ma, se possibile, la solleva a più 
eccelso orizzonte. La scienza va togliendo uno ad uno i veli 
che ascondono le divine bellezze della creazione, la quale 
sempre più venusta cì si mostra, nella sublime armonia delle 
parti, nel fascino delle forme, nella luce fulgidissima che 
irradia e che ci bea. 

Una delle precipue ragioni per cui l’uomo si eleva sui 
bruti è la fede in Dio, che è principio e fondamento della 
morale, e senza cui sfugge il sentimento della propria co- 
scienza e chimera diventa il dovere. È dessa che nobilita 
l’uomo, affinandone l'intelligenza colla contemplazione di ciò, 
che è veramente buono ed eletto. Tale idea è più o meno 
manifesta in tutti i popoli. Naturalmente in quelli. meno 
civili è più rozza, imperfetta e quasi materiale (essendo 
sovente guasta e travisata dalla superstizione); in quelli più 
civili è più elevata e ideale. La religione cristiana è quella 
che la conserva più immacolata e più pura. Pur troppo fra 
le plebi è anche qui da noi travisata e mal conosciuta, ma 
non si può da loro pur troppo pretendere più di quello che 


— 166 — 


possono: bisognerebbe prima migliorarne i costumi, miglio- 
rarne i sentimenti, migliorarne l’intelligenza. Ed è vera- 
mente deplorevole come oggi, falsando il principio della 
civiltà e della scienza, si tenda a sradicare dalla mente 
delle moltitudini quelle sante idee che, se pure talvolta 
orpellate dalla superstizione, sono pur sempre il perno della 
società, la bussola di orientamento del popolo. Ed è tanto 
più deplorevole, in quanto che non di rado il compito sacro 
di impartire l'istruzione alle giovani menti è affidato a per- 
sone che (o per cattiva educazione ricevuta, o per esser dediti 
a vizio, o perchè scarsi d'intelligenza e quindi facili ad assi- 
milare le storte massime che si spacciano generalmente dalla 
stampa, o per altre ragioni) non hanno alcuna idea del do- 
vere, nè. del principio morale, che è Iddio. E tanto più de- 
plorevole, lo ripeto ancora, in quanto che molti degli scrittori 
più in voga e più noti, sia per le ragioni sovra esposte, sia 
per pusillanimità, o per bramosia di popolarità, o per altro 
basso fine, o anche (ben di raro) per propria convinzione, 
spacciano con grande asseveranza lucciole per lanterne, pro- 
curando di gettar polvere negli occhi al volgo, con gran 
pompa di frasi, simulando grande dignità e peregrina scienza, 
predicano dalle cattedre, come in contradizione coi trovati 
ultimi della scienza sia l’idea di Dio e come pastoia allo 
umano progresso sia la religione! $ 

Ogni qual volta mi occorre di le&gere o sentire di tali 
paradossi mi sovvengo della nobile e cara figura del mio 
amico Jeffreys. 


xa 
Sì! pria di chiudere queste pagine vo' mandare a te un 
saluto, mio carissimo amico. In esse infatti è così sovente 
ripetuto il tuo nome, e tu le attendevi per leggerle e giu- 
dicarle. Ma ahimè eran contati i tuoi giorni e l'improvvisa 
tristissima nuova mi arrivò, prima ancora che fossero per 


a 
$ 
n 


167 
intero stampate. Che gran pena è stata per me la tua di- 
partita e che vuoto in me lascia! Se di quaggiù può arri- 
vare fino a te il mio saluto, certo lo aggradirai perchè pro- 


fondo e sincero. 
Ie non dirò quì della vita del grande malacologista in- 
glese, nè della sua vastissima scienza. Il nome di Gwyn 


DS 


Jeffreys è assai noto nel mondo, in Inghilterra e in Italia 
precipuamente, ove egli lascia gran numero di amici. Fu 
una vita assai nobile e illustre non solo per le opere scien- 
tifiche, che egli diede alla luce, ma anche per le importanti 
cariche che occupò. Una breve ma ben fatta biografia ne 
dà il Times (') del 27 Gennaio 1885, altri pochi particolari 
aggiunge il prof. Giglioli in un articolo nella Natura, pe- 
riodico diretto da Mantegazza; e sento ora che in questo 
medesimo bollettino malacologico sarà pubblicata di seguito 
una biografia (*), e però sarebbe affatto superfluo che io ne 
scrivessi una. | { 

Non so però nondimeno astenermi di dir qualcosa, della 
quale generalmente non si fa parola: Jeffreys non fu sola- 


(') Nella suddetta biografia non si citano i lavori malacologici di 
Jeffreys; io penso quindi di darne un elenco, al quale forse però bisogna 
aggiungerne qualche altro, che io non possiedo, o che mi sfugge dalla 
memoria: 

1833 Synopsis Test. Pneumon Moll. — 1855-67 On deep-sea Moll. — 
1856 On marin. test. Piedmont. — 1860-72 On Moll. Europ. S. Helen. etc. 
— 1862-69 British Conch. — 1868 Report Shetland Isl., A. Rep. dredg. 
Shetl. — 1870 Mediter. Moll. — Normann Submarin. Cable Fauna — 
1872-73 Moll. Europ. East. North Americ. — 1875 Submarine Cable Faun. 
(Jeffr. a. Norman) — Biolog. result. Valorous Davis Strait (Jeffr. a Car- 
penter) — 1876-77 New Pecul. Moll. Eulim. Pecten Mytil. ete. 5 papers 
— 1877 On post-tert. Moll. Aretie Exped. — 1877 Post-tert. Beds Grin- 
nell Land North Greenl. (Jeftr. a. Feilden) — 1878 Not. spec. dredg. 
Korea — 1878-84 Moll. proc. Lightn. a Porcup. (Part. 1-8) — 1880 Moll. 
Bay Biscay — 1881 Not. Moll. Ital. Expl. of th. Medit. — 1882 ‘Black 
Sea Moll. — 1883 Medit. Moll. a. oth. Invert. — 1884 Not. on Brocchi 
Collect. — 1884 List. Shell. obtain. Clay Bridlingt. — 1884 On the Con- 
cord. Moll. inhab. North Atlant. and the int. seas. 

x (*) Fu pubblicata in fine al Vol. X. 


— 168 — 


mente un grande scienziato. È raro trovare un’anima così 
pura come la sua e che senta così profondamente il senti- 
mento del dovere, il sentimento della natura e di Dio. — 
« Nulla dies sine linea was the favourite maxim of te great 
Linné, and our days are too few for the accomplishiment 
of all that we propose do, let our aspirations be ever so 
modest ». Egli così fu laboriosissimo quanto altri mai. Sino 
proprio alla sua morte lavorò alacremente. L'ultima car- 
tolina, che egli mi diresse, data del 12 Gennaio; di seguito 
m’inviò la sua nota « On concordance of Moll. of North 
Atlantic and intermed. seas » e il 24 Gennaio non era più. 
— Il celebre Richard Owen mi scrivea pure addoloratissimo, 
egli lo incontrò al club Athaeneum giusto brevissimo tempo 
pria di morire e allora stava bene. — Malgrado ormai di 
76 anni di età, egli conservava l'intelligenza lucidissima. In 
questi ultimi anni si era dato allo studio delle faune ma- 
lacologiche delle grandi profondità. Ho già detto (p. 49, 
50) della grande importanza di tali studi, di cui lui era 
maestro ('). 

Guardando il suo ritratto mi sovvengo sempre di Linneo. 
La sua fisonomia è assai diversa, ma in molto somiglia 
l'indole di Jeffreys a quella del grande svedese. Che ca- 
rattere franco e aperto, che entusiasmo per la grande 


(‘) Nel lavoro List of. Shells from the Basement Clay Bridlington è 
descritta una Pleurotoma multistriata (p. 321, t. 15, f. 4) nella memoria 
Lightuing a. Porcupine expedition (p. 120, 124, t. 9, f. 5, 6, 8) sono de- 
scritte due R/ssoa, turricula e affinis. Siccome tali nomi erano già stati 
usati (Pleurotoma multistriata BELLARDI, Rissoa turricula EicHWALD, affinis 
DesmouLINS), io ne lo avvertii per lettera; ed egli mi rispose assai gen- 
tilmente che avrebbe cambiato il nome di furricula in consociata, e quello 
di affinis in spreta. Non essendo stato egli in tempo a fare tali correzioni 
mi affretto a darne notizia prima che altri vi apponga un diverso nome; 
così le due specie di Rissoa rimangono coi nomi da lui imposti. — In 
quanto alla Pleurotoma egli mi scrisse che vi avrebbe riflettuto essendo 
in dubbio che la specie di Bellardi non fosse un sinonimo della striatis- 


sima. — Io proporrei designare la pleurotoma di Jeffreys col nome di 
Jeffreysi in di lui onore. 


— 169 — 


opera della creazione! Le descrizioni poi, che egli dà delle 
specie, si distinguono da quelle degli altri scrittori anche 
per ciò, che egli sente profondamente il fascino delle bel- 
lezze naturali: lo scienziato si trasforma in poeta, il poeta 
in erudito, l’erudito in un pio ammiratore della natura. Però 
nelle diagnosi delle specie si attiene rigorosamente alla 
scienza, senza mai divagare. Le sue descrizioni sono minute, 
coscienziose, esatte; scritte sempre in inglese. Egli mi scrivea: 
« Io preferisco che ciascuno autore scriva nella sua lingua 
piuttosto che in latino, sì perchè sa maneggiarla meglio, sì 
perchè le lingue moderne son più plastiche ». È questa una 
opinione, che può essere da taluno contraddetta, però vo’ quì 
far notare (cosa generalmente poco conosciuta), che Jeffreys 
era un bravo latinista; ne fan fede, se non altro, le varie 
citazioni della British Conchology. Rammento ancora, quando 
ultimamente venne in Sicilia e io lo accompagnai a bordo, 
che nella sua cabina presso al guanciale avea un libro. Era 
una piccola antica edizione di Orazio, che egli chiamava il 
nostro vecchio amico « our old friend » Brit. Conch. V. 2, 
p. V. Era il libro che egli mi disse portar sempre seco. E 
forse io credo che una delle precipue ragioni, che lo disto- 
glieano dall’adottare il latino per le diagnosi succinte delle 
specie, fu questa, che egli avea un culto per la lingua clas- 
sica e gli doleva di vederla scritta in una forma tutt'altro 
che aurea, quale è quella usata dai malacologisti. 

Dicevo che Jeffreys sentiva assai il sentimento poetico 
della natura. Egli spesso anche riproduce brani di poesie 
di vari insigni autori. Basta sfogliare i volumi della British 
Wonckolosy. V..1, p..LxxILxXuIy112; 184,313, 249. V.. 2, 
p. v, Ix, xII, 47; 115, 145, 193, 277, 288, 337, 441, 246, 387, 
312; V. 3, p. 88, 184, 340, 161, 128,360; V..4, p. 64, 113; 
Mio, p. 4,25 etc. ete. 

Molte pagine di cotesta sua grande opera sono piacevoli 
a leggersi anche da chi non è conchiologo nello stretto 
senso della parola: « Omne tulit punetum qui miscuit utile 


— 170 — 


dulci. » Questa sentenza del grande poeta latino era scol- 
pita nel suo animo, ed egli la ripete ed aggiunge: « All 
that relates to Nature is in itself so delightful and the pur- 
suit of it elicits so many of our best and truest feeling, 
that every undertaking of this kind ought to be imbued 
with the sentiment inculcated by the above maxim, instead 
of repelling students by too much technicality ». 

Dicevo che egli avea una grande idea di Dio; ecco come 
egli si esprime: 

« La contemplazione di Dio nelle sue opere ci dà uno dei 
piaceri più puri che ci è permesso di gustare su questa 
vita transitoria. Anche la mera loro contemplazione nei vari 
aspetti, se eseguita convenevolmente, ci assicura più assai. 
che non lo possa l’umana scienza, che le nostre menti, i 
nostri spiriti le nostre anime partecipano della eternità di 
lui e sono immortali. Questa idea ha compenetrato tutti gli 
uomini in ogni età; è innata e non si può svellervela (Brit. 
Conch. V. 2, p. V).... La conformità delle leggi (naturali) 
e la relazione che esiste fra i molluschi e le loro  conchi- 
glie suppone in non piccolo grado l’infinita saggezza del 
creatore di tutte le cose (V. 1, pi XIV). 

« Nell’investigare la natura delle specie e delle varietà, 
ovvero se vi sieno state delle creazioni speciali e successive, 
da che il mondo fu chiamato all'esistenza dal fiat del gran 
creatore, io non credo che vi possa essere alcuna scettica 
o irreligiosa tendenza. — La scrittura non è un libro di 
storia naturale e tace intorno a tale soggetto. Come il 
D Carpenter ha osservato nelle sue Researches on the Fo- 
raminifera: La creazione di ogni organismo parmi che 
appunto più che mai richieda l'intervento di un potere 
divino, come se lo stesso organismo fosse creato di nuovo; 
la questione essendo in realtà, se tale intervento ha luogo 
secondo un piano prestabilito e comprensivo, ovvero per una 
serie di sforzi sconnessi ». (Brit. Conch. V. 1, p. xX-XXNl). 

Che differenza dal linguaggio dei sedicenti popolarizza- 


— 71 —- 


tori della scienza, da cui il volgo beve a larghi sorsi l’in- 
eredulità e lo scetticismo! o peggio da quei letterati, che 
pur troppo godono una certa fama e popolarità, i quali, ap- 
profittandone, con grande pompa e ‘arroganza spacciano 
come espressione dei trovati della scienza quelle idee, che, 
o son frutto della loro insipienza, o dei pregiudizi invalsi, 
o delle peculiari circostanze della loro vita, o anche della 
loro riprovevole condotta! 

Le parole del mio caro amico mi fanno anche ricordare 
quelle di Fred. Dixon, il celebre autore .della Geology . of 
Sussex (1850-1878 Ed. 2, by Rupert p. IX). « Noi siamo 
dotati di facoltì capaci di intuire l'ordine generale e la 
sorprendente struttura del nostro globo. Grande sorgente 
di felicità noi tragghiamo dall’esaminare le forme recenti 
della vita animale e vegetale; e, come la scienza geologica 
progredisce, potremo restaurare i perduti anelli della ca- 
tena della creazione, i quali dai cataclismi del nostro pia- 
neta sono stati disgiunti e distrutti, e a formarci una certa 
idea del gran disegno e della perfetta armonia; che l'onni- 
potente Creatore ha spiegato nel sistema del mondo.... Nel- 
la contemplazione dei grandi animali, come l’Ichthyosaurus 
o l’Ignanodon, che la geologia ha portato alla luce, la mente 
è fortemente colpita dalla meravigliosa potenza e infinita 


saggezza del nostro gran Creatore; ma coloro che rintrac- 


ciano anello per anello la catena della vita animale, tro- 
vano la stessa armonia e bellezza di costruzione nei più 
bassi ordini dei fossili. Nella stessa guisa sollevandosi a 
passo a passo si arriva, passando per i più alti ordini della 
creazione, fino all’uomò stesso, che è dotato non solo della 
più completa organizzazione, ma di una ragione, ‘che se ben 
diretta, conduce alla felicità. ». 

Ma non si creda che dalle idee religiose Jeffreys: sia 
stato spinto a pregiudizi, nè che le medesime abbiano offu- 
scato il suo occhio di profondo scrutatore dei fenomeni na- 
turali, come pur troppo avviene, degenerando il troppo zelo 


— 1722 — 


in insipiente ostracismo a tutto ciò che pare a prima vista 
contrasti col medesimo! Tutt'altro! Ecco come egli parla: 
These considerations, however, involve the difficult question 
of the origin of species; and I will not porsue them further 
except by suggesting the very great probability, that all 
existing species have descended by modification from pri- 
meval forms, but at the same time not admitting the hypo- 
thetis of M. Darwyn, that such forms were very few or 
perhaps unique. In those strata, which contain our earliest 
‘ records of the world ’s history, as great a diversity of form 
is exhibited in the groups which we call genera and spe- 
cies as in the existing fauna; and it seems. evident that 
the plan of the Creator, so far as we can comprehend it, 
has not been that of progressive development (Brit. Conch. 
No dopo): i 


A ciò forse vi sarebbe a ridire: io credo che le idee di. 


Jeffreys non erano ben definite intorno ai rapporti delle 
specie fra loro. Però ha qua e là dei lampi di vera sintesi 
scientifica: « Thus creation moves step by step. higher and 
higher, until at length that mental pinnacle is reached, which 
is attainable only by the chiefest among our own kind 
(Brit. Conch. V. 3, p. 184). Però non credo ammettesse il 
principio della evoluzione come è generalmente inteso. Le 


sue conoscenze poi in geologia riguardavano quasi esclusi- 


vamente le faune del terziario più recente, e nell’ estensione, 
che egli dava alle specie, pareva seguisse per quanto pos- 
sibile le norme di Linneo. Egli, contrariamente allo spirito 
del maggior numero dei moderni conchiologi, solea pren- 
dere le specie nel senso più largo € nel senso più naturale, 
sicchè, ove tra due forme vicine trovava dei passaggi, le 
riguardava quale unica specie. In una delle ultime sue let- 
tere mi dicea che era proclive a considerare la Ostrea co- 
chlear Poli come una varietà della edulis causata dall’habi- 
tat; e in altra, che il gen. Brocchia era riguardato da lui, 
non come un genere, ma come lo stesso gen. Capulus mo- 


— 173 — 


dificato dall’habitat. In ciò si ha un’apparente contradizione, 
mentre riconoscendo tanta influenza dell'ambiente nella mo- 
dificazione organica, restano abbattuti i limiti di qualunque 
specie. Per le ragioni però altrove da me esposte, prescin- 
dendo da qualunque altra idea, io stimo che di somma utilità 
sia il ritenere gli antichi tipi linneani « sensu lato » come ha 
fatto Jeffreys. 

Egli lavorava per la coscienza di far bene e per la 
scienza stessa, e rifuggiva da qualunque falsa gloria di 
creare specie nuove senza ragione: I have no ambition to 
be a species-maker, much less have I any desire to invite 
that appellation. I will do my best by descriptions and figu- 
res to help collectors in making out what I consider true 
species. But I must at the same time confess having been 
not seldom puzzled by intermediate forms (Brit. Conch. V. 
4, p. 113). — Peccato che le figure delle tavole di que- 
st'ultima opera citata (') lascino molto a desiderare, e che 
egli alle descrizioni di ciascuna specie non abbia aggiunto 
una ricca e completa bibliografia, laddove egli non si è li- 
mitato che a citare la descrizione tipica originale e quella 
di Forbes e Hanley Hist. Brit. Zool. Allora sì il suo lavoro 
sarebbe stato eccellente sotto ogni riguardo. 

Ma ritornando alla precedente questione, io credo, che 
sebbene talora si mostrasse non contrario al principio del- 
l'evoluzione, però intimamente egli non ne fosse persuaso 
punto, almeno nel senso che oggi gli si dà (infatti come 
ho già detto egli facea una divisione assoluta fra specie e 
varietà) e che egli conservasse ancora abbastanza rigido 
il concetto della specie, senza il quale la tassonomia si tra- 
sforma in un vagar continuo in congetture. — Jeffreys era 
un vero grande malacologista, operoso, infaticabile, e un 
vero naturalista nel senso più alto della parola, sicchè a 


(1) Non alludo agli ultimi opuscoli le cui tavole sono egregiamente 
eseguite. 


— 174 — 

buon dritto si può dir di'lui ciò, che egli scrisse del. D.' 
Lukis: « Il suo gran talento, la vasta erudizione, l’indole 
generosa, e la grande amabilità affascinavano tutti coloro, 
che aveano la buona fortuna di conoscerlo. Egli era un vero. 
naturalista. Naturalisti e raccoglitori sono spesso classificati 
insieme, ma vi è'un’'essenziale differenza fra loro. I primi: 
amano la scienza per sè stessa e non pel puerile diverti. 
mento di acquistare molte rare specie, o anche un solo esem- 
plare. Essi non sono mai interessati e avari, la sola loro. 
grande brama è la simpatia di tutti gli altri, che hanno gli, 
stessi gusti. I meri raccoglitori non sono generalmente così 
intelligenti e stimabili.... » (Brit. Conch. V. 2, p. 277). — 
Annunziandomi di aver venduto la sua collezione al governo 
degli Stati Uniti pel Museo di Washington egli mi scrivea:. 
« Ho riguardato la mia collezione solo quale uno strumento: 
e un soggetto di lavoro ». (I only regarded my collection 
as tods and material for work). 

Mi pare ancor di vederlo a fianco a sua figlia Miss Edith 
(che sempre l’accompagnava e che egli chiamava mon ange 
tutelaire), quando venne l’ultima volta a Palermo. « Ella, che 
è giovane, studia le faune antiche ed io vecchio le moderne » 
così egli mi ripeteva col suo sorriso fine, arguto, bonario e. 
mi pare di vederlo sulla tolda del vapore, che si allontanava 
dalla riva e poi si perdeva in mezzo alle onde cerulee in- 
dorate dei raggi del crepuscolo. Ora nel gran mare della: 
luce naviga l’anima sua nei regni dell’Eterno, mentre il 
suo nome resta ai fratelli naturalisti e ai posteri esempio. 
luminoso di bontà e di scienza. agi 


Epilogo. 


Ma non è più tempo di divagare: occorre bensì virare: 
di bordo e ormeggiare la nave al primo porto. Il lido cui 
dovrei:condurla è molto:molto lontano, e, se adesso sospendo 
cotesto mio viaggio, posso ben riprenderlo alla prima occa-. 


) — 1755 — 


sione. Altre navi in altri mari io dirigo e gli equipaggi 
mi aspettano in grande attesa. 

In questo lavoro non ho che esposto in succinto alcuni 
miei studi su talune conchiglie mediterranee viventi e fos- 
sili, conservate nel mio gabinetto paleontologico. Talora mi 
è occorso però estendere i raffronti e le osservazioni con 
specie esotiche o appartenenti a diversi bacini, ovvero di- 
scendere financo nell'antico terziario. Del genere Vulsella 
e del genere Ficula ho fatto anche una rivista generale 
delle specie viventi e terziarie. Il mio lavoro comprende 
due parti (ciascuna divisa in due sezioni, gasteropodi e bi- 
valvi (')) e un'appendice divisa in tre paragrafi. 

Non di tutte le specie ho dato una bibliografia, ma ove 
l’ ho creduto utile e ho stimato di far cosa originale; quando 
ne ho fatto a meno, ho citato però gli autori che la danno. 

Di ciascuna specie da me posseduta ho dato l’ habitat, 
non ho già menzionato tutti gli orizzonti e le località, ove 
la sì rinviene ed è menzionata dagli autori, ma mi son limi- 
tato a notare le provenienze dei miei esemplari: provenienze 
sovente affatto nuove, o poco conosciute. Quando mi è acca- 
duto di passare in disamina delle specie da me non posse-. 
dute, non ho citato alcuna località, ma solo l’autore, che. 
l’ha rinvenuta e il libro, in cui l’ha descritta. 

Fra i varii generi, quelli che ho studiato con preferenza 
sono i generi ostrea, vulsella, tellina, conus, ficula, chama, 
semele, cardita e tutta la grande famiglia dei muricidi. 

Non mi sono indugiato molto nello studio dei sottogeneri, 
però ne ho proposti taluni, che io ritengo abbiano una spe- 
ciale importanza. Fra generi e sottogeneri ho proposto 19 
smembramenti: Sdikia (Vol. X, p. 48), Abisa (p. 57), Ma- 
drela (p. 57), Fundella (p. 72), Elegantula (p. 137), Coripia 


(') Non ho usato il nome di Lamellibranchi ovvero di Palecipodi, 
comprendendovi anche qualche brachiopodo. 


— 176 — 


(p. 153), Anfilla (p. 214), Linga (p. 217), Pirtus (p. 257), 
Timbellus (p. 275), Aplus (p. 279), Algrus (p. 279), Pinon 
(V. XI, p. 27 — negli estratti p. 288), Chalmon (idem p. 28 
— 289), Pirgos (idem p. 28 — 289), Mipus (idem p. 28 — 
289), Brongus (idem p. 43 — 308), Vermilla (idem p. 65 
— 328), Asga (idem p. 66 — 329), Malvufundus (idem p. 120 
— 383). Inoltre ho emendato il senso dei generi Pollia e 
Pisania (p. 278) e messo ad evidenza l’importanza del gen. 
Semele. i 

Qualcuno si potrebbe meravigliare, o dolersi, della stra- 
nezza di taluni di questi nomi, come anche di quelli da 
me imposti alle specie e alle forme nuove. A me però mi 
paiono singolari e caratteristici. Atteso il numero enor- 
me delle specie nuove descritte in questi ultimi anni tanto 
dai zoologi che dai paleontologi, riesce molto difficile tro- 
var buoni nomi latini non usati precedentemente da altri, 
ed è facile così cadere in un « double emploi ». Anche 
io ho dovuto eseguire varie rettificazioni ai nomi di varii 
autori nel decorso di questo lavoro. Così, ho creduto più 
utile adottare dei titoli speciosi e singolari, tanto più che 
il mio tempo è molto stremato e così non avrei potuto 
gran fatto dilungarmi in una ricerca infruttuosa di simil 
genere. 

Siccome questo mio lavoro è stato pubblicato a riprese 
nel Bollettino della Società Malacologica, è necessario, onde 
stabilire l'epoca della proposta di ciascuna specie e il dritto 
alla priorità, avvertire: che le pag. 36-64 furon pubblicate 
il 10 Agosto 1884; le pag. 65-128 il 20 Novembre 1884; le 
pag. 129-288 il 20 Aprile 1885 e comprese nel Vol. X; in- 
vece le pag. 27-112 del Vol. XI, corrispondenti alle pagine 
degli estratti 288-373 furon pubblicate il 31 Agosto 1885, il 
rimanente in Settembre. 

Attualmente mi è impossibile, però se appresso avrò 
tempo disponibile, e se la illustre Società Malacologica mi 
accorderà un posto nel suo Bollettino, andrò pubblicando 


; — 177 — 
qualche altra parte di questi miei Studi sulle conchiglie 
mediterranee viventi e fossili. 

Non mi resta intanto che porgere alla Direzione della 
stessa (') i miei più sentiti ringraziamenti per l’ ospitalità 
datami, e principalmente al benemerito suo Segretario 
Pròf. Dante Pantanelli, che mi si è mostrato oltremodo 
benevolo e cortese. 


| 
| 
| 


(') Devo dare anche una parola di lode alla Tipografia dell’ Ancora, 
in cui mi pare si lavori con molta esattezza e perizia nel decifrare i 
manoscritti. I miei eran tutti di primo acchito, non copiati e quindi con 
numerose correzioni e rimendature e sono stati bene interpetrati. 


Bull. della Soc. Mal. It. Vol. XI. 12 


INDICE ALFABETICO 


DEI NOMI DELLE SPECIE, FORME E VARIETÀ 
CITATE 0 DESCRITTE IN QUESTO LAVORO. 


Re 


Se grande è la utilità degli indici alfabetici (') delle specie nei libri 
paleontologici, nel nostro la è ancor maggiore e diventa quasi una vera 
necessità: sì perchè esso consta di paragrafi disgregati, nè tutte le spe- 
cie descrittevi sono ancora figurate; sì perchè nei rapporti e le sinoni- 
mie molte rettificazioni ho dovuto eseguire, modificando il senso di ta- 
lune specie, unificandole ad altre o smembrandole; sì perchè il mio studio 
non si è limitato esclusivamente alle conchiglie mediterranee, ma talora 
dall’ esame di specie affini, .o0 anche occasionalmente, sono stato tratto a 
quello di specie esotiche, o fossili in altri bacini. 

Come si è già visto di sopra, ho distinto le specie in specie prima- 
rie e secondarie (o sottospecie), e le loro modificazioni in forme e varietà. 
Nell’indice però, per maggiore semplicità, e perchè da taluno, quelle che 
io considero quali modificazioni, potrebbero per avventura considerarsi 
quali vere sottospecie, ho disposto a fianco al nome del genere quello 
della forma, o della varietà, omettendo quello della specie: in altri ter- 
mini, al nome del genere ho fatto seguire indistintamente quello della 
specie, o della sua modificazione. 

Un'altra novità, pure da me introdotta onde semplificare la ricerca 
delle specie, è questa: che ho contrassegnato con un asterisco il numero 
della pagina, ove è descritta o passata in rivista, ossia ove ne ho spe- 


| () Moltissimi autori preferiscono a questi gli indici sistematici secondo le fa- 
miglie, come più ragionevoli. lo credo invece che tali indici riescano confusi e di 
nessuna utilità pratica; poichè, variando i metodi di classazione per ciascun au- 
tore, riesce lungo e penoso il ricercare un nome qualunque; laddove con gli in- 
dici alfabetici ogni difficoltà di tal genere è rimossa. Di tal parere è anche il 
grande botanico De Candolle; vi consacra anzi un capitolo in uno dei suoi re= 
centi pregevolissimi lavori. L'indice non ha per iscopo che di abbreviare tempo 
a chi vuole riscontrare qualcosa in un libro; e il tempo per il paleontoiogo di- 


venta sempre più prezioso, mentre il materiale scientifico si va accrescendo di 
giorno in giorno a dismisura. 


i 
j 
$ 


— 179 — 


cificato il senso, e non ho messo alcun segno al numero della pagina, 
ove è occasionalmente nominata. Però, siccome nel corso del lavoro mi 
è occorso talora di aggiungere altre osservazioni o dettagli, per formarsi 
un concetto esatto dei miei criteri su una specie, gioverà riscontrare 
anche tutte le pagine, ove è citata. 

Secondo la consuetudine ho scritto in corsivo i nomi delle specie, che 
devono passare nella sinonimia, o che vanno rettificati. 

I numeri delle pagine dell’indice son quelli degli estratti; da pagi- 
na 37 sino a pag. 288 corrispondono anche a quelli del Bollettino (') 
Malacologico Vol. X; del resto la corrispondenza è la seguente: 


= 


SUE = |\= So = Se sua == 
cd (e) fasi (©) (e) ©) (no) e) De) Li (nc a 
DE Falla OL e\o O = Ma > [= ©\itapp) OL (a) (O Cè 
“==: ie RL a o Dc ea 
ap ® Dl (tO) ® . ano © ITC) Dila an © DEE: bp ® © a 
ge o ge Uto) = Riolo iero iopN Econ for oo 
30 | Do 59 | apr so | ar |a | > {10 | sa> {n | a 
(3) Co) © GSi (3) v v Gi (3) CS) v Co 
ms || (5 Gs} MS O | Ue) (cn) SMI (SS d | Ca 


309 | 48 | 339 | 78 369 | 108f 399 | 138 | 28 | 168 | 423 | 198 
310 | 49 340| 79 | 370 | 109 | 400 | 139 | 29 | 169 | 425 | 199 
311 50 | 341 80 | 371 | 110 | 401 | 140 | 30 | 170 | 427 | 200 
Sei 3420) 81372 | II 
313 | 52 | 343 | 82] 373 | 112 
314 | 59 | 344| 834374 | 113 
Sl5 | 54 | 345 | 84] 375 | 114 
316 | 55 f 346 | 85 | 376 | 115 
Sl b60f 347 | 864 377 | 116 


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IS C 
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a 
nd 
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ra 


(') Non ho citato gli uni e gli altri per maggiore semplicità e per evitare una 
inevitabile confusione. 


— 180 — 


Abisa 57%, 58. 

Abra Leach 128. . 

Abra longicallis Se. 132 (Vedi Semele 
e Syndosmya longicallus). 

Actaeon striatus Sow. 341. 

Actaeon tornatilis L. 341*. 

Akera gen. 341. 

Akera imbila De Greg. 341. 

Akera melinda De Greg. 342*. 

Akera spirata Brocc. 341*. 

Algrus De Greg. 279*, 280. 


Algrus Bredae (Mich-tti) De Greg. 


280 


Algrus crassus (Bell.) De Greg. 280. 


Algrus enterus De Greg. 287£. 


Algrus insignis (Reeve) De Greg. 280. 


Algrus liratus (Bell.) De Greg. 280. 
Algrus undosus (L.) De Greg. 280. 


Algrus unifilosus (Bell.) De Greg. 280. 


Amphidesma Lamk. 128. 
Amphidesma aequale Say 135. 
Amphidesma castanea Mont. 144. 
Amphidesma ovata Desh. 136. 
Amphidesma tenuis Mont. 135. 
Amphidesma tenue Magg. 186. 
Amphidesma transversum Say 135. 


Anatina Bonfornellensis De Greg. 


195*. 
Anatina distorta Mont. 194. 
Anatina Muchsi Hoern. 194. 
Anatina Hoernesi De Greg. 194*. 
Anatina Parlatoris Cale. 194. 


Anatina praetenuis Pult. 194, 195*. 


Anatina pusilla Phil. 193. 

Anatina truncata Turt. 195. 

Anfilla De Greg. 214. 

Anfilla tigerina L. 215*. 

Anomia ephippium L. 41. 

Aplus De Greg. 279*, 280. 

Aplus adigus De Greg. 283%, 286. 

Aplus affinis Bell. 284*. 

Aplus agapus De Greg. 284%, 

Aplus amitus De Greg. 284*, 

Aplus ansus De Greg. 281*, 282, 

Aplus astecus DefGreg. 282*. 

Aplus baccatus Bell. 283%. 

Aplus carimus De Greg. 281%, 282, 

Aplus carisus De Greg. 286*. 

Aplus cosmolus De Greg. 285. 

Aplus D’Orbignyi Payr. 279, 284 
283. TARRA 

Aplus exacutus Bell. 283*. 

Aplus exiguus Duj. 284*. 

Aplus fiexicauda Bronn. 282*. 

Aplus mirgus De Greg. 284*. 

Aplus perentus De Greg. 283*. 

Aplus pirimus De Greg. 285*. 


‘Arca 


Aplus pirlus De Greg. 283%. 
Aplus plicatus Broce. 279, 280%. 
Aplus sbipus De Greg. 281*. 
Aplus sdileus De Greg. 282*. 
Aplus serzus De Greg. 281*. 
Aplus subspinosus Bell. 284*. 
Aplus tenellus Mayer 287. 
Aplus tiritus De Greg. 285*. 
Aplus umbilicatus Bell. 284*. 
Aplus zebus De Greg. 281*. 
Apollo gyrina Montf. 102. 
Aporrhais oceanica B. D. D. 118. 
Ro panormitanus De Greg. 
18*. 


 Aporrhais pespelecani L. 117*. 


Aporrhais robusta B. D. D. 118. 
Aporrhais speciosa Speyer 118. 
Aporrhais viator B. D. D. 118. 
Aquillus cutaceum L. 304. 

Arca abita De Greg. S6*. 

Arca Altavillensis Seg. 83. 

Arca antiquata L. S4. 

Arca Arquatoensis De Greg. 82°. 
Arca aspera Phil. 82. 

Arca cardega De Greg. 85*. 
Arca clathrata Defr. 82, 85. 

Arca diluvii Lamk. 84. 

Arca latesulcata Nyst 84%. 

Arca Marioensis De Greg. 82%. 
merilla De Greg. 82*. 
mytiloides Broce. 81*. 
nodulosa Miill. 82. 
Partannensis De Greg. 83*. 
papillifera Horn. 83. 
peregrina Lib. 83. 

pirpa De Greg. 83. 

Polii Mayer, 84. 

Arca propetipus De Greg. 81*. 
Arca pulchella Reeve 82. | 
Arca punctuloides Scacch. 83. ai 
Arca uniopsis De Greg. 81*. 
Arca Weinkaufîi Crosse 84. 
Arcopagia corbis D’Orb. 181. | 
Arcopagia crassa Penn. 182. i 
Arcopagia ovata Brown 182. 

Asga De Greg. 329*. 

Asga gomega De Greg. 330*. 
Astarte fusca Poli 213*. 

Astarte incrassata Broce. 213*. 
Astarte ornata Goldf. 216. 

Avicula elacorvi Dilw. 384. 

Avicula Caledonensis De Greg. 384%. 
Avicula costellata Lamk. 984. 
Avicula papilionacea Lamk. 384. 
Baphia 52. 

Biplex elegans Perry 280. 
Bivonia paetrea Monter. 394, 


Arca 
Arca 
Arca 
Arca 
Arca 
Arca 
Arca 


È 
i 


— 131 — 


Bornia corbuloides Phil. 196. 

Brocchia gen. 32. 

Brongus gen. 508*. 

Brongus altus Wood 308. 

Brongus antiquus L. 308. 

Brongus Berniciensis King 308. 

Brongus contrarius Lamk. 303. 

Brongus decemcostatus Say 308. 

Brongus despectus Wood 308. 

Brongus elegans Wood 303. 

Brongus gracilis Wood 303. 

Brongus heterostrophus List. 308. 

Brongus islandieus Chemn. 308. 

Brongus liratus Reev. 308. 

Brongus Norvegicus Chemn. 208. 

Brongus perversus 308. 

Brongus Sarsii Wood 308. 

Brongus Turtonii Wood 308. 

Brongus ventricosus Gray. 308. 

Buccinum' leucozoma Phil. 286%. 

Buccinum porcatum Da Cost. 236. 

Buccinum undatum L. 115°. 

Buccinum .undosum L. 280, 287. 

Bufonaria serobiculator L. 111*, 393, 
394%. 

Bulla Agassizi Sism. 342. 

Bulla decussata Wood 323. 

Bulla ficoides Broce. 314. 

Bulla ficus L. 323, 327. 

Bulla Grundincola De Gres. 393%. 

Bulla Lajonkaireana Bast. 342. 

Bulla lignaria L. 393*. 

Bulla spirata D’Orb. 341, 342. 

Bullina Ferr. 34l. 

Bullina melinda De Greg. 342*. 

- Builina spirata Bronn 341. 

Cancelleria D’Orbignyi Blainv. 285. 

Capsa fragilis L. 125*. 

Capulus gen. 32. 

Cardita aculeata Eichw. 148. 

Cardita aculeata Poli 150%, 152. 

Cardita antiquata L. 146*, 386%. 

Cardita arita De Greg. 148, 149%, 
152. 

Cardita 

Cardita 

Cardita 

Cardita 


Bollenensis Font. 149*, 152. 
Brocchi Mich-tti 156. 
calyculata L. 154*, 387. 
complanata Horn. 146. 
Cardita corbis Bast. 153, 154. 
Cardita crassicosta Lamk. 155. 
Cardita Depereti Font. 155*. 
Cardita diglypta Font. 155*. 
Cardita diversecostata Reuss 148. 
Cardita elongata (Bronn) Horn. 155*. 
9878. 
Cardita etrusca Lamk. 149. 
Cardita imperans De Greg. 155*. 


Cardita intermedia Brocc. 146*, 148, 
149, 150, 102, 3865. 
Cardia Jouanneti Bast. 149, 156*, 
70. 
Cardita laticosta Eichw. 156. 
i: Matheroni Mayer 147, 149, 
D) 
Cardita minuta Scacch. 158. 
Cardita nodulosa Reeve 150. 
Cardita nuculina Duj. 153. 
Cardita Panormensis De Greg. 150%, 
152. 
Cardita pectinata Brocc. 143, 149, 
150, 151. 
Cardita pirilla De Greg. 151%, 152. 
Cardita pitus De Greg. 155%. 
Sardita planicosta Serr. 156. 
Cardita proboscidea Mich-tti 149. 
Cardita propepanorinensis De Greg. 
150%, 152. 
Cardita revoluta Seg. 149, 156%. 
Cardita rhomboidea Brocc. 146*, 148, 
150, 150%, 152. 
Cardita ridulla De Greg. 148%, 150, 
152, 386%. 
Cardita rudista Lamk. 146, 148. 
Cardita semivarians Font. 155*. 
Cardita squamosa auctorum 150, 
152, 153%, 156. 
Cardita sulcata Brug. 151*, 152. 
Cardita tirisa De Greg. 154*. 
Cardita trapezia L. 151*, 152. 
Cardita unidentata Bast. 155*. 
Cardita zelebori Horn. 387%, 
Cassidaria depressa Buch. 113°. 
Cassidaria echinophora (L.) Lamk. 
LOT 
Cassidaria Nystii Kichx 113. 
Cassis levilabiata De Greg. 113*. 
Cassis undulata Gmelin 113*. 
Cerithium blomum De Greg. 116*. 
Cerithium comittum De Greg. 116”. 
Cerithium crenatum Broce. 116. 
Cerithium elegaminum De Greg. 116%. 
Cerithium fidirium De Greg. 116*. 
Cerithium gracile Phil. 117. 
Cerithium granimirum De Greg.116*. 
Cerithium iripum De Greg. 116*. 
Cerithium neogenitum Mayer 116*. 
Siniam panormitanum De Greg. 
INTE 
Cerithium propetipum De Greg. 116*. 
CITA varicosum Brocc. 115*, 
%: 
Ceniipna vulgatum Brug. 23, 115, 
Lys: 
Chalmon billockbiensis Wood 289. 


-— 182 — 


Chalmon cochleatus Speyer 289. 
Chalmon cordellus De Greg. 289*. 
Chalmon craticulatus Fabr. 289. 
Chalmon elegantulus Phil. 289. 
Chalmon fimbriatus Hinds 289. 
Chalmon mediglacialis Wood 289. 
Chalmon muricatus Mont. 289, 292*. 
Chalmon pereger Brugn. 289. 
Chalmon sculptus Bell. 289. 
Chalmon squamulatus Brocc. 289, 
293*. 
Chalmon Tornoueri (May.) Bell. 35, 
289. 
Chama aculetta De Greg. 211*. 
Chama Altavillensis De Greg. 205, 
210%. 
Chama Arquatensis De Greg. 212*. 
Chama bicornis Brug. 203. 
Chama Brocchii Desh. 205, 208*. 
Chama calcarata Lamk. 208. 
Chama Carolae De Greg. 208*. 
Chama circinata Monter. 206, 389. 
Chama concentrica Lib. 208. 
Chama Corbierei Jonas 210. 
Chama crenulata Lamk. 203, 207. 
Chama cristella Lamk. 204. 
Chama damaecornis Lamk. 203. 
Chama dissimilis Bronn 204, 207. 
Chama garbina De Greg. 211*. 
Chania germella De Greg. 206*, 210, 
ll. 
Chama gryphina Lamk. 204, 209*, 
210%. 


Chama gryphina Rainv. 207. 
Chama gryphoides L. 203, 205*, 210, 
389%. 
Chama gryphoîdes Wood 204, 212. 
‘Chama tataronus Ad. 203, 207. 
SAamna lacernata Lamk. 204, 207%, 
Chama lazarus L. 202, 203*, 211. 
Chama macerophyllia Chemn. 203. 
Chama magna Da Costa 140, 143*. 
Chama mediterranea De Greg. 210*. 
Chama mirepa De Greg. 206*. 
Chama morga De Greg. 205*. 
Chama ponderosa Desh. 209. 
Chama radians Lamk. 204. 
Chama ridella De Greg. 205*. 


Chama senilis Brug. 203. 

Dna sinistrorsa Brug. 203*, 204, 

Chama spongilla De Greg. 205* 
ggg*, "E SI 

Chama squamata Desh. 204, 207*. 

Chama unicornaria Lamk. 204. 

Chama upicornis Brugh. 203. 


Chama Woodi De Greg. 212. 

Cheliconus fuscocingulatu> Hoern. 
Auing. 356. 

Chelyconus Mariae Hoern. Auing. 
365. 

Chelyconus rotuzdus Hoern. Auing. 


Chelyconus Suessi Hoern. Auing. 
365. 
Chelyconus Vindebonensis Partsh. 365. 
Chrysodomus costulatus Bell. 288. 
Cista gen. 383. 
Cista pectinata (L.) Lamk. 214*. 
Cista virgona De Greg. 214*. 
Clavella brevicaudata Bell. 392. 
Clavella Klipsteini Mich-tti non Lam. 
309%. 
Clavella rarisulcata Bell. 392. 
Cochlodesma praetenera Wood 194, 
195. 
Conus 
Conus 
Conus 
Conus 
380. 
Conus 
Conus 


gen. 350. 
afinus De Greg. 366*. 
alalmus De Greg. 373*. 


alpus De Greg. 358%. 380. 

amigus De Greg. 374*. 

Conus ampitus De Greg. 379%, 380. 

Conus anaglyptus Crosse 376. 

Conus angus De Greg. 356%, 357, 
380. 

Conus antediluvianus Brug. 360%, 
361, 362, 374, 380. 

Conus Appenninensis Bronn in D’ Orb. 
361. 

Conus appenninicus Bronn 8361. 

Conus Asolensis De Greg. 359*, 380 
(non asdensis). 

Conus Auingeri De Gre®. 378%. 

Conus austriacus Bronn in Hòrn. 
393. 

Conus avellana (Lamk.) Horn. 354%, 
380 


Conus Bathis D’Orb. 352. 

Conus Berghausi Mich-tti 354, 397, 
358%. 

Conus Berghausopsis De Greg. 357%, 
380. 

Conus betulinoides (Lamk.) Horn. 
392%, 379, 380. 

Conus Bredai Mich-tti 359, 380. 

Conus Brezinae Hoern. Auing. 359. 

PAU Brocchi Bronn 359, 360*, 361, 
380. 

Conus Broteri Per. da Costa 359*, 
380 (non Broderi). 

Conus Burdigalensis May. 374. 


Aldrovandi Brocc. 352, 259*, 


— 183 — 


Conus cacellensis Per. d. Costa 953%, 
393, 380. 
Conus canaliculatus(Brocc.) De Greg. 
359*, 360%, 380. 
Conus cancellatus Lamk. 362. 
Conus Charpeanus per errore di stam- 
pa invece di Sharpeanus 380. 
Conus c/avatus Hòrn. partim 365. 
Conus clavatus Lamk. 366. 
Conus claviformis Spey. 354%, 380. 
Conus conoideus Grat. De Greg. 376, 
380. 
Conus cretaceus Kiener 376. 
Conus Crosseanus Bern. 392. 
Conus Daciae Hoern. Auing. 377. 
Conus deperditus Brocc. non Brug. 
360. 
Conus diversiformis Desh. 379. 
Conus Drnowitzensis De Greg. 376%, 
380. 
Conus Dujardini Dub. 357, 359*, 380. 
Conus echinulatus Kiener 376. 
 Conus e/be Broce. per errore di stam- 
pa invece di Noe. 
Conus elatus Mich-tti 366, 380. 
Conus elgus De Greg. 363*, 380. 
Conus elmenus De Greg. 369*, 380. 
.Conus elongatus B. D. D. 373*. 
Conus elpus De Greg. 368*, 380. 
Conus embus De Greg. 356, 380. 
Conus emisus De Greg. 373*, 380. 
Conus empenus De Greg. 361%, 380 
(non emperus). 
Conus empigus De Greg. 369%, 380. 
Conus empismus De Greg. 367. 
Sa endorus De Greg. 357*, 372, 
SO. 
Sonne Enzefeldensis Hoern. Auing. 
371. i 
Conus epellus De Greg. 364*, 380. 
Conus franciscanus Hwas 364*, 371, 
380. 
Conus fulvocinetus Crosse 353, 354, 
380. 
Conus funiculigerus Font. 353*, 380. 
Conus fuscocingulatopsis De Greg. 
300*. 
Conus$fuscocingulatus Bronn 354*, 
378, 380, 393. 
Conus gennulatus Sow. 362. 
Conus gibiensis De Greg. 354*, 380. 
Conus granuliferus Grat. 375*, 380. 
Conus grolpus De Greg. 364*, 380. 
Conus ignobilis Olivi 370. 
genus imelus De Greg. 356%, 359, 
380. 
Conus isgolpus De Greg. 358*. 


Conus Johannae Hoern. Auing. 368, 
380. 

Conus jaspis Salis 370. 

Conus Lapugyensis H. A. 378. 

Conus lineatus Grat. 359, 356. 

Conus Lorenzianus Chemn. 379. 

Conus maculosus Grat. 355, 380. 

Conus major B. D. D. 372. 

Conus malaccanus Hwas 360. 

Conus marmoratus Phil. 370, 374*, 
380. 

Conus mediterraneus Hwas 351, 355, 
356, 357, 369, 370%, 380, 393. 

Conus melitosiculus De Greg. 362*, 
380. 

Conus Mercati Brocc. 393%, 369, 377*. 

Conus Mercati Horn. 366. 

Conus mindanus Hwas 376. 

Conus minor Monter. 372. 

Conus miser Boiv. 359, 380. 

Conus mitus De Greg. 377*, 380. 

Conus®Mojsvari Hoern. Auing. 377%, 
380. i 

Conus moravicus Hoern. Auing. 253%, 
359, 380. 

Conus Neumayri Hoern. Auing. 358%, 
380. 

Conus nodiferus Kiener 376. 

Conus Noe Brocc. 369 (per errore di 
stampa C. elbe). 370%, 380. 

Conus nudus De Greg. 377%, 380. 

Conus oblongus B. D. D. 373*. 

Conus olivaceus Salis 370. 

Conus opellus De Greg. 376%, 380. 

Conus ornatus Mich-tt1 376*, 380. 

Conus Ottiliae Hoern. Auing. 357, 
350. 

Conus pallidus B. D. D. 367*. 

Conus pelagicus Broce. 371. 

Conus pemus De Greg. 378, 380. 

Conus Pereirae De Greg. 364, 366*, 
380, 393. 

Conus pimbrimbus De Greg, 375%, 
380. 

Conus pinguis Grat. De Greg. 374%, 
380. 

Conus ponderosus Broce. 366, 368*, 
369, 373. 

Conus postus De Greg. 363. 

Conus praelongus Grat. 375. 

Conus Puschi Mich-tti 375%, 380. 

Conus pyrula Broce. 355*, 357, 380. 

Conus rotundus Hoern. Auing. 354%, 
363, 367%. 

Conus rubens B. D. D. 372. 

Conus rubescens B. D. D. 372. 

Conus rufater De Greg. 373. 


— 184 — 


Ruscinensis Font. 370, 380. 
Russeggeri Hauer. 362. 
rusticus D. Ch. Poli 370. 
sbilmus De Greg. 353%, 380. 


Conus 
Conus 
Conus 
Conus 


Conus scherpus De Greg. 367%. 
Conus scippus De Greg. 368%, 380. 


Conus sgosus De Greg. 352*, 393, 380. 

Conus sharpeanus Per. Da Cost. 380. 

Conus spiltus Grat. 356. 

Conus spirgus De Greg. 377, 380. 

Conus splendens Per. Da Costa 358. 

Conus steppus De Greg. 357%, 380. 

Conus sticticus Ad. 376. 

Conus stigus De Greg. 368%, 380. 

Conus 

Conus subraristriatus Per. Da Costa 
369%, 378, 380. 

Conus subriferus Ad. 362. 

Conus subviridis De Greg. 373*. 

Conus Suessi Hoern. Auing. 356, 
375%, 376, 380. 

Conus Tarantensis De Greg. 376. 

Conus tarbellianus Grat. 363, 364%. 

Conus Tschermarki H. A. 379. 

Conus turricula Brocce. 399, 371%, 
376, 380. 

Conus turriculatus Sow. 362. 

Conus turripinus De Greg. 361%, 
380. 

Conus Vaceki Hoern. Auing.358, 380. 

Conus ventricosus (Bronn) De Greg. 
365*, 371. 379, 380. 

Conus verrucosus Hwas 376, 380 
(non varucosus). 

Conus vindebonensis Partsh. 356, 
367, 369. 

Conus virgatus Reeve 378. 

Conus virginalis Brocc. 363*, 393. 

Conus Voeslauensis Hoern. Auing. 
393, 978, 380. i 

Conus Wheatleyi Mich-tti 377, 380. 

Conus zalleigrus De Greg. 378*, 380. 

Corallyophila angusta Brugn. 293. 

Corallyophila lamellosa Jan 293. 

Corbis subrotunda Bronn 182. 

Corbis ventricosa Serr. 181. 

Corimya ovata Roe. sp. 180. 

Coripia gen. 153. 

Coripia unidentata Bast. sp. 153. 

Crassatella concentrica Duj. 386*. 

Crassatella eba De Greg. 386*. 

Crassatella tellinoides Hauer 146*. 

Crassatella tisa De Greg. 386%. 

Crenella marmorata Forb. 212. 

Cumia decussata Biv. 306. 

Cumingia grandis Desh. 136. 

Cyprina islandica L. 117. 


striatulus Brocc. 356, 359,372. 


Cytherea depressobliqua De Greg. 88*. 
Cytherea multilamella Lamk. 88%, 216. 


Cytherea pectinata (L.) Lamk. 214%. 

Cytherea sgaresa De Greg. 214*. 

Cytherea tigerina Lamk. 215. 

Cytherea virgona De Greg. 214%. 

Defrancia echinata Ren. 292. 

Defrancia reticulata Ren. 292. 

Delphinula distorta L. 329. 

Delphinula ganta De Greg. 329*. 

Delphinula genota De Greg. 329*. 

Delphinula gomega De Greg. 330*. 

Delphinula melanacantha 329. 

DE muricata Calc. 328, 329%, 
330. 

Delphinula Reevei De Greg. 329*. 

Delphinula tyria Reeve 329. 

Dendroconus Zoroesî Kiener 365. 

Dendroconus Neugeboreni Hoernes 
Auing. 365. 

Derdroconus sSteindachneri Hoern. 
Auing. 365, 378. 

DEGCIOCAn subraristriatus Per. Cost. 
65. 

Dendroconus Vaceki Hoern. Auing. 
358, 

Dendroconus ventricosus Bronn 365. 

Dendroconus Voeslanensis Hoern. 
Auing. 393, 365. 

Diaphana Brown 341. 

Dolium fasciatum De Greg. 395*. 

Dolium galea L. 114%, 395*. 

Dolium spirintrorsum De Greg. 114*, 
395. 

Dolium tardinum De Greg. 114*, 
115%. 

Elegantula fazisa De Greg. 136*. 

Epidromus reticulatum Blainv. 306. 

Eripia spinifrons 390. 

Ervilia g. 144. 

Ervilia castanea Mont. 144*. 

Ervilia nitens Tart. 144. 

Ervilia pusilla Phil. 144*. 

Ervilia tellinoides (Hauer) De Greg. 
146. 

Erycina Lamk. 128. 

Erycina angulosa Bronn. 130. 

Erycina anodon Phil. 194. 

Erycina Austriaca Horn. 196. 

Erycina crenulata Weink. 196. 

Erycina longicallis Se. 132. 

Euthria abbreviata Bell. 225. 

Euthria adunca Bronn. 226*. 

Kuthria Bellardii De Greg. 226*, 393. 

Euthria caprica De Greg. 226*. 

Tula cornea (L.) Weink. 22, 225%, 


Nù 


— 185 — 


Euthria crassilabrum De Greg. 226*. 
Euthria elongata Bell. 225. 

Euthria inflata Bell. 225. 

Euthria intermedia Mich-tti 225. 
Euthria longirostra Bell. 225. 
Futhria magna Bell. 225. 

Euthria mitraeformis Bell. 225. 
Futhria obesa Bell. 225. 

Euthria patula Bell. 225. 

Futhria pusilla Bell. 225. 

Euthria Schwartzianum Crosse 225. 
Euthria striata Bell. 225, 393. 
Fasciolaria andella De Greg. 3075. 
Fasciolaria D’Anconae De Greg. 308%. 
Fasciolaria lignaria L. 39. 
Fasciolaria tarbelliana Grat. 307*. 
Ficula gen. 314. 

Ficula Agassizi May. 314. 

Ficula Altavillensis De Greg. 317%. 
Ficula arata May. 314. 

Ficula aspilla De Greg. 325*. 
Ficula berilla De Greg. 321. 
Ficula burdigalensis Sow. 314, 322. 
Ficula cancellata in Grat. 318. 


Hicnia cingulata (Bronn) Horn. 314, 
319. 
Ficula cingulata Bronn 316, 326. 


Ficula clathrata Lamk. 314, 319*,325*. 

Ficula clava (Detr.) Bast. 314, 322*. 

Ficula coga De Greg. 324*. 

Ficula concinna Beyr. 314. 

Ficula condita Brongt. 314, 317*. 

Ficula decussata Wood 323%. 

Ficula Dubreuili Font. 321*. 

Ficula Dussumieri Valenc. 325. 

‘Ficula elegans Lamk. 314. 

Ficula elipa De Greg. 324. 

Ficula Escheri May. 314. 

Ficula fasciata Bors. 315*. 

Ficula ficoides Brocc. 314, 315*. 

Ficula ficoides Lamk. 324, 326%. 

Ficula ficus L. sp. 323%, 327. 

Ficula geometra Bors. 314, 318, 331”. 

Ficula germaniucola De Greg. 317%. 

Ficula Greenwoodi Sow. 314. 

Ficula Grundincola De Greg. 317*. 

Ficula helvetica May. 314. 

Ficula ilila De Greg. 321”. 

Ficula intermedia Mell. 315. 

Ficula intermedia Sism. 314, 315. 

Ficula intermedia (Sism.) De Greg. 
326. 

Ficula 


i laevigata Reeve 324. 
| Ficula 


mirella De Greg. 319*. 
Ficula nexilis Brand. 314. 
Ficula zezilis Lamk. 314. 
Ficula pellucida Desh. 324. 


Ficulafplicatula Beyr. 314. 

Ficula pyruloides Say 324. 

Ficula Reevei De Greg. 329%. 

Ficula reticulata Beyr. 314. 

Ficula reticulata Lamk. 314, 316*, 
318, 319, 322, 320%. 

Ficula Sallensis De Greg. 322*. 

Ficula Sallomaciensis May. 314, 320*. 

Ficula simplex Beyr. 315. 

Ficula Speyeri De Greg. 328”. 

Ficula spirata Lamk. 524. 

Ficulasubintermedia D’Orb.319,% 3275, 
non Mell. errore di stampa. 

Ficula supraornata De Greg. 318*. 

Ficula toga De Greg. 324%. 

Ficula trasversalis M. Serr. 316. 

Ficula tricarinata Lamk. 314. 

Ficula tricostata Desh. 514. 

Ficula trifileondita De Greg. 317%. 

Ficula undulata Bronn 314. 

Ficula veniricosa Sow. 325°. 

Fissurella clypeata in Horn. 324. 

Fissurella convexa Wood 223%. 

Fissurella corythoides (Mayer) Cocc. 
220. 

Fissurella 
224. 

Fissurella 

Fissurella 

Fissurella 

Fissurella gibba Phil. 220. 

Fissurella gibberula (Lamk.) Weink. 

Fissurella graeca L. 221, 223%, 392. 


costaria Desh. 219*, 222, 


depressa Wood 221. 
dorsata Monter. 221*. 
germanincola De Greg. 


Fissurella Hornesi De Greg. 219*, 
224. 
Fissurella ima De Greg. 392%. 


Fissurella italica (Defr.) Horn. 219, 
223, 224. 
Fissurella lebrosa Horn. 222. 
Fissurella miranda De Greg. 223*. 
Fissurella miriga De Greg. 221*. 
Fissurella Mondelloensis De Greg. 
LARGE. 
Fissurella nimbosa Phil. 222. 
Fissurella nubecula L. 222. 
Fissurella supragibba De Greg. 223*. 
Fissurella tapina De Greg. 224*. 
Fissurella tilla De Greg. 220*. 
Fissurella triamera De Greg. 224*. 
Fissurella uniclathrata Seg. 225%. 
Fissurella Vitoensis De Greg. 220*. 
Fundella gen. 72%, 381. 
Fundella Lioyi De Greg. 49, 73*. 
Fusus aciculatus Pol. 309. 
Fusus aequistriatus Phil. 309. 
Fusus altum Wood 308. 


— 186 — 


Fusus antiquus L. 308. 

Fusus Berniciensis King 308. 
Fusus Burdigalensis Bast. 310*. 
Fusus calcaratus Grat. 310. 
Fusus contrarius Lamk. 308. 
Fusus corneus 288. 

Fusus decemeostatus Say 308. 
Fusus despectus Wood 308. 
Fusus echinatus Sow. 290, 292. 
Fusus elegans Charl. 308. 

Fusus elegans Wood 308. 

Fusus elevatus Broce. 310. 

Fusus elongatus Nyst 309. 

Fusus fasciolaricides Forb. 286. 
Fusus gracile Wood 308. 

Fusus heterestrophus J.ist. 308. 
Fusus islandicus Chemn. 308. 
Fusus Karamensis Forb. 286. 
Fusus Klipsteini Mich-tti 309*. 
Fusus lamellosus Bors. 309. 
Fusus liratus Reev. 308. 

Fusus longiroster Brocc. 309. 
Fusus Montcherincola De Greg. 309”. 
Fusus Norvegicus Chemn. 308. 
Fusus perversus 308. 

Fusus provincialis Blainv. 309. 
Fusus pulcheilus Brus. 286. 

Fusus pulchellus (Lam.) Phil. 309. 
Fusus rostratus Olivi 309*. 
Fusus Sarsii Wood 308. 

Fusus Schwarzenbergi Spey. 309%. 
Fusus strigosus Lamk. 309. 
Fusus syracusanus 256. 

Fusus Tornoueri (May.) Bell. 289. 
Fusus Turtonii Wood 308. 

Fusus vaginatus Phil. 290. 

Fusus ventricosus Grag. 308. 
Gastrana fragilis L. 125*, 385*. 
Gastrana Grundensis De Greg. 126*. 
Gastrana nigella De Greg. 125%. 


Gastrana Turennensis De Greg. 385*. 


Gibbula aspirus De Greg. 337*. 
Gibbula marginulatus Phil. 336*. 
Gibbula suturalis Phil. 337*. 
Homotoma reticulata Ren. 292. 
Iagonia reticulata Poli 215. 

senile: cappulaca (Brocc.) Bell. 250, 


Iania gapilus De Greg. 250*. 

Iania maxillosa Bon. 399. 

Iania pitorus De Greg. 250*. 
pgliostoma turricula (Brug.) Desh. 
Kellia corbuloides*Phil. 196*. 
Kellia Cossmann De Greg. 196*. 
Kellia suborbicularis Wood 196. 
Kellia transversa Wood 196. 


Kellia virgella De Greg. 196*. 

Lavignon Ream. 129. 

Lavigno calcinella Recl. 136. 

Lavignon planus Weink. 136. 

Laxispira Gabb. 328. 

Leptoconus Berwethi Hoern. Auing. 
361. 

Ligula Mont. 129. 

Ligula prismatica Mont. 130. 

Linga De Greg. 217. 

Linga Basteroti Ag. 386%. 

Linga belma De Greg. 217%. 

Linga columbella Lamk. 386*. 

Linga tolpa De Greg. 386*. 

Listera Turt. 129. 

Lithoconus Fuchsi Hoern. Auing. 
365. 


Lithoconus Neumayri Hoern. Auing. 


398%. 
Lithoconus 7‘etzei Hoern. Auing. 365. 
Lithoconus vngaricus Horn. Auing. 
365. 
Lucina Basteroti Ag. 217, 218*. 
Lucina Basteroti Lamk. 386%. 
Lucina belma De Greg. 217%. 
Lucina borealis L. 216, 218*. 
Lucina candida Eichw. 217. 
Lucina columbella Lamk. 217, 218%, 
386%. 
Lucina denticulata Ionas 2179. 
Lucina erithrea Issel 215. 
Lucina exiqua Eichw. 215. 
Lucina gallensis De Greg. 216*. 
Lucina gemma Reeve 217. 
Lucina hiatelloides Bast. 216*. 
Lucina leonina Ag. 215. 
Lucina lia De Greg. 215*. 
Lucina reticulata Poli 215. 
Lucina serrulosa Mich-tti 181. 
Lucina spinifera Mont. 216%, 217. 
Lucina squamosa Lamk. 215. 
Lucina tigerina L. 215*. 
Lucina tolpa De Greg. 386%. 
Lucina zina De Greg. 217. 
Lutraria Altavillensis De Greg. 144. 
Lutraria alterutra Jeffr. 142. 
Lutraria compressa Lamk. 136. 
Lutraria elliptica Roiss. 138, 140. 
Lutraria elliptica Wood 143*. 
Lutraria Gallensis Mayer 138. 
Lutraria"hians Pult. 140. 
LutrariajHornesi Mayer 142. 
Lutraria Jeffreysi De Greg. 142*. 
LutrariajListeri De Greg. 139. 
Lutraria lutraria (L.) De Greg. 138%. 
Lutraria oblonga Chemn. 140, 143%. 
Lutraria Panormensis De Greg. 140%. 


— 187 — 


Iutraria piperata Lamk. 136. 
Lutraria solenoidea Brown 143. 
Lutraria solenoides Lamk. 143. 
Lutraria Tarantensis De Greg. 143. 
Lutraria veriga De Greg. 142%, 143. 
Lutricola Blem. 129. 
Lyonsia corbuloides Hanl. 93. 
Lyonsia Jeffreysi De Greg. 93%. 
Lyonsia norvegica Chemn. 93. 
Lyonsia striata Turt. 93. 
Mactra alba Wood (V.Semele) 134. 
Mactra Bosyi Mont. (corr. Boysi) 129, 
193% 
Mactra Boysi Mont. 129, 133. 
Mactra embila De Greg. 388%. 
Mactra Gadi Gmelin 136. 
Mactra hians in Don. 143. 
Mactra Listeri Gmelin 196. 
Mactra \atraria L. 138%. 
Mactra piperata in Gmelin 136. 
Mactra Podolica Eichw. 388%. 
Mactromya D’Orb. 129. 
Madrela 57%, 62. 
Malleus albus Lamk. 383. 
Malleus anatinus Lamk. 383. 
Malleus regula Forsh. 383. 
Malleus vulgaris L. 383. 
Malleus vulsellatus Lamk. 383. 
Malvufundus gen. 383. 
Malvufundus albus Lamk. 383. 
Malvufundus anatinus Lamk. 383. 
Malvufundus regula Forsh. 383*. 
Mangilia albida Desh. 392. 
Mangilia Paciniana Cale. 392*. 
Mangilia taeniata Desh. 392. 
Mangilia Vauquelini Payr. 392. 
Martinea compressa in Da Costa 135. 
Melania marginata Lamk. 227. 
Mitrella marminea Risso 285. 
Modiola marmorata Forb. 212. 
Modiola subpicta Cantr. 212. 
Modiolaria discors L. auct 212. 
Modiolaria discrepans auct. 212. 
Modiolaria marmorata Forb. 212. 
Modiolaria poliana Phil. 212. 
Modiolaria subpicta Cantr. 2]2*. 
Montacuta semirubra Monter. 213*. 
Musculus 52. 
Murex abilus De Greg. 273%, 274. 
Murex abitus De Greg. 250*. 
Murex absonus Jan. 272%, 274. 
Murex aciculatus Lamk. 254*. 
Murex adellus De Greg. 256*. 
Murex adentus Sow. 268. 
Murex adigus De Greg. 283%. 
Murex affinis Bell. 284%. 
Murex agapus De Greg. 284%. 


Murex aitus De Greg. 268*, 274. 
Murex alatus Eichw. 290. 
Murex alcus De Greg. 262%, 397. 
Murex algortis De Greg. 297. 
Murex alpaus De Greg. 253*. 
Murex alpicus De Greg. 259%, 274. 
Murex Altavillensis De Greg. 228. 
Murex amberus De Greg. 271%, 274. 
Murex americanum D’Orb. 95. 
Murex amirrus De Greg. 236*. 
Murex amitus De Greg. 284%, 286. 
Murex ampistus De Greg. 276%. 
Murex ampurmus De Greg. 274. 
Murex ampus De Greg. 255*. 
Murex angulosus (Brocc.) Bell. 250*, 
398. 
Murex angustus Brugn. 293. 
Murex ansilus De Greg. 297%. 
Murex ansus De Greg. 281%. 
Murex apismus De Greg. 235*. 
Murex aquitanicus Grat. 267, 397%. 
Murex aratus Bell. 252. 
Murex ardocus De Greg. 261. 
Murex argebus De Greg. 270%, 274. 
Murex argisus De Greg. 397, 400*. 
Murex ar9us Lamk. 95. 
Murex aripus De Greg. 239*. 
Murex arlus De Greg. 256*. 
Murex armus De Greg. 247%. 
Murex arpellus De Greg. 263%, 268, 
270, 274. 
Murex arsis De Greg. 266%, 274. 
Murex asgorus De Greg. 237*. 
Murex asipus De Greg. 237*. 
Murex asperrimus Mich-tti 265, 268. 
Murex aspirtus De Greg. 258%, 263. 
Murex astecus De Greg. 282. 
Murex astrogus De Greg. 267%, 274, 
397. 
Murex atus De Greg. 247%. 
Murex audinus De Greg. 336*. 
Murex austriacus Tourn. 269, 271. 
Murex axipus De Greg. 237*. 
Murex baccatus De Greg. 283%. 
Murex badensis H. A. 400. 
Murex bdadius Reeve 254. 
Murex Larviciensis Iohn. 293. 
Murex Basteroti Benoist (non R.) 
245. 
Murex bendrillus De Greg. 237*. 
Murex berdicus De Greg. 255*. 
Murex bicarinatus Bell. 252. 
Murex bicaudatus Bors.* 253. 
Murex bicolor (Cantr.) Monter. 286*. 
Murex billus De Greg. 244*. 
Murex binodus De Greg. 251*. 
Murex birmus De Greg. 295, 297*. 


— 188 — 


Murex Blainvillei Payr. 254%. 
Murex Boecki Hoern. A. 398. 
Murex Bollenensis Font. 229*. 
Murex bopirus De Greg. 241*. 
Murex Bourgeoisi (Tourn. ) De Greg. 
263, 268%, 271. 
Murex bracteatus Brocc. 233, 238%, 
302. 
Murex brandaris L. 227, 
232%, 234, 236, 237, 399%, 400. 
Murex brelus De Greo. 400%. 
Murex brevicanthos Sism. 3207%,270, 
400. 
Murex brevifrons Lamk. 268. 
Murex 5rocchii Cantr. 272. 
Murex caelatus Grat. 244*, 400. 
FAurex calcar Sc. 290, 291. 
Murex calcitrapa Gmelin 268. 
Murex calismus De Greg. 267%, 274, 
397. 
Murex Campanii De Stef. Pant. 359, 
397. 
Murex campus De Greg. 273, 274. 
Murex canigus De Greg. 238%, 239, 
240, 302. 
Murex Cantrainei Montr. 247. 
Murex caperatus Bell. 247. 
Murex capirtus De Greg. 294*, 296*. 
Murex capisus De Greg. 251% 
Murex capito Phil. 270, 293%, 
297£, 
Murex capolus De Greg. 253*. 
Murex capugus De Greg. 293, 2900. 
Murex carcarensis Bell. 256 (non 
carearensis). 
Murex caribus De Greg. 273%, 274. 
Murex carimus De Greg. 281%, 
Murex carznatus Biv. 289%, 290. 
Murex carisus De Greg. 285F. 
Murex catosus De Greg. 244%, 398, 
Murex caudinus De Greg. 260%. 
Murex cherpus De Greg. 2539 
Murex chisus De Greo. 2504. 
Murex chitigus De Greg. 234 
Murex chrysostoma Reeve i 
Murex cipillus De Greg. 252%. 
Murex cirratus Bell. 259, 255. 
Murex citimus De Gres. "2486, 256. 
Murex citimus Bell. 256 (De Greg. 
non Bell.). ù 
Murex comptus Bell. 247. 
Murex condigus De Greg. 245%, 399. 
Murex conglobatus Mich. 259, 266% 
Murex conglobatus Mich-tti 229, 
Murex conglobopsis De Greg. 229. 
Murex consobrinus D’Orb. 937%. 
Murex corallinus Se. 254%. 


296%. 


298, 229, 


- Murex D’Anconae De Greg. 


Murex cornutus L. 228. 

Murex coronatus Risso 230%, 232. 

Murex corrugatus Sow. 268. 

Murex cosgus De Greg. 242% 

Murex cosmolus De Greg. 281*, 285. 

Murex crassilabiatus Hilber 391 400. 

Murex crassispina Lamk. 232. 

Murex craticulatus (L.) Broce. 240, 
243, 398. 

Murex Credneri Hoern. 409. 


-  Murex cristatus Brocc. 254*,261, 281, 


390, 391, 397%, 400. 
Murex cyclopus Benoit 287. 
229%, 
2530, 246*, 391. 
Murex delbosianus Grat. 399. 
Murex deritus De Greg. 237*. 
Murex dertonensis Mayer 233, 234%, 
391, 399; 
Murex Deshayesi Duch. 295, ‘296%. 
Murex distinctus Jan 256. 
Murex distortum Broce. 304*. 
Murex Doriae Bell. 300 (non M.) 
Murex Dujardini Tourn. part. 257. 
Murex {Edwardsi Payr. 293%, 255, 
390. 
Murex egamus De Greg. 230*. 
Murex electus Bell. 247. 
Murex elingus De Greg. 245, 398. 
Murex elongatus Lamk. 268. 
Murex eltus De Greg. 264. 
Murex emus De Greg. 256*, 397. 
Murex epitus De Greg. 260%, 272, 
2974. 
Murex ercus De Greg. 262. 
Murex ergnapus De Gres. 245*, 398. 
Murex erimacevs Grat. 287. 
Murex erinaceus L.233*, 235*, 236, 
237, 396. 
Murex erpus De Greg. 245*. 
Murex escius De Greg. 263. 
Murex espitus De Greg. 276*. 
Murex esplus De Greg. 264, 398. 
Murex exacutus Bell. ‘non exacatus) 
28934. 
Murex exarmatus Bell. 228, 232. 
Murex exiguus Duj. 284* 
Murex exoletus Bell. 237. 
Murex ezgus De Greg. 271, 272. 
Murex fasciatus Lamk. 95. 
Murex fistulosus Broce. var. 277. 
Murex flexicauda Bronn sa 283. 
Murex foliosus Bon. (Bell.) 163, 271*. 
Murex Fontannesi De Gras. 949. 
Murex Forestii De Greg. U8F, 
Murex funiculosus Bors. 252*, 
Murex fusicaelatus De Greg. 244. 


3 
È 


— 189 — 


Murex fusulus Brocc. 246%. 
Murex galippus De Greg. 266%, 274, 
397. 


Murex gapilus De Greg. 250%, 398. 

Murex gapus De Greg. 231%, 396%. 

Murex gelertus De Greg. 265*, 274. 

Mipus giratum Hinds 289. 

Murex girisus De Greg. 232*. 

Murex girus De Greg. 248. 

Murex goniostomus Partsh. 296, 297. 

Murex graniferus Mich-tti 230*. 

Murex Grateloupi D’Orb. 257. 

Murex gringus De Greg. 234*, 261, 
263%. 

Murex gutus De Greg. 249*. 

Murex gyrinus Blainv. 102. 

Murex gyrinus Brown 254. 

Murex gyrinus L. 280. 

Murex Haidingeri Horn. 233. 

Murex haustelium Lamk. 232, 399. 

Murex heptagonatus (Br.) H. A. 400*. 

Murex hoplites Fisher 27}. 

Murex Hornesi D’Anc. 268; 397. 

Murex Hòrnesi (Sp.) De Greg. 270, 
299, (2904, 297. 

Murex horridus Broce. 278*. 

Murex imbricatus Brocc. 242, 244, 
246, 247%, 391, 400. 

Murex imperialis Sw. 268. 

Murex imperipus De Greg. 231%, 234. 

Murex incisus Brod. 273*, 274. 

Murex srcospicum Sow. 254%. 

Murex inflexus Dod. 243*, 246. 

Murex intercisus Mich-tti 284%. 

Murex ipimus De Greg. 242*. 

Murex irregularis Bell. 247. 

Murex isgilus De Greg. 266%, 274. 

Murex laceratus Desh. 238. 

Murex lamellosus Jan 239%, 393. 

Murex Lassagnei Bast. 249%, 296, 
393. 

Murex latifolius Bell. 275. 

Murex latilabris Bell. Mich. 275, 276. 

Murex lavatus Bast. 245, 249. 

e lepigus De Gre. 258%, 266, 
204. 

Murex Libassi De Greg. 239*. 

Murex Loescheri De Greg. 263. 

Murex longicornis Dunk. 399. 

Murex medifossus De Greg. 259, 265*, 
266. 

Murex Meneghinianus D’ Ane. 255. 

Murex Meneghinii Lib. 272. 

Murex Meneghinii (Mich.) Bell. 287#. 

Murex Meyendorffii Cale. 240*, 

Murex Michelotti Bell. 263. 

Murex microphyllus Lamk. 268. 


Murex migarus De Greg. 243*. 
Murex migus De Greg. 244*. 
Murex milonum De Greg. 95*. 
Murex mirgus De Greg. 284%, 286. 
Murex miriscus De Greg. 259%, 274. 
Murex mirmigus De Greg. 249*. 
Murex mitopicus De Greg. 267%, 274, 
397. 
Murex Moquinianus Duv. 271. 
Murex moravicus H. A. 400*. 
Murex moreanus De Greg. 231*. 
Murex multicostatus Pecch. 251, 
273%, 24. 
Murex multilamellosus Phil. 291. 
Murex muticus Mont. 232. 
Murex neomagensis Font. 264, 274. 
Murex nigrefasciatus De Greg. 261*. 
Murex nilus De Greg. 281*. 
Murex nodulosus Bors. 298*. 
Murex octonarius (Beyr.) De Greg. 
294, 296%, 297. 
Murex o/eartum L. 95, 101, 106%. 
Murex oreteus De Greg. 24]#. 
Murex orgellus De Greg. 237%, 397. 
Murex parthenopeus Sal. 95. 
Murex pecchiolanus D’ Ance. 229, 
266%, 274, 295. 
Murex percus De Greg. 259, 265*, 
Murex perentus De Greg. 283*. 
274. 
Murex peribrantum De Greg. 96*, 98. 
Murex perigmus De Greg. 253*. 
Murex perilus De Greg. 253%. 
Murex per7sus De Greg. 244, 398. 
Murex permingus De Greg. 297%. 
Murex pernutus De Greg. 245*. 
Murex peticus De Greg. 246*. 
Murex pichisus De Greg. 234*. 
Murex pimus De Greg. 243, 246, 
247°. 
Murex pirimus De Greg. 285*. 
Murex pirlus De Greg. 230%, 283*. 
Murex pirmusus De Greg. 243*. 
Murex pirotecus De Greg. 256*. 
Murex pirtus De Greg. 257. 
Murex pisitus De Greg. 234. 
Murex pitorus De Greg. 234*, 250. 
Murex plicatus Broce. 279, 282, 401*. 
Murex polymorphus Brocc. 233%, 
230, 239. 
Turex p0lymorphus (Brug.) Lib. 238. 
Murex pomum Push. 270. 
Murex Pontileviensis Tourn. 269, 
272%, 274, 400. 
Murex pricus De Greg. 238%. 
Murex primus DeîGreg. 391. 
Murex prinsus De Greg. 246*. 


— 190 — 


Murex prippus De Greg. 259%, 274. 

Murex propetiricus De Greg. 231%, 
241%, 

Murex pseudobrandaris D’ Anc. 228. 

Murex pultus De Greg. 259%, 274. 

Murex pustulosus Broce. 276. 

Murex ramosus Brocce. non L. 267. 

Murex Renieri Mich-tti 247. 

Murex reticularis L. 101. 

Murex retisus De Greg. 262. 

Murex rochetus De Greg. 242*. 

Murex rotellus De Greg. 233, 239*. 

Murex ruber Monter. 391. 

Murex rudis Mich. 229, 230, 232, 
248, 264*, 263, 281, 298. 

Murex Rudolphoernesi De Greg. 397*. 

Murex rusticulopsis De Greg. 229, 
RIDAZIZI 

Murex rutogus De Greg. 285. 

Murex sagus De Greg. 273%, 274. 

Murex sazatilis Broce. non L. 272. 

Murex sazatilis Mich-tti non L. 267. 

Murex saxatilis Sow. 268. 

Murex sbipus De Greg. 281. 

Murex sbirsus De Greg. 258%, 260, 
267, 274. 

Murex scalariformis Bell. 245. 

Murex scalarinus Biv. 256. 

Murex scalaris Brocc. 242, 243%, 247. 

Murex scalaroides Blainv. 253, 206%, 
390. 

Murex 

Murex 

Murex 


scavrosus De Greg. 243. 

Schonni Horn. 246. 

sdilcus De Greg. 282*. 

Murex sdinpos De Greg. 252*. 

Murex Sedwighi Mich-tti 260, 261%, 
2O2ILOMMZOSNIZA 

Murex Senegallensis Gmelin 268. 

Murex senensis D’ Anc. 243%, 


Murex serzus De Greg. 281%. 
Murex sidillus De Greg. 233, 235%. 
Murex sigus De Greg. 243%. 
Murex siphonellus Bell. Mich. 277. 


Murex 
Murex 
390. 
Murex 
Murex 
Murex 
250%. 
Murex 


Sismondae Bell. 228, 232. 
Spadae Lib. 204, 255, 286, 


spicus De Greg. 264. 
spinicosta Bronn 233*. 
striaeformis Mich-tti 245, 


striatus Eichw. 245. 

Murex stricus De Greg. 252*. 

Murex subasperrimus D’Orb. 259%, 
265, 397. 

Murex subitus De Greg. 246*, 391. 

Murex sublavatus Bast. 245, 399. 

Murex subspinosus Bell. 284*. 


_ Murex 


._ Murex 


subtorularius H. A. 396. 
subtrunculus D’Orb. 260%, 
274, 397, 400. 

succinctus Lamk. 95. 
Swainsoni Mich-tti 276%. 
syphonostomus (Bon.) Mich. 


Murex 
Murex 

265, 
Murex 
Murex 
Murex 

DID. 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 


syrticus Mayer 261. 
Tapparonii Bell. 248, 262. 
taurinensis De Greg. 262*. 
tenellus Mayer 287%. 
tenuispina Lamk. 232 
terigus De Greg. 264. 
tetrapterus Bronn 277*. 
tiricus De Greg. 231*. 
tiritus De Greg. 285*. 
tirtondus De Greg. 252*. 
torularius Lamk. 228*, 396%. 
Toupiollei Bern. 270*. 
transversalis Serrès 391. 
trinodosus Bell. 2975. 
trispinosus L. 232*, 399. 
trisus De Greg. 242*. 
tritonis L. 106. 

truncatuius For. 248%, 264. 
trunculus L. 229, 257%, 258%, 
273, 295, 400. 

turbinatus Lamk. 268. 
turbiniformis Mayer 245. 
Turonensis Duy. 2972. 
umbilicatus Bell, 284%. 
vaginatus (De Cr. Jan.) Phil. 
289. 

variabilis Jan. 293. 
varicosissimus Bon. 246, 294. 
vartegatum Lamk. 106. 
venupillus De Greg. 249*. 
vertigus De Greg. 230*. 
vimus De Greg. 390. 
violaceus Monter. De Greg. 


Murex 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 

260, 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 
Murex 

246, 
Murea 
Murex 
Murex 
Murex 


Murex 
Murex 
391%. 
Murex 
Murex 


zebus De Greg. 281*. 

zicus De Greg. 258%, 274. 
Murex 2‘29us De Greg. 258 (zicus). 
Murex ziplus De Greg. 296%, 297. 
Mya arenaria Schmn. 136. 

Mya hians Chemn. 143. 

Mya hispanica Chemn. 136. 

Mya orbiculata Spengl. 136. 

Mya vulsella in Chemn. 64, 66. 
Mya vulsella L. 66* (non ostrea Dl). 
Myristica gen. 228. 

Myristica cornuta Ag. 312*. 

Nassa corniculum Olivi 342%. 
Nassa Dautzenbergi De Greg. 342%. 
Nassa mistrella De Greg. 343%. 
Nassa raricostata Risso 342. 


— 191 — 


Nassa semistriata Brocc. 342. 
Natica Alderi Forb. 345, 347. 
Natica Altavillensis De Greg. 349. 
Natica ampullaria Lam. 346. 
Natica britannica Leach 345. 
Natica canrena Turt. 346. 
Natica castazea Lam. 346. 
Natica catena Da Cost. 345*. 
Natica catenoides Wood 349. 
Natica Chalmersi Matt. 346. 
Natica collaria Sow. 345. 
Natica Dillwyni Payr. 347. 
Natica eblera De Greg. 348*. 
Natica ella De Greg. 347%. 
Natica empina De Greg. 348*. 
Natica fusca Blainv. 345. 
Natica glaucina L. 346, 347. 
Natica groellandica (Beck) Mull. 347. 
Natica Guillemini Payr. 347. 
Natica hebraea Mart. 348%. 
Natica helicina Brocc. 346, 347, 348. 
Natica hemiclausa Nyst. 348 (non 
hemiclama). 
Natica heros Say 346. 
Natica intricata Don. 346. 
Natica Josephinia Risso 346, 347. 
Natica millepunctata 349. 
Natica monilifera Lam. 346. 
Natica neglecta Mayer 349. 
Natica Nicoli Forb. 345. 
Natica plicatella Mayer 349. 
Natica plumbea Lamk. 345. 
Natica proxima Wood 347. 
Natica redempta Mich-tti 348*. 
Natica Saucatsensis May 349. 
Natica sordida Phil. 345, 347. 
Natica varians Duj. 347. 
Neptunea gen. 308. 
Neptunea altum Wood 308. 
Neptunea antiquus L. 308. 
Neptunea Berniciensis King 308. 
Neptunea contrarius Lamk. 308. 
Neptunea despectus Wood 308. 
Neptunea elegans Wood 308. 
Neptunea gracile Wood 308. 
Neptunea heterestrophus List. 308. 
Neptunea islandicus Chemn. 308. 
Neptunea liratus Reev. 308. 
Neptunea Norvegicus Chemn. 308. 
Neptunea perversa 308. 
Neptunea Sarsii Wood 308. 
Neptunea Turtonii Wood 308. 
Neptunea ventricosus Gray 308. 
Ocinebra Cyclopus Ben. 287. 
Ostrea. adriatica Lamk. 198*. 
Ostrea Alicurincola De Greg. 40*. 
Ostrea Angassi Sow. 38. 


Ostrea anomiopsis De Greg. 41*, 56. 

Ostrea armata Lamk. 45. 

Ostrea auriculata Sow. 46. 

Ostrea Barrensis De Greg. 37*. 

Ostrea Bonfornellensis De Greg. 48*. 

Ostrea Brocchii Mayer 75. 

Ostrea canadensis 197. ; 

Ostrea cimbina De Greg. 39*. 

Ostrea cochlear Poli 37, 40%, 48, 75, 
199. 

Ostrea 

Ostrea 


Comitatensis Font. 198. 

Companyoi Font. 198. 

Ostrea Coppiana De Greg. 43*, 197%. 

Ostrea eorrugata Brocc. 37. 

Ostrea crassissima Lamk. 43%. 

Ostrea cristata Born. 37. 

Ostrea cucullata Born. 42, 197£. 

Ostrea cumana De Greg. 37. 

Ostrea cumpa De Greg. 40%. 

Ostrea cyrzusi Payr. 37, 40°. 

Ostrea depressa Phil. 41. 

Ostrea digitalina Dub. 37. 

Ostrea edulis L. 37, 39.f, 40%, 46, 
48, 198*, 389. 

Ostrea elongata Born. 188*. 

Ostrea empina De Greg. 389. 

Ostrea fiabellum Lamk. 48. 

Ostrea foliosa Brocc. 47%. 

Ostrea Fuchsi De Greg. 45* (non 
Fuchsii). 

ASIA germanitala De Greg. 45%, 

* 

Ostrea gigantea (Brand.) Sow. 197%. 

Ostrea gigantica Sow. 197. 

Ostrea gigapara De Greg. 42*. 

Ostrea gingensis Schloth. 43*. 

Ostrea lamellosa Broce. 37%, 42*. 

Ostrea lineocostata De Greg. 41£. 

Ostrea lithodoma Coppi 198*. 

Ostrea. marcorra De Greg. 48%. 

i, mimetica De Greg. 37, 39%, 

9. 

Ostrea mitulammellata De Greg. 54 
(V. mitulamellosa). 

Ostrea mitulamellosa De Greg. 38%, 
non mitulamellata 54. 

Ostrea Monterosati De Greg. 40%, 42. 

Ostrea mutabunda De Greg. 41, 43. 

Ostrea navicella De Greg. 39*. 

Ostrea navicularis Brocc. 37, 40*, 
41%. 

Ostrea naviculata De Greg. 37. 

Ostrea panormitana De Greg. 37. 

Ostrea peduncrassa De Greg. 39*. 

Ostrea plicata Chemn. 45, 46. 

Ostrea plicatula Gmelin 49, 46. 

Ostrea praecristata De Greg. 37. 


— 192 — 


EOstrea prinella De Greg. 40%. 
Ostrea propendenticulata De Greg. 
dI 


Ostrea prostrema De Greg. 39*. 

Ostrea F seudocucullata Fuchs 197. 

Ostrea pseudoedulis Desh. 45. 

Ostrea pulchra Sow. 197%. 

Ostrea pulchrecristata De Greg. 37, 
49. 

Ostrea regula Dilw. 383. 

Ostrea es De Greg. 197*. 

Ostrea rostrata Gmelin 37, 40*. 

Ostrea ruscuriana Lamk. 37. 

Ostrea Sferracavallensis De Greg. 
4. 

Ostrea sicula De Greg. 37, 39 

Ostrea?stentina Payr. 37. 

Ostrea supralamellosa De Greg. 37, 
42%. 

Ostreal ungulata! Nyst 48. 

Ostrea vezetiana Issel 198. 

Ostrea veniformis De Greg. 47%. 

Ostreal vestita Fuchs 42. 

Ostrea' Virleti Desh. 44%, 45%. 

Ostrea vulsella L. 51 (V. Mya vul- 
sella). 

Ostrea zig-zag De Greg. 37. 

Patella albula De Greg. 123%. 

Patella aspera Lamk. 123%, 124*, 222, 

Patella athletica Beau 124. 

Patella Bonnardi Payr. 124. 

Patella caerulea L. 121, 122*. 

Patella cimbulata De Greg. 123%. 

Patella comina De Greg. 122*. 

Patella depressa Penn. 122*. 

Patella depressaspera De Greg. 122%. 

Patella ferruginea Gmelin 120 (per 
errore L. p. 123). 

Patella ferruginea L. 123* (V. P. fer- 
ruginea Gmelin). 

Patella Ficarazzensis De Greg. 124*. 

Patella fragilis Phil. 123. 

Patella imperatoria De Greg. 121*. 

Patella Lamarki Payr. 120. 

Patella Lampedusensis De Greg. 121*. 

Patella lusitanica 121, 1227, 124%. 

Patella nacrina De Greg. 122%. 

Patella percostata De Greg. 124*. 

Patella pyramidata Weink. 121. 

Patella Rouxi Payr. 121*. 

Patella sitta De Greg. 120£. 

Patella tarentina Lamk. 124. 

Patella vulgata L. 121, 124*. 

Pecten adspersus Lamk. 187. 

Pecten alipus De Greg. 189*. 

Pecten alterninus De Greg. 185*. 

Pecten Arenellensis De Greg. 189%. 


Pecten bertus De Greg. 189*. 
Pecten birnus De Greg. 188%. 
Pecten cansicus De Greg. 188%. 
Pecten danicus Chemn. 75, 187. 
Pecten Dumasi Payr. 187. 
Pecten elongatus Born. 188. 
Pecten felisimilis De Greg. 77%. 
Pecten Fischeri Vassel 333. 
Pecten flabelliformis Brocc. 184. 
Pecten flexuosus Poli 184*, 189. 
Pecten gallimus De Greg. 1905. 
Pecten gaperus De Greg. 189*. 
Pecten gasus De Greg. 135*. 
Pecten glaber L. 75, 185. 
Pecten golus De Greg. 186*. 
Pecten Greenlandensis 189 
greeulandensis). 
Pecten Guiscardii De Greg. 76*. 
Pecten Haueri Mich-tti 184. 
Pecten Hilberi De Greg. 191. 
Pecten hyalinus (L.) Poli 183*. 
Pecten kybridus Gmelin 187. 
Pecten Zamesoni Desh. 187. 
Pecten inflexus Poli 187. 
Pecten islandicus Chemn. 189. 
Pecten itorus De Greg. 191*. 
Pecten Koheni Fuchs 191. 
Pecten leithajanus Partsch 184. 
Pecten Leonardensis De Greg. 183%, 
3884, 
Pecten Malvinae Dub. 184, 191. 
Pecten moreosiculus De Greg. 188*. 
Pecten nedulosus Brown 187. 
Pecten Nicolisi De Greg. 184*. 
Pecten niveoradiatus De Greg. 183%. 
Pecten nobilis Reeve 74%. 
Pecten opercularis L. 115, 184%. 
Pecten? pesfelis L. 188. 
Pectenîipeslutrae (L.) Jeffr. 25, 186, 
187*. 
Pecten pirillus De Greg. 186*. 
Pecten plionellus De Greg. 190*. 


(non 


Pecten polimorphopsis De Greg. 75%. 


Pecten praescabriusculus Font. 186. 


Pecten praesulcatus De Greg. 75%. 


Pecten propetipus De Greg. 76*. 
Pecten} pseudamusium Chemn. 187, 
188. 
Pecten rotundatus Lamk. 184. 
Pecten' scarabellus Brocc. 75. 
Pecten°septemradiatus Muùll. 75, 186, 
187. 
Pecten siculus De Greg. 188*. 
Pecten simplexariosus De Greg. 188”. 
Pecten smalinus De Greg. 76%. 
Pecten spinulosus Munst. 191. 
Pecten stamus De Greg. 190*. 


e ET TO IRE E TTT 


vigile: 


— 195 — 


Pecten striatus Broce. 186. 
Pecten striatus Mull. 188. 
Pecten sulcatus Born. 75*, 185*, 186. 
Pecten Tiberii De Greg. 74*. 
Pecten figerinus Mill. 187. 
Pecten friradiatus Mill. 181. 
Pecten varius L. 189°. 
Pecten vindascinus Font. 388. 
Pecten Zitteli Fuchs 184, 186. 
Pectunculus depression Da Cost. 182. 
Periploma myalis Coli. 195. 
Periploma praetenuis Pult. 195. 
Persona personata Marc. Serr. 393*. 
Persona tertiaria De Greg. 112*, 393*. 
Persona tortuosa Bors. 112*, 393. 
Petricola abbreviata Duj. 127. 
Petricola costellata Lamk. 127. 
Petricola fragilis Lamk. 125. 
Petricola fragilis Michel. 127. 
Petricola rus Brookes 127. 
Petricola lamellosa Lamk. 127. 
Petricola lithophaga Retz. 126*. 
Petricola ochrolema Lamk. 127. 
Petricola roccellaria Lamk. 127. 
Petricola ruperella Lamk. 127. 
Petricola striafa Lamk. 127, 128. 
Petricola substriata Munst. 127. 
Pinon Bredae' (Mich.) Bell. 289. 
Pinon Hindsi De Greg. 289%. 
Pinon lamellatus Phil. 289. 
Pinon muricatus Mon. 289, 292£. 
Pinon vaginatus (D. C. I.) Phil. 288, 
259%, 401%. 
Pirgos alveolatus Wood 289. 
Pirgos consociale Wood 289. 
Pirgos pustulatus Bell. Mich. 289. 
Pinna aculeato-squamosa Reeve 199. 
Pinna belma De Greg. 388%. 
Pinna blama De Greg 387. 
Pinna Brocchii D’ Orb. 73, 80%. 
Pinna bullata Sw. 201. 
Pinna ensiformis Monter. 387. 
Pinna Fundazzensis De Greg. 77%, 
Pinna gangisa De Greg. 200%. 
Pinna éneurvata Born. 199. 
Pinna intermilla De Greg. 200*. 
Pinna latella De Greg. 199*, 200, 
387%. 
Pinna maga De Greg. 200*. 
Pinna muricata Da Costa 77. 
Pinna muricata Poli 199. 
Pinna nigella De Greg. 201, 387£. 
Pinna nobilis L. 80, 199%, 201. 
Pinna parnula Chemn. 79*. 
Pinna pectinata (L.) Weink. 77%, 82£. 
Pinna Philippi Ar. 77%. 
Pinna piscitormis De Greg. 200*. 


Bull. della Soc. Mal. It. Vol. XI, 


Pinna postetetragona De Greg. 80*. 

Pinna rotundata Schr. 199. 

Pinna rudis (L.) Hanl. 77, 73, 79%, 
SILE 

Pinna squamosa Lamk. 199, 200. 

Pinna tetragona Broce. 80°. 

Pinna truncata Phil. 77. 

Pinna vitrea Gmelin 201. 

Pirtus De Greg. 257. 

Pirtus fiatus De Greg. 257. 

Pisania gen. 278*. 

Pisania crassa Bell. 280. 

Pisania maculosa Lamk. 279, 395%, 
401. 

Pisania nodulosa Biv. 285. 

Pisania pusio L. 279. 

Pleurodesma Mayeri Horn. 385%. 

Pleurotoma Eliensis De Greg. 392%. 

Pleurotoma Paciniana Calc. 392£. 

Pleurotoma reticulata Ren. 292. 

Pleurotoma Spadae Lib. 286. 

Pollia gen. 278%. 

Pollia affinis Bell. 284*. 

Pollia agapa De Greg. 284%. 

Pollia amita De Greg. 284*, 287. 

Pollia bicolor Cantr. 286%. 

Pollia Bredae Mich. 280. 

Pollia D’ Orbigny Payr. 279, 284, 401. 

Pollia erythrostoma Reeve 279. 

Pollia exigua Duj. 284%. 

Pollia insignis Reeve 280. 

Pollia intercisa Mich-tti 284*, 

Pollia lapugyensis H. A. 401. 

Pollia lirata Bell. 280. 

Pollia Mayeri Bell. 284*. 

Pollia mirga De Greg. 2834*, 287. 

Pollia moravica H. A. 401. 

Pollia multicostata H. A. 401. 

Pollia pagodus Reeve 279. 

Pollia Philippi Mieh-tti 401. 

Follia plicata Broce. 279, 280%, 401. 

Pollia pusilla Bell. 284. 

Pollia ranellaeformis H. A. 401. 

Pollia subpusilla H. A. 401. 

Pollia subspinosa Bell. 284. 

Pollia tirita De Greg. 401. 

Pollia tranquebarica Miill. 279. 

Pollia turrita Bors. 282, 283. 

Pollia umbilicata Bell. 284*. 

Pollia unifilosa Bell. 280. 

Psammobia Altavillensis De Gres. 
192. 

Psammobia Aquitanica May. 192. 

Psammobia costulata Turt.192, 193*. 

Psammobia Ferroensis Chemn. 1915. 

«192. 

Psammobia gantica De Greg. 193%. 


15 


— 194 — 


Psammobia Grundensis De Greg. 192. 

Psammobia jugosa Brown 125. 

Psammobia vespertina Chemn. 193, 
157, 169. 

Psammobia Weinkauffi Crosse 193. 

Psammobia uniradiata Brocc. 192*. 

Pseudomurex bracteatus Brocc. 238%, 
239. 

Pseudomurex Meyendorffi Cale. 240*. 

Purpura silus Adams 285. 

Pyrula cingulata Bronn. 326. 

Pyrula clava Horn. 312. 

Pyrula cornuta Ag. 312*. 


Pyrula Cossmanni De Greg. 315%. 
Pyrula ditena De Greg. 312*. 
Pyrula Dussumieri Valence. 325. 
Pyrula ficoides Lam. 326. 

Pyrula ficus Lamk. 323. 

Pyrula geometra Bors. 314, 320*. 
Pyrula gigantea Grat. 312*. 
Pyrula Grundensis De Greg. 312%. 


Pyrula longiclava De Greg. 312*. 
Pyrula melongena Lamk. 312. 
Pyrula Mérignacensis De Greg. 312*. 
Pyrula minax Grat. 313. 
Pyrula mupicella De Gree. 312*. 
Pyrula panormitana Monter. 240. 
Pyrula reina De Greg. 312*. 
Pyrula rostrata (Grat.) De Greg 312*. 
Pyrula rusticola Bast. 230, 311. 
Pyrula Seguenzae Ciof. 312*. 
Pyrula stromboides Grat. 313, 314. 
Pyrula subminax D’Orb. 314. 
Pyrula trasversalis M. Serr. 316. 
Pyrula trota De Greg. 312*, 
Pyrula ventricosa Sow. 323%. 
Ranella Altavillensis De Greg. 109*. 
Ranella bicanalata De Greg. 109%. 
Rarella Borniana De Greg. 109*. 
Ranella Brozni Mich-tti 103. 
Ranella frigida De Greg. 110*. 
Ranella gigantea Lamk. 101. 
Ranella granifera Lamk. 280. 
Ranella 22certa Mich-tti 103. 
Ranella isba De Greg. 306%, 
Ranella laevicata Mare. Ser. 307. 
Ranella lanceolata Menk. 306. 
Ranella maculata Schum. 102. 
Ranella marginata Mart. 306%. 
Ranella mediterranea De Greg. 110*. 
Ranella Menechinii De Greg. 110*, 
306, 401. 
Ranella miocenica Mich-tti 103. 
Ranella zodosa Bors. 111*. 
Ranella olearium (L.) Hanl. 104. 
Suncla parivaricata De Greg. 110%, 


Ranella raziza Lamk. 102, 103. 
Ranella vreticularis (L.) Born. 101, 
306%, 401%. 
Ranella tuberculata Brod. 106. 
Reniella vulsella L. 61, 58*. 
Rissoa inflata Andr. 227. 
Rissoa tarricula Brug. 227. 
Rissoa turricula Fichw. 226*. 
Rissoa turricula Jetfr. 227. 
Rupicola concentrica Recl. 194. 
Saxicava arctica L. 338*. 
Saxicava encla De Greg. 389. 
Saxicava golba De Greg. 389. 
Saxicava snella De Greg. 389. 
Scrobicularia Schmn. 128*. 
Scrobicularia atterina De Greg. 136*. 
Scrobicularia longicallis Se. 132. 
Scrobicularia piperata Bell. 135*. 
Scrobicularia piperata Chemn. 129, 
Scrobicularia piperata Gmelin in 
Phil. 136. 
Scrobicularia plana Da Costa 136. 
Scrobicularia tenuis Phil. 131. 
Sdikia Bonfornellensis De Greg, 48%, 
Semele gen. 128*. 
Semele alba Wood 129, 1317301385 
Semele angulosa Ren. 129, 130%, 
Semele atterina De Greg. 136*. 
Semele fazisa De Greg. 136%. 
Semele longicallus Se. 132, 167. 
Semele nitida (Mill.) Jeffr. 131*, 132. 
Semele Panormensis De Gres. 131*. 
Semele pellucida Broce. 134*. 
Semele piperata Bell. 139*. 
Semele semidentata Sc. 129, 135*. 
Serpula milma De Greg. 383%. 
Solen callosus OI. 136. 
Spatangus purpureus 53, 213. 
Stephanoceras Brongnarti Sow. 119. 
Stephanoconus Stachei H. A. 375. 
Strombus Altavillensis De Greg. 345. 
Strombus coronatus Detr. 228, 344*. 
Strombus Fontannesi De Greg. 344, 
SOL 
Strombus Fortisi Brongt. 344. 
Strombus pugilis L. 343. 
Strombus Sferracavallensis De Greg. 
343%. i; 
Strombus tuberculiferus Serr. 343, 
344. 
Syndosmya Recl. 128%. 
Syndosmya alba Wood (V. Semele) 
134. 
Syndosmya angulosa Ren. 129, 130*. 
Syndosmya apelina Gmelin 134. 
Syndosmya apesa De Greg. 134*. 
Syndosmya fabalis Se. 129, 135. 


&& 195 e 


Syndosmya longicallus Sc. 129, 132*, 
167. 

Syndosmya nitida Mill. 129, 131*. 
192; 

Syndosmya Panormensis De Greg. 
RSS 

Syndosmya pellucida Broce. 134*. 

Syndosmya prismatica Mont. 129, 
167. 

Syndosmya Renieri Bronn. 134. 

bSyndosmya Rodanica Font. 145. 

Syndosmya semidentata Sc. 129, 
1359 

Syndosmya similis Phil. 135. 

Syndosmya sindima De Greg. 129*. 

Syndosmya tenuis Mont. 129. 

Syndosmya transversa Seg. 131. 

Syndosmya turgilla De Greg. 129%, 
boe 

Tapes Altavillensis De Greg. 865. 

Tellina aita De Greg. 164%. 

Tellina albida Monter. 389. 

Tellina angusta Phil. 165. 

Tellina antilla De Greg. 173%. 

Tellina antisa De Greg. 168*. 

T'ellina apelina Gmelin 134. 

Tellina apina De Greg. 173*. 

Tellina Aquitanica Mayer 175. 

Tellina aroda De Greg. 168*. 

Tellina dalamtina L. 181. 

Tellina balaustina L. 181, 389. 

Tellina balthica L. 162. 

Tellina Benedenii Nyst 179*. 

Tellina bevilaqua Brus. 157. 

Tellina bipartita De Greg. 182. 

Tellina brevis Desh. 194. 

Tellina Bronniana De Greg. 180*. 

Tellina Browni De Greg. 158%, 164*. 

Tellina calcaria Chemn. 176%, 178*. 

Tellina carinta De Greg. 169%. 

Tellina carnaria Penn. 162. 

Tellina compressa Brocec. 167, 170*. 

Tellina corbis Bronn 181. 

Tellina corbuloides Kiener 194. 

Tellina Costae Phil. 169. 

l'ellina costiga De Greg. 166*. 

Tellina crassa Penn. 182. 

Tellina cumana Costa 169. 

Tellina daniliana Brus. 157. 

Tellina depressa Gmelin auct. 157%, 
ORO) 

Tellina depressa Penn. non L. 193. 

Tellina disma De Greg. 167*. 

Tellina distorta Dub. 170. 

Tellina distorta Hanl. 171. 

Tellina distorta Poli 166*. 

Tellima donacilla Wood 170. 


Tellina donacina L. 160°. 

Tellina elegans Bast. 182. 

Tellina elliptica Brocc. 1674. 

Tellina elliptica Lamk. 169%. 

Tellina elongata Recl. 194. 

l'ellina exigua (Poli) Weink. 
164*. 

Tellina exilis Lamk. 162. 

Tellina fabula Gron. 171*. 

Tellina fabula Phil. 194. 

Tellina fragilis L. 125. 

Tellina fragilissima Chier. 195. 

Tellina Gari 157. 

Tellina gartina De Greg. 182. 

Tellina gerzilla De Greg. 175*. 

Tellina Gibincola De Greg. 182. 

Tellina Goldfussi De Greg. 179%. 

Tellina Grundensis De Greg. 181. 

lellina ‘hyalina Desh. 165. 

Tellina incarnata (L.) Weink. 156%, 
N96: 

Tellina incarnata Penn. 156,191*. 

Tellina jalinella De Greg. 166*. 

Tellina Jeftreysi De Greg. 158*, 164*. 

Tellina lacunosa Chemn. 180*. 

Tellina lata Gmelin 179%. 

Tellina lata Quoy. 179%. 

l'ellina Lantivvi Payr. 166%. 

l'ellina longicallopsis De Greg. 167*. 

Tellina longicallus Sc. 132*, 

Tellina lucida Desh. 165. 

Tellina lumilla De Greg. 16. 

Tellina maculata Turt. 182. 

Tellina Madascariensis Gmelin 179%. 

Tellina muricata Ren. 191*. 

Tellina nasuta Conr. 179%, 

Tellina nitida Poli 174*. 

Tellina obliqua Goldf, 179*. 

Tellina obligua Lamk. 179%. 

Tellina obliqua Sow. 176%, 178*, 

Tellina obtusa Sow. 182. 

Tellina opalina Chemn. 134. 

Tellina ovalis Phil. 194. 

Tellina ovata Broce. 180. 

Tellina panormitana De Greg. 160%, 
161. 

Tellina papyracea Poli 180. 

Tellina parita De Greg. 173%. 

Tellina pellueida Broce. 134*. 


162, 


Tellina perfrigida De Greg. 176%, 
178%. 
Tellina Petraliensis De Greg. 173*. 


Tellina pira De Gres. 166*. 
Tellina pirella De Greg. 1805. 
Tellina planata L. 172*. 
Tellina Polii De Greg. 172*. 
Tellina polita L. 161, 163. 


— 1960 — 


Tellina polita M. P. 158. 
Tellina polita Say 163%. i 
Tellina pomella De Gres. 163%, 
Tellina praetenuis Leath 178%. 
Tellina prismaticopsis De Greg. 167%. 
Tellina pulchella Lamk. 171%. 
Tellina pusilla Phil. 149, 175%. 
Tellina rigida Pult. 182. 
Tellina rostrata auct. 171%. 
Tellina serrata Poli 174*. 
Tellina sirenula De Greg. 180*. 
Tellina squalida Pult. 157, 159, 161*, 
172? 
Tellina stazina De Greg. 160%, 161*. 
Tellina sterica De Greg. 167*. 
Tellina stricta Broce. 130. 
Tellina strigilata Phil. 170. 
Tellina subquadrata Font. 171*. 
Tellina Tarantensis De Greg. 169*. 
Tellina tenera Say 162. 
Tellina tenisa De Greg. 167%. 
Tellina tenuis Da Costa 161%, 163*. 
Tellina terina De Greg. 166%, 168. 
Tellina trifasciata Don. 191. 
Tellina tumida Broce. 180*. 
Tellina ventricosa Serr. 181*. 
Terebratula ampulla Broce. 91. 
Terebratula Scillae Seg. 94*. 
Thracia Maravignae Ar. 92. 
Thracia mitella De Greo. 92*. 
Thracia oblonga Phil. 195. 
l'hracia papyracea Poli 180. 
Thracia phaseolina Kiener 92. 
Thracia pubescens Leach 92, 93. 
Thracia ventricosa Phil. 92. 
Timbellus De Greg. 2975*. 
Timbellus ampistus De Greg. 276*. 
Timbellus espitus De Greg. 276%. 
Timbellus latifolius Bell. 275. 
Timbellus latilabris Bell. Mich. 275. 
Timbellus Swainsoni Mich-tti. 276*. 
Timbellus Torrearsae De Greg. 275*. 
Tornatella fasciata Lamk. 341. 
Tornatella semistriata Bast. 341. 
Trigonella Da Costa 129. 
Trigonella Listeriana Leach. 136. 
Trigonella pluna Da Costa 235. 
Triton abbreviatum Bell. 300. 
Triton affine Desh. 97%, 98, 303%. 
Triton ampitum De Greg. 304*, 
Triton antupum De Greg. 301%, 
Triton appenninicam Sass. 298. 
Triton Bonannii Sc. 306. 
Triton Borsoni Bell. 97. 
Triton congum De Greg. 301. 
Triton corrugatum Lamk. 96 


98, 
300, 301, 303%. de 


Triton corruforme De Greg. 96*. 
Triton curtum B. D. D. 305. 
Triton cutaceum L. 304*. 
Triton distortopse De Greg. 304*. 
Triton distortum Broce. 301, 304£. 
Triton Doderleini D’ Ance. 97, 303. 
Triton Doriae Bell. 200. 
Triton enneaticum Font. 304. 
Triton Ficarazzense De Greg. 
3904. 
Triton gernum De Greg. 305*. 
Triton gyrinoides (Brocc.) De Greg. 
99, 1390*. 
Triton heptagonum Brocc. 301. 
Triton imperans De Greg. 100*. 
T'riton impitum De Greg. 3027. 
Triton inflectilabrum De Greg. 99%. 
Triton intermidens De Greg. 97%, 
305. i 
Triton 
Triton 


100, 


issurum De Greg. 305. 
labroplitum De Greg. 99. 
Triton mediterraneum Sow. 306. 
Triton milonum De Greg. 300, 
Triton nodiferum Lamk. 99*. 
Triton nodulosum Bors. 298*. 
Triton Pantanellii De Greg. 98%. 
Triton Parmense Sism. 103. 
Triton parthenopum Salis 95*, 98, 
300, 305. 
Triton parvulum Mich-tti 299*. 
Triton pasgum De Greg. 302. 
Triton peribrantum De Greg. 300. 
Triton propeficarazzense De Greg. 
390%. i 
Triton propetuberculiferum De Greg. 
955 
Triton pygmeum Reev. 306. 
Triton pyrenaicum De Greg. 302. 
Triton reticulatum Blainv. 306*. 
Triton sbilpum De Greg. 301*. 
Triton siculum De Greg. 97%, 303%. 
Triton singillum De Greg. 100. 
Triton stimum De Greg. 300*, 
Triton tuberculiferum(Bronn)D'Ane. 
299%. 
Triton vivopse De Greg. 98*. 
Triton Wimmeri Horn. 300. 
Tritoneum a%u@ (L.) Cale. 112. 
Trochus aminum De Greg. 337. 
Trochus angutus De Greg. 340. 
Trochus aspirus De Greg. 337%. 
Trochus Brocchii (Mayer) Coce. 340. 
Trochus chesnus De Greg. 339*. 
Trochus cingulatus Brocch. 338%. 
Trochus conulus L. 339*. 
Trochus erythraeus Broce. 338. 
Trochus fanulum Gmelin 339*. 


Li ano - 


see: figg e 


Trochus infundibuliformis Coce. 333. 
Trochus magus L. 340*. 
Trochus marginulatus Phil. 336*. 
Trochus Ottoi Phil. 336*. 
Trochus papilla Eichw. 338. 
Trochus patulus Broce. 339. 
Trochus perigus De Greg. 339*. 
Trochus pirimpus De Greg. 338*. 
Trochus Romettensis De Greg. 336*. 
Trochus sdindus De Greg. 337. 
Trochus suturalis Phil. 337. 
Trochus tisgus De Greg. 337. 
Trochus turgidulus Broce. 339. 
Trophon alveolatus Wood 289. 
Trophon Billockbiensis Wood 289. 
Trophon Bredae (Mich.) Bell. 288. 
‘Trophon capito Phil. 293*, 296*, 297*. 
Trophon cochleatus Speyer 289. 
Trophon consociale Wood 289. 
Trophon cordellus De Greg. 289. 
Trophon clathratus L. 288. 
Trophon clavatus Sars 288. 
Trophon craticulatus Fabr. 289. 
Trophon elegantulus Phil. 289. 
Trophon fimbriatus Hinds 289. 
Trophon giratum Hinds 289. 
Trophon goniostomus (Partsh.) Horn. 
288. i 
Trophon Gunneri Wood 288, 291. 
Trophon Hindsi De Greg. 289*, 392*. 
Trophon laciniatus Mart. 288. 
Trophon lamellatus Phil. 288. 
Trophon magellanicus L. 288. 
Trophon mediglacialis Wood 289. 
Trophon Middendorffi De Greg. 288*. 
Trophon muricatus Hinds 392. 
Trophon muricatus Mont. 289,398. 
Trophon pagodus Less. 289. 
Trophon perdilus De Greg. 292. 
Trophon pereger Brugn. 289. 
Trophon pustulatus Bell. e Mich. 289. 
Trophon sculptus (May.) Bell. 289. 
Trophon squamulatus Broce. 289, 
209%: 
Trophon Tornoueri (May. Bell. 2 
Trophon truncatus Str. 238. 


Trophon vaginatus D. Cr. I. Ph. 288, 
289, 401. 
Trophon varicosissimus Bon. 294, 


288, 291*. 
Tudicla Burdigalensis Bast. 310%. 
Tudicla calcarata Grat. 310. 
Tudicla ditena De Greg. 311%. 
Tudicla gigantea Grat. 311*. 
Tudicla Grundensis De Greg. 311*. 
Tudicla irpus De Greg. 310. 
Tudicla mupicella De Greg. 311*. 


Tudicla recus De Greg. 310*. 
Tudicla reina De Greg. 311%. 
Tudicla rusticula Bast. 311*. 
Tudicla Seguenzae Ciof. 312*. 
Tudicla trota De Greg. 312%. 
Turbinella craticulata Costa 285. 
Turbo affinis Cocec. 333. 
Turbo alzosus De Greg. 340*. 
Turbo allus De Greg. 330%. 
Turbo andecus De Greg. 340*. 
Turbo angorus De Greg. 333. 
Turbo armatus Dillw. 334. 
Turbo asdincus De Greg. 334%. 
Turbo asus De Greg. 334. 
Turbo biangulatus Horn. 332. 
Turbo Brocchii Mayer 335, 336. 
Turbo canaliculatus (Guid.) Cocc. 
30SS 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 
Turbo 


candus De Greg. 331*. 
carderus De Greg. 340%. 
carinatus Bors. 334. 
Cocconii De Greg. 333%. 
communis Risso 118. 
corpilfus De Greg. 333*. 
cupus De Greg. 331*. 
ditropis Wood 332. 
filosus Phil. 331*. 
glabratus Phil. 332*. 
granosus Bors. 339. 
mammillaris Eichw. 339%. 
mirus De Greg. 332*. 
misus De Greg. 332*. 
peripus De Greg. 333*. 
perus De Greg. 334. 
porellus De Greg. 332%. 
pseudocalcar Tapp. 334. 
radians Cocc. 334. 
rugosus L. 332*. 
sdillus De Greg. 334. 
solaris Broce. 334. 
speciosus Mich-tti 339. 
subsulcatus D’Orb. 332*. 
Turbo tricariniferus Wood 332. 
Turbo tuberculatus Sow. 333%, 335. 
Turritella imbricosoluta De Greg. 
118*. 
Turritella soluta B. D. D. 119. 
Turritella terebra L. 118%. 
Typhis arbilpus De Greg. 277*. 
Typhis cuniculosus (Nyst) Beyr. 277. 
Tvphis fistulosus Brocch. var. 277. 
Typhis horridus Brocch. 228*. 
Tvphis intermedius Bell. 278. 
Typhis pustulosus Brocce. 276%. 
Typhis Schlotheimi Beyr. 277. 
Typhissejanetus Semp. 277 (non suj.) 
Typhis siphonellus Bell. Mich. 277. 


ce [9g,2e 


Typhis tetrapterus Bronn 277*. 
Typhis tubifer 278. 


Umbrella mediterranea Lamk. 394*, 


Utriculus Brown 34l. 


Venericardia unidentata Bast. 153*. 


Venus Basteroti Desh. 87. 

Venus borealis Penn. non L. 136. 
Venus Brongnarti Payr. 87, 91. 
Venus crassa Gmelin 182. 

Venus dysera Brocc 91. 

Venus imbricata Wood 87. 
Venus imbricatopsis De Greg. 87%. 
Venus impressa Serr. 88*. 
Venus plicata Gmelin 88, 89, 91. 
Venus Quararensis De Greg. 91*. 
Venus Rusteruci Payr. 91. 
Venus scalaris Bronn 87*. 

Venus sinuosa Penn. 194. 

Venus subplicata D’Orb. 89. 


Venus subplicatopsis De Greg. 91*. 


Venus tigerina L. 210. 
Vermetus intortus L. 119. 
Vermetus niger 120. 


Vermetus panormitanus De Greg. 


119%, 394. 
Vermetus triqueter Biv. 120. 
Vermilla De Greg. 328. 
Vermilla distorta L. 329. 
Vermilla ganta De Greg. 329%. 
Vermilla genota De Greg. 329%. 
Vermilla melanacantha 329. 
Vermilla muricata Calc. 328, 329*. 
Vermilla Reevei De Greg. 329*. 
Vermilla tyria Reeve 329. 
Voluta spirata Brocc. 341*. 
Vulsella gen. 381, 383. 
Vulsella Assabensis 383*., 
Vulsella attenuata Reeve 65, 70. 
Vulsella blanda De Greg. 64*, 65. 


Vulsella Brendolensis De Greg. 54*. 
Vulsella Caillaudi zitt. 64. 
Vulsella Caramagnae De Greg. 382*. 
Vulsella cilestrina De Greg. 63*. 
Vulsella cimbula De Greg. 61*. 
Vulsella cingulata Lamk. òl, 66. 
Valsella claripta De Greg. 59%. 
Vulsella cochlearina De Greg. 62*. 
Vulsella crenulata Reeve 72. 
Vulsella hians Lamk. 71%. 
Vulsella ilima De Greg. 60, 69%. 
Vulsella indipa De Greg. 68*. 
Vulsella isocardia Reeve 72. 
Vulsella mirmilla De Greg. 61*. 
Vulsella mitis De Greg. 64*. 
Vulsella mytilina De Greg. 71*. 
Vulsella navicula De Greg. 98%, 59. 
Vulsella peregrina De Greg. 66%, 382*. 
Vulsella pulchella De Greg. 60%, 382%. 
Vulsella ringella De Greg. 61. 
Vulsella rugosa De Greg. 62*, 69%. 
Vulsella serobula De Greg. 62%. 
Vulsella spongiarum De Greg. 64%, 
65. 
Vulsella tigrina De Greg. 60*. 
Vulsella trita Reeve 72. 
Vulsella umbotropa De Greg. 62*. 
Vulsella valida De Greg. 59%. 
Vulsella virginis De Greg. 62*. 
Vulsella vulsella (L.) De Greg. 51, 
57, 66, 381, 382. i 
Vulsella vulsella (L.) De Greg. 66*. 
Vulsella vama De Greg. 65, 70*. 
Xenophora gen. 330*. 
Xenophora aringus De Greg. 331*. 
Xenophora cumulans Brongt. 331. 
Xenophora Deshayesi Mich-tti 331. 
Xenophora infundibulum Broce.330*. 


ta; 


Ia iti ii 


d1Obo th dI 


— 199 — 


SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE 


ee 


Tav. 1.° 


È Vulsella navicula De Greg. p. 58 
2ab « claripta « p. 59 
3 « valida « p. 59 
4 < tigrina « p. 60 
5 « pulchella « p. 60 
Tav. 2.* 
a b, 2 Vulsella ringella De Greg. p. 61 
« « « Var. mirmilla De Greg. p. 6l 
« cimbula « p. 61 
« serobula « p. 62 
« . umbotropa « p. 62 
« cochlearina « p. 62 
Tav. 3. 
1 Vulsella virginis De Greg. p. 62 
2 « cilestrina « p. 63 
3 « mirula «ui p. 63 
4 « umboversa « p. 63 
Tav. 4.* 
Vulsella mitis De Greg. — p. 64 
« blanda « p. 64 
« spongiarum Lamk. p. 64 
Molalbi ci peregrina De Greg. p. 66 
Fundella Lioyi « p. 73 


Tav. 5. 


(Le figure di questa tavola sono 1[6 più piccole degli originali) 


Fig. 1 a b c, Vulsella vulsella (L.) De Greg. Fig. c impronta musco- 


« 
« 
« 


Dì tua dI 0 


« 


lare della valva sinistra p. 66 


rugosa Lamk. p. 69 
vuma De Greg. p. 70 


indipa 
ililima 


« 
« 


p. 68 
p. 69 


Fundella Lioyi De (Greg. fig. @ esemplare a valve 


chiuse guardato dalla cerniera, 
fig. d di fronte, fig. c di lato p. 73. 


= ‘900; = 


INDICE DEI PARAGRAFI 


PARTE I. 


Bivalvi. 


Al Lettore 3 

Studi su talune Ostriche gui e fossi 

Specie viventi nel Mediterraneo 

Specie del terziario superiore 

Vulselle della zona abissale del Medien nio 5 i 

Diagnosi delle forme di talune Vulselle del mare africo-me- 
diterraneo, probabilmente ramificate dalla Vulsella (L.) De 
Greg. 

Vulselle del Mar Rosso 3 : 

Nuova conchiglia della zona sbissalo del Moditernatto È 

Nuove specie di Pecten del terziario superiore 

Su talune Pinne viventi e fossili 7 

Nuove Arche degli strati inferiori del soon di Paleono 

Una nuova Tapes pliocenica —. . ; È 

Una nuova Venus del postpliocene di datato 

Nuova forma della Cytherea multilamella Lamk. 

Una nuova Thracia e una nuova Lyonsia postplioceniche 

Una Terebratula del postpliocene di Ficarazzi 


Gasteropodi. 


Varietà e forme viventi e fossili del Triton Parthenopeum 
Sal. e del Triton corrugatum Lamk. 

Varie forme di Triton gyrinoides Brocc. ‘nodiferum Lian 
venti e fossili 


Intorno alla Ranella reticularis {L) nur deo Ranella gi- 


gantea Lamk. x ; 
Sulla Bufonaria serobiculator li e la Ranella eo Bors. au- 
ctorum 


Intorno alla Persona comune so a Wii superiore 


A 


— 201 — 


Sulla Cassidaria echinophora (L.) Lamark e la C. depressa 
Buch. ; E } E 

Una nuova varietà a Cassis ioddlua Snnelin ; 

Una varietà del Dolium galea L. ; ‘ 

Intorno al Buccinum undatum L. pescato nel Mdiiearo 3 

Su talune forme del Cerithium varicosum Broce. e del Ceri- 
thium vulgatum Brug. È 

Osservazioni intorno ad alcune fofime dell fporsiaie epal 
cani L. viventi e fossili . 3 

Una nuova varietà della Turritella terebra L. 

Nuova forma di Vermetus vivente nei mari di Palermo 

Studi su talune Patelle viventi e fossili 

Specie viventi nel Mediterraneo î È : i; DOTE 

Specie fossili nel terziario superiore e nel quaternario 


PARTE II. 


BRivalvi. 


Intorno a una Gastrana e due Petricole 

Intorno ad alcune Semele viventi e fossili 

Varie forme e varietà di Lutrarie 

Varie forme dell’ Ervilia castanea Mont. È 

Appunti intorno ad alcune Cardite viventi e fossili 

Telline viventi e fossili della mia collezione 

Appunti intorno a taluni Pecten 

Intorno a talune Psammobie 

Intorno a talune Anatine 

Intorno a talune Kellie ; 

Appendice all’ articolo sulle Ostriche È 

Altri appunti intorno a talune Pinne viventi nel Maio 

Appunti intorno a talune Chame 

Specie destrorse 

Specie sinistrorse ) ; È 3 È 3 5 

Intorno a talune specie appartenenti ai gen. Wi dialacni Mon- 
tacuta, Astarte, Cista e Lucina 


Gasteropodi. 
Intorno a talune Fissurelle fossili e viventi nel Mediterraneo 


A proposito dell’ Euthria cornea {L.) Weink 
Intorno alla Rissoa turricula Eichw. 


« 


« 


125 
128 
138 
144 
146 
156 
183 
191 
193 
196 
107 
199 
202 
205 
209 


212 


219 


225. 
226 


—- 202 — 


Forme, varietà e specie dipendenti dal Murex brandaris L. . 

Varietà e forme ramificate dal Murex craticulatus (L.) Brocc. 

Varie specie di Murici (miscellanea) . , ; i 

Su talune sottospecie, forme e varietà viventi e fossili deri- 
vate dal Murex trunculus L. 

Nuovo sottogenere di Murex 

Intorno a taluni Typhis 

Due parole intorno ai gen. Pollia e Dina sensu Jato 


Appunti intorno al genere Trophon 


Gruppo del Murex (Trophon partim) capito Phil. ossia M ca- o 


pito Phil sensu lato 3 

Intorno ad alcuni Triton viventi e fossili 

Appunti intorno al gen. Ranella ; È 

Intorno a talune specie di Fasciolaria, Neftinia Fo Tu- 
dicla, Pyrula È : 3 

Su talune Ficule del terziario superiore con una Liuista ini 
gen. Ficula $ ; - i 

Rivista di alcune Ficule viventi ‘abpentiee al pie pre- 
cedente) i 

Due nuovi sottogeneri di Dopiioin 

Appunti intorno al gen. Xenophora . 

Appunti intorno a taluni Turbi 

Appunti intorno a taluni Trochi 

Intorno all’ Actaeon tornatilis (L.) 

Appunti intorno al gen. Akera 

Nota su taluni Strombus 

Appunti intorno a talune Natiche 3 : È 7 

Studi sui Coni.mediterranei viventi e fossili conservati nel 
mio gabinetto geologico 

Gruppo del Conus antedilluvianus Bi . . 

Gruppo di forme e sottospecie del C. Ned sezione 
franciscanus (Hwas) Brug. : 

Altre varietà, forme e sottospecie dipende dal c. meditate 
raneus (Hwas) Brug. tipo 


Appendice, 


Intorno ai generi Vulsella e Fundella, alcune conchiglie della 
baia di Assab ed una della nuova Caledonia 


Intorno a taluni Pelecipodi e Gasteropodi (Rettificazioni e 
aggiunte) 


Vol X 
pag. 227 
« 240 
« 247 
« 257 
« 275 
« 276 
« 278 
Vol. XI. 
pag. 27 
«32 
(GIRI 
«45 
«46 
«53 
«602 
«67 
«69 
«70 
IT) 
«80 
«ivi 
«82 
84 
« 89 
«99 
« 103 
« 109 
« 120 
« 


124 


ietetecn tieni. 


— 203 — 


Appunti intorno a talune specie nominate dai sig.i R. Hoer- 
nes e Auinger 


Conciusione. 


Ragioni a scopo del presente lavoro — Schiarimenti — Esten- 
sione delle specie — Distinzione fra forma e varietà — Me- 
todo — Divisione in gruppi di specie — Alterazioni dei 
tipi — Origine delle sottospecie e delle modificazioni — 
Quadri di affinità — Specie primarie — Sottogeneri 

Pubblicazioni scientifiche — Progresso della geologia in Italia 
— Fauna postpliocenica — Nuovo smembramento della 


scienza paleontologica — Darwin 
Come avvengono le modificazioni nelle specie . —_ Nuovo con- 


cetto sulle stesse — Sostituzione, addizione e sottrazione di 


caratteri — Sostituzione omologa — Sostituzione per com- 
pensazione — Mimetismo — Stadio plastico e stadio rigido 
— Progresso dello sviluppo organico — La dottrina della 
evoluzione in rapporto . alla fede e alla religione — Un 
saluto a Gwyn Jeffreys . : P - ì 

Epilogo : : 4 $ È } ; ; 3 


Emdice alfabetico . 
Spiegazione delle Tavole 


Indice dei paragrafi 


Vol. XI 
pag. 135 
« 141 
« 152 
« 156 
« 174 
«178 
« 199 
« 200 


NOVITÀ MALACOLOGICHE RECENTI 


NOTE 
del Socio G. B. ADAMI 


Maggiore nell' Esercito italiano 


—_—_ree@ere__- 


Dal 1882 in poi ebbi occasione di fare a lunghi inter- 
valli delle escursioni in alcune provincie d’Italia e racco- 
gliere i molluschi che mi capitarono sotto gli occhi, riu - 
nendo così un discreto materiale, che per diversi motivi non 
ebbi finora il tempo e l'opportunità di studiare e classificare. . 
Le provincie, che ho in parte soltanto visitate, sono quelle 
di Brescia, di Verona, di Vicenza, di Foggia, di Bari ed il 
Trentino, provincia questa, che sebbene sotto altri vincoli 
politici è pur sempre una delle provincie prettamente ita- 
liane, come lo dimostrano non solo l’idioma, i costumi, la 
storia e tutte le manifestazioni della vita e del pensiero, 
ma ben anche la sua fauna che è assolutamente italica. Era 
mio intendimento far note alla nostra Società malacologica 
le specie e forme raccolte in ogni provincia e confrontarle 
con quelle già conosciute e pubblicate, ma accortomi ben 
presto che oltre un lungo lavoro, doveva necessariamente 
fare delle inutili ripetizioni, mi limitai a far cenno soltanto 
delle specie o forme nuove, o poco note, colle varietà e 
mutazioni più interessanti che in quelle escursioni ho po- 
tuto raccogliere, collo scopo di facilitare l’arduo compito 
a chi vorrà finalmente accingersi a compilare una malaco- 
logia italiana. 


— 205 — 


Il mio studio con ciò viene ad essere molto limitato, e 
lo divido in due parti, che abbandono alla critica degli stu- 
diosi, assicurandoli fin d’ora, che per quanto abbia cercato 
di essere esatto, e di tenermi neì limiti del più moderato 
sistema di classificazione, non mi credo tuttavia sicuro di 
non essere caduto in qualche errore, che sarò sempre pronto 
a riconoscere ed emendare ogniqualvolta mi sarà franca- 
mente fatto conoscere. 

Il moltiplicarsi delle forme diverse, che le continue e 
più accurate ricerche ci fanno conoscere, e le modificazioni 
variabilissime che si vedono assumere queste forme a se- 
conda delle condizioni mutabili del loro habitat, rendono 
sempre più difficile ed intricata la loro classificazione, ob- 
bligati come siamo al rispetto di regole e sistemi prece- 
denti, al quali certamente converrebbe arrecare molte inno- 
vazioni, se sì dovesse ricominciare da capo l'ordinamento 
zoologico dei molluschi. Egli è quindi ben difficile il soddi- 
sfare a tutte le esigenze, per cui io mi guarderò bene dal 
mettere innanzi nuovi sistemi e teorie, e mi limiterò sol- 
tanto all'esposizione di fatti veri ed assoluti, lasciando ad 
altri la cura di coordinarli nella serie infinita delle mani- 
festazioni della natura. 

Mi occuperò prima dei molluschi terrestri e poscia dei 
fluviali, e specialmente degli Unionidi dei quali credo pre- 
sentare un buon numero di forme interessanti. 


He MOCCUSCHRIRERRESTIRIE 


1]. H{yalina I)De Bettana, Adami. 
È fav SE s9n 35 


Testa depressa, late umbilicata, teniuscula, cCorneo- 
fusca, unicolor, ad suturam striata, subpellucida; an- 
fractus 6‘/;, regulariter accrescentes, ultimus penultimo 
duplicante; sutura impressa, subcanaliculata; apertura 


MIE 
ovatolunaris, parum obliqua, marginibus rectis, acutis, 
columellari non reflexo; intus laeviter margaritaceo in- 
crassata. Diam. 16-20 mm. — Alt. 6-8 mm. 
Habitat in vallibus Agno et Alpone, Provincia Vi- 


centina. 


Conchiglia a spira molto depressa, ma un poco meno 
che nella Hy. Villae, senza però raggiungere la forma or- 
bicolare depressa della Hy. cellaria; superiormente è quasi 
piana, ed al di sotto appena sensibilmente ‘concava (molto 
meno che nelle due precedenti forme); largamente umbili- 
cata, di color corneo fosco tanto al di sopra che al di sotto; 
molto striata alla sutura, quasi rugosa, mentre nella rima- 
nente superficie lo è assai sottilmente: semiopaca negli esem- 
plari molto adulti, e molto lucente; ì giri in numero di 6 ‘/, 
sono quasi piani e subangolati alla sutura, la quale negli 
adulti è molto scolpita e canaliforme, l’ultimo giro è dop- 
pio del penultimo; l'apertura un poco meno obliqua che 
nella cellaria, è ovale allungata col margihie columellare 
che non si estende sull’ apertura umbilicale; margini acuti 
e retti; internamente è ingrossata da uno strato perlaceo 
più o meno leggero ed assai bianco; specialmente negli 
esemplari molto adulti. Varia nelle dimensioni dai 16 ai 
20 mm. di diametro, per 6 ad 8 di altezza. 

Già da varii anni questa bella forma fu raccolta dal 
compianto Capitano Stefanini nei dintorni di Valdagno ed 
erroneamente classificata per la 4y. lucida Drap. e con 
tal nome spedita ai suoi corrispondenti; io stesso ne rac- 
colsi qualche spoglia a S. Giovanni Ilarione in Val del- 
l’Alpone nell'inverno del 1883, nei muri a secco presso la 
chiesa parrocchiale. i 

È questa la più grande forma delle Yyaline italiane del 
gruppo della cellaria, dalla quale facilmente si distingue, 
oltrechè per le sue colossali dimensioni, per la mancanza 
della zona bianchissima attorno all’ umbilico, per la spira 


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più depressa, l'apertura meno obliqua, pel colorito uniforme 
e più oscuro, per un tessuto più solido e finalmente per 
avere quasi un giro di più, e pel caratteristico ingrossa- 
mento margaritaceo dell'interno dell'apertura. 

Mi onoro dedicare questa nuova forma all’illustre Com- 
mendatore De Betta, il classico commentatore della fauna 
imalacologica veneta, quale omaggio della mia costante de- 
vozione ed amicizia. 


2. Hiyalina Kutschigi, Parreyss ('). 


Ascrivo a questa specie alcune spoglie raccolte presso 
la spiaggia di Noicataro nella provincia di Bari, che ho 
ritenuto per molto tempo per la Hy. hydatina Fer. Aven- 
doli esaminati più attentamente ho potuto constatare che 
diversificano sensibilmente dal tipo per la forma più de- 
pressa, quasi orbiculare, per la perforazione ombellicale più 
aperta, per l’ultimo anfratto che è convesso al di sotto; 
confrontati cor un esemplare della specie di Parreyss, non 
presentano differenza alcuna, per cui non esito ad ascriverli 
a questa specie finora segnalata solo della Dalmazia. Non 
è improbabile che i miei esemplari sieno dalle sponde della 
Dalmazia stati rigettati su quelle dell’ Adriatico, avendo 
altra volta raccolto su queste delle conchiglie terrestri di 
quella regione, però ho maggior ragione di ritenere questi 
esemplari come provenienti dall'interno della provincia, per 
trovarsi sulla spiaggia di Noicataro allo sbocco di un tor- 
rente, nelle di cui posature si trovano molte altre piccole 
specie e fra le altre qualche raro esemplare della Hy. con- 
tracta Wes., che per la prima volta sarebbe indicata ad 
una latitudine così meridionale. Trattandosi però di esem- 
plari molto sbattuti non posso accertarne l’identificazione. 


(') Brusina. Fauna dei Molluschi Dalmati, 1866, pag. 110. 
Westerlund. Fauna Europaea Moll. extr. prodomus, 1878, pag. 27. 


0 — 
3. Helix planospira, Lamark (!). 


Var. italica, Stab. mut. Illasyaca, Adami. 

La var. italica è frequente nei monti Lessini, sempre 
in generale in mediocri dimensioni; risalendo per la Valle 
d’Illasi, man mano che si eleva sul livello del mare accresce 
considerevolmente le sue dimensioni e specialmente dai .din- 
torni di Giazza fino ai Passi della Trappola, della Pertica 
e della Posta, nella cosidetta regione di Campobruno che 
forma la testata di quella valle si trovano esemplari ve- 
ramente colossali, che raggiungono fino 84 mm. di diametro, 
e sono comuni quelli di 30 mm. sotto i massi rotolati, in 
località piuttosto ombrose. Questa varietà è comune in tutto 
il veneto, ed è la stessa che Brumati descrisse col nome 
di H. umbilicaris, denominazione che dopo il dotto studio 
della egregia Marchesa Paulucci sull’ 7. planospira, non ha 
più ragione di esistere. A me però giova constatare che la 
var. Italica (H. umbilicaris, Brum.) non è “costante e che 
gli esemplari di V. d’Illasi si distinguono dal tipo per gran- 
dezza maggiore, per umbilico più aperto, per colorito più 
fosco, tessuto più robusto ed opaco, e per l'epidermide più 
grossolanamente striata e facilmente decidua. Questi esem- 
plari gli ho distinti col nome di mut. Illasyaca. Anche Sta- 
bile distingue diverse mutazioni della sua var. Italica, con- 
fondendo però in esse delle forme che non potrebbero ascri- 
versi a questa sua varietà, come appunto non lo sono quelle 
della Toscana da lui citate, nel suo classico libro sui Mol- 
luschi del Piemonte. 


(') Stabile. Moll. terr. viv. du Piemont, 1864, pag: 62. 


ie Ai a 


— 209 — 
4. Helix cingulata, Studer (b). 


Var. Piniî, Adami. 


Testa subdepressa, brunneo-cornea, subpellucida, stria- 
tula. Diam. 18-26 mm., alt. 8-11 mm. 


Si distingue dal tipo o per dir meglio dalla var. athe- 
sina Paul., per una forma più depressa e soprattutto per 
una colorazione bruno-cornea o giallastra uniforme, per un 
tessuto assai leggero, e. sottile striatura, di modo che la 
conchiglia è quasi trasparente. 

Trovasi frequente nelle grotte presso Fumane nella 
cosidetta Val Polesella e nei dintorni di Chiesanova nella 
provincia di Verona, nella quale ultima località assume 
anche dimensioni maggiori, sempre sulle roccie calcari. In 
esemplari quasi identici fu raccolta anche a Caldonazzo nel 
Trentino, ed appunto con questo nome già da qualche anno 
inviata ai miei corrispondenti. 

Avendo l’anno scorso esplorato nei dintorni di questo 
villaggio non trovai alcun esemplare simile a quelli avuti 
molti anni prima, nè potei aver indicazioni sulla precisa lo- 
calità ove essi furono in allora raccolti. 

Dedico questa forma all’egregio malacologo milanese 
Sig. Napoleone Pini in segno della mia stima ed amicizia. 


Var. incerta Adami. 


Subdepressa, striata, anfractus ultimus subcompressus, 
intus flavescens, aperte perspective umbilicata. Diam. 
24-29 mm., alt. 9-12 mm. 


(‘) Rossmassler. Icon. II, 1838, pag. 1, fig. 38. 
Paulucci. Studio sull’ 7. cingulata Stud. in Bull. Soc. Mal. Italiana 
VII, 1881, pag. 19. 


Bull. della Soc. Mal. It. Vol. XL 14 


— 210 —- 


Habitat in montibus calcareis Vallis Illasii, provincia 
Veronense. 


Io ritengo questa varietà intermedia alla cingulata ed 
alla Presti, alla quale ultima si avvicina sopratutto per la 
forma quasi depressa, per la ruvida striatura e per l’ultimo 
anfratto un poco compresso al di sopra, per la maggiore 
larghezza umbellicale e per la colorazione interna più o 
meno fulvastra. Raggiunge dimensioni considerevoli, ed io 
la trovai soltanto alla testata della Valle d’Illasi comin- 
ciando dalla località detta il Lago Secco fin presso le creste 
dei Monti della Posta sul versante destro, mentre pel si- 
nistro non la osservai che solo presso il fondo della Valle. 

Nei monti Lessini e nel Monte Baldo Il H. cingulata è 
straordinariamente comune ed abbondante, spingendosi dal 
piano e dagli orti di Verona fino alle più alte vette, e si 
trova sovente in numerose famiglie e gruppi di più centi- 
naia di esemplari raggruppati in piccolissimo spazio, sem- 
pre sulle roccie calcari. Dalla Valle dell’ Adige ove trovasi 
la forma tipica della var. athesina Paul. (varietà che accetto 
scomponendola in diverse mutazioni) volgendo verso oriente 
essa si va modificando gradatamente nella var. incerta. 
Al Corno d’Aquilio (1450”) gli esemplari sono quasi per- 
fettamente bianchi, globulosi e consistenti e procedendo 
verso i monti della Podesteria, di C. Galbana e M. Malera 
la conchiglia si deprime a poco a poco, la striatura si fa 
più rugosa, l’umbilico si allarga e l’ultimo giro perde la 
sua caratteristica rotondità per divenire alquanto depresso, 
segnando un primo passaggio alla Presti, la quale però per 
quanto risulta dalle mie osservazioni non comincia ad ap- 
parire che molto più ad oriente, cioè allo sbocco di Val del 
Cismon in Val di Brenta, senza però discendere sul fondo 
di questa valle. E difficile indicare il punto preciso ove la 
modificazione comincia a farsi sensibile, e ad un dipresso 
lo indico la C. Galbana (1700" circa). Procedendo invece 


— 211 

dall’Adige verso ponente la cingulata salendo pel monte 
Baldo conserva i caratteri della athresina e solo di rado si 
trova in forme maggiori. Oltre i 1200" io trovai una zona 
sterile; la cingulata scompare, e molto più in "alto, quasi 
presso la cresta, si trova la forma detta colubrina che i 
Villa classificarono dapprima per H. Baldensis, come ne 
fanno fede la collezione Menegazzi e quella De Betta a 
Verona. 

Come poi in seguito siasi dato questo nome alla cingu- 
lata del Monte Baldo io non lo so, e credo che la frase dei 
Villa si adatti meglio agli esemplari della colubrina che 
a quelli della cingulata. 

La cingulata (sempre nel gruppo delle mutazioni della 
athesina) si estende a mezzogiorno fino a Mantova e Castel- 
goffredo e si trova ancora nei dintorni di Brescia ed Iseo, 
ma non oltrepassa l’Oglio: a settentrione si estende invece 
fin oltre Bolzano e penetra per lunghi tratti per le valli 
laterali dell’ Adige ma non oltrepassa in questa Meran, Fondo 
e Malè in Val del Noce, e Stenico in Val del Sarca; io non 
la trovai lungo la destra del lago di Garda, e solo ricom- 
pare a sud di Salò e nei pressi di Desenzano e di Lonato. 
Ad est della Valle dell’ Adige non oltrepassa Borgo in Val 
del Brenta, e Cembra in quella del Lavis, mentre per i 
Lessini ed il passo della Borcola e delle Fugazze penetra 
nel Vicentino fino alla pianura. Ad est si trasforma nella 
Presti, ad ovest nella colubrina e nella Gobanzi. Essa ri- 
compare quindi nel territorio di Lugano e nelle Alpi ma- 
rittime e in altre forme nella Toscana, mentre fra i limiti 
della colubrina e del tipo della cingulata (Luganensis 
Schintz) si trovano in alto le forme della frigida e in basso 
quelle della rnisoria. Questi dati sono desunti dagli esem- 
plari rappresentati nella mia collezione e dalle mie escur- 
sioni in tutte le valli citate. Probabilmente esisterà anche 
in altre località ma per ora questa è la sua area conosciuta, 


— 212 — 


5. KIelix colubrina, Jan ('). 


Var. Medoacensis Adami. 


Testa minor, pertenuis, pellucida, depressa, subangu- 
lata, anfractus ultimus dilatatus, late umbilicata. Diam. 
16-24 mm., Lat. 6-8 mm. 

Habitat in valle Medoaci prope Rivalta, provincia Vi- 


centina. 


La colubrina Jan trovasi sparsa fra l’Oglio ed il Monte 
Baldo del quale sormonta la cresta senza però mai discen- 
dere sul fondo della Valle dell’ Adige; a mezzogiorno ter- 
mina nei dintorni di Brescia, Montechiari, Salò e Brenzone 
(sinistra del Garda), mentre a nord si estende al lago di 
Loppio e Nomesino in Val d’ Adige, fino a Vezzano in Val 
del Sarca ed a Condino in Val del Chiese, fin presso Ba- 
golino in Val del Caffaro, fin presso Collio nella Valle 
del Mella e la sua ultima stazione occidentale è sulle roccie 
che fiancheggiano il lago d'Iseo fra Pisogne e Marone. Que- 
sti limiti furono da me personalmente constatati e credo 
che la sua area di dispersione sia così quasi esattamente 
circoscritta. Essa sale dalle rive del Garda fino a circa 2000" 
modificandosi in diverse varietà che passano gradatamente 
alla elegantissima H. Gobanzi della Valle di Vestino. Ad 
oriente del Monte Baldo scompare e non si trova nè sui 
monti Lessini nè in alcuna delle Valli fra l’ Adige ed il 
Brenta, e solo in quest’ultima ricompare in una ristretta 
zona fra Primolano e Bassano, senza punto penetrare nella 
Valle del Cismon, nè risalire per l’altipiano dei Sette Co- 
muni. Vive accantonata sulle rocce calcaree specialmente 
negli infratti ombrosi, ed io la trovai assai abbondante in 
un burrone presso Rivalta assieme all’H. aemula Rossm. 
ed alla Pupa avenacea Brug. ed al Pom Henricae Strob.. 


(') Jan. Mantissa 1882, pag. 2, 6-103. 


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E appunto a quest’ultima forma ch'io diedi il nome di 
var. Medoacensis dall'antico nome del Brenta, distinguen- 
dosi essa dal tipo per una forma costantemente più piccola 
e più depressa, per tessuto più esile e leggero e quasi tra- 
sparente e per una pronunciata angolosità dell'ultimo an- 
fratto maggiormente dilatato, e per l’umbilico relativamente 
più largo. 

In generale la colubrina è ritenuta una semplice varietà 
della cingulata, ma sebbene io stesso abbia trovato sui 
limiti della sua area degli esemplari che fanno graduale 
passaggio fra queste due forme, come p. e. il Castello di 
Brescia, e presso Brenzone e Malcesine, non esito però a ri- 
tenerla affatto distinta essendo essa fornita di caratteri così 
salienti e costanti, da farla a chiunque facilmente distin- 
guere dalle sue congeneri. 

Il tipo di essa vive nei dintorni di Salò, ove si trova 
colle sue macchie caratteristiche assai vivaci, e conchiglia 
liscia e lucente; entrando per V. Sabbia si allarga sensi- 
bilmente all'ultimo anfratto, l'apertura quindi è più grande 
e l’ombilico più aperto, perde in parte la sua lucentezza e 
sì fa più striata; salendo sui monti verso il Passo di Nota 
perde le macchie caratteristiche, diventa rugosa, più de- 
pressa, di color giallognolo e avvicinandosi alla Val Ve- 
stino si trasforma nella Gobanzi; salendo pel Monte Baldo, 
il guscio diventa più solido, largamente umbilicato e striato, 
l’ultimo giro un poco compresso, costituendo una distinta 
varietà. 

Nella mia collezione ho distinta questa forma nel modo 
seguente: 


HELIX cOLUBRINA Jan (tipo) — Salò. 
« var. nubila, Kobelt — Monte Suello. 
« var. fransiens, Adami — Vesio-Monte Nota. 
« var. Baldensis, Villa — Monte Baldo. 


der: var. Medoacensis Adami — Val Brenta. 


— 214 — 


L’H. Gobanzi Franefld., sebbene evidentemente da que- 
sta derivata, la ritengo fornita di tal numero di caratteri 


da separarnela specificamente.. 


6. Helix Nicolisiana, Adami. 
Fig. 4, 5, 6. 


Testa valde depressa, subsolida, albida, vel cinereo- 
cornea, spira prorsus explanata, oblique striata, fusco 
unifasciata, apice corneo, glaberrimo; anfractus 6 sub- 
planulati vel convexiusculi, sutura profunda divisi, ultimus 
supra valde compressus, obtuse angulatus, antice parum 
discendens, basi subplanulatus; latissime perspective um- 
bilicata; apertura subovata rotundata, intus flatida; pe- 
ristoma albo-sublabiato: marginibus distantibus, basali vix 
reflexo, columellari non dilatato. Diam. 22-27 mm., Lat. 
1-8 '/, mm. 

Habitat in montibus Zevola et Tre Croci, provincia 
Vicentina. 


Questa nuova forma, ch'io ritengo affatto distinta dalle 
sue congeneri, ha dei caratteri comuni tanto colla Presti 
che colla frigida, senza però essere nè l'una nè l’altra. 
La sua conchiglia è assai depressa e quasi piana, medio- 
cremente solida (molto meno che la frigida) di color bian- 
castro o corneo cenerognolo secondo l’età degli esemplari; 
è obliquamente e quasi sottilmente striata, (meno striata 
che nelle due specie sunnominate); essa è ornata da una 
fascia bruna poco larga e un poco più vicina alla sutura 
che nelle altre forme del gruppo della cingulata, la fascia 
è visibile anche nell'interno dell’apertura; l'apice corneo è 
piccolo e molto lucente. Ha sei anfratti quasi piani od ap- 
pena un poco convessi, separati da una sutura relativamente 
profonda, l’ultimo giro è al di sopra mol'o compresso, ed 
ottustmente angolato, e solo un poco inclinato presso il 


— 215 — 


[N 


margine superiore; al di sotto è pure compresso e pianeg- 
giante: è largamente e apertamen'e umbilicata prospettando 
tutti 1 g'ri della spira; l’apertura ovale rotondata è inter- 
namente di color fulvastro; il peristoma leggermente incras- 
sato ha i margini relativamente molto distanti, l’:nferiore 
appena leggermente ripiegato ed il columellare che non 
si espande affatto attorno all’ umbilico. 

Le dimensioni variano negli esemplari e in generale quì 
si osserva che sono più piccoli quelli più elevati: quelli da 
me raccolti sono compresi nei seguenti limiti: Diam. 22, 
27 mm. Altezza 7-8 mm. Vive abbastanza frequente accan- 
tonata in una breve zona sulle creste dolomitiche di Monte 
Zevola e delle Tre Croci presso il passo»della Lora all’ori- 
gine della Valle d’Illasi ad un’elevazione fra 1650 e 1900 
m. circa sui confini della provincia di Vicenza con quella 
di Verona, senza però penetrare in questa. Chi traversa il 
passo della Lora se non sale verso il Monte Zevola e pe- 
netra nei dirupi che sovrastano la Val dell’Agno non si 
accorge della presenza di questa forma, che appunto forse 
per questo motivo è sfuggita finora alle ricerche dei ma- 


lacologi. i 


Questa nuova forma si distingue dalla H. frigida pel 
tessuto meno solido, pel guscio meno calcareo, per avere 
un mezzo giro di meno e perla compressione dell'ultimo, 
per apertura meno rotonda, sutura meno scolpita, striatura 
meno sottile, minor deflessione dell'ultimo giro, forma più 
depressa e finalmente per aver l’ultimo giro un poco dilatato. 

Si distingue invece dalla Presti per forma più depressa 
e per più sottile striatura, per minor dilatazione e defles- 
sione dell'ultimo giro, per apertura più ovale e un poco 
meno obliqua, per il peristoma non reflesso e pei suoi mar- 
gini maggiormente distanti, per mancanza delle fascie bian- 
che laterali alla fascia bruna, pel guscio più calcareo negli 
esemplari molto adulti, per l’umbilico più allargato e final- 
mente per maggior depressione dell’ ultimo giro. 


— 216 — 


L'animale ha le stesse abitudini della frigida. 

Questa forma il De Betta l’ascrive alla H. insubrica (!), 
che come si sa, è una semplice mutazione della. frigîda; 
infatti al primo aspetto si è tentati di ritenerla per varietà 
di questa specie, ma un più attento esame ci persuade fa- 
cilmente che essa deve ritenersi per distinta sia da questa 
che dalla Presli, per una serie di caratteri costanti e di 
valore specifico incontestabile, che quì mi giova ripetere, 
cioè forma più depressa, ultimo giro compresso ed ango- 
loso, minor deflessione, tessuto e striatura diversa, e pei 
margini mediocremente distanti. 

Per tutte queste ragioni io credo poterla distinguere da 
tutte le numerose congeneri del gruppo della cingulata con 
una particolare denominazione, e mi pregio dedicarla al- 
l’egregio Cav. Enrico Nicolis quale omaggio di ammirazione 
al valente illustratore della Geologia Veronese. 


7. Helix Bonaldai, Adami. 
IRE TARGA 


Testa porcellaneo candida, subpellucida, aperte umbili- 
cata, subconica vel convexra, nitida subtilissime striatula, 
supra et infra hyalino-fasciata; apice perlaevi, hyalino, 
glaberrimo; anfractus 6 converi, regulariter accrescentes, 
ultimus teres, antice sensim descendens; apertura rotun- 
data, paululum obliqua; peristoma acutum, intus albo via 


() Avendo nel settembre del 1883 esplorato minutamente la cresta 
del Monte Baldo e specialmente i dintorni della sua più alta vetta, quella 
del Telegrafo, non ho potuto raccogliere un solo esemplare dell’ A. fri- 
gida, nè trovarne alcuna spoglia. 

Poco sotto la cresta a circa 250" di differenza di livello si trova in- 
vece la colubrina. — Non è per me nuovo il fenomeno di trovare scom- 
parse completamente da una località delle specie, che pochi anni prima 
vi aveva raccolto in gran quantità. Non ho mai potuto spiegarmi la 
causa di queste emigrazioni entro limiti di tempo così brevi, 


— 217 — 


incrassato, marginibus approxrimatis, collumellari non di- 
latato. Diam. 16 mm., Lat. 9 mm. 
Habitat prope Brixia. 


Conchiglia candida e lucente d’aspetto porcellaneo se- 
mitrasparente, coll’apertura ombelicale discretamente allar- 
gata; spira convessa e talora quasi conica, ornata al di sopra 
ed al di sotto da fascie jaline, che coll’animale vivente 
sembrano azzurre, le inferiori sono spesso fuse insieme od 
interrotte; sottilissimamente striata, coll’apice assai piccolo, 
jalino ed assai lucido; ha 6 anfratti, regolarmente crescenti, 
coll’ultimo perfettamente rotondo e quasi doppio del penul- 
timo con una deflessione in avanti appena accennata: l’ aper- 
tura.è perfettamente rotonda ed alquanto obliqua, il peri- 
stoma sottile ed acuto più o meno remotamente ingrossato 
da un leggero e talvolta appena apparente strato conchi- 
gliaceo; i margini sono piuttosto ravvicinati, il columellare 
solo di rado si espande sopra la regione umbellicale. Le 
dimensioni ordinarie di questa forma sono 16 mm. di Diam., 
9 mm. d'altezza. 

Vive presso Brescia fra Porta Cremona e Porta Venezia 
e più precisamente presso il corpo di guardia della polve- 
riera ove venne scoperta dal Sig. Carlo Bonalda appassio- 
nato ed intelligente cultore di scienze naturali al quale mi 
pregio dedicarla. 

Questa forma nuova che aveva ritenuto come semplice 
caso di albinismo dell’H. ammonis A. Schm. alla quale molto 
sì avvicina per la forma, deve essere invece separata e di- 
stinta per i seguenti caratteri; forma più convessa del tipo 
della ammonis, colorito più candido e lucente, striatura più 
sottile, fasciatura jalina, apertura più rotonda, margine e 
labbro sempre candido, tessuto meno solido e mancanza di 
quella dilatazione dell’ultimo giro abbastanza apparente nel- 
l’ammonis. Anche l’animale presenta una colorazione azzur- 
rognola simile a quella delle Hyaline. Vivendo e moltipli- 


— 218 — 


candosi in numerosa famiglia, benchè in un'area assai ri- 
stretta, non può ritenersi un semplice caso d’albinismo, ma 
bensì una forma distinta che si propaga con una serie di 
caratteri costanti, e precisi che la fanno distinguere da 
tutte le altre forme del sottogenere Xerophila. Il Sig. Bo- 
nalda ne raccolse oltre a 40 esemplari ed io stesso ho 
constatato sul luogo, la sua continua propagazione. 


8. KIelix meridionalis Parreyss ('). 


Non rara nei dintorni di Bari: appartiene al gruppo 
della profuga, A. Schm., dalla quale si distingue per forma 
più depressa, minori dimensioni, per sottile costulazione vi- 
sibile specialmente sull'ultimo anfratto e per una maggior 
larghezza dell'apertura umbellicale. Corrisponde perfetta- 
mente ad esemplari tipici che ho dell'Algeria e perciò non 
esito ad ascrivere quelli di Bari a questa forma, che per 
la prima volta viene indicata in Italia. 


9. Helix Mariannae, Kobelt. 


Ho raccolto nell'agosto del 1882 alcuni esemplari di 
questa forma a Cassano delle Murgie in Provincia di Bari, 
nei muri a secco e negli anfratti del calcare cretaceo-ippu- 
ritico. Il Kobelt la raccolse abbondante a Trami, ma io non 
ebbi la fortuna di trovarla nè qui nè a Barletta nè a Mol- 
fetta ove per breve tempo feci delle ricerche. È in com- 
plesso una bella forma del gruppo della Carseolana Fer., 
priva d’umbilico. 


10. Hlelix austriaca Miihlfeld. 


Indico per la prima volta questa specie vivente sulla 
destra del Tagliamento, avendola io stesso raccolta presso 


Spilimbergo nella sua più comune varietà a cinque fascie 
(albida luteola). 


(1) Parreyss apud Mousson, 1859. 


— 219 — 


11. EIelix pomatia, Linneo. 


Var. Lagarinae Adami. 


Ecco un’altra specie di non dubbio valore, che smen- 
tisce l’ erronea credenza che i molluschi terrestri coll’ ele- 
vazione del loro habitat diminuiscono le dimensioni: delle 
loro conchiglie. Nei monti della Valle Lagarina nel Tren- 
tino (') (V. Adige) sale fino ad oltre i 1300 m. dal fondo 


(') In generale, anche nelle persone colte, quando si tratta di no- 
minare il Trentino, si usa l’espressione erronea di Tirolo o Tirolo Me- 
ridionale. Ciò dimostra che gl’italiani non conoscono la geografia della 
loro patria e in molti è comune credenza che il Tirolo Meridionale sia 
un paese per lo meno semitedesco. Ai Trentini, che venerano e stimano 
i prodi, laboriosi e onesti abitanti del Tirolo, rineresce il sentirsi acco- 
munare ad una nazione per la quale, per quanto grande sia la loro stima, 
preferiscono la propria cioè l'italiana, alla quale appartengono per storia, 
costumi e per tutti i caratteri etnografici che distinguono i popoli di- 
versi della terra, non meno che per i sacrifici fatti per la redenzione 
d’Italia. È da oltre un secolo che la fine politica austriaca ha reso questo 
errore, dirò così popolare, contro al quale però ha sempre protestato il 
Trentino in mille modi, dei quali io quì voglio citarne uno solo, nel 
Sonetto che il celebre Clementino Vannetti di Rovereto scriveva all’ illu- 
stre suo amico il toscano Antonio Marocchesi, protestando contro il nome 
di Tirolo ingiustamente imposto al Trentino. Infatti, poichè si chiamano 
Napolitani quei di Napoli, Modenesi quelli di Modena e così via non si 
capisce perchè quelli di Trento non s’ abbiano a chiamare Trentini; ma 
ecco senz'altro il citato sonetto: 


Del Tirolo al governo, o Marocchesi, 
Fur queste valli sol per accidente 
Fatte suddite un dì, del rimanente 
Italiani noi siam non Tirolesi. 


E perchè nel giudizio dei paesi, 
Tu non la sgarri con la losca gente 
Che le cose confonde e il ver non sente, 
Una regola certa io quì ti stesi. 


Quando in paese verrai dove il sermone 
Trovi in urli cangiato, orrido il suolo, 
Il sole in capricorno ogni stagione, 

Di manzi e carrettieri immenso stuolo, 
Le case aguzze e tonde le persone; 
Allor di’ francamente, ecco il Tirolo. 


CLEMENTINO VANNETTI. 
x Rovereto 1794, 


— 220 — 


della Valle principale (200 m.) assumendo sempre mag- 
giori dimensioni e così colossali come in nessuna altra 
parte della sua vastissima area. I massimi esemplari hanno 
fino 70 mm. d’altezza per 58 mm. di diametro e sono fre- 
quentissimi esemplari di dimensioni un poco minori citati 
dagli autori come massimi; è appunto questa varietà che 
indicò col nome di Lagarinae. Nel 1883 (settembre) rac- 
colsi un esemplare di mm. 55 di altezza per 45 mm. di dia- 
metro al passo della Pertica fra Val d’Illasi e Val dei 
Ronchi a circa 1600 m. d’altitudine. Oltre le sue colossali 
dimensioni, questa varietà sì distingue in generale per co- 
lorazione quasi uniforme fulvastra oscura, e per mancanza 
delle fascie. 

La pomatia viene nel Trentino raccolta in grandi quan- 
tità in appositi cocleari di vimini intessuti a graticcio per 
essere consumata quale cibo graditissimo nell’ inverno. Pri- 
gioniera non raggiunge mai le dimensioni colossali come 
allo stato libero. 


12. Helix vestita, Ramb. ('). 


Frequente a Foggia nel giardino della Villa nei luoghi 
ombrosi. Si distingue dalla conspurcata Drap., per essere 
più largamente umbilicata, meno striata e per la peluria 
assai più breve che la ricopre. Gli esemplari morti per- 
dono presto ogni traccia della peluria. Negli altri caratteri 
non differisce punto dall’H. conspurcata Drap. della quale 
dovrebbe considerarsi semplice varietà. 


13. Bulimus tridens, Mill. 


Var. eximins Rossmissler. 


Frequenti le spoglie nei dintorni di Acquaviva delle Fonti 
nel Barese negli anfratti delle roccie a fior di terra e negli 


(') In Westerlund op. cit. pag. 112. 


— 221 — 
oliveti. Si distingue dal tipo della specie per dimensioni 
assai maggiori e per forma più globulosa. Lunghezza 14-17 
diametro 6-6 ‘/, mm. Questa varietà è nota finora solo della 
Dalmazia e dell’ Austria ed è indicata negli antichi catalo- 
ghi col nome di Torquilla Spreta Z. 


14. Pupa avenacea., Brug. 
p C) s 


Questa specie trovasi comune ed assai abbondante in 
tutta la zona calcarea fra il lago di Garda e la valle del 
Cismon da me esplorata, variabilissima per dimensioni, co- 
lorito, lucentezza, numero e disposizione delle pliche, pel 
numero dei giri e loro variabile convessità. In mezzo a que- 
ste varietà che sarebbe assai difficile di ben definire, non 
posso a meno di citare le due seguenti che si presentano 
con caratteri molto distinti. 


Var. pliculata Adami. 


Testa subfusiformis, brunnea, apertura infra suban- 
gulata, intus fusca, plicae palatales 5 subaequales, mar- 
gine columellari plicatulo: anfractus 8-9, Long. 8-9 mm. 
EIA 

Habitat in altis montibus calcareis Vallis Ilasyi (Monte 
Malera, Zevola, et Campobruno) Provincia Veronense. 


E una forma assai prossima alla megachilos Jan; le pliche 
non sono sempre costanti e solo negli esemplari molto adulti 
sì trovano i caratteri sovra indicati. Salendo per la Valle 
d’Illasi verso i 1600 m. d’altezza, comparisce questa varietà, 
che ho pure riscontrato quasi identica sulla cresta del Monte 
Baldo. Sembra che la P. avenacea coll’innalzarsi sul livello 
del mare vada trasformandosi nella megachilos, la quale 
infatti raccolsi in esemplari tipici presso le creste dei Monti 
della Posta e di Campobruno nella stessa Valle d’Illasi. 


O 
L'altra varietà che si trova accidentalmente in molte 


località ed è frequente a Breonio è quella, che nélla mia 
collezione distinguo col nome di var. Lessinica. 


Elongata, fusca, apertura irregulariter subangulata, 
indentata, Anf. 8-10, Long. 8-11 mm. Lat. 2‘/, mm. 


Si distingue per la forma assai allungata, color più fosco, 
semilucente, coll’apertura coi margini acuti e irregolarmente 
più o meno angolaia alla base senza alcuna plica o callo- 
sità e solo qualche volta se ne vede alcuna appena rudi- 
mentale. 


15. Pupa doliolum, Bruguière. 


Ne raccolsi un esemplare vivente lungo la strada GChie- 
sanova ai Tracchi sui Monti Lessini, sul margine di un fitto 
bosco di faggi. È questa la stazione più occidentale di que- 
sta specie finora precisamente conosciuta, e per questo solo 
motivo la ho citata. Essa ricompare solo nel Piemonte. 


16. Pupa granum, Linneo. 


Var. meridionalis Adami. 


Testa subcylindrica, striata, anfractus convexi, aper- 
tura 5 plicata, peristoma non expanso, marginibus non 
conniventibus..... 


Differisce dal tipo del settentrione per forma cilindrica 
meno attenuata, per striatura più marcata, per gli anfratti 
più convessi e per l'apertura con sole 5 pliche mancandone 
due palutali; il peristoma non si espande affatto e i mar- 
gini sono completamente staccati e distanti. Ho raccolto le 
spoglie di questa forma in numero considerevole nei sedi- 
menti del torrente che sbocca nel mare a Noicataro presso 
Bari quasi sempre in esemplari perfettamente ecuali. La 


PERI 


— 223 — 


loro colorazione è in generale più chiara di quelli dell’alta 
Italia, ed hanno anche un diametro un poco maggiore. 


17. Clausilia Laurae, Adam). 
Rie ORE: 


Testa parva, anguste rimata, cylindraceo-fusiformis, 
solidula, nitida, cornea vel corneo flavescens, irregulari- 
ter striata; apice obtuso; anfractus 10-11 convesiusculi, 
regulariter accrescentes, ultimus basi gibbus, antice di- 
stincte costulato-striatus; sutura linearis, papillis minutis 
albis ornata; apertura late-ovalis, sinulus amplus, pala- 
tum callo albo pertenuis profunde munitum; peristoma al- 
bidum, subconexum aut disjunctum, reflexiusculum; la- 
mellae mediocres, supera brevis ad marginem non attin- 
gens et a lamella spiralis disjuncta, infera curvata, antice 
obliqua, profunda, simplex; plicae palatales. 3, quarum 
prima valde elongata, media parva, tertia longior, prima 
et secunda cum callo palatali junctae, tertia valida ad si- 
nuosttatem clausilium spectans; plica subcolumellaris sub- 
emersa, conspicua, antice arcuata. 

Clausilium emarginatum, canaliferum, incurvum, si- 
nuatum, tenuissime pediculatum. — Long. 10-11 '/, mm. 
Diam. 5 mm. 

Habitat prope Foggia in Apulia. 


Conchiglia in generale piuttosto piccola, di forma cilin- 
drica fusiforme, poco solida, lucente di color corneo o cor- 
neo flavido, visibilmente striata in modo irregolare: l’ apice 
è piccolo ed ottuso: ha 10 od 11 anfratti alquanto convessi, 
regolarmente crescenti, i primi due assai lucenti eglisci, 
gli altri bene striati in ragione dell'età, i tre ultimi giri 
‘uguagliano quasi la lunghezza di metà della conchiglia, 


l’ultimo giro è gibboso e compresso alla base e nella sua 
parte anteriore distintamente costulato-striato. Sutura me- 


— 224 — 


diocre ed ornata di eleganti papille bianche, meno che sui 
primi giri; l'apertura è largamente ovale, un poco com- 
pressa a destra, rotonda alla base, col sinulo ampio e solo 
ben distinto negli esemplari adulti; il palato porta una cal- 
losità poco marcata, profonda, e poco estesa; il peristoma 
non è continuo, o lo è raramente, spesso staccato del tutto, 
o coi margini muniti da un callo conchigliaceo piuttosto 
spesso allo sbocco della lamella superiore, lievemente ri- 
svolto. Le lamelle sono mediocremente robuste, la superiore 
breve poco elevata, non raggiunge il margine ed è stac- 
cata dalla lamella spirale, terminando fra questa e la su- 
periore, mantenendosi però più vicina alla spirale, l’' infe- 
riore è curvata, flessuosa, non duplice, nemmeno negli esem- 
plari più adulti; è piuttosto interna: ha tre pieghe palatali, 
la prima molto lunga, piccola la media e la terza mediocre, 
la prima e terza si fondono nel callo palaiale, la terza è 
assai robusta e serve all’inserzione della subincisura del 
clausilio; la piega subcolumellare è profonda, ma robusta 
ed arcuata sul davanti. Il clausilio è smarginato, mediocre- 
mente largo, canaliforme e ricurvo con una leggera inci- 
sura alla parte inferiore ed ha un pedicolo assai breve e 
sottile. Lunghezza dai 10 agli 11('/, mm. Diam. circa 3 mm. 

Io la raccolsi a Foggia nel bosco del giardino pubblico 
detto la Villa, e lungo i margini della strada che porta a 
Manfredonia, sempre in esemplari quasi isolati sotto le cor- 
tecce degli alberi, e le foglie morte di una specie di cardo 
comune in tutta la regione meridionale. 

Raccolta nel 1882, già fin d'allora l’aveva riconosciuta 
per nuova specie, ma solo ora ho potuto studiarla avendo 
ritrovato lo scatolino che conteneva i 30 esemplari raccolti 
che credevo definitivamente smarrito. 

Questa nuova forma appartiene alla sezione Clausiliastra 
Pfr. o Marpessa M. Tand.; ma potrebbe anche esser la base 
di una nuova sezione, attesochè a differenza delle forme 
comprese nelle sezioni nominate essa è sempre papillifera. 


— 2250 — 


A primo aspetto rammenta la CI. solida, o qualche forma 
cornea della CI. papillaris, ma l'ispezione del palato av- 
verte tosto l'osservatore che essa non ha nulla a ‘che fare 
con questa specie. i i 

Essa forse potrebbe aver qualche analogia colla CI. po- 
lita. Parr., ma io non ho mai potuto vedere questa specie 
indicata dell'Abruzzo in nessuna delle collezioni italiane a 
me note, e non mi è mai riuscito poterla avere dal noto 
Parreyss autore e negoziante di conchiglie a Vienna. Ne 
giudico solo dalla descrizione data da Westerlund e da 
Schmidt, ma benchè vi possa apparire una qualche somi- 
glianza io non esito a dichiararla abbastanza distinta spe- 
cificamente, per essere costantemente papillata, avere un 
color corneo giallastro e non verdognolo, è più fortemente 
striata ed ha un minor numero di pieghe palatali e non 
ha inoltre la fascia fulva caratteristica sull'ultimo giro 
come la polita. Io possiedo nella mia collezione quasi tutte 
le altre forme di questo gruppo e non trovo alcuna specie 
colla quale :paragonarla. | 

Dedico questa elegante Clausilia alla mia dilettissima 
moglie Laura, che eccitandomi a riprender questi amenis- 
simi studi, mì procurava l'occasione di farne la scoperta, 
a lei perciò interamente dovuta ('). 


18. Clausilia Paroliniana, De Betta (?). 


Var. intermedia Adami. 


Testa albido subcostulato-striata, exilis, sutura saepe 


(') Qualcuno pretenderà trovarmi in flagrante violazione delle leggi 
sulla nomenclatura malacologica, ma io mi eredo in diritto ed anche in 
dovere di dare la più larga interpretazione al noto precetto di Linneo: 
« Nomina conchyliorum bene meritorum memoriam conservandam, con- 
structa, sancte servo ». Del resto queste povere leggi ebbero a soppor- 
tare benSaltri strappi! 

(@f De Betta e Martinati. Moll. terr. e fluv. delle Prov. Venete 1855, 
f, IR 


Bull. della Soc. Mal. It. Vol. XI. 15 


— 226 — 
albo filosa, peristoma continuum, solutum non margina- 
tum, expansum. 


. Questa elegantissima specie, poco nota e ancor meno 
sparsa nelle collezioni, trovata finora soltanto sulle rupi 
calcaree presso le celebri grotte d’Oliero in V. Brenta (in soli 
due esemplari conservati dall’egregio autore Comm. De 
Betta), fu in seguito raccolta molto più in alto verso l’ alto- 
piano d’Asiago dal compianto Capitano Stefanini, ma in 
esemplari alquanto diversi dal tipo specialmente per meno 
robusta costulazione. Nel settembre del 1883 ho per due 
volte esplorato il terreno fra Valstagna e Oliero, ma non 
vi potei raccogliere alcun esemplare tipico, e solo assai 
raramente trovasi una forma esile con costicine rudimen- 
tali, peristoma esilissimo, continuo e staccato, che segnano 
un interessantissimo passaggio della Cl. Stenzi alla Paro- 
liniana. Qualche esemplare ne raccolsi pure nei dirupi sopra 
Cismon, mancante quasi sempre della filettatura bianca 
suturale. 

I pochi esemplari della specie sparsi nelle collezioni 
sono dovuti .alla generosità del mio compianto amico Ste- 
fanini, ma non sono tipici come quelli citati della colle- 
zione De Betta. Essi appartengono tutti alla var. inter- 
media. 

Io ho esplorato minutamente le grotte di Oliero ove ebbi 
notizia che vi fu pure la Marchesa Paulucci, ma non trovai 
altro che la varietà da me accennata, ed anche questa 
molto rara. 


LI 


19. Clausilia plicatula, Drap. 


Var. latecostata Adami. 


. 


Spira valde attenuata, violacescenti-fusca, valide di- 
stanter costulata, costis subflexuosis, callus validissimus, 
peristoma continuum, interlamellare ter vel quater plicu- 


Miti 


— 227 — 
latum, lamella infera immersa, simplex. Anf. 13; Long. 11 
mm. lat. 2 mm. 
Habitat prope Fonzaso in Valle Cismon. 


Elegantissima e svelta forma che si distingue da tutte 
le sue congeneri per le costicine assai robuste, molto di- 
stanti e mediocremente fiessuose, per una colorazione vio- 
lacea molto scara, pel robustissimo callo parallelo al mar- 
gine che occupa tutta la regione palatale; lo spazio inter- 
lamellare è sempre contrassegnato da tre o quattro pie- 
ghette assai marcate, e la lamella inferiore è molto interna 
e semplice, mentre in generale è sempre ramosa. Fra le 
molte varietà che io conosco e posseggo di questa specie 
tanto sparsa e tanto mutabile, non ne trovo alcuna che le 
possa rassomigliare. La raccolsi in due località nelle imme- 
diate vicinanze di Fonzaso lungo i margini della strada che 
viene da Val di Brenta. 


20. Pomatias septemspirale, Razoum. 


Var. gardensis Pini ('). 


Questa varietà che l’ egregio suo autore ha raccolto lungo 
la strada da Salò a Toscolano, è comune a tutto il basso 
Trentino e specialmente nei dintorni di Rovereto ove con- 
vive colla specie e col Pomatias Gredleri West. 

Si distingue dalla precedente varietà per forma più svelta 
e più conica, per costulazione più robusta e per l’ultimo 
giro più dilatato; gli altri caratteri differenziali sono di poco 
valore dipendendo specialmente dall’età del mollusco. Io 
ho trovato qualche raro esemplare ben caratteristico in 
mezzo alle numerose famiglie di P. septemspiralis che 
vivono su tutti i muri a secco e tutte le rocce calcaree della. 


(') Pini. Novità malacologiche. Atti Soc. It. di Sc. Nat. Vol. XXVII, 
1884 pag. 33. 


— 228 — 


Valle Lagarina. La costulazione si fa più robusta coll’ele- 
vazione. Questa elegante forma trovasi assai sparsa in tutti 
i Lessini, ed è molto comune nei dintorni di Fonzaso in Val 
del Cismon. 


21. Pomatias Philippianum, Gredler ('). 


La dispersione di questa elegantissima forma è poco 
estesa ed il De Betta non s’ingannava punto allorchè fin 
dal 1870 giudicava potersi ritenere questo Pomatias parti- 
colare alle località montuose del Veronese. Essa comparisce 
alla Chiusa, è eccessivamente abbondante nei dintorni di 
Caprino e lungo la destra dell’ Adige, sale sul Monte Baldo 
fin poco sopra l’altezza d'Ime (1400 m. circa) e si esten- 
de a nord fino alla depressione di Mori ove è rarissi- 
mo ed ove viene sostituito dalle precedenti due forme. 
Traversa l'Adige ma non oltrepassa la Valle di Squaranto, 
nella quale io non potei raccoglierlo. Nei Lessini si trova 
assieme al patulus, al septemspiralis ed al Gredleri. La 
varietà decipiens è frequentissima in Val Pantena special- 
mente nei dintorni di Bellori ove fa graduale passaggio al 
patulum e così pure presso Fumane in Val Pollicella; la 
var. pachystoma è abbondante a Breonio nei dirupi sopra 
Peri e alle falde del Corno d’Aquiglio. 

Il Pom. Philippianum non trovasi sul versante occiden- 
tale del Baldo, almeno da quanto posso giudicare dalle mie 
ricerche, che furono negative lungo tutto il tratto del Con- 
fine di Navese fino a Garda. 


22. Pomatias Henricae; Strobel. 


Var. illasyacus Pini (?). 


Il Pom. patulus tipico nei Monti Lessini, non trovasi 
che nei dintorni di Verona, in Val Pantena e Val Policella, 


(') Gredler. Drittes Programm des Gymnasiums in Bozen. 1853. 
(*) Pini. Op. cit. pag. 36. 


— 229 — 


e in generale nella bassura mentre più ad oriente nell’ele- 
varsi per i monti si trovano solo delle forme appartenenti 
al Pom. Henricae. Esaminando molti esemplari del Vero- 
nese dell’una e dell'altra specie è ben difficile l’indicare 
ove finisce l’una ed ove incomincia l'altra. Risalendo la Val 
d’Illasi mentre presso lo sbocco si trova il patul/us, appena 
internati nella valle s'incontra l’ Henricae, il quale al di- 
sopra di Giazza, ultimo villaggio della valle ed ove si parla 
ancora l’antico dialetto Cimbro, specie di tedesco antiquato, 
la conchiglia diventa più costulata, i giri della spira più 
convessi acquistando un aspetto che lo fa tosto distinguere 
dalle altre forme dell’ Henricae. Si raccoglie frequentemente 
sulle rupi che fiancheggiano la valle e specialmente sui 
massi rotolati alla località ove il sentiero passa sulla sini- 
stra della valle, a circa mezz'ora di strada a monte di Giazza. 
Con caratteri meno salienti si trova fin sulle più alte creste 
della testata della Valle e scende anche verso Recoaro nella 
vicina Valle dell’Agno. Il punto più elevato ove io lo rac- 
colsi è presso il passo della Pertica sul sentiero di Campo- 
bruno. È questa varietà che il Pini distinse col nome di 
illyasicus. i 


23. Pomatias Hienricae, Strobel. 


Var. Strobeli Pini ('). 


DI 


Questa nuova varietà è straordinariamente abbondante 
nella Valle del Brenta fra Cismon e Valstagna, mentre più 
a monte trovasi nell’alta valle il tipo dell’ Henricae. Pini 
la distingue dal tipo per forma più turrita, per superficie 
più levigata, per giri di spira un poco meno convessi e per 
la robustezza interna del peristoma, ed io vi aggiungo per 
colorazione tanto interna che esterna più oscura e per mag- 
gior lucentezza. Ciò che non arrivo a distinguere in questa 


(‘) Pini. Op. cit. pag. 34. 


— 230 — 


varietà è la subcarenazione dell’ ultimo giro, che negli esem- 
plari numerosissimi da me raccolti non esiste affatto, mentre 
è assai notevole in essi una zona bianca ed estesa attorno 
alla perforazione umbelicale. 


24. Pomatias Henricae, Strobel. 


Var. lissogyrus Westerlund ('). 


A primo aspetto non si saprebbe distinguere questa dalla 
precedente varietà, ma confrontando attentamente molti 
esemplari si viene a riconoscere nel lissogyrus un minor 
numero di giri, forma più slanciata, colorazione più pallida; 
i giri appariscono subangolosi alla sutura, e leggermente 
striati, coll’ultimo insensibilmente subcarenato. Vive nei 
dintorni di Fonzaso sulle rupi calcaree e sui muri a secco 
ed io lo trovai assai abbondante lungo il sentiero che sale 
a Faller. Questa nuova varietà fu pubblicata fin dal 1881 
da Westerlund negli Annali dell’ Accademia di Stocolma, e 
fu specialmente così denominato per la mancanza della co- 
stulazione sui giri centrali che è la caratteristica princi- 
pale del Pom. Henricae. Fu scoperta da Pini in V. Sugana 
nel Trentino. 

Benchè tutte le accennate varietà del Pom. Henricae 
abbiano caratteri bene distinti, tuttavia devo accennare che 
il passaggio dall’una all'altra è così insensibile, che si tro- 
vano numerosi esemplari che non si sa a quale varietà 
ascrivere, e che spesso nella stessa famiglia gli esemplari 
non sono tutti eguali. 

Del resto è cosa sempre commendevole il definire tutte 
le differenze che la natura ci viene indicando nelle sue varie 
forme, ed io desidero soltanto che la diligenza impiegata 
recentemente dai nostri più attivi cultori di malacologia nel 


(‘) Westerlund. Malakologika bidrag, in: Ofversigt of K. Vet. Aka- 
‘demiens, Forh. 1881. N.° 4 e Stockolm. 


— 251 — 


moltiplicare le forme del genere Pomatias, abbia ad appli- 
carsi anche ad altri generi e specie nei quali si è usato 
un sistema di troppo avara restrizione. 


Brescia, 10 Settembre 1885. 
MN 


Re —MOLCUSERI:RBEUVPATILI: 
l. Limnaea stagnalis, Linn. 
Var. violacea Adami, 


Testa solida, spira mediocris, violacescenti-cornea, ni- 
tida; anfractus ultimus irregulariter strigatus, sutura 
albo-filosa, marginata. Long. 55 mm., Diam. 25 mm. 

Habitat in parvulo lacu dicto PRÀ DALL’ALBI prope 
Pomarolo: provincia Tridentina. 


Questa varietà si distingue da tutte quelle conosciute, 
per maggior solidità, pel colorito violaceo molto intenso 
specialmente al principio della spira, per l’ultimo giro assai 
rugoso e irregolarmente strigato, e quasi impercettibilmente 
angoloso, pel labbro interno largamente dilatato e final- 
mente per la sutura ornata da una filettatura bianca e quasi 
sempre marginata. 

La colorazione violacea è molto appariscente quando la 
conchiglia contiene l’animale ancora vivente, ma col tempo 
diventa più languida. 

Vive abbondante in un piccolo lago paludoso detto Prà 
dall’Albi sui monti calcarei presso Pomarolo, nella provin- 
.cia di Trento. 


2. Pisidium Piattii, Adami. 


Concha parva, ovalis, ventrosula, exilis, nitida, taenuis- 
sime regulariter striata; epidermide albido-luteola; um- 


—- 232 — 


bonibus prominulis, rotundatis, corrosis, parum antice 
approximatis; margine superiori valde arcuato, posteriori 
truncato, subrecto; inferiori laeviter convexro; anteriori 
valde elongato; dentibus cardinalibus in valva dextra 
duobus, interno breve, obtuso, externo depressiore, lamel- 
lis lateralibus validis, elatis, elongatis; dente unico in valva 
sinistra, obliquo, obtuso, lamellis lateralibus duobus, in- 
terna breve, incospicua, externa valida, elata, crassiu- 
scula, elongata; ligamento minimo, esterno; intus pallide 
margaritacea. Long. 3 mm., Lat.2, 5 mm., Diam. 1,7 mm. 
Habitat in lacu Benacensi prope Sirmione. 


Conchiglia delle più piccole del genere, sottile, di forma 
ovale alquanto ventricosa e lucente, sottilmente e unifor- 
memente striata, coll’epidermide di color giallognolo: gli 
umboni alquanto prominenti, sono rotondi, estesi ed un poco 
corrosi, e un po’ ravvicinati alla parte anteriore che è re- 
lativamente molto allungata, mentre la posteriore è tron- 
cata: il margine superiore è molto arcuato, il posteriore 
troncato e quasi retto, si raccorda col margine inferiore 
con un angolo molto ottuso; l’inferiore un poco convesso, 
il posteriore allungato e molto convesso si raccordano ad 
angolo acuto: la valva destra porta due denti cardinali assai 
ravvicinati, dei quali l'interno è breve, ottuso, ed alquanto 
prominente, l'esterno più breve e più depresso, i denti la- 
terali molto robusti colle lamelle esterne robuste e spor- 
genti; la valva destra ha un sol dente cardinale centrale 
obliquo, impresso e alquanto ottuso; i denti laterali sono 
doppi, gli esterni assai brevi e depressi, gli interni robusti, 
colle lamelle estese e ingrossate; il ligamento è breve ed 
esterno; superficie interna di color madreperlaceo bianco 
pallido. o 

Questo piccolo Pisidium fu pescato da Don Angelo Piatti, 
professore di Storia Naturale a Desenzano sul lago di Garda, 
nelle vicinanze di Sermione, alla profondità di circa 27 m. 


— 2339 — 

L'unico esemplare che possiedo mi venne regalato gen- 
tilmente dal predetto professore, al quale mi pregio dedi- 
carlo quale omaggio di stima e d'amicizia. 

Io non conosco alcuna forma dei Pisidium italiani che 
possa essere paragonato al P. Piattii, mentre ha molta ras- 
somiglianza con qualcuna di quelle pescate a grandi pro- 
fondità nei laghi svizzeri e specialmente col P. occupatum, 
Clessin, trovato a 65 m. di profondità nel lago di Neuchatel. 
Si distingue però da questo per essere un poco più ventri- 
coso, per la parte anteriore alquanto più acuminata, pel 
margine inferiore meno convesso e per maggiore estensione 
della cerniera. 

Questa forma è notevole per gli umboni rotondati assai 
larghi in proporzione delle piccole dimensioni della conchi- 
glia, osservazione che fece anche il Prof. Clessin relativa- 
mente alla sopra indicata sua forma. Questo fatto, egli dice, 
significa che i giovani molluschi restano durante il loro 
sviluppo assai a lungo nel corpo della madre e che lì entro 
vi raggiungono una certa grossezza, ed atteso le piccole 
dimensioni dei Pisidium viventi a grandi profondità si deve 
concludere che la prolificazione loro deve essere assai li- 
mitata e in ciò si trova pure la ragione della loro grande 
rarità. Nel 1871 io ho più volte dragato il fondo del lago 
di Garda specialmente attorno Sermione, ma non ho mai 
raccolto alcun Pisidium di forme così piccole. Ebbi occa- 
sione negli anni successivi di far molte altre esplorazioni 
in quel lago, ma solo lungo le spiaggie raccolsi qualcuna 
delle specie più grandi. Il Prof. Piatti già da tempo, mi 
rimise assieme a questo Pisidium altre forme da lui pe- 
scate a quella profondità, fra le quali rammento alcune 
Neritina trifasciata e Bithynia tentaculata di forme molto 
più piccole di quelle normali che si trovano lungo le spiag- 
gie; essendo però esemplari tutti morti non ne tenni conto, 
non potendomi attestare che essi vivessero a quella profon- 
fondità, come indubbiamente colà vive il P. Piattii che fu 


— 2534 — 
pescato vivente. Ciò che ancora è più strano si è che quel 
Pisidium viveva nel fango impregnato di gaz acido solfi- 
drico sprigionato dalla sorgente termale subacquea di Ser- 
mione. ) 

In generale i Pisidium vivono nei fossi, negli stagni e 
nei corsi d’acqua poco rapidi e per mia esperienza ho os- 
servato che raggiungono le maggiori dimensioni ove tro- 
vano molta sostanza nutritiva animale e vegetale. Questa 
manca certamente alle grandi profondità e a ciò si deve 
attribuire il piccolo sviluppo della loro conchiglia. Essi tro- 
vansi anche negli alti monti nei terreni torbosi e paludosi, 
ove benchè vivano in località ricche di sostanze nutritive, 
pure non raggiungono mai grandi dimensioni in causa del 
gelo che riduce la loro vita a pochi mesi e settimane, e 
così abbiamo le diverse ragioni per le quali tanto nelle 
grandi profondità, come alle grandi altitudini le forme dei 
Pisidium sono assai piccole. 


8. Unio Bourguignatianus, Adami. 
Fio. 13, 14: 


Concha elongatissima, convexra, solida, nitida, grosse 
striato-sulcata, postice squamosa; fusco-rubiginea, vel fusco 
castanea; supra regulariter arcuata, antice abbreviata, 
subtruncato-rotundata, infra orizzontalis vel subsinuata, 
postice in rostrum medianum elongatum, latum, attenua- 
tum producta: umbonibus perquam antice approximatis, 
tumidis, prominentibus, parce tubercolosis, leviter corrosis;. 
lunula distincta, area valde elongata, impressa; ligamento 
valido, prominulo, elongato, arcuato; dentibus, cardinali 
dextero trigono, subdepresso, denticulato; cardinalibus si- 
nistris validioribus, basim-elongatis; lateralibus valde elon- 
gatis, cultellatis parum curvatis; margarita albo argentea, 
nitida; impressionibus anticis profundissimis, concentrico- 
striatis, posticis vio superficialibus, semielliptico-elongatis, 


SIT IT 


— 235 — 


palleali distincta et continua; callo marginali sub-valido. 
Long. 112 mm., Lat. 49 mm., Diam. 53 mm. 

Habitat in flumine Oglio prope Cannetto, provincia 
Mantuana. 


Conchiglia di forma assai allungata, mediocremente gon- 
fia, molto solida specialmente nei vecchi esemplari, levi- 
gata e lucente; nella parte superiore densamente e grosso- 
lanamente rugosa; nella parte inferiore e posteriore, di color 
bruno fosco che passa al marrone verso la regione umbo- 
nale; al disopra regolarmente arcuata, tanto avanti che 
dopo la regione ligamentare, colla parte anteriore breve e 
alquanto tronco-rotondata, al di sotto orizzontale o appena 
con tendenza ad essere sinuata; posteriormente, quasi tre 
volte più lunga della parte anteriore, prolungantesi in un 
rostro largo e regolarmente attenuato, mediano e talora un 
poco discendente; umboni alquanto avvicinati alla parte an- 
teriore, tumidi e prominenti, appena con pochissimi tuber- 
coli all'estremità degli apici e superficialmente corrosi; lu- 
nula ben distinta (lunga circa 15 mm. e larga 2 mm.) 
corsaletto molto allungato e impresso; ligamento robusto, 
sporgente, lungo ed arcuato, colla membrana terminale che 
si estende fino oltre le lamelle. Dente cardinale assai ro- 
busto, triangolare, piuttosto compresso e non molto elevato, 
leggermente dentellato, i cardinali della valva sinistra a 
base molto larga ed ambedue robusti; denti laterali, colle 
lamelle assai lunghe (48 mm.) un poco ricurve e mediocre- 
mente taglienti, rugose all’ estremità; internamente bianca 
margaritacea lucente, lattiginosa nei vecchi esemplari; le 
impressioni anteriori molto profonde, concentricamente 
striate, le posteriori appena superficiali, semiellittico-allun- 
gate, fuse assieme alle piccole impressioni del muscolo 
del piede; l’impressione palleale distinta e continua, il callo 
marginale mediocre, in confronto della grandezza e spessore 
delle valve, si estende fino all’altezza delle lamelle. 


— 236 — 


Gli esemplari adulti hanno quasi tutti la medesima di- 
mensione che in media sono, nei pochi che possiedo in 
lungh. 112 mm., largh. 49 mm. e spessore 33 mm. 

Questa bellissima forma vive nell’Oglio presso Cannetto 
nel così detto Oglio Morto ove fu scoperta dal cav. Tommasi. 

Dopo VU. sinuatus, è questo il più grande degli Unio 
italiani a me noto. Per la sua grandezza potrebbe parago- 
narsi a una delle grandi forme dell’ U. pictorum, viventi 
nella Sava, nel Danubio e in qualche corso d’acqua del 
Nord, ma da non confondersi con questa specie che ha il 
margine superiore retto ed orizzontale, gli umboni alquanto 
avvicinati alla parte anteriore e in generale una forma 
meno ventricosa. 

Il celebre malacologo francese Bourguignat ritiene que- 
sto Unio simile al rinchettianus Letourn., ma io non credo 
poter accettare questa sua determinazione non adattandosi 
per nessun verso la sua descrizione alla mia nuova forma; 
infatti il rinchettianus, che Servain dichiara simile al picto- 
rum, ha una forma eccessivamente ventricosa, una tinta. 
gialla passante al verde o marrone chiaro, il margine in- 
feriore mediocremente convesso con un appena sensibile in- 
flessione centrale, rostro in direzione mediana, gli umboni 
molto esteriori, il dente cardinale grosso e sovente quadran- 
golare ed infine le lamelle molto sporgenti, caratteri tutti 
che non si riscontrano nel mio nuovo Urio o solo in pic- 
cola parte. Per il che io persisto a ritenerlo per nuova, ed 
anzi per una delle più eleganti forme italiane e mi pregio 
dedicarlo all’illustre I. R. Bourguignat, celebre autore di 
tante opere malacologiche, pregandolo ad accettare colla 
solita sua cortesia, l'omaggio della mia ammirazione ed 
amicizia. 

4. Unio athesinus, Adami. 
Riolo alza 


Testa clongata, solida, mediocriter inflata, nitida, cre- 


VA 


— 237 — 

bre striis incrementi ornata, plus minusque lutea, vel 
luteo-nigrescente; supra laeviter arcuata, parum inclinata; 
antice ovali-rotundata, infra recta, postice elongata, in 
rostrum attenuatum producta; umbonibus parum promi- 
nentibus, corrosis, ad partem anteriorem parum appro- 
ximatis, sat tuberculatis; ligamento valde elongato, pro- 
ducto; lunula distincta, area vix impressa; dentibus, car- 
dinali pyramidato-truncato, crenulato; lateralibus elonga- 
tissimis vio converiusculis, late cultellatis; margarita 
albo-argentea, vel coerulea, vel carneola; impressionibus 
anticis profundis, posticis evanescentibus, palleali distincta; 
callo marginali mediocre. Long. maxima 95 mm., lat. 41 
mm., Diam. 2T mm. 


Conchiglia allungata, solida, mediocremente gonfia, lu- 
cente, e lo sono maggiormente gli esemplari non molto 
adulti; valve solide e sottilmente striate, colle linee d’accre- 
scimento molto appariscenti, assai fitte presso il contorno 
e quasi fogliacee posteriormente; il colore fondamentale è 
il giallo verdognolo più o meno carico con tinte più oscure 
sul davanti ed in alto; il margine superiore è un poco ar- 
cuato e quasi retto, assai poco inclinato; la parte anteriore 
è quasi ovale, il margine inferiore orizzontale e solo rara- 
mente contrassegnato da un principio di sinuosità appena 
appariscente; la parte posteriore allungata in un rostro me- 
diocre, attenuato e subanguloso; gli umboni poco promi- 
nenti e corrosi sono alquanto ravvicinati alla parte ante- 
riore e ornati di tubercoli poco elevati; ligamento molto 
allungato e saliente; lunula distinta, corsaletto appena im- . 
presso; il dente cardinale tronco piramidale, elevato e den- 
tellato, colle lamelle laterali assai lunghe, appena legger- 
mente convesse, larghe e taglienti; colore interno perlaceo, 
bianeo-argenteo, talora tendente al ceruleo e talora al car- 
nicino; le impressioni anteriori profonde, appena segnate 
le posteriori, la palleale breve, distinta e il callo margi- 


— 238 — 


nale mediocre, ma molto esteso sul davanti. Le dimensioni 
maggiori che ho riscontrate in questa forma, esaminando 
molti esemplari, sono: Lungh. 95 mm., Largh. 41 mm., 
Spess. 27 mm. 

Abbonda nell’ Adige, nei vecchi alvei abbandonati dopo 
la rettificazione del suo corso. Io lo riscontrai abbondante 
a Mattarello, Calliano, Aldeno e Marco. 

Questa forma non è accennata dal Gredler che la in- 
clude probabilmente in una delle sue forme dell’U. Requienzi. 

Bourguignat lo ritiene identico al suo callichrous del 
Danubio e del Mantovano. Oltre ch’ io non ammetto che gli 
Unio della stessa forma possano avere una così vasta zona 
di dispersione, devo assicurare che per quanto riguarda il 
callichrous del Mantovano, del quale ho esemplari auten- 
tici, l’athesinus si distingue per la maggior scabrosità 
delle valve, per la colorazione generale più bruna, per 
la regione anteriore meno sviluppata, pel margine supe- 
riore un poco arcuato, per l’inferiore affatto orizzontale, per 
la forma del dente che invece di essere triangolare è tronco- 
piramidato e finalmente per le dimensioni alquanto mag- 
giori. Io ho raccolto degli splendidi esemplari di callichrous 
presso Solferino e Castelgoffredo che non possono assoluta- 
mente confondersi colla presente forma. 

A primo aspetto rassomiglia anche al seguente (U. Pic- 
cinellit) ma un esame minuzioso farà conoscere tosto in 
quest ultimo una parte anteriore più dilatata, una depres- 
sione molto caratteristica sulle valve nella regione ventrale, 
gli umboni affatto lisci, l'angolo postero-dorsale meno mar- 
cato, e finalmente il margine superiore un poco meno in- 
clinato. 

Qualcuno volle anche paragonarlo al Auminensis Pini, 
ma basta confrontare le parti anteriori di queste due forme 
per riconoscere che sono affatto distinte. 


ili ie a dBA sr seit 


va 


—- 239 — 
5. Unio Piccinellii, Adami. 
Fig. 18-19. 


Conca elongata, solidula, depressula, nitida, tenuissime 
striata, luteo-brunea, saepe zonulis nigris ornata, in ventre 
compressa; supra sub horizzontalis, antice exacte rotun- 
data, infra plana vel laevissime subsinuata, postice in ro- 
strum elongatum cuneatum producta, angulo postero-dor- 
sali subnullo; umbonibus tumidis, laevibus; ligamento me- 
diocre; lunula lineari, elongata; area impressa, lata; den- 
tibus, cardinali obtuso, depresso, basi elongato, fere la- 
melloso; in valva sinistra saepe dente unico; lateralibus 
validis elongatis, subrectis; margarita albo-caerulea; im- 
pressionibus anticis profundis, posticis sub-impressis; pal- 
leali mediocre, cullo marginali crassulo, convexo. Long. 
72-92 mm., Lat. 29-39 mm., Diam. 19-24 mm. 

Habitat Seriate, Provincia Borgomense. 


Conchiglia relativamente molto allungata, mediocremente 
solida e piuttosto depressa, il suo maggior diametro corri- 
sponde un poco al di dietro degli umboni; lucente e sottil- 
mente striata, coll’ epidermide di color giallo brunastro, so- 
vente ornata da piccole fascie più oscure; il margine supe- 
riore è quasi retto, la parte anteriore esattamente rotonda 
e bene sviluppata, il margine inferiore piano e contrasse- 
gnato da una leggera sinuosità; la parte posteriore si estende 
in un rostro mediano lungo ed uniforme; l'angolo postero 
dorsale è appena accennato; gli umboni sono gonfi, estesi, 
affatto lisci ed appena un poco corrosi; il ligamento medio- 
cremente robusto; lunula lineare, allungata, corsaletto bene 
impresso ed esteso; il dente cardinale è ottuso, depresso, 
triangolare assai largo alla base, per cui risulta quasi la- 
mellare; nella valva sinistra havvi spesso un solo dente 
lungo e compresso; le lamelle laterali sono lunghe, salienti 
e quasi rettilinee; internamente bianco-perlaceo iridescente; 


— 240 — “ul. SE 
le impressioni anteriori profonde, e liscie, le posteriori ap-. di 
pena segnate, la palleale mediocre; il callo marginale, grosso 
e convesso. STE 
Questa bella forma mi venne gentilmente regalata dal 
Sig. Dott. Giovanni Picinelli, botanico e malacologo appas- | 
sionato, che la tiene vivente nelle vasche del suo giardino È 
a Seriate presso Bergamo, ed al quale mi onoro dedicarla 
quale omaggio della mia viva obbligazione ed amicizia. 
E questa una forma, che probabilmente si è modificata. 
vivendo nel ristrettissimo spazio della vasca di un giardino, — 
poichè delle forme affatto simili io conosco di altre. loca- 
lità di Lombardia, forme non ancora ben definite e che Villa ; 
e Porro inclusero nell’U. longirostris e plathyrincus, ma 
dai quali si distingue confrontandolo specialmente colle 
figure relative dell’opera di Rossmassler (Icon. II, fig. 130 e go 
III, fig. 200). ur 
Da qualcuno venne classificato per VU. rostratus Lai di 
ma oltrechè da nessuno venne ancora indicata questa forma Di 
come vivente nell'Italia e nemmeno da Bourguignati nella. 
sua recente opera sugli Unionidi Italiani, confrontato con ; 
un esemplare autentico della Francia si riconosce nell’ U. o 
Picinelli, una minor robustezza, e umboni meno tumidi; le 
troncatura del rostro nel Piccinellii è alquanto ascendente, 
mentre nel rostratus è discendente e finalmente si distingue | 
per la cerniera che è molto differente. 3 | 
I caratteri distintivi di questa nuova forma, i quì mi È 
giova ripetere, sono soprattutto, la poca solidità delle valve, 
anche negli esemplari molto adulti, la prominenza e tumi 
dezza degli umboni, il contorno del margine posteriore che | 
dal basso ascende bruscamente e la depressione ventrale 
delle valve. È 
. Quest Unio vive anche nelle vasche della Villa Traversi. 
a Desio nella Brianza, ma colla depressione ventrale meno. 
marcata. 


agio 
6. Unio Tommasii; Adami. 
Fig. 20-21. 


Conca parva, ovato-oblonga, ventricosa, sat tenuis, me- 
diocriter striata, postdorsalis rugoso strigata; fusco-oli- 
i vacea vel pallide-castanea; supra arcuata, parabolica; an- 
. tice breve, subovalis; infra fere recta, vix convexiuscula, 
pb: valde a ‘margine superiore divergente; postice lata, în ro- 
 strum obtusum, medianum, brevissimum producta; umbo- 
 nibus converis, prominulis, corrosis, angulatis; ligamento 
breve, tenue, prominulo; lunula elongatissima (12 mm.) 
| area compressa; dentibus, cardinali exili, subtrigono, valde 
i piro. parce denticulato, lateralibus arcuatis, parum 
3 | cultellatis; intus margarita albo-coerulea; impressionibus 
Q | anticis sat profondis, posticis conspicuis, semielliptico-elon- 
| gatis; palleali mediocri; callo marginale laevissimo. Long. 
46-57 mm., Lat. 27-31 mm., Diam. 17-21. 

. Habitat în canale Tartarello Fuga prope Castrogoffredi, 
Provincia Mantuana. 


| 
e 
Lea 
9 
A 


Conchiglia piuttosto piccola, ovato oblonga, ventricosa 
fragile, mediocremente striata e rugosa nella regione 
| postero-dorsale, di colore olivastro più scuro sul di dietro 
bic passante al rubiginoso verso gli umboni; bordo superiore 
; arcuato, parabolico, ascendente fin oltre l'estremità del li- 
gamento e quindi rapidamente discendente sul rostro con 
in contorno molto convesso: la parte anteriore è assai breve, 
oco allargata, col margine quasi ovale; il margine infe- 
ore è rettilineo od appena un poco convesso e molto di- 
gente dal, superiore; la parte posteriore relativamente 
ssai allargata verso l'angolo postero-dorsale, è bruscamente 
oncata in un rostro mediano, assai breve eda contorno ovale; 
umboni sono convessi, un poco sporgenti, corrosi, cogli 
apici distanti ed angolosi; il ligamento è breve, poco ro- 
sto e poco sporgente; lunella filiforme e lunghissima 


}ull. della Soc. Mal. It. Vol. XI. 16 


(quasi 12 mm.), il corsaletto COMPresso; il denti 
esile e quasi triangolare, molto compresso, poco deni 
i denti laterali arcuati e poco sporgenti; la super cl : 
pomua: arene oe Dro poco lucente; | 


quelle più piccole del muscolo del piede, la ali 
da callo marginale ea la a mo 


merito illustratore della fall Maniva ed A qu 
pregio dedicarlo in omaggio alla nostra antica am 

Quest’ Unio è caratterizzato da una parte anteriore . 
piccola e ristretta, e da quella posteriore relativ 
assai dilatata all'altezza dell'angolo postero-dorsale 


3h 


Seria 


queste regioni ('). 


7. Unio C'ristophori, Adani. n 
Fig. 24-25. Mi 


(') Fra le forme del genere Vaio inviatemi dal cav 
Caltoinel Mantovano, ne ho qualcuna che credo muova, 
descritta, se non avessi ancora da ultimare i i I 
specie conosciute. $ 


issime striato-rugosa, supra laevis, nitida; castanea- 
grescente, subiridata; antice brevissima, subangulato-ro- 
data; infra convexiuscula; postice in rostro linguifor- 
ni-elongato, producta, ad marginem subangulata: natibus 
valde tumidis et prominentibus, ad partem anteriorem 
pproxrimatis, laevibus, parwn corrosis; ligamento oriz- 
ontale, valido, parce prominulo; lunula mediocre; area 
Ù valde impressa, elongata; dentibus, cardinali elongato, late 
runcato, denticulato; lamellaribus elongatissimis, sub- 
rectis, validis, elatis, strigatis; intus coeruleo-margarita- 
ica, iridescente, subradiata; impressionibus anticis profun- 
dis, striato-cancellatis, posticis vix superficialibus, palleali 
stincta; callo marginali mediocre. Long. 74-94 mm., Lat. 
-38 mm., Diam. 24-30 mm. 

| Habitat in parvo lacu Levici, provincia Tridentina. 


Conchiglia molto allungata in relazione alla sua lar- 
ezza, solida e ventricosa, regolarmente ed elegantemente 
triata e rugosa e quasi liscia nella parte superiore; molto 
cente, di color bruno scuro passante al rosso presso gli 
mboni, talvolta quasi iridescente; superiormente è quasi 
ettilinea, o con un appena apprezzabile curvatura, un poco 
inata in avanti; piana lungo il dorso ligamentare e quasi 
eggermente scendente verso l'estremità rostrale, coll’an- 
golo postero-dorsale poco distinto; la parte anteriore è molto 
eve, poco più del quarto della posteriore, rotondata e quasi 
golare in alto; al di sotto il margine è un poco convesso, 
a parte posteriore si estende in un rostro linguiforme molto 
llungato a contorno un poco angoloso; gli umboni sono 
olto gonfi e sporgenti, lisci, alquanto corrosi e piuttosto 
16 vicinati alla parte anteriore e assai divergenti; liga- 
to orizzontale, robusto, poco prominente; lunula me- 
re, corsaletto molto impresso ed allungato; dente car- 
inale elevato, largamente troncato, alquanto compresso, 
margine leggermente dentellato; denti lamellari assai 


appena (006 i Ja ia bene i di cal 
marginale mediocre termina poco oltre la metà della °0 


chiglia. 
Quest’ Unio vive no piccolo 1480! di Levico nel 


lo dedico 01. più vivo affetto fraterno. 


I caratigni distintivi di esso sono: la sua forma ene 


‘boni molto rilevati, lisci e assai | divergenti, dal sua 
razione talvolta a riflessi metallici, larga troncature 
dente, la direzione delle lamellé inclinate un. poco. 
dietro e le impressioni anteriori evidentemente È 
cancellate. 


nè ui scritti del Prof. Strobel 0) nè o 
. del Prof. Gredler (*): non esce dal lago, avendolo ir 
cercato lungo il canale che lo mette in comunica? 
Brenta, nel do. e nel ‘vicino o ee oi Caldonazzo 


SS che O di scolare in i quel ig 
alla stessa. causa ‘devesi la tendenza che ‘hanno 


i 


(') Strobel. Notizie aio sul. Trentino, | 
(?) Gredler. Tirol ’s Land- und Dissnnna Conchy ] 


8. Unio Gredleri, Adami. 
I Fio. 22. 


è. Sa geato-ellyptica, valde Se sub- 


afra laevissime convexa; postice in rostrum subattenua- 
m producta; umbonibus antice approximatis, tumidis, 
valde prominentibus, plicatulatis; ligamento validulo, bre- 


ONVELO. 
Long. 56-65-69 mm., Lat. 27-31-35 mm., Diam. 19- 


rezioni fangose nella parte posteriore; l'epidermide è or- 
dinariamente di color bruno olivastro od olivaceo-verda- 
tro, ornata talvolta di zone più oscure; rubiginosa attorno 
a regione umbonale; superiormente un poco arcuata; la 
pal te anteriore molto ottusa, assai brevemente rotondata, 
‘ed angolosa in alto, massime nei giovani esemplari; al di 
— sotto leggermente convessa, regolarmente sagliente alle 
‘emità; la parte posteriore mediocremente allungata ter- 


sione; ligamento abbastanza robusto e breve; lunula. 
segnata, corsaletto molto impresso; dente cardinale 
presso, triangolare, denticulato ai margini, i lamellari 
cuati, robusti, sporgenti e un poco rugosi; superficie 
terna margaritacea bianco-cerulea; impressioni, l’ ante 
abbastanza profonda, la posteriore quasi scomparsa, le 
leale distinta; il callo marginale grosso, esteso e conv SSO 
Ho tagcolio 10 gesso questa Rui nel ua di 


corrisponde affatto a cu che di questa specie da 
autori francesi, aggiunge potersi facilmente associ 
essa de di O AUASO is (' U. di limo: 


copioso materiale che ho sott’ occhio nel fare la 
zione di queste mie nuove forme, mi sento co 
mente obbligato a dichiarare che forse nessuna 
merosissime Unio dell a Italia, può ascriversi i al ] 


uesta specie. Del resto non sono io solo di questa opi- 
ne che già tacitamente espressero il Porro (') e lo Spi- 
mn li (®) escludendolo dai loro cataloghi, come ritengo lo 
faranno in seguito tutti quelli che si occuperanno delle 
tre Unionidi. Del resto non è solo in Italia che il Re- 
enii ha messo la confusione, poichè anche gli autori 
tedeschi, compreso il celebre Rossmàssler hanno riunito 
| sotto questo nome specie affatto diverse. Infatti il Gredler (?) 
continuando l’analisi del suo U. Requienii, riferisce che 
do mandati al celebre Kister un gran numero di Unio 
colti nel Tirolo (e in questo l’egregio e reverendo au- 
to e comprende anche il Trentino) egli dichiarò di non 
ervi trovato altra specie tranne che il solito V. Requienii. 
seguito il Gredler annovera quattro varietà da lui rac- 
lte od avute dal Tirolo e dal Trentino, e fra queste an- 
overa (var b.) anche la forma del lago di Caldonazzo, 
\e dice corrispondere in gran parte all’U. pictorum di 
oquin-Tandon, pl. 51, f. 4, meno la parte anteriore, che 


I caratteri principali indicati dal Prof. Gredler, per que- 
a forma, sono gli stessi della mia diagnosi, nei quali nes- 
ino io credo potrà riconoscere un rappresentante dell’ U. 
 Requienii, il quale si distingue soprattutto pel margine 


che gli impone un facies particolare che accompagna tutte 
o sue numerose varietà, e lo rende affatto distinto dalle 
stre Unio. 

. Questa forma è pure citata da Strobel come varietà 


b {1) Porro. Malacologia Comasca, 1838. 
(*) Spinelli, Op. cit. i 
( 


sd | (*) Gredler, Op. cit. 


Non potendosi accettare quell linio' i le va i 
del Requienii, nè del Batavus, e risultando bene 


nuovo e mi pregio dedicarlo al Reverendo Padre V. 
dler, professore a Bolzano, quale omaggio di vener 
ed amicizia all’illustre malacologo Tirolese. 


9. Unio Ruffonii, Adami. 
Fig. 26-27. 


horizzontali; Dobride in rostrum i) descende 
producta; margine postero-dorsali valde arcuato; 
nibus convexis, prominulis, i late tubercol îs; 


liter sionista. crenulato; in valva <HnisiLA saepe. i, i 
validis; lateralibus elongatis, arcuatis, parce cul 
intus albo-coerulea, nitida; impressionibus anticis 
dis, posticis ovali-rotundatis, distinctis, palleali c 7 
callo marginali antice crasso, sensim evanescen 

Long. 60-72-80 mm., Lat. 32-34-37 mm. vl 
23-24 mm. 


Habitat prope Conegliano, provincia Tre 


lanamente striata e sovente sua ‘di } 
l'epidermide è di color giallastro ‘olivaceo pi 
davanti, slavato e biancastro negli umboni; 


— gli umboni convessi, sporgenti ed elegantemente coronati 
da molti tubercoli ondulati e disposti in diverse serie con- 
centriche (fino a 7); ligamento molto robusto, bruno, lungo 
‘e sagliente; lunula sempre considerevole e variabilmente 
dilatata, corsaletto bene impresso; dente cardinale piutto- 
sto piccolo, compresso, troncato in varii modi e crenulato; 
denti della valva sinistra sono soventi volte tre, dei quali 
l posteriore assai piccolo: i laterali lunghi e moltò arcuati, 
‘poco sporgenti, superficie interna margaritacea di color 
bianco azzurro, lucente e nella parte posteriore anche iri- 
"descente; le impressioni anteriori profonde, la posteriore 
vale rotondata molto distinta e fusa coll’impressione del 
muscolo del piede, la palleale bene scolpita; il callo mar- 
rinale grosso sul davanti va gradatamente sfumando verso 
a metà delle valve. Questa forma venne fatta raccogliere 
esso Conegliano in provincia di Treviso dal mio amico 
aggiore Cav. Fr. Ruffoni. Gli esemplari sono tutti rive- 
| Stiti nella regione posteriore dorsale da una incrostazione 
; ormata di concrezioni arenacee granulose. 

. Questa forma è distinta pel suo colorito elegante, per 
e valve piuttosto compresse ed alquanto dilatate all’ an- 
‘olo postero-dorsale, per la brevità del suo rostro e so- 
rattutto per la sua troncatura che è così inclinata al di 
tto Di metà della conchiglia fino a lambire il margine 


engo nella mia dip i nome di L Requienii Var. 
rmalis, varietà di cui ignoro l’autore, e dalla quale dif- 


maggior i pprassi iano alla 30) anteriore. Qual 
gera rassomiglianza si trova anche in qualche form; 


dedicandola al suo scopritore Cav. Fr. Ruffoni, on 
al camerata ed amico che nel raccogliere per le sue 
zioni ebbe sempre la cortesia di inviarmi numerose 
di molluschi. 


10. Anodonta Ambrosiana, Adam 
; Riodagi 


cea; supra horizzontalis, antice brevissima, late et 
i a i: margini superiori par 


tem senden valde apr Li 
elongato, ultra apices producto, externo valido, ) 
nulo; crista nulla; lunula cospicua, area im; 08s 
mellulis crassis, adherentibus, rectis, elongatis; 
vulo; margarita lacteo-coerulea, nitida, sordide : 
impressionibus anticis sat profundis, posticis vio su 
ficialibus, palleali conspicua; callo marginali conve 
continuo. Gi 
Long. 114-128 mm., Lat. 54-58 mm. Mai 
Habitat in parvo lacu Toblini et prope 1 
nacum, provincia Tridentina. | 


Conchiglia grande di forma oblunga m 
solida e pesante colle valve molto ingrossat es 


co): sentriche separate da solcature più o meno profonde, 
d’ un color uniforme olivastro più o meno oscuro e più in- 
x o nella regione postero-dorsale; i margini superiori ed 
riori sono pressochè rettilinei e paralleli, la parte an- 
teriore semicircolare, ma breve, la posteriore quattro volte 
ù lunga dell’anteriore, terminata in un rostro ben arro- 
lato a truncatura mediana e contorno non angoloso. 
i umboni convessi e molto ottusi, sono lisci, lo spigolo 
ale molto ottuso va a terminare indistintamente verso 
la troncatura. La cresta dorsale ordinariamente bene svi- 
ppata in questo genere, è quasi nulla, il ligamento in- 
n9 assai lungo oltrepassa gli apici di circa un centime- 
ro, l’esterno robusto, sporgente e molto lungo; lunula assai 
grande, corsaletto poco impresso e molto esteso; lamellule, 
.sse, aderenti, rettilinee, terminano in un seno piuttosto 
olo e poco inciso; superficie interna perlacea di color 
iteo passante al ceruleo e lucente, cosparsa ordinaria- 
mei te di larghe macchie giallastre; le impressioni ante- 
ri molto profonde e striate, le posteriori superficiali sono 
sai ampie, la palleale bene scolpita; il callo marginale 
‘molto esteso e convesso si estende quasi fin presso la 
catura posteriore. 
| Questa forma inviata a qualche mio corrispondente col 
ne di An. ponderosa Pfr., var. proveniente dal lago di 
blino, deve essere corretta col nuovo nome col quale 
a la ho descritta; oltre che nel lago accennato trovasi 
he in qualche fosso comunicante col lago di Garda nei 
;orni di Riva. È questa la più grande delle Anodonta 
ccolte finora nel Trentino ed anche la più solida; con- 


quale riferirla. Benchè alquanto variabile in dimen- 
, come nella regolarità delle valve essa rassomiglia 
e forme della cellensis come la descrivono Rossmassler é 


Dréuet, ha la consistenza della .... di) 
qualche relazione colle forme della sezione V 


dinaria robustezza e spessore delle valve, per la sua 
anteriore assai breve ed allargata, per «gli umboni 1 
ravvicinati alla parte anteriore, per le impressioi 
marcate, per la larghezza quasi uniforme per due terzi d 
conchiglia e pel callo marginale assai esteso. 

d Prof. culo. e così BA Rn é. De Betia 


caratteri io ritengo nuova, e mi onoro dodici DI 
stre Prof. Francesco Ambrosi Direttore del Museo. 
di Trento, etnologo, naturalista e botanico insigni 


gato antice expanso, esterno validulo, i 
lunula latiuscula, area parun impressa; lam 
sis, elongatis, arcuatis, sino ampliato; {ntus 
rosaceo-margaritacea, nitida; impressionibus 
fundis, posticis vix impressis,  palleali cons, îc: 
marginali convexo. 


(4). Gredler, Op. cit. — Strobel, Op. cit. — De B tta 
stri e i dell’ Anaunia nel Trentino, 1868. 


Conchiglia largamente ovale, mediocremente ventricosa, 
Ittosto solida e pesante, poco sbadigliante, molto striata 


i superiore è assai convesso, ma in modo assai varia- 
nente inclinato; la parte anteriore è breve, colla tron- 
ra alquanto volta in basso come sfuggente all’indietro; 


‘ghe ag concentriche; lo spigolo dorsale delle valve 
lto apparente nella regione umbonale; cresta mediocre, 
mpressa e sporgente, ligamento interno esteso, esterno 
PSE ‘obusto, convesso e appena sporgente; lunula allungata e 
triangolare, corsaletto esteso, poco impresso e molto 
ungato, di color fosco olivaceo; le lamellule sono rela- 
tivamente robuste, lunghe, molto arcuate, assal aderenti e 
minanti in un seno molto ampio: superficie interna di 
or bianco perlaceo tendente all’azzurro e talvolta al 
osaceo, poco lucente; impressioni anteriori molto scolpite, 
eriori superficiali e poco distinte, la palleale lee 
callo ‘marginale esteso e convesso. 

Quest’ Anodonta di dimensioni molto variabili «ma di 
ma costante vive assai abbondante nel Lago di Cave- 
ine e nel canale che lo unisce al lago di Toblinò, lungo 
È uale ‘va sensibilmente modificandosi finchè in quest’ul- 
lago costituisce la distinta varietà seguente: 


— 942 


D 


B — var. Toblinica. 


per gli umboni assai ti e minor solidità dell 
chiglia. | 

La diversità del fondo dei due laghi, i 
gine glaciale, e la conseguente diversità di vegetaz 
acquea, sono certamente le cause della modifica. 
Cobelliana, la quale passa con gradazioni così 


all'estremità della serie si dovrebbero ritenere Li 
niatio distinte. 


Gallosa Held della quale il Prof. Grdico n ne ri 
varietà VTON nei Del a Tirolo e del Trentino 


vero tipo, dimodochè si usò questo nome a indi 
le più disparate come fece lo stesso Prof. Gre 
Sue tre varietà accennate, che io conosco e pos 
stesse località da lui indicate. . 

La callosa ha il margine superiore ‘assai ind 
l’inferiore convesso sebbene talvolta o, VI 
oi in Alle con a rotondata, 


(') Op. cit. 


aralleli e il superiore assai io. l'Anodonta del lago 
li Montikler (Montiklersee) che ha forma molto depressa, 
cuneiforme, e finalmente l’ Anodonta del lago di Caldo- 
i o che ha pure i margini quasi paralleli, conchiglia 
Je, g9gera, rostro rotondato e breve, e il massimo diametro 
‘delle valve collocato assai indietro. 

La Cobelliana ha le valve sempre più spesse e pesanti 
tutte le forme della callosa, è più gonfia, ha troncatura 


quì conosciute e mì pregio dedicarla all’ egregio Diret- 
del Museo Civico di Rovereto, professore di Scienze 
urali Dott. Giovanni De Cobelli, quale omaggio della 
sincera ammirazione al dotto naturalista che in ogni 
0 della scienza illustra il patrio suolo, con numerosi 
tti e collezioni. 


12. Anodonta Strobeliana, Adami. 


o oblonga 0000. io, fragilis, Do. 


Do hiante; supra fere recta, margine ligamentali 
ente ascendente, postligamentali concave descendens; an-. 
te brevissima, late rotundata; infra rectiuscula vel 
imuata; postice in rostrum elongatum late espansum, ro- 
atum producta; umbonibus tumidulis, erosis, late 
ranter plicatulatis; crista humili, ligamento interno 
ve, externo valido, semiobtecto, elongato; lunula li- 
s area subimpressa; lamellulis brevibus, filiformibus, 


callo marginali subnullo. | 
Long. 100-128 mm., Lat. 51-60 mm., Diam. 26-36 
Habitat in parvu lacu prope 0 provincia. 
dentina. 


gile, diante squamosa ci did Ch nel con 
SOLIDE Suolo nella regione ventrale, assai lu 


presso gli umboni, valve molto sbadiglianti; duet 
quasi rettilinea col margine ligamentare alquanto 


e largamente rotondata è molto compressa; inferi 
quasi piana e sinuosa nei vecchi esemplari; 
steriore si estende in rostro molto allungato, assai 
presso, ed a troncatura molto dilatata, e rotonda; 
boni alquanto tumidi, e leggermente corrosi, sono el 
temente ornati di estese Ro e) poco ond 


bin lungo; {ali ELE e ii fe. 
presso; le lamellule brevi e filiformi terminano in 
assai piccolo; la o spina è mediche Ddl 


frequenti ni a L impressioni 
superficiali ma estese, le posteriori invisibili, la 
leggerissima e il callo marginale quasi. nullo. sì 

Questa forma raccolta nel lago di Levico da 
tello Prof. Cristoforo Adami, è una vera novità, i 
stingue per la leggerezza delle sue valve, per la 
delle sue squame, per la parte anteriore svilu) 
pressa e soprattutto pel rostro assai lungo e 


— 257 — 
Dedico questa bella Anodonta all’illastre Prof. Pelle- 


. grino Strobel, il primo che si è occupato della Malacologia 
Trentina. 


Var. medvacensis, Adami. 


Concha minus elongata, solidiuscula, fusco-olivacea, 
| rostro perbreve, biangulato-truncato, callo marginali me- 
diocre. 


Questa varietà ch'io raccolsi in numerosi esemplari nei 
canneti presso l'uscita del Brenta nel vicino lago di Cal- 
. donazzo, che ne forma l’origine, si distingue dal tipo per 
‘ forma meno allungata, maggior solidità, colore meno oscuro, 


«rostro più breve e troncato, col margine posteriore due 


volte ottusamente angoloso e per il callo marginale più 
‘considerevole. 

. Il Prof. Gredler (') descrive l’ Anodonta del lago di Cal- 
« donazzo come var. della sua callosa e infatti la descrizione 
è abbastanza conforme alla mia, potendo derivare le poche 


| differenze che vi riscontro dalla diversa età e località ove 


‘. furono raccolti gli esemplari, che verso Nord io constatai 
essere più piccoli e ancora più depressi. 
L’'An. Strobeli non può essere confusa colla callosa, 


la quale, come si disse, ha il margine superiore assai in- 


| clinato e così pure il postligamentare, il rostro con tron- 
| catura rotonda rivolta in alto e una ventricosità uniforme 


| per un lungo tratto, impressioni muscolari profonde e callo 


«marginale assai considerevole. La callosa poi è così varia- 
ù bile che lo stesso Prof. Gredler esordisce parlando di que- 
sta specie, col dire che essa spesso rammenta l’ An. com- 
| planata, l'anatina, la charpentieri e talvolta la rostrata 
e la cellensis, per cui a che ostinarsi a riunire a questa 
| così indeterminata specie tante forme che hanno caratteri 


#(') Op. cit. 
Bull. della Soc. Mal. It. Vol. XI, 17 


— 258 — 

per sè stesse ben determinati e precisi? So bene che così 
facendo si evitano molte difficoltà, e si girano i moltissimi 
ostacoli che impediscono la determinazione delle forme di 
questo difficilissimo genere, ma con ciò non si ottiene lo 
scopo dei nostri studi, che è quello di ben distinguere ciò 
che la natura ha distinto e segnalarlo nei nostri lavori 
evitando gli arbitrari raggruppamenti di forme diverse 
sotto lo stesso nome. « Il ne faut pas d’arbitraire. On doit 
suivre la nature. C'est le meilleur guide (') ». 


13. Anodonta Zenii, Adami. 


Fio. 28. 


Concha ovato-oblonga, ventricosa, fragilis, olivacea, 
in ventre luteo-rubiginosa, postice dense striato-squamosa, 
nitida; supra recto-declivis, margine fere concavo, post- 
ligamentari recto, hiante, angulo postero-dorsali valde 
obtuso; antice mediocriter dilatata, exacte rotundata; îin- 
fra horizzontalis vel subconvexa; postice in rostrum atte- 
nuatum fere medianum producta; umbonibus depressis, 
saepe profunde et late decorticatis, sub decorticatione 
nigrescentibus, parce undulato-pliculatis; crista humilis 
vel subnulla; ligamento interno elongatissimo, esterno te- 
nue, sat elongato, saepe obtecto; lunula linearis, area 
dilatata; lamellulis tenuvissimis, elongatissimis, filiformi- 
bus, fere indistinctis, sino minimo; intus margaritaceo- 
coerulea, nitidula, granulationibus perlaceis consparsa; 
impressionibus anticis vix superficialibus, posticis nullis, 
umbonalibus conspicuis; callo marginali nullo. 


Long. 96-102-110 mm., Lat. 51-54-55 mm., Diam. 
29-32-32 mm. 


(') Bourguignat. Matériaux pour servir a l’histoire des Mollusques 
Acephales du système Européen. 1881, pag. 103. 


dA et sam A 


— 259 — 
Habitat in parvo lacu dicto Cei prope Pomarolo pro- 
vincia Tridentina. 


Conchiglia ovata oblunga, ventricosa, ma non eccessi- 
vamente; sottile e fragile; posteriormente coperta da strie 
squamose molto dense e sottilmente striata nel resto delle 
valve che sono in generale molto corrose; il colore è oli- 
vastro più o meno scuro, passante nella regione ventrale 
a una bella tinta giallo-rossastra; superiormente è rettili- 
nea un poco declive e spesso col margine alquanto con- 
cavo all'altezza degli apici; il margine postligamentare è 
esattamente retto, con larga sbadigliatura delle valve; l’an- 
golo postero-dorsale è bene accennato e molto ottuso; la 
parte anteriore mediocremente dilatata è esattamente ro- 
tonda; il margine inferiore orizzontale ed un poco convesso 
senza alcun indizio di sinuazione; la parte posteriore si 
estende in un rostro quasi mediano e attenuato a tronca- 
tura subangolosa; gli umboni assai depressi, sono spesso 
estesamente corrosi, e sotto la corrosione appariscono di 
una tinta nerastra lucente quasi metallica, spesso sono an- 
che largamente coperti di rughe poco ondulate; cresta ap- 
pena sporgente o quasi nulla; il ligamento interno molto 
lungo, l'esterno poco robusto, abbastanza lungo, il più delle 
volte coperto dall’epidermide; la lunula è appena lineare e 
il corsaletto molto dilatato; le lamellule sottilissime, assai 
lunghe, un poco ricurve, filiformi e poco distinte, termi- 
nano in un piccolissimo seno; la superficie interna è di 
color azzurro madreperlaceo, lucente, cosparsa di macchie 
livide e di frequentissime granulazioni perlacee; impres- 
sioni anteriori appena superficiali, le posteriori nulle, e ben 
distinte invece ie umbonali corrispondenti alle ondulazioni 
degli apici; il callo marginale affatto o quasi nullo. 

Quest’ Anodonta trovasi nel piccolo lago di Cei sui monti 
presso Pomarolo a circa 700 metri sul livello del mare, 
nella provincia di Trento, ove io la raccolsi l’anno scorso 


— 260 — 


essendovi abbastanza abbondante lungo la riva occidentale. 
Questa forma che a primo aspetto rammenta la An. De 
Bettana del lago di Montikler, figurata dal Prof. Gredler 
e da lui indicata come var. della leprosa, PARR. sì distin- 
gue da essa per maggiori dimensioni, maggior convessità 
delle valve, mancanza del callo marginale, per il margine 
superiore più declive, rostro più allungato e specialmente 
per la mancanza dei due spigoli molto saglienti che dagli 
umboni vanno a terminare sulla troncatura del rostro e 
danno all’ An. De Bettana un aspetto molto caratteristico. 

La forma attuale non potrebbe essere confusa colla Ze- 
prosa che Parreyss pubblicò senza farne conoscere i carat- 
teri: qualunque essi sieno non so comprendere come Gre- 
dler abbia potuto confondere insieme con questa, l'Idrina 
Spinelli e la Benacensis Villa che sono molto diverse e 
mi fa credere che il Prof. Gredler non possieda i tipi di 
queste forme. Il Clessin (') descrive la leprosa come pic- 
cola specie ovoide, e la indica anch'esso come sinonimo 
della idrina Spinelli, ciò che è pure erroneo. 

Questa mia nuova forma ha invece qualche analogia 
colla Loppionica e la Isseli di Bourguignat (*), ma la prima 
ha il margine superiore orizzontale, il callo assai robusto, 
le valve più solide e una forma molto ventricosa così di- 
latata sul davanti che la distingue da tutte le sue conge- 
neri; l’altra, la Isseli, che non conosco che per la descri- 
zione del suo autore, ha pure maggiore solidità delle valve, 
margine superiore quasi orizzontale, l’inferiore molto con- 
vesso, rostro a ironcatura inferiore, umboni non escoriati 
ed elegantemente striati, ligamento sagliente e breve, ca- 
ratteri che non si riscontrano nell’An. Zenti. 

Questa forma trovasi già da molti anni nella mia colle- 


(' Chemnitz. Conchylien Gab. Anodonta. 2.* Edit. p. 168, 1876. 


(*) Bourguignat. Op. cit. ed Apercu sur les Unionidae de la penin- 
sule Italique, 1883, pag. 91 et 96. 


mici ri n nr 


— 261 — 


zione, col nome di An. anatina var. inviatami dal mio 
compianto amico Fortunato Zeni, che credo la raccogliesse 
egli stesso per la prima volta nel piccolo e solitario lago 
di Cei. Mi faccio ora un grato dovere di dedicarla alla di 
lui venerata memoria, tardo ma non meno sincero omag- 
gio al benemerito concittadino ed al valente naturalista 
primo ordinatore delle collezioni del Civico Museo di Ro- 
vereto e specialmente delle malacologiche e degli insetti e 
poi delle numismatiche, al di cui decoro ed incremento im- 
piegava gran parte della sua attiva ed onoratissima esi- 
stenza, e rarissimo, quanto ammirabile esempio in questi 
tempi di spiriti bottegai e venderecci, legava in morte quasi 
ogni suo avere a questa nobile istituzione sorta, mantenuta 
ed arricchita per iniziativa di pochi benemeriti cittadini. 


Brescia, Settembre 1885. 


G. B. ADAMI 
Maggiore nel 51.° Regg. Fanteria 


Sopra alcune Scalarie terziarie 


DANTE PANTANELLI 


Philippi (Beitrage sur Kenntniss der Tertiàrversteine- 
rungen des nordwestlichen Deutschlands, Cassel 1844) de- 
scrive a pag. 54 del miocene superiore del Nord Ovest della 
Germania una Scalaria amoena, che è anche assai bene 
figurata a tav. III, fig. 23. La specie stessa è accennata 
da R. Hoòrnes (Die fossilen Moll. Tert. Beck. v. Wien) a 
pag. 479 tav. 46, fig. 11. 

Nei molluschi pliocenici dei dintorni di Siena pag. 84. 
(De Stefani e Pantanelli) è descritta una Cirsotrema auso- 
nia, che è la stessa specie delle precedenti. 

È ugualmente la stessa forma la Cirsotrema fallens de- 
scritta da Fontannes nei Mollusques pliocènes de la vallée 
du Rhòne, pag. 120, tav. VII, fig. 14. 

Che le tre diverse denominazioni si riferiscano alla 
stessa specie, resulta dal confronto delle descrizioni dei di- 
versi autori; la specie è così caratteristica, che è ben dif- 
ficile ingannarsi sulle medesime, per modo che esse sono 
assai più fedeli delle figure: infatti si ha; 


Philippi pag. 54, loc. cit. 

Scalaria amoena n. sp. Thurmfòrmig, undurchbort; Win- 
dungen ziemlich stark gewòlbt, mit etwa 26 sehr dilnnen 
rippenartigen Lamellen und fiinf erhabenen Quergiirteln; 


— 265 — 
ein Kiel am Grunde; die Basis durch Verlàangerung der 
Rippen gestreift. 

Ein esemplar mit abgebrochener Spitze im Besitz von 
Herrn Prof. Leunis 4 5/’ lang, fast 2 ?/” breit, unversehrt 
wohl 8-8 '/” lang. Die Querleisten sind viel stàrker als 
die Langsrippen, beinah breiter als ihre Zwichenràume. 
Unten ist eine Scheibe, mit haarfeinen erhabenen Linien, 
welche Fortsetzungen der Rippen sind. — Sc. cancellata 
(Turbo) Brocchi pag. 377, t. VII, f. 8, ist sehr àhnlich, hat 
aber wenigere und stàrkere Lingsrippen (nach der Figur 
etwa 16). Vielleicht zeit aber eine Vergleichung von Exem- 
plaren, dass beide Arten identisch sind. Tav. III, fig. 23. 


R. Hoérnes pag. 479, loc. cit. Tav. 46, fig. ll, a, b. 

Scalaria amoena Philippi. 

S. testa turrita, fragili, elongata, imperforata; costis 
longitudinalibus et trasversalibus aequalibus, rotundatis, 
reticulatim dispositis; apertura subrotunda; ultimo an- 
fractu basi angulato. 

Die schale ist verlingert-thurmfòrmig dùunn und gebre- 
chlich. Das spitze Gewinde besteht aus acht bis zehn 
schwach gewòlbten, durch tiefe Nahte scharf getrennten 
Umgingen, die mit blattartigen engstehenden Làngsrippen 
bedeckt sind, welche von, in ungefàhr gleicher Entfernung 
befindlichen, abgerundeten, etwas stàrkeren Querreifen 
durchkreuzt werden. Zwischen diesen Reifen treten noch 
dilnnere auf. Durch diese Anordnung der Langsrippen und 
Querreifen entsteht eine Art gegitterter Oberfiiche, wie 
wir sie bei Pyrula condita beschrieben haben. Die Scluss- 
windung ist an ihrer Basis mit einem scharfen Kiele ver- 
sehen, welcher den gegitterten Theil der Schale von dem 
an der Basis befindlichen sehr fein longitudinal gestreiften 
Theile trennt. Die Mindung ist linglich-rund; der rechte 
Miindrand ist scharf, der linke endet nach unten in eine 
ansgussartige Erweiterung. 


— 2604 — 


De Stefani e Pantanelli. Molluschi pliocenici dei din- 
torni di Siena, 1880, pag. 84. 

Cirsotrema ausonia nobis. 

Scalaria scaberrima comp. auctorum (non Michl.) 


Testa clongato-acuta; anfractus 11-12 conveai, sutu- 
ris profundis divisi, regulariter cancellati; lamellae lon- 
gitudinales tenuissimae, elevatae, recte ad axim testae 
laeviter obliquae, numerosae, in ultimo anfractu circa 
50; lamellae transversae majores, parum crassiores, su- 
perne 5 magnae, propre suturam inferiorae 1 tenuissima; 
interstitia quadrata, laevis, vel tantum lineis incrementi 
corrugata; os rotundatum. 


F. Fontannes. Les mollusques pliocènes de la vallée du 
RhOne et du Rossillon 1879, pag. 120, pl. VII, fig. 14-15. 

Cirsotrema fallens. 

Coquille turriculée, mince, fragile; spire allongée, for- 
mant un angle régulier d’environ 22 degrés, pointue au 
sommet. Tours au nombre de 10-11, très convexes, sépa- 
rés par des sutures profondes, marqués de cinq còtés 
concentriques étroites arrondies, largement espacées, entre 
lesquelles s’élève une costule à peine saillante; toute la 
surface est couverte en outre de lamelles longitudinales 
d’une finesse estréme, obliques à l’axe de la coquille, pas- 
sant sur les cOtes transverses, un peu plus élevées sur 
les sutures postérieures; on en compte une quarantaine, 
dont deux un peu plus fortes, sur le dernier tour où elles 
se prolongent en une sorte d’épine au dessus du premier 
cordon postérieur. Le dernier tour egal aux 18 centièmes 
de la longueur totale, légèrement concave en avant, est 
anguleux vers le quart antérieur, où il est entouré d'une 
cOte arrondie assez saillante, sur laquelle passent en s'atte- 
nuant les lamelles longitudinales; celles-ci se prolongent 
Jjusqu' à la columelle et sont croisées en avant de Ja ca- 


— 265 — 


rène par des lignes en relief très fines, égales, équidistan- 
tes, au nombre de 15 environ. — Ouverture circulaire, à 
bords continus; labre mince, sans bourrelet; columelle 
légèrement recourbée en dehors. 


Come si vede queste quattro descrizioni concordano assai 
tra loro; le differenze sono più che altro individuali; posse- 
dendo di questa specie molti esemplari del pliocene del- 
l’Italia settentrionale ho potuto costatare che il numero 
delle lamelle longitudinali è variabile e nei limiti indicati 
da Fontannes 40 a quelli assegnati da Pantanelli e De Ste- 
fani 50; è pure variabile il numero dei cordoncini trasver- 
sali; Pantanelli e De Stefani ne indicano 5 maggiori e uno 
minore, avendo eseguito la diagnosi con un solo individuo 
integro; Fontannes ne indica 5 ed aggiunge di averla tro- 
vata in un sol posto e molto rara; Philippi ne assegna pure 
5; Hòrnes non indica il numero nella descrizione, ma nella 
figura sarebbero in numero assai maggiore. Dall’ esame di 
quarantacinque individui provenienti da Castellarquato, da 
Quattro Castella e da Sassuolo mi risulta che essendo or- 
dinariamente cinque negli individui di media grandezza, 
possono essere sei nei maggiori ed anche sette in un in- 
dividuo eccezionalmente grande; ossia il numero delle coste 
trasversali aumenta con quello degli anfratti, e nell’ an- 
fratto antecedente a quello del quale ì cordoncini. hanno 
acquistato la loro grossezza normale, si comincia a scor- 
gere l’ultimo di essi, cioè quello più vicino alla base, fili- 
forme; in altre parole il numero dei cordoncini aumenta 
dal lato -della base e s’inizia con un cordoncino più sottile. 

Nella forma tipica di Hildscheim descritta da Philippi, 
le lamelle longitudinali sono in numero assai minore, forse 
anche al di sotto del limite offerto dalle forme plioceniche 
italiane, nelle quali solo eccezionalmente e per un individuo 
scende a 32; in questa stessa forma la maggiore differenza 
si verificherebbe nei cordoncini trasversali,. che Philippi 


— 266 — 


dice presso a poco eguali in grossezza agli interstizi, anche 
questo carattere è variabile, nel senso che la loro grossezza 
per quanto non raggiunga le dimensioni avvertite da Phi- 
lippi, pure qualche volta può avvicinarcisi. 

È pure un carattere variabile la seconda filettatura nel- 
l’interno delle maglie principali; questa seconda reticola- 
zione accennata da Philippi, Hòrnes e Fontannes si presenta 
sempre negli ultimi anfratti degli individui adulti e può 
mancare nei primi anfratti; debbo notare però che non l'ho 
mai trovata così accentuata come nella figura di Fontannes. 

Io non credo che questo sia sufficiente per separare la 
forma d’Hildescheim da quella di Vienna e del pliocene 
tutto al più se ne potrebbe fare una varietà tenendo prin- 
cipalmente conto della diversa giacitura geologica, per 
quanto sia da ricordare che le differenze tra le forme del 
2.° piano mediterraneo estralpino e il pliocene italiano sono 
sempre assai minori di quelle che si presentano tra il Tor- 
toniano tipico e il pliocene. 

La Ss. amoena non mi è cognita del Tortoniano, per 
quanto Doderlein ne citi 10 esemplari di S. Agata e che 
dice distinti dalla reticulata di Michelotti. Vedremo più 
tardi come in questo bene si apponesse. 

Seguenza (Formaz. terz. prov. Reggio) ne fa una specie 
autonoma. 

M. Hòrnes pone tra i sinonimi di questa specie la S. re- 
ticulata di Michelotti (Description des fossiles des terrains 
miocènes superieurs de l’ Italie septentrionale pag. 161, 
tav. VI, fig. 13) e Locard (Description de la faune des ter- 
rains tertiaires moyens de la Corse) a pag. 105, tav. I, 
fig. 11 indica una S. reticulata Micht. che crede sinonima 
della S. amoena di Philippi; a mio parere ambedue questi 
autori hanno commesso una inesattezza; la S. reticulata 
Micht. per quanto affine alla C. amoena è da questa di- 
stinta; possedendo alcuni esemplari di questa specie di Pan- 
tano (Reggio, miocene medio) ho potuto rendermi conto 


I 


— 267 — 


esatto delle differenze tra questa e la ©. amoena. Que- 
ste differenze che appaiono molto bene dalla descrizione 
di Locard, consistono principalmente negli anfratti assai 
imeno convessi, nelle costole longitudinali non laminari per 
quanto più sottili delle trasversali, e in queste più nume- 
rose, non meno di sei nell’ultimo anfratto; le filettature 
trasversali sono pure presenti; è quindi una forma affine 
sì, ma certamente distinta; non può però conservare il nome 
di reticulata impostogli da Michelotti esistendo già una 
specie collo stesso nome di Philippi anteriore ad esso (Phi- 
lippi, 1844 Beitr. Kennt. TertiArsverst. v. w. Deutsch. pag. 55, 
tav. III, fig. 25) da quello di Michelotti ben distinta; in altro 
lavoro ora in corso di pubblicazione propongo per la specie 
delle colline di Torino, Corsica e Pantano il nome di Cir- 
sotrema Michelottii per quanto con molta probabilità la 
S. reticulata di Philippi non sia una specie di questo genere. 

R. Hoérnes cita la S. amoena Phil. (Die fauna des Schliers 
von Ottnang pag. 30, tav. X, fig. 8-9); questa forma è affine 
ma distinta dalla S. cancellata Brocchi, esiste anche nel 
miocene medio italiano, e in un altro lavoro dirò per quali 
ragioni va separata dalla cancellata. 

In questi termini la sinonimia di questa specie sarebbe la 
seguente, escludendo i cataloghi semplicemente nominativi. 


Cirsotrema amoena Philippi. 


1844 SCALARIA AMOENA Philippi, Tertiàrv.  d. nordw. 
Deutsch. pag. 54, tav. II, 


fig. 23. 
1856 « « M. Hòrnes, Foss. Moll. von Wien 
pag. 479, tav. 46, fMogebl: 
1862 « « Doderlein, Cenni sulla giacit. 
terr. mioc. Italia set. pag. 18. 
1868 « « Foresti, Catal. dei mol. fos. plioc. 


delle Col. Bolognesi pag. 84, 


— 263 — 


1873 SCALARIA DECUSSATA Cocconi, Erum. sistem. mol. foss. 
Parma e Piacenza, pag. 126. 
1879 CIRSOTREMA FALLENS Fontannes, Moll. plioc. val. Rh6- 
ne, pag. 120, pl. VII, fig. 14-15. 
1880 « AUSONIA De Stefani e Pantanelli, Moll. 
plioc. dintorni di Siena, p. 84. 
1880 ScALARIA BROWNI Seguenza, Le formaz. terz. della 
prov. di Reggio, pag. 160. 


La S. amoena citata con questo nome da Cocconi p. 126 
(loc. cit.) è certamente un’altra specie, come è un'altra 
specie della quale parlerò più tardi, quella citata con questo 
nome da Pantanelli e De Stefani loc. cit. pag. 84. 


Un’ altra specie assai importante per il suo polimorfismo 
e la Scalaria (Cirsotrema) scaberrima di Michelotti. De- 
scritta nei Fossiles des terrains miocènes superieurs de 
l'Italie septentrionale a pag. 161, tav. VI, fig. 9, 10; è un 
tipo miocenico che non si ritrova più nel pliocene; la forma 
tipica è del Tortoniano e nei piani miocenici inferiori pre- 
senta variazioni notevoli. Per apprezzarle convenientemente, 
cercherò di darne una descrizione minuta, avvertendo in- 


tanto che le figure date da Michelotti e da Hòrnes sono 
eccellenti. 


DS 


L'angolo spirale è circa 28° ed ha nel suo massimo svi- 
luppo 14 anfratti, nei quali l'altezza misurata tra due su- 
ture successive è alla larghezza nel rapporto di 8 a 21; è 
percorsa longitudinalmente da lamelle increspate, taglienti 
in numero da 30 a 86 nell’ultimo anfratto; le lamelle sono 
parallele all'asse della conchiglia e si seguono disposte ad 
embrice; ad ogni pieghetta della lamella corrisponde nella 
parte depressa della medesima un solco, per modo che la 
conchiglia appare solcata trasversalmente da cinque cor- 
doni schiacciati, le di cui traccie compaiono negli interstizi 
lamellari; a questo va unito la regolarità grandissima delle 


—- 209 — 


suddette pieghe. Gli anfratti sono molto convessi e divisi 
da suture molto profonde; le lamelle longitudinali sono però 
disegualmente sviluppate lungo l’anfratto; si protendono 
nel terzo superiore a forma di spina, mentre si obliterano 
nella parte inferiore presso alla sutura, così mentre la se- 
zione della parte solida dell’anfratto sarebbe una circonfe- 
renza, il contorno esterno di ciaschedun anfratto segue il 
piano della spira in prossimità della sutura superiore, poi 
diviene nella parte centrale parallelo all'asse o debolmente 
convesso per volgersi con andamento bruscamente inclinato 
verso la sutura inferiore. Nell'ultimo anfratto la carena o 
cordoncino caratteristico del genere Cirsotrema è schiac- 
ciato, ottuso e su di esso si ripiegano le lamelle che con- 
tinuano nella parte inferiore declive elicoidalmente all'asse 
della conchiglia; quest'ultima regione è inoltre ornata da 
strie circolari, equidistanti, delle quali se ne possono con- 
tare circa 15. La bocca è rotonda, il labbro esterno sem- 
plice, quello columellare leggermente riflesso sulla colu- 
mella e nell’angolo inferiore interno leggermente imbuti- 
forme. Altezza della conchiglia mm. 30, larghezza dell’ ul- 
timo anfratto 13. Altezza del medesimo 9. 

Secondo la figura data da Hòrnes e quelle date da Mi- 
chelotti, (opere cit.) le lamelle potrebbero anche diminuire 
di numero e da alcuni esemplari del bacino di Vienna che 
posseggo queste potrebbero ridursi a 20; un numero così 
ristretto di lamelle non si ritrova che nelle varietà del 
miocene medio e inferiore; e posseggo molti esemplari del 
miocene medio di Pantano nei quali si verifica costante- 
mente questa riduzione; ad essa va congiunto un minore 
sviluppo delle lamelle stesse in direzione normale alla su- 
perficie della conchiglia, quasi che questo compensi il loro 
minor numero e in conseguenza gli anfratti perdono del 
loro contorno poligonale per assumerne uno più rotondo; i 
solchi trasversali sono più visibili e la conchiglia assume 
uf aspetto del tutto differente che potrebbe indurre a ri- 


— 270 — 


tenere di essere in presenza di una specie distinta, se non 
esistessero nel bacino di Vienna tutte le forme intermedie. 

Nei colli di Torino invece questa forma prende un aspetto 
differente, le lamelle rimanendo sempre embriciate e assai 
numerose, si elevano poco e le pieghe trasversali sono più 
acute e assai più numerose; questo carattere però non è 
costante e tra i sei individui che ne posseggo, non ve ne 
sono due che abbiano lo stesso andamento salvo il mi- 
nore sviluppo lamellare, e se la forma tipica fosse Elve- 
ziana, e le varietà di Torino Tortoniane, si potrebbe rite- 
nere quest'ultime come l’iniziarsi delle nuove forme che 
sì ritrovano in luogo della scaberrima nel pliocene. 

Una di queste ultime che forse qualche volta è stata 
confusa con la scaberrima è la forma descritta da Fontan- 
nes (Mollus. plioc. du bas. du RhOne, pag. 119, PI. VII, 
fig. 13) col nome di Cirsotrema leptoglyptum; essa trovasi 
anche del pliocene italiano e nel catalogo dei molluschi di 
Siena è passata col nome di Cirsotrema amoena; è una 
scaberrima ridotta, nella quale le lamelle longitudinali sono 
divenute rettilinee e i solchi trasversali numerosi e minuti. 
Questa forma trovasi anche nel pliocene Piacentino. 

Finalmente un’ altra forma anche più prossima e che 
può almeno descrittivamente dedursi dalla scaberrima, è una 
Cirsotrema che posseggo di Siena e che ho ritrovato nella 
ricchissima collezione pliocenica ordinata da Doderlein nella 
Università di Modena e indicata col nome S. tenuistria!! 
Bon. Somiglia moltissimo la varietà della scaberrima dei 
colli di Torino, salvo nelle dimensioni assai minori. La con- 
chiglia è coperta da lamelle longitudinali sottilissime e ap- 
pena sporgenti sulla superficie della conchiglia, e attraver- 
sata da numerosi e sottilissimi cordoncini trasversali fili- 
formi, e le lamelle rialzandosi nell’incontro dei due sistemi 
di linee danno alla conchiglia sotto una certa incidenza lu- 


minosa, l'aspetto di essere coperta di punti chiari disposti 
in rete regolare. 


74 


— 201 — 


Gli anfratti sono trapezoidali, cioè declivi verso le due 
suture e lievemente convessi nella parte centrale, la su- 
tura è molto profonda: l'angolo della regione basale è ottu- 
so, e la superficie basale è solcata dalla continuazione delle 
lamelle longitudinali e da filetti trasversali, tutti più de- 
pressi di quello che non sieno nel rimanente dell’ an- 
fratto. 

L'altezza degli anfratti contata tra due spire successive 
sta alla loro larghezza come 9 a 17. L’altezza dell'ultimo 
anfratto è mm. 3, 5; la sua larghezza è mm. 5, 6; l'altezza 
di 9 anfratti è mm. 16. Credo che questa forma debba di- 
stinguersi con un nome speciale e propongo per la mede- 
sima quello di C. pseudoscaberrima. 

Riepilogando quello che è stato detto sopra le precedenti 
Scalarie appartenenti al tipo della scaberrima, sì hanno le 
seguenti forme: 


Cirsotrema scaberrima, Michelotti. 


Località. Collina di Torino, Tortona (Michelotti), S. Aga- 
ta, Torino (Doderlein), Baden, Mollersdorf, Voslau, Lapugy, 
(Hòrnes M.) 


Cirsotrema scaberrima var. taurinensis. 


Differt a typo, lamellae longitudinalis numeriosiores, 
breviores. 


Località. Colli di Torino. 
Cirsotrema scaberrima var. lepidensis. 


Differt a tipo, lamellae longitudinales pauciores, brevio- 
res; strie transversae maiores. 


Località. Wien Baden; Marola (Reggio). 
. 


— 272 — 


Cirsotrema pseudoscaberrima, sp. n. 
Località. Siena, Coroncina; Castellarquato (Doderlein). 
Cirsotrema leptoglypton, Fontannes. 


Località. Perpignan (Fontannes); Siena, Coroncina; Ga- 
stellarquato (Doderlein). 


Modena, Dicembre 1885. 


ELENCO DEI SOCI 


DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 


per l° anno 1886 


erro 


# 


Adami Cav. Giov. Battista, Maggiore nel 51.° regg.° fanteria, 
Girgenti. 

Allery di Monterosato March. Tommaso, Via Canelle 17, 
Palermo. 

Aragona Dott. Luciano, Robecco d’ Oglio. 

Bagatti Dott. Odoardo, Parma. 

Bellardi Cav. Luigi, R. Università di Torino. 

Boccaccini Prof. Corrado, R. Liceo, Cuneo. 

Burlamacchi Stanislao, Lucca. 

Borneman Dott. L. G. (junior), (Sassonia Weimar) Wart- 
burgschaussie 4, Eisenach. 

Cafici Bar. Corrado (Sicilia) Vizzini. 

‘Caifassi Bartolommeo, Pisa. 

Cantamessa Avv. Filippo, Via Cernaia 38, Torino. 

Caramagna Cav. Giovanni, Capitano di Fregata, Palazzo 
Cappello S. Giovanni Laterano 6394, Venezia. 

Carruccio Cav. Prof. Antonio, Università, Roma. 

Castelli Cav. Dott. Federigo, S. Michele fuori porta Marem- 
mana, Livorno. 

Chigi-Zondadari March, Buonaventura, Deputato al Parla- 
mento, Siena. 

Ciofalo Saverio; Termini Imerese. 

Costa Cav. Prof. Achille, S. Antonio alla Vicaria 5, Napoli. 

De*Betta Comm. Edoardo, Verona. 


— 274 — 


De Gregorio Brunaccini March. Antonio, Molo, Palermo. 

Del Prete Dott. Raimondo, Viareggio. 

De Stefani Avv. Carlo, Firenze. 

Doderlein Cav. Prof. Pietro, Università, Palermo. 

Foresti Dott. Lodovico, Bologna. 

Issel Cav. Prof. Arturo, R. Università, Genova. 

Jago I. G., Via dei Preti fuori porta a Mare, Livorno. 

Mascarini Prof. Alessandro, Ascoli Piceno. 

Meli Prof. Romolo, Gabinetto di Geologia, Università, l'oma. 

Mella Conte Carlo, Via del Duomo 17, Vercelli. 

Meneghini Comm. Prof. Giuseppe, R. Università, Pisa. 

Ninni Conte Alessandro, S. Lorenzo 3391, Venezia. 

Pantanelli Prof. Dante, R. Università, Modena. 

Paulucci March. Marianna, (Firenze) Novoli. 

Pini Dott. Napoleone, Via del Crocifisso 6, Milano. 

Platania Platania Gaetano, Acireale. 

Prada Prof. Teodoro, Direttore del Museo Civico di Storia 
Naturale, Pavia. 

Ricchiardi Cav. Prof. Sebastiano, R. Università, Pisa. 

Sanguinetti Dott. P. Achille, S. Potito 37, Napoli. 

Scander De Levi Barone Comm. Adolfo, Firenze. 

Seguenza Cav. Prof. Giuseppe, R. Università, Messina. 

Simonelli Dott. Vittorio, Università, Pisa. 

Statuti Cav. Ing. Augusto, Via dell’ Anima 17, Roma. 

Strobel Cav. Prof. Pellegrino, R. Università, Parma. 

Sulliotti Giorgio Roberto, Messina. 

Terracciano Cav. Niccola, Caserta. 

Tommasi Cav. Anselmo, (Mantova) Castelgoffredo. 

Uzielli Dott. Vittorio, Via Vittorio Emanuele 32, Livorno. 


rAXV9ILITT 


EN DIE 


Brusina S. — Sull’ Helix homoleuca del littorale croato 
ForestI L. — Descrizione di una forma nuova di Marginella 


ed alcune osservazioni sull’ uso dei vocaboli mutazione 
e varietà . 

BrusIina S. — Sopra tre elici della Croazia. Note di aggiunta 
all’ articolo sull’ Helix homoleuca 

DE GREGORIO A. — Continuazione degli Studi su talune con- 


chiglie mediterranee viventi e fossili, pubblicati nel 


vol X. 3 
Apami G. B. — Novità malacologiche recenti 
PANTANELLI D. -- Sopra alcune Scalarie terziarie 


ELENCO DEI Soci della Società malacologica italiana per l’ an- 
no 1886 


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BULLETTINO 


DELLA 


SOCIETÀ MALACOLOGICA 


ITALIANA 


VOLUME XI. 
1885 


FoGL1 1-7 pubblicati il 31 Agosto 1880. 


PISA 


SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 


ni. 1885. 


Li 


SOMMARIO 


ia A eni 


BRUSINA S. — Sull' Helix homoleuca del littorale croato pag. 5 
FORESTI L. — Descrizione di una forma nuova di Mar- 
ginella ed alcune osservazioni sull’ uso 
dei vocaboli mutazione e varietà . . « A1 
BBUSINA S. — Sopra tre elici della Croazia. Note di 
aggiunta all’ articolo sull’ Helix homo- 
IRE ESRI e AI ae SIE 
De GREGORIO A. — Continuazione degli Studi su talune con- 
chiglie mediterranee viventi e fossili, 
pubbliceafiene bevo e De RIA 


I Signori Soci sono pregati di avvisare il 
Segretario della Società, Prof. Dante Pantanelli 
— Universita, MODENA — nel caso di cam- 
biamento d’ indirizzo, come pure di rivolgersi 
al medesimo per qualunque reclamo circa la 
spedizione degli atti. 


I signori Soci sono pregati inviare 
la loro quota annua al Cassiere Signor 
BARTOLOMMEO CAIFASSI — PISA. 


AGGIUNTE E CORREZIONI ALL’ ELENCO DEI SOCI PER IL 1885 


Adami Cav. Giov. Battista, Brescia. 
Sulliotti Giorgio Roberto, Messina. 


{Rocesso VerBaLe 


DELL'ADUNANZA DEL 28 LUGLIO (|1885 
LIVORNO 


egeIrr— 


Presipente MenEGHINI. — Presenti: Paulucci, Caifassi, Castelli, Ric- 
chiardi, lago. 

Viene approvato il rendiconto finanziario 1884 ed approvato il preven- 
tivo 1885. 

Il socio Caifassi presenta una nota su alcune Melanopsis a nome del 
socio Pantanelli. 

Sono eletti a nuovi soci i sigg. Gaetano Platania Platania e il signor 
Giorgio Roberto Sulliotti. 


———"«©«“®“®“®“@@?» —_ 


RENDICONTO FINANZIARIO 


Stato Patrimoniale al 28 Giugno 1885. 


Somma depositata alla cassa di risparmio . . . . . . . L. 1739 68 
Contariti in manb: al Cassiere i, + (200 LOR a 
L. 1857 Ol 


alla qual somma dovrebbe essere aggiunto il valore dei libri della Società 
e dei volumi dei Bullettini arretreti. 


Bilancio consuntivo”dell’ anno 1884. 


ENTRATE SPESE 
Tasse arretrate . . . L. 275 00 | Spese di pubblicazioni . L. 873 50 > 
Tasse sociali . . . . « 570 00 | Spese di Segreteria. . « 79 9 
Vendita del Bullettino . « 561 00 ces 
Frutti su i capitali » . « 43 59 L. 953 45 


Avanzo a pareggio . . « 496 14 


e] 


L. 1449 59 L. 1449 59 


Bilancio preventivo per l’ anno 1885. 


ENTRATE i SPESE 
Tasse arretrate . . . L. 300 00 | Spese di pubblicazioni . L.1000 00 
Tasse sociali . . . . « 780 00 | Spese di Segreteria. . « 200 00 
Vendita Bullettino . . « 400 00 | Fondo a calcolo . . . « 280 00 


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L. 1480 00 L. 1480 00 


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Sex514BULLETTINO 
"SOCIETÀ MALACOLOGICA 


ITALIANA 


VOLUME XI. 
18895 


FocLi 8-13 pubblicati il 31 Decembre 1885. 


PISA 


SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 


1885. 


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DE GREGORIO A. — Continuazione degli Studi su talune con- 
chiglie mediterranee viventi e fossili, 
pubblicati nel vol. X.. . . . . pag. 113 
ADAMI G. B. — Novità malacologiche recenti. . . . « 204 


I Signori Soci sono pregati di avvisare il 
Segretario della Società, Prof. Dante Pantanelli 
— Universita, MODENA — nel caso di cam- 
biamento d’ indirizzo, come pure di rivolgersi 
al medesimo per qualunque reclamo circa la 
spedizione degli atti. 


I signori Soci sono pregati inviare 
la loro quota annua al Cassiere Signor 
BARTOLOMMEO CAIFASSI — PISA. 


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| Fola 44-17 pubblicati il 30 Luglio 1886. 


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ADAMI G. B. — Novità malacologiche recenti (continua- 
ADE) RS O e e a pag. 209 
PANTANELLI D. — Sopra alcune Scalarie terziarie . . . « 262 
ELENCO DEI Soci della Società malacologica italiana per 


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I Signori Soci sono pregati di avvisare il 
Segretario della Società, Prof. Dante Pantanelli 
— Università, MODENA — nel caso di cam- 
biamento d’ indirizzo, come pure di rivolgersi 


al medesimo per qualunque reclamo circa la 


spedizione degli atti. 


I signori Soci sono pregati inviare 
la loro quota annua al Cassiere Signor 
BARTOLOMMEO CAIFASSI — PISA. 


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